ISSN 2037-6677

DPCE online 2010-3

Serbia. Il Consiglio dei ministri dell’Unione europea acconsente alla ratifica dell’accordo di associazione di Valentina Rita Scotti

Il 14 giugno i Ministri degli esteri dei ventisette Stati membri dell’Unione europea hanno deciso all’unanimità di avviare le procedure di ratifica dell’accordo di associazione e stabilizzazione della Serbia da parte dei Parlamenti dei singoli Stati, ratifica necessaria affinché l’accordo, firmato nell’aprile del 2008, possa entrare in vigore. Questa decisione, pur non equivalendo ad una accettazione della candidatura della Serbia, ha una rilevante importanza politica, se si considera la forte opposizione alla ratifica dimostrata da Olanda e Belgio, particolarmente restie all’adesione della Serbia all’Unione, che auspicavano una maggiore collaborazione del paese balcanico con il Tribunale penale internazionale per la ex-Iugoslavia. Al contrario, grande sostegno alla candidatura serba è stata espressa, anche in occasione del Consiglio dei ministri del 14 giugno, da Slovenia, Spagna, Austria e Italia. La collaborazione con il Tribunale dell’Aja si è dimostrata comunque fondamentale per la Serbia; la decisione del Consiglio dei ministri, che apre ora ad un lungo periodo in cui i singoli parlamenti nazionali saranno chiamati a pronunciarsi, è intervenuta, infatti, dopo che il Presidente del Tribunale, Serge Brammertz, ha dichiarato la propria soddisfazione per la collaborazione della Serbia auspicando una pronta cattura degli ultimi due latitanti della lista redatta dal Tribunale, Ratko Mladić e

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Goran Hadžić, condizione che l’Unione ha posto per procedere all’accettazione della candidatura del paese. La decisione del Consiglio dei ministri dell’Unione europea si pone dunque come nuova tappa nel percorso di adesione della Serbia, che è cominciato nel settembre 2007 con la conclusione dei negoziati sull’Accordo di stabilizzazione e associazione e il cui ultimo atto era stata la ratifica dell’accordo commerciale ad interim del dicembre 2009; una tappa fondamentale di questo percorso è stata, inoltre, l’abolizione dei visti per i cittadini serbi per la libera circolazione all’interno dell’area Schengen, avvenuta il 30 novembre 2009. Sul fronte interno, infine, è opportuno evidenziare come la decisione del Consiglio dei Ministri sia stata l’occasione per i leader politici dell’opposizione per esprimere il proprio malcontento evidenziando come il valore politico di questo atto non comporti, concretamente, un’evoluzione delle relazioni tra la Serbia e l’Unione europea.

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