REINHOLD MESSNER A PIAZZA BERETTA 1812 PER LA PRIMA VISITA AD EXPO “SUL TETTO DEL MONDO MI HA TENUTO IN VITA UN PEZZO DI SPECK”

Ammirato ed orgoglioso per quello che “l’Italia è stata in grado di realizzare”: è partita da Piazza Beretta 1812 nella mattinata di oggi la prima visita ufficiale di Reinhold Messner ad Expo. Una scelta non casuale: il leggendario alpinista è infatti da 15 anni testimonial dello Speck Alto Adige IGP di Moser, l’azienda consociata Beretta produttrice di specialità altoatesine. A Giuseppe Sala, AD di Expo, che ha incontrato a Piazza Beretta 1812, ha espresso tutta la propria ammirazione per la riuscita dell’evento. “Sono fiero del fatto che proprio dall’Italia, terra di eccellenze gastronomiche, sia partita una riflessione così importante sul tema del cibo e della sostenibilità”. Lo sa bene chi anche su un’alimentazione consapevole ha modellato il proprio stile di vita, per consentire al proprio corpo di arrivare ai limiti dell’impossibile. “Il mio nutrimento durante le spedizioni? Un pezzo di Speck Moser ed uno di pane duro forniscono tutta l’energia necessaria. Ce lo insegnano secoli di storia dell’alimentazione: una saggezza antica, che anche un evento come questo contribuisce a riconsiderare”. Tra le tappe della sua giornata, la visita al Padiglione Zero e quella, molto sentita, al Padiglione del Nepal: “molti si sono dimenticati dello spaventoso terremoto dello scorso aprile, spero che la presenza ad Expo rinnovi l’attenzione nei confronti della drammatica emergenza”. Milano, 28 agosto 2015_Rapito ed ammirato da ciò che si svelava mano a mano davanti ai suoi occhi, all’ arrivo in Piazza Beretta 1812 Reinhold Messner non ha nascosto il proprio entusiasmo a Giuseppe Sala, AD di Expo: “avevo sentito solo impressioni positive su Expo da parte di chi lo ha visitato, ma esserci supera ogni aspettativa”. È cominciata così, nella Piazza del Salumificio Beretta adiacente al Decumano , la prima visita ufficiale di una delle leggende mondiali dell’alpinismo e dell’arrampicata. Un uomo capace di scalare le 14 vette del globo superiori agli ottomila euro e conservare una semplicità ed una limpidezza di slanci che lo rendono immediatamente vicino. Accompagnato dai fratelli Peter ed Andrea Moser e da Andrea Beretta, Messner, che da 15 anni presta il proprio volto allo Speck Alto Adige IGP di Moser, azienda consociata Beretta produttrice di prodotti altoatesini, spiega il perché abbia scelto di vestire i panni di testimonial. “Lo speck fa parte della nostra cultura, della nostra tradizione, e sono fiero di poter rappresentare un pezzo della mia terra attraverso un’azienda come Moser. Un alimento antichissimo, che mi ha sempre accompagnato nelle mie spedizioni”. Chi immaginava preparati energetici studiati appositamente per sopravvivere ai ghiacci dell’Antartide si è dovuto ricredere: “un pezzo di Speck, con il lardo che non gela e del pane duro: questo

chiede il corpo a meno 30 gradi”. Non stupisce, tanta semplicità, da parte di un uomo che oggi produce tutto il necessario per il suo sostentamento nel suo maso, “come facevano i nostri antenati 500 anni fa. È una cosa che dà una grande sicurezza emotiva, toccare la terra vuol dire entrare in contatto con le proprie radici”. Un atteggiamento che più non potrebbe essere coerente con lo spirito di Expo, una manifestazione, dice, importante per il messaggio che dà e per il carico emotivo che lascia: “la responsabilità di un’esistenza sostenibile dipende però dal singolo, dalle scelte che ciascuno di noi compie”. Da Piazza Beretta Messner si è spostato al Padiglione Zero, di cui ha ammirato la magnificenza dei suoi 23 metri d’altezza e il percorso che si snoda tra le varie tappe del progressivo addomesticamento della terra da parte dell’uomo, fino all’attuale punto di crisi. Uno dei momenti più toccanti la visita al Padiglione del Nepal: “occorre fare di più, l’emergenza non è conclusa dopo il terremoto dello scorso aprile, ma purtroppo come spesso accade si sono spenti i riflettori. Spero che Expo possa servire anche a questo”. Alimentazione e sport, ma anche politica, solidarietà, ambiente: sono infinite le suggestioni che hanno acceso le sue parole. Ha anche strappato un sorriso, quando alla domanda “ma cosa si prova quando si arriva sul tetto del mondo?” la risposta è stata “francamente poco, a parte la stanchezza”. La sua terra, il Sudtirolo, è nelle sue viscere e lo si comprende: “sono italiano, sono Sudtirolese, sono europeo. Sono fiero di dare una mano alla mia terra, ai suoi produttori, come i fratelli Moser: nel cibo si custodisce la memoria di un popolo e di una terra ”. Moltissimi i visitatori che non hanno resistito alla tentazione di uno scatto o di un autografo: con il sorriso sempre aperto sul volto ha cercato di accontentare tutti. La quiete e l’imponenza della montagna devono in qualche modo aver forgiato l’animo di quella che è una delle personalità sportive ed umane più conosciute e forti dei nostri tempi.

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