La crescente e ormai consolidata apertura delle scienze archeologiche verso nuove tecnologie e tecniche di analisi ha sviluppato in modo sostanziale la condivisione di metodi, programmi e obiettivi tra una disciplina tipica dei saperi umanistici e le scienze tecniche al più alto livello. I progressi delle scienze informatiche, l’acquisizione dei dati e la modellazione, le nuove tecniche spettrometriche, di analisi e di telerilevamento hanno favorito una sempre più efficace interazione scientifica con i metodi di interpretazione archeologica a partire da un uso controllato e condiviso delle determinazioni numeriche fondate su dati di misura, secondo un approccio multidisciplinare che si riflette positivamente sulle analisi quantitative e qualitative degli studi archeologici.

Benevento, immagine tratta da Gio. Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, Napoli, nella Stamperia di Michele Luigi Mutio, 1703.

Con queste premesse e con questi obiettivi, promosso dalla Università degli Studi del Sannio, dalla Università degli Studi di Salerno, dalla Soprintendenza Archeologica della Campania e dalla Associazione Italiana di Archeometria, si svolse a Benevento, presso il magnifico Palazzo San Domenico, una delle sedi dell’Università degli Studi del Sannio, nei giorni 22 e 23 Ottobre 2015, la I.st International Conference Metrology for Archaeology che vide coinvolti ricercatori e operatori interessati alla valorizzazione, caratterizzazione e conservazione del patrimonio archeologico.

L’incontro scientifico, di elevato profilo, fu progettato per approfondire le potenzialità metodologiche e applicative delle pratiche di ‘misura’ del patrimonio archeologico, con l’intento di superare in un più avanzato quadro di sperimentazione condivisa, i limiti connessi ad un approccio limitato e settoriale. Al congresso parteciparono circa 140 studiosi provenienti per la massima parte da “scuole scientifiche” di tutta Europa, e intervennero con relazioni mirate tre illustri studiosi del settore dell’archeologia e della tecnologia innovativa applicata ai Beni Culturali: il professore Massimo Osanna Direttore generale della Soprintendenza speciale per i Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia, il professore Jean-Pierre Brun del Collège de France e il professore Hans-Arno Synal del ETH Zürich (Eidgenössische Technische Hochschule Zürich) considerato il più prestigioso Istituto Universitario Politecnico della Svizzera e uno dei più importanti centri di ricerca al mondo.

Benevento, Palazzo San Domenico visto dall’alto.

Benevento, Piazza Guerrazzi e Palazzo San Domenico.

Benevento, Palazzo San Domenico, cortile interno

A quel congresso presi parte con la relazione “Sistemi ponderali monetari in Italia Meridionale e Sicilia nel Medioevo: IX - XIII secolo”.

Dopo una opportuna precisazione sulla corrispondenza oggettiva fra sistemi ponderali, che hanno la tendenza ad una forte stabilità, e sistemi monetari che in realtà sono soggetti a frequenti manipolazioni, passai a ricordare alcuni fra i testi più antichi che avevano trattato in modo scientifico i sistemi ponderali e i sistemi ponderali monetari.

Nel Meridione di Italia e in Sicilia sin dal IX secolo e fino a tutto il secolo XI è possibile individuare due grandi aree di circolazione monetaria con propri sistemi ponderali: nella parte continentale della penisola era in vigore un sistema monetario che si rifaceva a Bisanzio, mentre in Sicilia era in vigore un sistema ponderale di tipo arabo. Con una analisi più dettagliata si possono distinguere più aree di circolazione monetaria minori, ciascuna con singolari peculiarità. Con l’avvento dei Normanni e la creazione del Regno di Sicilia (1130) ebbe inizio un lento e profondo rinnovamento che portò alla sistematica abolizione di tante peculiarità locali e alla realizzazione di un unico sistema monetario che però ebbe perfetta realizzazione solo con gli Svevi e in particolare con Federico II. Carlo I d’Angiò, dopo aver sconfitto Manfredi nel 1266 proprio a Benevento realizzò una radicale riforma monetaria che di fatto rimase immutata sino alla realizzazione della Unità d’Italia. Nell’area pugliese e lucana e più in generale nelle terre bagnate dal mare Adriatico e in parte dallo Jonio predominava la moneta bizantina, rappresentata da diverse specie di monete di oro. Ad occidente, nel ducato di Napoli e in quello di Amalfi, nel principato di Salerno e nel thema di Calabria, terre tutte prospicienti il mar Tirreno, il mercato si avvaleva per mediare le transazioni più consistenti dell’oro, rappresentato per la massima parte dai ruba’î, quarti di dînar arabi, e in minima percentuale dai tarì battuti ad Amalfi e a Salerno imitanti i ruba’î arabi. Nella parte centrale del meridione d’Italia, scomparsi da tempo solidi e tremissi battuti dai principi di Benevento, di fatto nella circolazione era presente solo moneta in argento di tipo carolingio e imperiale. Ovunque, per le transazioni quotidiane, ci si serviva delle ancor più eterogenee monete di rame di tipo bizantino o di imitazioni locali. Singolarità sono individuabili fra la Sicilia occidentale e quella orientale. LE MONETE BIZANTINE DI ORO: dei diversi nominali battuti nelle tante zecche di emissione furono indicati non solo il peso, ma anche la progressiva riduzione che si accompagnò ad una alterazione del titolo. Questa svalutazione portò all’uso di termini specifici, che si rinvengono nelle carte pagensi, per indicare queste monete che assunsero anche forme del tutto caratteristiche. LE MONETE DI ORO DI AMALFI E DI SALERNO: nei ripostigli che sono stati scoperti in Campania o nella Daunia e che possono essere datati al XI secolo si rinvengono monete in oro emesse ad Amalfi e a Salerno, imitazioni di ruba’î battuti nella zecca di Palermo a nome del califfo al-Mu’izz li-dîn Allah (341-365 della Egira; 952-975 dell’Era Cristiana). Questi tipi rispondono a sistemi ponderali del tutto particolari, espressione della autonomia di cui godettero e che si protrasse, solo in campo monetario fino a Federico II, seppure in maniera solo rappresentativa. LE MONETE DI ORO E DI ARGENTO DEGLI ARABI IN SICILIA: le monete battute in Sicilia durante la dominazione degli Arabi sono di fatto ancora poco conosciute, nonostante che sin dal XVIII secolo gli eruditi e gli antiquari, massimamente siciliani, ne hanno fatto oggetto di ricerche, di indagini e di osservazioni. Queste monete erano radicalmente diverse nell’aspetto esteriore per non avere immagini ma solo legende in lingua cufica con versetti del Corano. Le monete di oro erano in competizione con le monete bizantine che dominavano il mercato internazionale dell’epoca e pertanto ne imitarono il peso e il titolo. Con la dissoluzione del governo arabo in Sicilia anche queste monete subirono radicali cambiamenti nel peso e nel titolo dell’oro. Lo stesso discorso fu possibile esporre per le monete di argento, ma con maggiore approssimazione. LE MONETE DI ORO DEI NORMANNI, DEGLI SVEVI E DEGLI ANGIOINI NEL REGNO DI SICILIA: con i Normanni il sistema monetario dell’oro si stabilizzò. Il tarì di oro si affermò e rimase moneta di riferimento. Esso avrebbe subito una lieve riduzione nel peso al tempo di re

Gugliemo II il Buono, ma il titolo dell’oro rimase immutato per almeno due secoli. Il tarì con un titolo di fino di carati 16,3 divenne una valuta internazionale coniata in milioni di esemplari con migliaia di tonnellate di oro proveniente dal Africa centrale. Esso era speso non a numero ma in sacchetti sigillati dall’autorità costituita che ne garantiva la bontà del titolo. Federico II che fece battere innumerevoli tipi di tarì durante il suo lungo regno (1197 – 1250) creò nel 1231 l’augustale, moneta mitica di peso e titolo determinati. Con l’augustale, e la sua frazione, le transazioni avrebbero dovuto essere facilitate, ma di fatto l’uso dell’oro era riservato alla Magna Curia. Nel 1278 Carlo I d’Angiò portò a termine una radicale riforma monetaria con la creazione del carlino. LE MONETE DI ARGENTO NEL REGNO DI SICILIA: Federico II si rese responsabile non solo di profonde alterazioni nel titolo di fino e nel peso delle monete di argento, che agli uomini del tempo fu imposto di usare monete progressivamente svalutate che abolivano le precedenti e dovevano esse acquistate forzatamente in cambio di moneta di oro; si giunse quasi ad un cambio alla pari per cui per un grammo di argento contenuto in 24 denari che si dovevano accettare obbligatoriamente si doveva dare un grammo di oro. LA MONETAZIONE DI RAME IN EPOCA NORMANNA: accennai alla questione sulla “ramesina pugliese” e alla riforma ponderale e metrologica imposta da re Ruggero II, fondatore del Regno di Sicilia.

Una delle prime immagini presentate nella mia relazione a Benevento in occasione di MetroArcheo 2015: aree dei diversi sistemi monetari. La relazione fu apprezzata non solo dai tanti partecipanti alla Conferece ma anche dagli organizzatori di MetroArckeo 2015 sicché per l’anno successivo mi fu proposto di organizzare e curare una intera sessione numismatica.

Vista di Torino, stampata probabilmente in Nürnberg. L’organizzazione della seconda edizione di IMEKO International Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage (IMEKO = International Measurement Confederation) fu affidata alla professoressa Emma Angelini del Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia del Politecnico di Torino che fissò l’evento per il 19 - 21 Ottobre 2016 e per sede dell’avvenimento gli splendidi ambienti del Castello del Valentino, da tempo di proprietà del Politecnico di Torino.

Torino, Castello del Valentino, fronte verso la città con grande cortile d’onore chiuso su tre lati; sede della seconda edizione di IMEKO International Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage curata dalla prof.ssa Emma Angelini. Il Castello del Valentino sorge nel parco omonimo sulle rive del fiume Po. Le prime origini dell’edificio risalgono al XVI secolo ma il suo aspetto attuale si deve in gran parte agli interventi voluti dal 1620 dalla duchessa Cristina di Francia.

Torino, Castello del Valentino, XVI secolo; soffitto della Stanza Verde con il Trionfo di Flora.

Torino, Castello del Valentino, XVI secolo; soffitto con le Muse ed il centauro Chirone cui Apollo in volo affida il castello del Valentino.

Le misurazioni svolgono un ruolo fondamentale in tutti i settori dell'indagine e il progresso scientifico e tecnologico attualmente in corso è risultato di progressi nel campo delle misure. La metrologia, scienza delle misure, comprende tutti gli aspetti teorici e pratici con riferimento alle misurazioni, in qualunque campo della scienza o della tecnologia. Il campo della valorizzazione, della caratterizzazione e della conservazione del patrimonio culturale è profondamente legato alle problematiche metrologiche per la raccolta, l'interpretazione e la convalida dei dati raccolti con le diverse tecniche analitiche, fisico-chimiche, meccaniche, tecnologie digitali, nuovi strumenti ICT. I Congressi organizzati nell’ambito di MetroArcheo hanno il fine di riunire scienziati operanti nell’ambito di Università, Istituti di ricerca, Musei, Gallerie, Biblioteche, Archivi, piccole e medie imprese perché le conoscenze più attuali siano a disposizione di un più alto numero di possibili fruitori. Il programma delle conferenze fu concepito per favorire lo scambio di idee e di informazioni, effettuare connessioni e collaborazioni, aggiornare l'innovazione su “misure” adatte per i Beni Culturali tra gli scienziati dei materiali, chimici, fisici, ingegneri, archeologi, conservatori, restauratori, senza dimenticare i numismatici, i medaglisti, gli sfragisti. Precisi e adeguati dati rilevati e dati di rilevazione sono sempre un requisito fondamentale per una più efficace conservazione, gestione e comprensione del patrimonio culturale. Le dimensioni derivanti dal grande numero di metodologie e strumenti analitici, delle tecniche spettroscopiche molecolari e elementali, della chemometria, della reattività chimica e della modellazione, furono indagini profondamente e ampiamente nelle varie sessioni del Congresso. Furono presi in considerazione i percorsi di decadimento dei diversi materiali nell'ambiente circostante, lo sviluppo di nuovi processi di bonifica come pulizia, consolidamento e riabilitazione sulla base delle conoscenze chimiche. I metodi archeogeofisici rappresentano una gamma di indagini non invasive con tecniche geofisiche come GPR, Geoelectric, EM, Geomagnetic, Gravity, Seismic e Geoarchaeology. Riassumendo un quadro completo delle misurazioni e dei trattamenti dei dati con l'obiettivo finale di aumentare la conoscenza sulla caratterizzazione e la salvaguardia del patrimonio archeologico e storico, generalmente affrontati nelle conferenze settoriali.

Momenti della inaugurazione della seconda edizione di IMEKO International Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage, Torino,19 – 21 Ottobre 2016.

Momenti della inaugurazione della seconda edizione di IMEKO International Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage, Torino, 19 – 21 Ottobre 2016.

Momenti della inaugurazione della seconda edizione di IMEKO International Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage, Torino, 19 – 21 Ottobre 2016.

Momenti della inaugurazione della seconda edizione di IMEKO International Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage, Torino, 19 – 21 Ottobre 2016.

Momenti della inaugurazione della seconda edizione di IMEKO International Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage, Torino, 19 – 21 Ottobre 2016.

Un momento della sessione plenaria della seconda edizione di IMEKO International Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage, Torino 19 – 21 Ottobre 2016. Prof. Giorgio Strano: Cos'è la "teoria di Orion" Condividi con antichità e Botticelli? Misteri del passato e la doccia fredda dei test di affidabilità.

Un momento della sessione plenaria della seconda edizione di IMEKO International Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage, Torino 19 – 21 Ottobre 2016. Prof. Giorgio Strano: Cos'è la "teoria di Orion" Condividi con antichità e Botticelli? Misteri del passato e la doccia fredda dei test di affidabilità.

La sessione numismatica si svolse nella mattinata del 20 Ottobre. Partecipò alla sessione il commendatore Adolfo Modesti, medaglista di fama mondiale, che ne presiedette l’avvio.

Il commendatore Adolfo Modesti ( a sinistra) e l’avvocato Guido Zavattoni mentre presenta la sua relazione a Torino nel 2016.

Le relazioni, da me moderate, iniziarono con il contributo del dottor Guido Zavattoni di Milano, membro della Accademia Italiana di Studi Numismatici, con la relazione Weighing coins in the kingdom of Sardinia- 1750-1790. Sintetizzando il pensiero del relatore si può affermare che la misurazione delle monete è oggi uno strumento importante nella archeologia numismatica, ma la pesatura delle monete è vecchia come le monete stesse, per la necessità del popolo di accertare il loro valore intrinseco. Le monete sono state pesate innanzitutto con pesi ordinari (per lo più pesi per oggetti preziosi), ma nel IV secolo d.C. sono stati fatti pesi speciali per il solidus, realizzato per la prima volta per ordine dell'imperatore Giuliano (361-363), mostrando al verso una bilancia sostenuta da una mano e l'iscrizione EXAGIUM SOLIDI. Da allora sono state prodotte e utilizzate grandi quantità di pesi di monete nell'Impero Bizantino, negli stati arabi e dal XIII secolo in Europa, quando la rinascita economica ha portato alla rinnovata coniazione delle monete d'oro. Dopo un picco nel XVII e XVIII secolo, la lunga carriera dei pesi monetari è diminuita nella seconda metà dell'Ottocento, appena sopravvissuto alla prima guerra mondiale e alla fine terminata dopo la seconda. I pesi monetari per l'uso del pubblico sono di solito realizzati con una massa corrispondente al peso di tolleranza (cioè il peso minimo di circolazione consentito) della moneta; questa massa è stata spesso prevista nei decreti che regolano la circolazione della moneta.

**************************************** [La relazione dell’avv. Guido Zavattoni]

WEIGHING COINS IN THE KINGDOM OF SARDINIA 1750/1790 Guido Zavattoni I.

INTRODUCTION

Measuring the mass of coins is an important tool in today numismatic archaeology, but the weighing of coins is as old as the coins themselves, due to the people’s need to ascertain their intrinsic value. Coins were first weighed using weights and scales for precious or valuable items 1. In the fourth century A. D. special weights for the solidus were made, the first possibly by order of the emperor Julianus (361-363) in connection with the appointment in every town of a zygostates to judge in litigations related to the mass of the solidi2. The obverse of Julianus’ coin weights shows the usual bearded face of the emperor and the reverse a balance held by a hand3 and the inscription EXAGIUM SOLIDI. From then on large quantities of coin weights were produced and used in the Byzantine Empire, the Arab states and since the XIII century in Europe, when the economic renaissance led to the renewed minting of gold coins. After a peak in the seventeenth and eighteenth centuries, the long career of coin weights declined in the second half of the nineteenth century, barely survived the First World War and finally ended after the second. Coin weights for the use of the public were usually produced with a mass corresponding to the allowed circulation mass of the coin; sometimes a tolerance could be allowed 4. Over the time, the normal wear and tear of the coins in circulation led to the reduction of their mass: to a certain extent, the authorities could acknowledge this, and lower the circulation mass, at the same time reducing the value of the coin. When the decay of the coins reached even lower levels, they were normally withdrawn from circulation and a recoinage ensued. Coin weights followed the same path: their mass was first reduced to adjust to the new circulation mass, and, in case of withdrawal of the relevant coin, they could be melted down, recoined, or adjusted for weighing other coins 5. The above can explain, at least in part, the sometimes quite remarkable divergence in the present mass of a coin weight in respect to the original circulation mass of the relevant coin. Another reason of divergence can be found in the usual wear and tear or in the condition of the weight itself, and, last but not least, in the possible manipulation by unscrupulous owners using a heavier weight for “buying” and a lighter one for “selling” coins.

1

Detailed instructions for weighing coins are foreseen in C. Th. 12.7.1 “Imp. Constantinus a. ad Eufrasium rationalem trium provinciarum. Aurum vero quod infertur aequa lance et libramentis paribus suscipiatur, scilicet ut duobus digitis summitas lini retineatur, tres reliqui liberi ad susceptorem emineant nec pondera deprimant …”.. Proposita XIIII kal. aug. Paulino et Iuliano conss. (19 Jul. 325). 2 C. Th. 12.7.2 Imp. Iulianus a. ad Mamertinum praefectum praetorio. Emptio venditioque solidorum, si qui eos excidunt aut deminuunt aut, ut proprio verbo utar cupiditatis, adrodunt, tamquam leves eos vel debiles nonnullis repudiantibus impeditur. Ideoque placet quem sermo Graecus appellat per singulas civitates constitui Zygostaten, qui pro sua fide atque industria neque fallat neque fallatur, ut ad eius arbitrium atque ad eius fidem, si qua inter vendentem emptoremque in solidis exorta fuerit contentio, dirimatur. Dat. VIIII kal. mai. Salonae Iuliano a. IIII et Sallustio conss. (23 Apr. 363). 3 This image was not new, the balance (normally of Justice) is shown on the reverse of many Roman coins and the same hand, correctly holding the balance with two fingers, appears already in a quadrans of the emperor Claudius (41-54). 4 In some areas and periods, e.g. Prussia and the subsequent German empire, two sets of weights were produced since the second half of the eighteenth century: Normalgewichte of full weight and Passiergewichte of tolerance weight. In case of use of full weights, grain weights were added to the coin: if the number of grains was within the difference between the full weight and the tolerance weight, the coin was accepted, if otherwise, it was rejected. Full weights (called poids forts in France) were also used in the mints to check the coin production. 5 Coin weights were made of brass or bronze, valuable materials that could be reused. Standard weights too were frequently sold and melted down when new standards were adopted; this, together with the destructions of World War II, explains their scarcity in the archives.

II.

COIN WEIGHTS OF THE KINGDOM OF SICILY (1713-1720) AND THE KINGDOM OF SARDINIA (1720-1861)

Coin weights were produced and used in the domains of the House of Savoy already in the second half of the fifteenth century. The first known comprehensive regulation appears to be the Patente of Emanuele Filiberto of the 13th of March 1562, followed by the Istruzione of the Camera dei Conti of the 9 th of May of the same year. In 1612 the unification of weights and measures in Piemonte was accomplished by the duke Carlo Emanuele I through the Riduttione, o sia tariffa delle diversita delle misure, e pesi antichi delle città, terre, e luoghi delli Stati di quà da'Monti, stating in particular that the weights had to be linked to the marco of the mint6. At the beginning of the XVIII century, after achieving royal status, the new king Vittorio Amedeo II had to face the long and difficult task to reorganise his kingdom after the troubles in Piemonte of the seventeenth century, the war of the Spanish succession and the following acquisition of new and until then unknown domains like Sicily and later Sardinia. Among the many other reforms, he (or, better, his government) showed an interest in the weights and measures including the weighing of coins. In Sicily, a Bando of the 8th of April 1716 issued by Count Annibale Maffei, viceroy of Sicily, stated that the only coin weights allowed were those made by Domenico Santo Mauro, royal adjuster of weights. The quality of these weights attests the technical level of the royal mint in Palermo, where the weights were coined.

Fig. 1 Weight for the Livornina of the Grand Duchy of Tuscany, 1719.

After the treaty of The Hague in 1720, Vittorio Amedeo II had to exchange Sicily with Sardinia and changed his title to king of Sardinia. This was the start of a season of reforms that lasted more than fifty years and transformed old-fashioned Piemonte (the bulk of the kingdom) into a modern state. The reform of the weighing system in Piemonte7 started in 1727 with a general verification of the standards 8. First, those of the Aggiustatori Generali were adjusted according to the standards kept in the royal archive, then those of the Aggiustatori Provinciali were adjusted to the standards of the Aggiustatori Generali, and then those of the towns were adjusted to the standards of the Aggiustatori Provinciali. This procedure was to be repeated every three years. The same Bando ordered a general verification of the weights used by merchants and all persons having commerce with the public, to be performed by the Aggiustatori Generali, the Aggiustatori Provinciali and the local licensed adjusters. These weights were subject to a yearly verification. The tariff for the purchase by the local communities of the official weights was published on the 19 th of November 1727. The weights were sold “by mass”, the full brass weights at 25 lire for each rubbo (9. 221 kg), the same price being applied for the brass part of the cased brass weights filled with lead; the price of the lead filling was 5 lire each rubbo. The fee for each verification was three soldi if no additional brass or lead were needed; otherwise, the additional material had to be paid at the above prices. 6

1 marco (245. 896 g) = 8 once (30. 737 g) = 192 denari (1. 281 g) = 4608 grani (0. 053 g). The reform was coordinated in Piemonte by the Camera dei Conti of Turin, while in Savoy the competence was vested in the Chambre des Comptes of Chambery. Sardinia kept a separate status until the fusione perfetta of 1847. 7

8

Bando of the Regia Camera dei Conti of the 24th of May 1727.

It is not clear whether coin weights were regulated by the 1727 bandi. The preamble states that all official weights had been adjusted, including weights for gold and silver and “all others”, but this is not in line with the description of the weights to be purchased by the local communities. These weights were in a range from five rubbi to one ounce, well above the mass of the majority of coins then circulating. The reforms proceeded at a faster pace under his successor, Carlo Emanuele III (1730-1773). The reform of coinage and of weights and measures was one of his priorities 9. On the 9th of September 1749, the Regia Camera dei Conti issued a Manifesto providing again for the periodical verification of weights, to be attested, as sometimes made in the past, by a stamp with the millesimo (actually only the last two digits of the year). Coin weights were exempted, being subject only to a first verification. These provisions were restated in the Editto issued by Carlo Emanuele III on the 26th of September 1749, adding the obligation for the scales and weights makers to put their mark on their products, so that they could be identified. This makers’ mark had to be deposited with the Vicario10 in order to allow the authorities to make the necessary verifications. Following the above Editto, on the 20th of February 1750 an Istruzione per li Fabbricatori ed Aggiustatori delle Bilance, Stadere e Misure was published, a text of forty pages of technical content, drawn - with the help of a committee - by Signor Matthey Primo Preposto alle opere di Meccanica e Macchinista Regio11. This Istruzione is particularly relevant for its precise and detailed description of all parts of equal arms scales, steelyards and measures and for the precise instructions for their construction. Four engraved plates complete the description. For the purpose of this study, the Istruzione is important in that it foresees the specifications for the scales for gold and silver coins as well as for precious items (Bilancette destinate per le monete d’oro, d’argento, e gemme preziose). Their beam had to be made of steel, with special attention to the gravity center, in order to ensure the highest precision. The shears had to be of steel or brass, with bronze eyes. For the weights, any hard metal not subject to alteration could be used12. Fractional weights had to be of the same metal; their set included the 1, 2, 3, 6 and 12 grani pieces, so that their combination could allow the weighing of any mass up to the denaro. The scales had to be sensitive to the lightest fractional weight, i.e. for gold and coin scales, the grano (0. 053 g), corresponding to the allowed tolerance for some coins in respect of the official circulation mass 13. Subsequently the Manifesto Camerale of the 30th of September 1752 published detailed tariffs for the sale and the adjustment of weights and scales, to be applied by the licensed makers-adjusters who enjoyed the exclusive right to make and adjust weights and measures14. As in 1727 the weights were sold “by mass”, starting from the two rubbi weight at one lira, five soldi per pound down to the one pound six ounces weight at one lira ten soldi per pound15. Smaller weights were priced by piece, the denari weights at two soldi six denari each, and the grani weights at one denaro each. No mention was made of coin weights.

9

Weights and measures were at that time particularly relevant in the kingdom of Sardinia, ruled by a strong-willed king and a bureaucracy selected from the military caste. Artillery and the relevant studies were particularly fostered by the king; this needed precise measuring devices, including scales for weighing the chemical components of the gunpowder and complex machineries for measuring its power, a field in which excelled Francesco Mattei, (see note 10). 10 The Vicario was a local officer. The Editto of the 21st of February 1755 transferred the competence to the Sovrintendenza di polizia. 11 Francesco Matthey was a prominent authority in the technical field. Born in Geneva (his original name was François Matthey or Mathey), he entered into Carlo Emanuele III service and in his capacity of Regio Macchinista invented and produced machines for the silk production process, a machine for the production of cannons and various measuring instruments. His instructions for the fabrication of scales are of fundamental importance and were in use well into the nineteenth century. 12 Coin weights of the kingdom of Sardinia were normally made of brass or similar alloy. 13 In a letter of the 23rd of August 1755 the then minister of the kingdom of Sardinia Bogino states that Matthey, then scale maker for the Mint, was able to make scales with an accuracy equivalent to 1/50 of a grano (about 1 mg). This level of accuracy was reached only by the special scales made for the mint. According to the same letter, the accuracy of the scales made by the same Matthey to be sold to the public was 1/12 of a grano (about 4 mg). 14 Scale makers had to be examined and approved. Not all of them had a full licence: as far as balances are concerned, some were licensed only for bilance grosse (heavy duty scales), requiring a lower level of accuracy. 15 These prices show an increase in respect of the 1727 tariff, providing for a single price of one lira per pound.

The 1755 coinage reform was enacted by the “Editto di Sua Maestà per una nuova Monetazione con provvedimenti riguardanti le monete” issued in Turin on the 15th of February; it contained a specific heading “Delle Bilancie e Pesi”16, with provisions for the production of weights for the new coins17. According to the following “Istruzione” of the Regia Camera dei Conti of the 21st of February 1755, the weights and scales had to be provided by the royal mint to the moneychangers and the public offices. Scales and weights had to bear the verification stamp “crowned CE interlaced” (for Carlo Emanuele III) 18.

Fig. 2 Verification stamp “CE interlaced”.

For receiving and exchanging gold coins, the public offices had to apply the utmost care in weighing 20 allowed mass of the coin had to be met up to the last grano .

19

and the

21

The Manifesto Camerale of the 21st of February 1755 and the Manifesto Camerale, con cui vengono prescritti diversi Provvedimenti a riguardo de’ Pesi delle Monete of the 12th of June 1756 completed the 1755 reform. These decrees provided that the towns’ head of district had to be furnished with scales and standard coin weights (these too 22 made by the royal mint ), to be used for the annual verification of scales and weights used by the public offices or by bankers and shopkeepers. The local communities were entitled to purchase from the Tesorieri delle Provincie coin 23 weights and scales for resale to the public . A new Manifesto Camerale, issued on the 12th of June 1756 ordered the towns and the local communities listed therein to purchase from the Tesorieri delle Provincie a second set of scales and coin weights, contained in a box, to be kept as reference standards. These scales and coin weights, including the weight for the Zecchino, were again made by 24 the mint. 16

“Essendosi fatte fabbricare delle Bilancie per accertamento del peso delle monete, siccome anche le Pietre adattate a ciascuna delle proprie, e Pesi facili ad essere combinati per quello delle estere ammesse in corso, dovranno provvedersene alla nostra Zecca i Postieri, e Ricevidori de’ nostri Dritti e Gabelle, e le Città, Borghi, Terre, e Luoghi, ne’quali tengonsi Fiere, o Mercati, e si destinerà in ciascuna di esse dal Consiglio ordinario una persona per custodirle ad uso degli Accorrenti nella maniera, che dalla Camera verrà prescritta con un suo Manifesto; sarà però lecito a chiunque altro di valersi delle Bilancie, e Pesi, che si trovasse avere, o facesse fabbricare, purchè siano rettificate, e pria d’essere poste in uso, vengano marcate col Bollo Camerale, che si è apposto alle nuove suddette”. Coin weights were curiously called Pietre, literally meaning “stones”. 17 Gold Doppie and silver Scudi, with the relevant multiples and fractions. For the old and foreign coins no specific weights were foreseen, but they were weighed using the denari weights also present in the boxes. See the Manifesto Camerale, of the 21st of February 1755: “Li Pesi per le Monete d’oro, e d’argento di nuova stampa dovranno essere tutti distinti, e divisi in tante parti, quante ne formano le dette Monete. Per le Monete poi del Paese di vecchio Stampo, e per le Forestiere basterà che si abbia l’oncia con le sue parti inferiori, cioè denari uno, due, tre, sei, e dodici, e similmente il denaro diviso in cinque parti, cioè grani uno, due, tre, sei, e dodici uniformemente agli originali di essi pesi, che si conservano, uno negli Archivj della Camera, e l’altro nella Regia Zecca…”. 18 This verification stamp was used for coin weights and scale pans also during the reign of Vittorio Amedeo III (1773-1796). 19 The coins had to be clean, dry and without adjustments: “Per evitare ogni pregiudizio al Cambio, prima di pesare le Monete suddette, dovranno osservare, che le medesime non siano bagnate, tinte, o con materie unite alla loro superficie”. 20 “Per il peso delle Monete, che verranno presentate al Cambio, dovranno unicamente valersi de’ Pesi, e Bilancie, che li saranno per parte della Zecca rimesse, e marcate col nuovo Bollo Camerale, ed useranno nel peso di esse Monete ogni maggior attenzione, e diligenza, in forma, che il peso sia giusto quanto alli grani intieri, mentre il peso traboccante, che non giungerà al grano, cederà a benefizio del Cambio”. 21 “Manifesto Camerale relativamente al disposto del § 22. del Regio Editto emanato per la nuova generale Monetazione, e per riguardo alle Bilancie, e Pesi delle Monete d’oro e d’argento”. 22 Section 24: “Dovranno quindi li rispettivi Tesorieri delle Provincie distribuire a ciascuna di dette Città, e Comunità appiè del presente descritte la scatola colle Bilancie, e Pietre, che le verranno dalla Zecca trasmesse, fra le quali sarà compresa una pietra particolare corrispondente al peso del Zecchino ...”. 23 Section 25. 24 “Dovranno quindi li rispettivi Tesorieri delle Provincie distribuire a ciascuna di dette Città, e Comunità appiè del del presente descritte la scatola colle Bilancie, e Pietre, che le verranno dalla Zecca trasmesse, fra le quali sarà compresa una Pietra particolare corrispondente al peso del Zecchino…”.

III.

COIN SCALE BOXES

The set of scales, coin weights, denari and fractional weights was contained in appropriate boxes. After the reform of 1755, coin scale boxes generally show common features 25: walnut wood, square or rectangular recesses cut out of the solid, rectangular shape, often with lobated front, and sometimes chamfered corners. The beams of the scales have a characteristic reinforcement in the middle and often bear stamps indicating the capacity (portata), the maker’s mark and the verification stamp. Coin weights are square or rectangular, made of brass, with on the obverse in incuse the name of the coin, while the denari and fractional weights bear the indication of their number. The weights in the boxes were originally fourteen (six denari weights and eight coin weights, of which seven for coins of the kingdom of Sardinia and one for the Zecchino). The boxes made after the monetary reform of 1785 26 include, besides weights for the old and new Doppia, also weights for the Doppia of Genoa (of 25 lire and, after 1792, of 24 lire), the Louis Neuf and the Spanish and Portugal escudos. Additional information is stamped on the weights: on the obverse the value of the coin in lire of Piemonte27, and on the reverse the mass in denari and grani. A printed label, at that time provided by the royal print (Stamperia Reale)28, was generally glued inside the lid, with the indication of the allowed mass of the coins and their value. The following two coin scale boxes show the evolution between 1755 and about 1790.

Fig. 3 Coin scale box 1755

The first box (fig. 3) is possibly an original 1755 box for official use, as attested by the year 1755 written on the lid and the letters REP D, possibly meaning “reparto D” (department D). It is made of walnut, its shape is rectangular with chamfered corners and its size is 208 x 109 x 31 mm and it is closed by two brass hooks on the front. The scales (a possible replacement) have a steel beam and brass round pans. Inside the lid is a printed 25

The main production centre was Turin. The Editto of the 30th of December 1785 provided for the coinage of a new Doppia weighing 9. 10 g, in substitution of the old Doppia of 9. 60 g. 27 This is a useful element for determining the production date of the weights and scales. In any case it must be considered that boxes could last for decades, their weights being sometimes substituted with new ones for the new coins (not forgetting possible manipulations by later collectors); also the labels could be subject to substitution with new ones made according to the new legislation: sometimes the new label is found glued upon the older. 28 Later labels were printed also by ordinary printers. 26

label of the Stamperia Reale with the mass and value of the coins according to the royal decree of the 30 th of December 1785. This label is glued over another showing the mass and value of the coins according to the royal decree of the 15th of February 1755. This box has fourteen square or rectangular recesses cut out of the solid, with six denari weights (24, 12, 6, 3, 2 and 1) and eight coin weights. Seven weights are for coins of the kingdom of Sardinia: Doppia (9. 64 g), half Doppia (4. 81 g) and quarter Doppia (2. 40 g), silver scudo (35. 22 g), half silver scudo (17. 61 g), quarter silver scudo (8, 80 g), one eighth of the silver scudo (4, 41 g). The last weight is for the Zecchino (3. 47 g), and was used for weighing a wide variety of coins, including the Venetian Zecchino, the Florentine Fiorino and the Austrian Ongaro. Five fractional weights of 12, 6 (two weights), 4 and 3 grani are in a small recess closed by a sliding wooden lid. All weights, including the fractional weights (to the exception of the 4 grani weight), bear on the obverse the verification stamp “crowned CE interlaced” of Carlo Emanuele III.

Fig.4 Coin scale box 1791, made by Antonio Cometti

The second box (fig. 4) was possibly made in - or slightly before - 1791 by Antonio Cometti, a renowned Turin maker. Also made of walnut, it has a vaguely rectangular shape with lobated front and sides; the closure has a spring 29 button catch . Its size is 238 x 135 x 33 mm. The scales have a steel beam and brass round pans, one with the verification stamp “crowned CE interlaced” and the other the annual verification stamp 91 (for 1791). Inside the lid is a printed label of the Stamperia Reale with the mass and value of the coins according to the royal decree of the 30 th of December 1785. On the label are handwritten calculations and an ownership note by a Giuseppe Renie (?); on the main body is branded the name of the maker, Antonio Cometti. This box has twenty-three square or rectangular recesses cut out of the solid, with six denari weights (24, 12, 6, 3, 2 and 1) and fifteen coin weights: kingdom of Sardinia: Doppia (9. 10 g) and half Doppia (4. 55 g); Austria: ducat (3. 45 g); Florence: 3 zecchini (10. 39 g) and Zecchino (3. 45 g); France: Louis Neuf (7. 61 g); Genoa: 25 lire (6. 71 g); Portugal: 8 escudos (28. 55 g), 4 escudos (14. 29 g) and 2 escudos (7. 13 g), 4000 reis (10. 71 g); Spain: 8 escudos (26. 87 g), 4 escudos (13. 43 g) and 2 escudos (6. 71 g); Venice and other states: Zecchino (3. 47 g). Three fractional weights of 12, 3 and 2 grani are in a small recess closed by a sliding wooden lid. All weights bear on the obverse the verification stamp “crowned CE interlaced”; the weight of 24 denari bears on the reverse the annual verification stamp 91 (1791). This pattern of scale boxes, their content varying from 10 to 60 weights, was produced with little modifications until the proclamation of the kingdom of Italy in 1861. 29

The spring button catch became a common feature in later boxes.

Fig.5 Coin scale box about 1850

Remarkably also the boxes for commercial weights and for jewellers followed the same pattern.

Fig. 6 box with commercial weights 1820-1850 The unification of coinage and the accession to the Latin convention reduced greatly the types of coins circulating in the kingdom of Italy; as a consequence, the new boxes were made in different shapes and contained only ten coin weights for both gold and silver coins.

*********************************************************************************

A questo primo intervento fece seguito la relazione del professore Antonio Iurilli del Dipartimento di Culture e Società dell’Università degli Studi di Palermo con la relazione La misura del libro antico e il mercato. L’editoria ha sempre considerato il formato del libro come fattore importante della sua mise en page. Diversamente dall’editoria moderna che, grazie alle innovazioni tecnologiche, modula la misura del libro senza vincolarla rigidamente al ‘formato’, l’editoria del libro antico a stampa è vincolata alla scelta del formato in ragione delle piegature del ‘foglio atlantico’, ovvero del foglio di carta confezionato dalla cartiera. La misura del libro negli anni della protoeditoria (1450-1500) non è generalmente considerata un fattore determinante nel successo di un’edizione, essendo prevalenti presso i prototipografi ragioni di economia e di profitto, ed essendo la loro offerta prevalentemente orientata a soddisfare il mercato scolastico e quello devozionale. Sicché prevale nella produzione incunabolistica il grande formato, retaggio peraltro del ‘libro da banco’ manoscritto, che consentiva un’ottimizzazione nel consumo del materiale scrittorio e nelle varie fasi della tecnica impressoria.

Il moderatore della sessione numismatica dr. Giuseppe Ruotolo e il professore Antonio Iurilli dell’Università di Palermo mentre presenta la sua relazione a Torino nel 2016.

L’intervento non preordinato della dottoressa Elisa Tallone della prestigiosa casa editrice “Alberto Tallone editore” fondata a Parigi nel 1938 e dal 1958 in Italia ed attualmente ancora ad Alpignano (TO). La dr.ssa Tallone illustrò con dovizia di immagini le misure dei caratteri tipografici nei libri d’arte, accostandosi idealmente a quanto già esposto dal professore Iurilli. A conclusione della sua relazione fu possibile apprezzare alcune delle migliori realizzazioni editoriali

della casa tipografica. La relatrice alla fine invitò i presenti ad una visita presso la famosa casa editrice per osservare da vicino “il mestiere del libro”.

Il moderatore della sessione numismatica dr. Giuseppe Ruotolo e la dr.ssa Elisa Tallone mentre presenta la sua relazione a Torino nel 2016.

Il moderatore della sessione numismatica dr. Giuseppe Ruotolo e la dr.ssa Elisa Tallone mentre presenta la sua relazione a Torino nel 2016.

Attenti uditori alla relazione della dr.ssa Elisa Tallone. In primo piano la prof.ssa Rita Rossini e il prof. Antonio Iurilli; in secondo piano la prof.ssa Emma Angelini e il prof Giorgio Strano.

Fece seguito nella prima parte della sessione numismatica l’intervento del dottor Luca Lombardi dell’Accademia Italiana di Studi Numismatici che espose I sistemi di misurazione dei diametri delle monete nelle opere di numismatica. In questo intervento furono presi in considerazione i sistemi di misurazione del modulo delle monete proposti nelle opere di numismatica a partire dal Cinquecento. Se si fa astrazione da poche opere edite nel XIV secolo in cui le immagini delle monete appaiono inserite nel testo in grandezza naturale si può affermare che l'editoria numismatica sino alla metà del XVIII secolo ha proposto immagini di monete la cui grandezza non corrisponde alle dimensioni originali, in quanto presentate ‘tutte’ con un diametro non reale. Questa scelta editoriale fu effettuata allo scopo di realizzare tavole esteticamente eleganti che alternano con armonia testo e immagini, spesso arricchite da fregi, cornici e decorazioni in grado di tramutarle in pregevoli opere d'arte. Un'altra motivazione può però essere ricercata nelle esigenze di stampa. Inserire immagini di monete di modulo diverso in una matrice composta da lettere di corpo uguale comportava problemi che non era affatto facile superare. La stessa difficoltà si presentava nelle tavole dove si dovevano disporre immagini di diversa grandezza che alteravano l’equilibrio estetico. Fu così che gli autori più scientificamente avveduti avvertirono la necessità di comunicare anche l'esatto diametro delle monete descritte e riprodotte nelle loro opere, proponendo una scala di misure. Fu Théodore Mionnet che tra il 1807 e il 1837 unificò le diverse scale. Egli ideò una scala numerata di valori compresi tra 1 e 19, detti moduli, rappresentati da cerchi di diametro crescente aventi in comune il punto inferiore. Convenzionalmente le monete di modulo 10 o superiore erano

dette "medaglioni". Tale criterio appare però contestato dal Cohen, il quale sosteneva che il solo possesso di un modulo alto non bastasse a far rientrare una moneta nella categoria dei medaglioni.

Il dr. Luca lombardi presenta la relazione I sistemi di misurazione dei diametri delle monete nelle opere di numismatica .

Il dr. Luca lombardi presenta la relazione I sistemi di misurazione dei diametri delle monete nelle opere di numismatica .

Nel suo manuale di numismatica il Cohen introdusse una ulteriore semplificazione per classificare le monete in bronzo, proponendo tre categorie, chiamate grande, medio e piccolo bronzo. La scala di Mionnet ebbe tuttavia grande successo tra i numismatici, al punto che il suo uso si protrasse anche molto dopo l'introduzione del sistema metrico decimale, fino al XX secolo.

Il dr. Luca lombardi presenta la relazione I sistemi di misurazione dei diametri delle monete nelle opere di numismatica .

Description de médailles antiques,greques et romaines, pubblicato a Parid nel 1908 in cui il Mionnet propose la sua celebre “scala”.

La prima parte della sessione numismatica si concluse con l’intervento della dr.ssa Lisa Bellocchi di Bologna, Vice presidente dell’Accademia Italiana di Studi Numismatici, che propose la relazione: The lists of Coin Collectors Associations are full of male members. But many women are involved in studying numismatic. Why collecting ancient items is an activity mainly for men? An overview on this behavioural gap, from a smiling point of view. (Gli elenchi delle Associazioni di Collezionisti di monete sono pieni di membri maschi. Ma molte donne sono coinvolte nello studio della numismatica. Perché raccogliere oggetti antichi è un'attività principalmente per gli uomini ? Una panoramica su questo divario comportamentale, da un punto di vista sorridente.)

Il moderatore della sessione numismatica dr. Giuseppe Ruotolo e la dr.ssa Lisa Bellocchi mentre presenta la sua relazione a Torino nel 2016. Preliminarmente la relatrice dichiarò di aver controllato gli elenchi dei membri delle principali Associazioni Numismatiche, ordinando uomini e donne: la British Numismatic Society ha 620 membri, di cui 75 donne; il London Numismatic Club conta circa 65 membri, di cui 3 sono donne; la Royal Numismatic Society, fondata nel 1836, ha ormai circa 800 colleghi (il libro R.A.G. Carson, Una storia della Royal Numismatic Society, 1936-1986, edito a Londra nel 1986 mostra l'elenco completo dei membri fin dalla fondazione) e le donne sono un piccolo gruppo; la Società Italiana di Numismatica, la prima associazione di numismatici italiani, ha 319 membri regolari, di cui solo 24 sono donne. La dr.ssa Bellocchi indagò anche in molti gruppi locali di collezionisti appassionati di diversi oggetti (Il Circolo Culturale Numismatico Milanese ha 22 membri e nessuna donna; il Circolo Culturale Numismatico Filatelico Roveretano ha totalmente 96 membri, i cui 18 numismatici: le donne sono totalmente 5 e solo una è interessata alle banconote; il Circolo Filatelico Numismatico Pordenonese ha 136 membri, di cui 5 sono donne: i numismatici sono 59 di cui solo 1

donna; il Circolo Filatelico Numismatico Morbegnese ha 130 membri, di cui 38 sono donne: i Numismatici sono 12 di cui solo 1 donna).Con questa indagine la relatrice ha potuto documentare che le donne non sono molto coinvolte in argomenti numismatici. Una successiva ricerca si propose di verificare quante donne sono collezionisti tra i membri femminili delle associazioni numismatiche. In seno alla Società Italiana di Numismatica, che ha solo 24 membri femminili, la maggior parte di loro sono famose professoresse universitarie di numismatica, curatrici o direttrici di musei archeologici e per tutte (tranne due) solo motivi accademici le avevano persuase ad iscriversi alla Società Italiana di Numismatica. La dr.ssa Bellocchi aveva avuto un'intervista con CR e LC, i due membri femminili della S.N.I. che erano anche collezionisti, per capire cosa e perché le avesse spinte a collezionare monete. La raccolta di oggetti è un'attività studiata da molti psicologi: comprende la classificazione, la proprietà e la padronanza, la fiducia in se stessi e, secondo Freud, il sesso. La ragione di una così scarsa partecipazione è che donne raccolgono soprattutto i gioielli (i migliori amici di una donna, secondo Marilyn Monroe), le carte postali e le bambole, ma molte regine non disdegnarono essere rappresentate su monete e medaglie. Oggi raccogliere monete o medaglie non è frequente per le donne, anche se in passato abbiamo registrato celebri collezionisti femminili, come la signora Felice Zacchia (1593-1667) moglie di Alessandro Rondinini, madre del cardinale Paolo Emilio Rondinini e sorella del cardinale Paolo Emilio Zacchia; Cristina regina di Svezia e Carolina, sorella di Napoleone Bonaparte, divenuta regina di Napoli quale consorte di Gioacchino Murat. La sua relazione si concluse con un forse, raccogliere monete è un divertimento solo per le signore reali !

Il moderatore della sessione numismatica dr. Giuseppe Ruotolo e la dr.ssa Lisa Bellocchi mentre presenta la sua relazione a Torino nel 2016.

Torino, MetroArcheo 2016, intervallo della sessione numismatica: proseguono gli scambi di opinione. Il dr. G. ruotolo e il prof. A. Iurilli.

L’architetto Stefano Bertuzzi propose la relazione The Papal Annual Medal Monetary Value during the XVII - XVIII Century.

Dopo un opportuno intervallo nella seconda parte della sessione dedicata alla numismatica intervenne per primo l’architetto Stefano Bertuzzi, membro del Consiglio Direttivo dell’Accademia Italiana di Studi Numismatici che propose la relazione The Papal Annual Medal Monetary Value during the XVII - XVIII Century. La medaglia papale, conosciuta come "Medaglia annuale", fu coniata per la prima volta intorno alla prima metà del XIV secolo e poi emessa ogni anno il 29 giugno, in concomitanza con la celebrazione di San Pietro. Le medaglie sono state sempre coniate in oro, argento e rame per essere poi donate a un gruppo limitato di collaboratori più vicini al papa, agli ufficiali della Camera Apostolica e a quanti durante l'anno avevano ricevuto riconoscimenti di merito. Per quasi tre secoli il peso e il modulo di questo tipo di medaglie sono stati, in certi limiti, cambiati e solo durante il papato di Pio VII (1800-1823) queste misurazioni sono state standardizzate. Diversi fattori come il fondo di tesoreria disponibile, l'ispirazione dell'incisore e l'importanza della celebrazione hanno influenzato il peso e il modulo. La relazione del dottor Bertuzzi fu fondata sulla scoperta di un documento, da lui rinvenuto nel Public Records di Roma (Camerale II - Zecca - busta 32) che gli permetteva di stabilire che queste medaglie avevano in realtà un valore fisso corrispondente al valore monetario, a partire da un valore minimo fisso che cresceva nei primi quattro anni del papato per poi rimane costante. Questo documento, senza data ma rinvenuto tra altri documenti del 1773, ha per titolo: DETTAGLIO DEL VALORE E PESO A CUI DEVONO ASCENDERE LE MEDAGLIE D'ORO E D'ARGENTO DAL ANNO PRIMO DEL PONTIFICATO SINO A TUTTO L'ANNO VI A CUI SI FERMA L'AUMENTO DEL PREZZO E DEL MEDESIME MEDAGLIE.

Il manoscritto del secolo XVIII rinvenuto dall’architetto Stefano Bertuzzi.

Partecipanti alla sessione numismatica. La sessione numismatica proseguì con l’intervento del professore Giuseppe Colucci, Presidente del Circolo Numismatico Pugliese, sezione della Società di Storia Patria per la Puglia che in collaborazione con il professore Gioacchino Tempesta del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali del Politecnico di Bari presentò i dati preliminari della ricerca in corso sulla analisi della lega d’argento utilizzata per la coniazione dei denari svevi nel Regno di Sicilia: Studio della lega dei denari svevi nel Regno di Sicilia (1194-1266). È noto che i primi dati in nostro possesso risalgono all’inizio del XX secolo grazie a processi di coppellazione voluti da Arturo Sambon e più recenti indagini con lo stesso sistema sono stati effettuati a Palermo grazie all’impegno di Franco D’Angelo. Comunque conoscere l'intrinseco dei denari in lega d'argento degli Svevi in Italia da Enrico VI sino a Manfredi è la sola cosa che conta, anche se rimane sempre relativa in un paese in cui, insieme ai denari di biglione, circolavano buone, tradizionali monete d'oro: i tari. I professori Colucci e Tempesta al fine di verificare la quantità effettiva di argento presente nella lega dei denari svevi stavano utilizzando una tecnica analitica modernissima, la Laser-induced Breakdown Spectroscopy (LIBS), che permetteva, con l’ausilio di un potente laser (Nd-YAG 1064 nm), di poter ablare materiale della superficie così da ottenere analisi delle parti più interne e anche in diversi punti della stessa moneta. Lo studio condotto su un lotto iniziale di 50 monete comprendente il periodo di regno di Enrico VI (1194-1197) e di Federico II (1197-1250) era stato avviato con lo scopo di confermare quanto oggi è noto sulle svalutazioni subite dal denaro nell’arco di oltre 50 anni del regno svevo. Oltre ai dati ottenuti furono proposte considerazioni sulla svalutazione dei denari, sulla loro distribuzione forzosa e sul rapporto oro/argento. Il professore Giuseppe Colucci volle ribadire che i dati erano solo preliminari e che lo studio sarebbe stato ulteriormente approfondito con l’estendere l’indagine su altri esemplari, dando appuntamento per questi, al prossimo incontro.

Denari di Federico II Hohenstaufen (1194-1250)

Zecca Messina o Palermo, 1209 - 2013

Zecca Messina o Palermo, 1209 - 2013

Zecca Messina o Palermo, 1220-1221

Zecca Brindisi, 1221

Zecca Brindisi, 1239

Zecca Brindisi, 1245

In prima fila, da sinistra, la dr.ssa Marianna Spinelli della Università degli Studi della Calabria, il professore Benedetto Carroccio della Università degli Studi della Calabria e il dr. Luca Lombardi. In seconda fila da sinistra si intravede il volto della prof.ssa Emma Angelini e la sig.ra Annamaria Chimenti.

Fece poi seguito la relazione del professore Benedetto Carroccio della Università della Calabria che propose la relazione: Influence of striking praxis and chemical corrosion in weight variations of a big sample of Syracusan bronze coins. La relazione ebbe inizio con la proposizione di alcuni interrogativi: quali calcoli sono davvero utili per determinare il vero ritmo delle emissioni, le ragioni economiche e la cronologia delle antiche monete ? E quali variabili devono essere considerate per arrivare a risultati accettabili ? Nell’antichità Gerone II dominò 60 anni su Siracusa, dal 275 a.C. fino alla sua morte nel 215 a.C. Durante il suo regno il background dell'Italia antica e della Sicilia variarono considerevolmente: da un vasto gruppo di grandi o piccoli Stati autonomi in lotta o alleanza con uno Stato romano ancora regionale, ad una serie di città elleniche o piccoli Stati coinvolti come alleati romani o punici nella guerra annibalica (seconda guerra punica, 218-202 a.C.). Sappiamo che, a seguito di ricerche analitiche, le monete d'oro e d'argento di Gerone II furono emesse solo durante il suo coinvolgimento nelle guerre dal 275 al 263 a.C. e nel corso della seconda guerra punica dal 217 al 214 a.C. ma si ritiene che le sue abbondanti monete in bronzo sarebbero state emesse durante tutti gli anni del suo regno, come normale moneta per il commercio quotidiano. Uno di questi tipi, con la testa di Poseidone al diritto e al verso il tridente, i delfini e il nome di ΙΕΡΩΝΟΣ, emesso in 2 misure con modulo di 22 millimetri e peso medio di grammi 8,5 e modulo di millimetri 18 e peso medio di grammi 6,2 è molto comune, anzi è costantemente scoperto in tanti siti antichi siciliani. A Girgenti nel 1911 fu scoperto un deposito di 60.000 di queste monete, ora disperse o sciolte, ad eccezione di 60 esemplari nel Museo di Siracusa, ma ci sono avvisi di altri depositi di 1000-3000 pezzi, talvolta ancora conservati nei musei e nel 1900 ca. molti pezzi furono scoperti nella città di Morgantina (Sicilia) durante gli scavi americani. L'abbondanza di queste "guide fossili" stratigrafiche incoraggiò M. Bell ad applicare un approccio statistico alla loro cronologia, dividendo il numero di monete dei due moduli scoperti in uno strato a Morgantina tra i 60 anni del governo di Gerone. Come risultato di questo conteggio suggerì che i tipi con un ampio flan sarebbero stati battuti fra il 275 e il 256 a.C. e i tipi con un flan più stretto fra il 256 e il 215 a.C. Ma facendo astrazione dalla considerazione che l’emissione delle monete con il nome di Gerone era stata possibile solo dopo la sua proclamazione come re (269 a.C.) l'ipotesi di Bell presuppone un non dimostrato costante ritmo di attività della zecca durante tutto il regno di Gerone piuttosto che negli ultimi decenni. Le monete con piccolo flan, hanno pesi compresi fra i 7,91 e i 4,09 grammi, osservati nel campione più grande preso in esame dal relatore. Molti studiosi del passato hanno pensato che queste variazioni ponderali di monete in bronzo (come nelle monete romane del III secolo a.C.) sono espressione di un progressivo declino del loro standard di peso protrattosi per un gran numero di anni. Il professore Carroccio rese noto che era stato autorizzato a studiare 2 grandi ripostigli di "tridenti": 1) un contenitore di pentole riscontrato durante gli scavi francesi in Megara Hyblaea (1967), con 1005 pezzi con piccolo di flan, ora a Siracusa; 2) la più sicura "sicilia" IGCH 1252, con 1232 tridenti - di cui 1228 dei piccoli esemplari - nel Museo di Palermo. Questi incarichi gli consentivano di dare convincenti risposte alle molte domande sulle monete di piccolo flan, riguardo alle variazioni di peso, al ritmo di colpo, alla cronologia e all'influenza dei "restauri" chimici o meccanici nelle misure di peso. Le monete erano state realizzate con l’uso di coppie di conii (1 conio fisso dell’incudine e 1 conio mobile, maggiormente esposto al consumo, normalmente sostituito precocemente) e le piccole differenze del loro design lo avevano posto nella condizione di identificarle e quantificarle, di ricostruire la loro sequenza e di supporre l'imponente organizzazione. L’ispezione gli aveva permesso di identificare 306 conii del diritto, 505 conii del rovescio, 694 coppie di conii, di cui 101 coppie di conii con 5 o più monete sopravvissute, utilizzati

da numerosi laboratori firmati almeno da 13 marchi di controllo. Ma la loro sequenza dimostra molti casi di attacchi paralleli contemporanei suggestivi per almeno 12 incudini all'inizio. Sappiamo che Roma, in un solo anno (82 a.C.), usò 525 conii del diritto per coniare i propri denarii e questa è una prova che il numero totale di monete è largamente insufficiente a postulare una lunga cronologia. L'oscillazione del peso delle monete provenienti da laboratori diversi è simile: ad esempio nel gruppo lambda-ypsilon da 8,97 a 5,03 grammi con un peso medio di 6,43 grammi; nel gruppo theta e phi, leggermente più tardo, da 8,16 a 4,03 grammi e un peso medio di 6,29 grammi. Inoltre, i pesi delle due casse sembrano avere poche differenze: da 8,39 a 4,83 grammi, media di 6,31 grammi nel deposito di Megara; da 8,97 a 4,68 grammi, media di 6,45 grammi nel deposito "Sicilia". La loro conservazione appare diversa: le monete della prima sono state troppo pulite con acidi che hanno rimosso la loro patina, mentre la maggior parte delle monete di Palermo aveva poche incrostazioni di terra o una patina chiara con ossidazioni atmosferiche superficiali. Una pulizia meccanica leggera gestita con criteri moderni e rispetto della patina su 400 monete di questo deposito gli aveva permesso di verificare che il peso delle monete "Megara" era stato sensibilmente ridotto dall'acido e dall'impatto medio della pulizia. In effetti la moderna pulizia "rispettabile" aveva prodotto riduzioni di peso di soli 0,01-0,10 grammi, con un valore medio di 0,03 grammi e probabilmente anche la pulizia chimica "dura" aveva danneggiato più i dettagli che i pesi. Al contrario nei campioni presi in esame vi erano molti casi di grande oscillazione dei pesi delle monete prodotte dalla stessa coppia di matrici: oscillazioni di 2 o più grammi (30% ca del peso medio) in 28 casi, o di 1,5-1,95 grammi (25% circa) in altri casi. Queste oscillazioni sono prove di coniazioni "al Marco" dei piccoli "tridenti" più di una cronologia concentrata nell'ultima fase del governo di Gerone II o come moneta postdatata, coniata per motivi politici nei 13 mesi di regno del nipote Ieronimo (215-214 a.C.

Siracusa, Gerone II, 275 – 215 a. C.

rame, mm 32, g 7,4 https://www.cointalk.com/threads/hieron-II-poseidon-trident.265848/

rame, mm 19, g 6,41 Bertolami Fine Arts - E-Auction 49, November 12, 2017, lot n.: 326

Il professore Benedetto carroccio della Università della Calabria e le monete di Gerone II di Siracusa (275 – 215 a.C.).

Locri Epizefiri, statere, c. 350-275 a.C.; argento, grammi 8,61, millimetri 20. ART COIN ROMA, auction E22, 25 Novembre 2014, lotto 77

La dottoressa Marianna Spinelli dell’Università della Calabria.

La sessione numismatica fu conclusa dalla dottoressa Marianna Spinelli del Dipartimento di Storia della Università degli Studi della Calabria con la relazione Cali ponderali nelle monete bronze locresi: riduzioni dello standard o coniazioni “al marco”? La monetazione di Locri Epizefiri, il cui inizio è genericamente datato intorno alla metà del IV secolo a.C., era stata poco studiata sia dal punto di vista cronologico che metrologico. Fonti epigrafiche come le tabelle del locale Santuario di Zeus Olimpio mostrano che questo centro, come altre città doriche d’Occidente (Siracusa e Taranto), abbia adottato il sistema della litra, con coniazione del multiplo di 10, il nomos, piuttosto che quello della dracma divisa in 6 oboli, pesanti nell’argento meno di un grammo, così come le litre. In realtà sui dati sono state avanzate varie ipotesi. Se N. Parise ha proposto un’equivalenza tra litra locrese e quella siracusana, altri studiosi hanno ritenuto che la prima non corrispondesse ad altro che alla metà della seconda. Più credibile sembra l’interpretazione di P. Marchetti, che riteneva il modello locrese sganciato da quello siracusano e contestualmente lo statere locrese collegato a quello italiota (7,7-7,8 grammi), che, nel corso del tempo, avrebbe subito diverse riduzioni, fino a raggiungere in età pirrica i 6,7-6,8 grammi. L’esistenza di due monete d’argento locresi dal peso di 0,40 e 0,35 grammi confermerebbe questo calo ponderale e la conseguente ipotesi dello studioso che la litra locrese non fosse altro che la ventesima parte dello statere italiota, che avrebbe sostituito lo statere corinzio come punto di riferimento del sistema. Più complicata la situazione metrologica delle serie bronzee, la cui articolazione resta difficile per la scarsa conoscenza dei suoi esemplari. Attraverso una recente indagine della relatrice sulle monete locresi (in oro, argento e bronzo), volta alla realizzazione di un Corpus della monetazione di Locri, comprensivo di quantificazione e ricostruzione della sequenza dei coni utilizzati, era stato comunque possibile approfondire lo studio di questi tipi, sotto diversi aspetti. Anche se in molti casi sono assenti segni di valore, il campione consistente di esemplari e dati raccolti per alcune serie aveva permesso di definire meglio il quadro ponderale di ciascuna: i pesi minimi e massimi attestati da pezzi integri, il peso medio e soprattutto il punto di addensamento (average) evidenziato dai grafici ponderali realizzati per ogni serie. Al di là della determinazione di questi dati, la ricostruzione della sequenza dei coni consentiva di affrontare e risolvere alcune questioni controverse come la durata possibile di una singola emissione, che non può essere assolutamente lunga se realizzata con un numero limitato di coni, ma soprattutto di capire se dal punto di vista metrologico, lo standard delle monete coniate avesse subito una riduzione graduale e progressiva (come proposto a lungo per le prime serie bronzee romane), o avesse una varianza indipendente dalla cronologia. Se si esaminavano i pesi delle monete provenienti dalla medesima coppia di coni era stato possibile osservare oscillazioni in più o in meno da uno a quattro grammi, così come documentato sia dalle serie composte da una consistente

quantità di pezzi, che da quelle rappresentate da un campione più ristretto. Tra le serie che contano un cospicuo numero di esemplari relatrice segnalò: 1) quella anepigrafe con Zeus / aquila (peso massimo: 16,70 grammi, peso minimo: 5,74 grammi, addensamento: 10,20-10,40 grammi; coni di diritto: 30, coni di rovescio: 53), di probabile età timoleontea, molto discussa circa la sua reale appartenenza alla zecca locrese. In essa sono presenti tre monete, appartenenti alla stessa coppia di coni, con un’evidente variazione di peso: 5,74 grammi, 9,63 grammi e 10,86 grammi; 2) la serie con Athena / fulmine (peso massimo: 6,26 grammi, minimo: 1,88 grammi, addensamento: 4,80-5,00 grammi; coni di diritto: 56, coni di rovescio: 63), quella di età agatoclea (vi sarebbe poi un’altra serie locrese con Athena / fulmine attribuibile all’età di Ieronimo), in cui due monete pesano rispettivamente 4,81 grammi e 5,21 grammi. Un’analoga situazione è riscontrabile anche in serie che contano pochi pezzi, come nel caso dell’emissione con Athena / figura femminile in trono (peso massimo: 18,51 grammi peso minimo: 9,64; addensamento: 15,20-15,40 grammi; coni di diritto: 14, coni di rovescio: 34), di probabile età post-pirrica, in cui 2 monete hanno il peso di 16,33 grammi e di 18,51 grammi; o nel caso della serie con Persephone / aquila ad ali chiuse, forse di II guerra punica (peso massimo: 17,80 grammi, peso minimo: 13,18 grammi, addensamento: 13,0013,20 grammi; coni di diritto: 20, coni di rovescio 26), in cui tre monete, appartenenti alla stessa coppia di coni hanno il peso oscillante di: 11,73 grammi, 13,16 grammi e 14,17 grammi. Un ulteriore esempio è dato dalla serie con Persephone / Athena stante (peso massimo: 17,41 grammi, peso minimo: 2,87 grammi, addensamento: 4,40-4,60 grammi; coni di diritto: 48, coni di rovescio: 57), collocabile anch’essa nella II guerra punica, che include due monete con identici coni di diritto e di rovescio aventi il peso di 13,80 grammi e di 16,22 grammi. Una tale limitata attenzione ai pesi, in serie battute per un tempo limitato, sembra riflettere il modello di coniazione "al marco", per il quale da una determinata quantità di metallo era importante si ricavasse un numero prefissato di pezzi, con una forte tolleranza rispetto alle variazioni dei pesi delle singole monete. Qualora fosse così, resta da motivare il decalage ponderale dei pesi teorici medi di riferimento, che sembra essere avvenuto nel corso del succedersi delle diverse serie bronzee locresi, e da verificare l’ipotesi che questo calo corrisponda a riforme monetali delle unità-standard cui si riferirono e a definizioni precise anche in rapporto alle diverse serie straniere, soprattutto siracusane, abbondantemente circolate insieme ad esse. Ne consegue l’importanza anche ai fini di ricostruzione metrologica di studi come quello avviato per Locri, comprensivi di riconoscimento dei coni utilizzati e ricostruzione del loro succedersi. Solo attraverso questo metodo, analitico e sistematico, sarà possibile comprendere meglio lo status metrologico e la cronologia delle emissioni, anche di bronzo, di una zecca, consentendo una loro più precisa contestualizzazione e una definizione del sistema ponderale. Tutti i contributi scientifici presentati con tutte le relazioni accompagnate da ottime immagini illustrative fecero concludere per la buona riuscita della partecipazione dei numismatici al MetroArcheo 2016, anche se alcuni contrattempi furono registrati. All’ultimo momento mancarono due interventi e non fu possibile, per la defezione del responsabile, organizzare una piccola mostra di bilancine per pesare le monete, che di certo avrebbe richiamato l’attenzione e l’interesse di tanti studiosi partecipanti al Congresso Internazionale di Torino; non sarebbe mancata la curiosità di osservare questi antichi strumenti destinati ad un uso del tutto specifico la cui conoscenza è effettivamente limitata ad uno stretto numero di specialisti, sicché fu una vera sfortuna non cogliere l’occasione per farle conoscere ad un pubblico più vasto.

Cerimonia di chiusura.

MetroArcheo 2016. IMEKO International Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage. Cerimonia di Premiazione: da sinistra: la dr.ssa Venice Kamel Gouda del National Research Centre (Egitto) e la prof.ssa Emma Angelini del Politecnico di Torino, entrambi della Società Mediterranea di Metrologia Numismatica, con il prof. Pasquale Daponte dell’Università degli Studi del Sannio; in secondo piano la prof.ssa Sabrina Grassini del Politecnico di Torino.

Cerimonia di chiusura.

Cerimonia di chiusura.

Veduta di Lecce, da G. B. Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodici Provincie, 1703

Invitato ad organizzare una sessione numismatica anche per l’edizione 2017 di MetroArcheo, pensai di dar vita al una Società di Metrologia Numismatica che potesse accogliere quanti ritengono lo studio metrologico delle monete imprescindibile dalla loro migliore conoscenza essendo i dati metrologici la sostanza stessa delle monete: numismatica e metrologia sono vincolate in modo indissolubile.

Il professore P. Daponte, docente all’Università degli Studi del Il professore L. Calcagnile docente all’Università degli Studi del Sannio, ideatore e realizzatore dei Congressi Internazionali Salento organizzatore e responsabile del III Congresso Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage. Internazionali Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage.

Il terzo Congresso Internazionale IMEKO International Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage organizzato dal professore Pasquale Daponte della Università del Sannio e dal professore Lucio Calcagnile della Università del Salento si è svolto dal 23 al 25 Ottobre 2017 nella splendida cornice del castello di Lecce voluto dall’imperatore Carlo V d’Asburgo che nel 1537 ne affidò il progetto e la realizzazione all’ingegnere generale del regno di Napoli Gian Giacomo d’Acaya che riuscì a portare a termine la costruzione della parte più esterna del grandioso edificio fra il 1539 e il 1549. Il castello sorge su una precedente residenza elevata in epoca normanna (XII secolo) da parte dei conti di Lecce. Sul finire del Medioevo a seguito di politiche matrimoniali Lecce e il suo territorio passarono agli Enghien e poi agli Orsini del Balzo che governarono vivendo proprio nella residenza leccese, a cui poi si sovrappose il castello voluto da Carlo V per esigenze militari.

Il castello di Carlo V a Lecce, sede del III Congresso Internazionali Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage che si è svolto dal 23 al 25 Ottobre 2017.

Il castello di Carlo V a Lecce, sede del III Congresso Internazionali Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage che si è svolto dal 23 al 25 Ottobre 2017.

Ingresso al castello di Carlo V a Lecce, sede del III Congresso Internazionali Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage che si è svolto dal 23 al 25 Ottobre 2017.

Inaugurazione nella sala intitolata a Maria d’Enghien nel castello di Carlo V a Lecce del III Congresso Internazionali Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage che si è svolto dal 23 al 25 Ottobre 2017. Nella seduta inaugurale del III Congresso Internazionali Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage, sono stati ribaditi i concetti generali, già espressi nelle precedenti edizioni di MetroArcheo, che sono alla base della organizzazione e realizzazione di questi incontri internazionali, che vanno affermandosi con sempre più ampia partecipazione di studiosi anche per le diversificate aperture scientifiche. In effetti gli argomenti principali e i temi di conferenza proposti sono stati: Metrologia per Archeologia e Beni Culturali. Metodologie, tecniche di misura e analisi dei dati. Metodologie e misure sostenibili per la conservazione preventiva. Geomatica del patrimonio. Tecniche non distruttive e sistemi di collaudo per applicazioni diagnostiche. Strumenti scientifici antichi. Bioarcheologia e misure per il patrimonio alimentare. Archeometria. Informatica e indagini 3D.

A tutto questo sono state associate ben venti sessioni speciali, fra cui la quindicesima riservata alla ‘Numismatica e metrologia’. Anche questa volta la numismatica si è confrontata con altre scienze e si è potuto dimostrare che i numismatici sono al passo con i tempi avviando proficue collaborazioni con le Università e con gli esponenti di spicco dei più avanzati laboratori scientifici riuscendo in tal modo a servirsi delle più attuali tecnologie. Le sessioni speciali, nelle quali si sono potute seguire relazioni che possono interessare anche la numismatica, sono state: I. Sistemi e tecniche non invasive per il monitoraggio e la diagnosi in loco. II. Carta patrona: Identificazione, analisi, indagine, deterioramento, conservazione e restauro. III. Analisi dei dati 3D delle ceramiche archeologiche. IV. Tecniche laser per la conoscenza e la conservazione dei materiali. V. Radar penetrante per la prospezione archeologica e la gestione del patrimonio culturale. VI. Geofisica per l’archeologia. VII. Rilevazione del carbonio: sviluppi strumentali, nuovi approcci e applicazioni. VIII. Approccio multidisciplinare nella scienza del patrimonio archeologico e culturale. IX. Misure non invasive sul patrimonio culturale metallico. X. Progressi spettroscopici per i beni culturali. XI. Processo e metodo Innovazione per i beni culturali, archeologici e paesaggistici. XII. Imaging 3D per il patrimonio culturale subacqueo XIII. Metodologie avanzate per la conservazione diagnostica e preventiva dei materiali lapidei in ambiente subaerario e subacqueo. XIV. Misurazione e individuazione automatica delle caratteristiche archeologiche dei set di dati LiDAR (Laser imaging Detection and Ranging). XV. Numismatica e metrologia. XVI. Archeologia virtuale: indagini, studi ricostruttivi e questioni tecnologiche. XVII. Metodi per la valutazione strutturale di costruzione storica. XVIII. Rivoluzione nei dati. Sfide analitiche alle aspettative archeologiche. XIX. Misurazione in passato: strumenti antichi. XX. Tecniche complete per il monitoraggio delle opere d’arte.

Momento della cerimonia inaugurale MetroArcheo 2017, Lecce 23 – 25 Ottobre 2017.

Momento della cerimonia inaugurale MetroArcheo 2017, Lecce 23 – 25 Ottobre 2017.

Momento della cerimonia inaugurale MetroArcheo 2017, Lecce 23 – 25 Ottobre 2017.

Momento della cerimonia inaugurale MetroArcheo 2017, Lecce 23 – 25 Ottobre 2017.

Momento della cerimonia inaugurale MetroArcheo 2017, Lecce 23 – 25 Ottobre 2017: intervento del professore Lucio Calcagnile.

Momento della cerimonia inaugurale MetroArcheo 2017, Lecce 23 – 25 Ottobre 2017.

Momento della cerimonia inaugurale MetroArcheo 2017, Lecce 23 – 25 Ottobre 2017: intervento del sindaco di Lecce dottor Carlo Salvemini.

Momento della cerimonia inaugurale MetroArcheo 2017, Lecce 23 – 25 Ottobre 2017: intervento della dr.ssa Loredana Capone assessore regionale con delega all’ Industria turistica e culturale, Gestione e valorizzazione dei beni culturali.

Momento della cerimonia inaugurale MetroArcheo 2017, Lecce 23 – 25 Ottobre 2017: intervento della dr.ssa Loretta Martella.

Momento della cerimonia inaugurale MetroArcheo 2017, Lecce 23 – 25 Ottobre 2017.

Momento della cerimonia inaugurale MetroArcheo 2017, Lecce 23 – 25 Ottobre 2017.

Momento della cerimonia inaugurale MetroArcheo 2017, Lecce 23 – 25 Ottobre 2017.

La sessione numismatica, da me moderata, si è svolta nella sala Torremozza nella mattinata del 25 Ottobre. Le relazioni sono state avviate dal professore Nicola Roncone, socio fondatore della Società Mediterranea di Metrologia Numismatica e professore di Economia presso l’Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’, con la relazione: The ‘doppio pes’ measure specimen on the San Nicola Basilica facade in Bari.

Il moderatore della sessione numismatica dr. Giuseppe Ruotolo

Il prof. Nicola Roncone in attesa di presentare la personale relazione.

Sulla facciata della Basilica di San Nicola di Bari, sul lato del toro "colonna" di destra, 1,44 metri sopra il livello del terzo passo, c'è un lastrone di pietra che rappresenta un campione di misura lineare noto come "brachium"; le sue dimensioni sono di 58,5 centimetri di lunghezza e 16,5 centimetri di altezza. L’'impronta consta di tre elementi, due in rilievo ed una inincavata: il primo fusto in rilievo è largo 2,5 centimetri, il secondo elemento, situato in posizione centrale ed incavato, e il terzo, in rilievo, sono entrambi larghi 2 centimetri; il tutto è evidenziato dal margine del lastrone da due incavi della altezza di 5 centimetri. La misura di impronta di 58,5 cm corrisponde al "doppio pes”, unità utilizzata a Bari per misurare tele, sete e tende che erano scambiate durante le fiere Nicolaiane che si svolgevano per due volte l’anno, e duravano non meno di una settimana, sin dalla traslazione delle reliquie di San Nicola da mira a Bari nel 1087 sono apprezzate durante l'anno e ho trascorso una settimana. Queste fiere furono chiamate mundinae octiduanae e si svolgevano l'8 Maggio, in occasione degli annuali festeggiamenti per la traslazione e il 6 dicembre, festività del nome del protettore di Bari. Delle mundinae octiduanae si trova menzione in documenti del XIV secolo e rappresentano una preziosa fonte per individuare le caratteristiche tecniche e mercantili dell’epoca. Ancora in recenti pubblicazioni questa unità di misura lineare è indicata come brachium ma il realtà si tratta di un doppio pes. Questo riconoscimento permette di inserire la misura in un sistema metrico completo che avendo quale base il pes pari ai nostri 29,65 centimetri prevede l’esistenza di multipli e sottomultipli, come si può osservare nel seguente schema: Cubitus o ulna (un braccio) = 1,5 pes = cm 44,47 Gradus = 2,5 pes = cm 74,12 Passus (passo) = 5 pes = cm 148,25 Decempeda (dieci piedi) o pertica = 10 pes = cm 296,5 Actus = 120 pes = cm 3558,0 Stadius = 625 pes = cm 18.531, 25 Milium o miliarium = 5000 pes (pari ad 8 stadi o a 1000 passi) = cm 148.250,0 Pes = 29,65 cm Sextans o dodrans = ¾ di pes = cm 22,2375 Palmus (palmo) = ¼ di pes = cm 7,4125 Uncia (oncia) = 1/12 di pes = cm 2,47083 Digitus (dito) = 1/16 di pes = cm 1,8531

L’oggetto della relazione del prof. N. Roncone: il doppio ‘pes’ sulla facciata della Basilica di San Nicola di Bari.

Ha fatto poi seguito la relazione: Alloy composition of the Swabian denari in the kingdom of Sicily (1194-1266). Comparison of analisys tecniques. Part 1. che ha visto come relatori il professore Giuseppe Colucci, Presidente del Circolo Numismatico Pugliese, che ha presentato la parte numismatica dello studio e il professore Gioacchino Tempesta, del Politecnico di Bari, che ha presentato la parte tecnica della ricerca, a cui ha collaborato anche il dottor Vincenzo Palleschi dell’Istituto di Chimica dei Composti Organometallici (ICCOM-CNR UOS di Pisa).

Il professore Giuseppe Colucci (a sinistra) e il professore Gioacchino Tempesta (a destra) presentano lo studio Alloy composition of the Swabian denari in the kingdom of Sicily (1194-1266). Comparison of analisys tecniques. Part 1. che hanno in corso da alcuni anni.

L’argomento era già stato affrontato a Torino in occasione di MetroArcheo 2016, sicché in questa circostanza sono stati presentati i dati che sono stati ottenuti in quest’ultimo anno di ricerche. La nostra conoscenza sulla composizione dei denari svevi nel Regno di Sicilia (1194-1266) è ancora basata sulla determinazione di A. Sambon svolta all'inizio del XX secolo, limitatamente al regno di Federico II. Mai sono state effettuate analisi per le coniazioni di Enrico VI o per quelli dei tre ultimi re sveva (Corrado I (IV), Corrado II [Corradino] e Manfredi). Poiché il denaro imperiale di Enrico VI era pari a ½ denari milanese (mezzano), che aveva un peso di 1 grammo e una lega di 500 ‰ di argento, si supponeva che un denaro siciliano di un grammo dovesse avere una lega di 250 ‰ di argento. Non essendo disponibili dati sui tre ultimi re di Svevo si è sempre ipotizzato che la lega dei denari di questi sovrani fosse uguale all'ultima emissione di FredericoII del 1249. Lo studio di Colucci, Tempesta e Palleschi mira a determinare la composizione della lega dei denari e le sue

svalutazioni, confrontando due metodi analitici differenti, per garantire risultati affidabili. Per le misurazioni sono state utilizzate due tecniche differenti: spettroscopia a rottura laser (LIBS) e fluorescenza a raggi X (XRF). LIBS è una tecnica superficiale implicante disintegrazioni microscopiche che in determinate condizioni può essere usata per ottenere dati volumetrici sfruttando l'effetto di ablazione che ogni impulso laser produce sulla superficie dell'oggetto. La fluorescenza a raggi X, d'altra parte, è una tecnica volumetrica non distruttiva, che tuttavia è influenzata in gran parte dall'omogeneità compositiva tra la superficie e il volume dell'oggetto.

Un momento della presentazione della relazione: Alloy composition of the Swabian denari in the kingdom of Sicily (1194-1266). Comparison of analisys tecniques. Part 1. da parte del professor Giuseppe Colucci.

Dopo un primo insieme di misure, i risultati ottenuti con i micro-LIBS presso l'Università di Bari sono stati confrontati con quelli ottenuti con Portable XRF presso il CNR Pisa. Le misurazioni LIBS sono state ottimizzate in modo che la dimensione del micro-cratere prodotta dal laser sulla superficie delle monete venga ridotta al minimo. I risultati sono stati confrontati e hanno mostrato un buon grado di somiglianza nella concentrazione d'argento determinata dai due strumenti. Questo risultato ha permesso di continuare gli analisi solo con XRF, che ha il vantaggio di essere uno strumento non distruttivo. Non solo sono stati discussi i dati sin ora ottenuti ma si è potuto dimostrare che con le tecniche utilizzate per determinare il contenuto d'argento del denaro non si sono evidenziate influenzate dallo strato di superficie arricchito, tipico delle monete risalenti a quel periodo storico.

Denari di Federico II Hohenstaufen (1194-1250)

Zecca di Messina, 1225.

Zecca di Messina, 1245.

Zecca di Messina, 1242.

Zecca di Messina, 1246.

Lo studio di Colucci, Tempesta e Palleschi è stato segnalato per il premio Best Paper Award come migliore full paper nell’ambito della sessione “Numismatic and Metrology”.

Un momento della presentazione della relazione: Alloy composition of the Swabian denari in the kingdom of Sicily (1194-1266). Comparison of analisys tecniques. Part 1. da parte del professor Giuseppe Colucci.

Un momento della presentazione della relazione: Alloy composition of the Swabian denari in the kingdom of Sicily (1194-1266). Comparison of analisys tecniques. Part 1. da parte del professor Gioacchino Tempesta.

Un momento della presentazione della relazione: Alloy composition of the Swabian denari in the kingdom of Sicily (1194-1266). Comparison of analisys tecniques. Part 1. da parte del professor Giuseppe Colucci.

Parte dei presenti alle relazioni numismatiche.

Il dottor Luca Lombardi illustra la relazione Metrology in the "Bourbon age.

Il dottor Luca Lombardi ha presentato la relazione Metrology in the "Bourbon age. Sono stati valutati i pesi, le misure e la percentuale metallica nelle monete borboniche napoletane. Il periodo di riferimento è quello che origina da Charles Bourbon, che regnava dal 1734, all'ultimo sovrano Bourbon, Francis II, il cui regno si è concluso nel 1861. Durante i primi anni del XVIII secolo nel Regno di Napoli si utilizzavano i seguenti pesi: la libbra il cui peso corrisponde ai nostri 320,76 grammi, l'oncia, pari a 1/12 libbra, e che pertanto pesava 26,73 dei nostri grammi; il trappeso o tarì peso, pari a 1/30 oncia e per questo pari a grammi 0,891 e infine l'acino, pari a 1/20 trappeso che pesava 0,04455 grammi. La percentuale d'oro era espressa in carati, con 24 carati pari a 1000/1000 (oro puro). Per quanto riguarda la percentuale d'argento, era espresso in libbre di 12 once, ciascuna di esse pari a 20 sterlini, e ciascuno sterlino pari a 1,5 trappesi o 30 acini". Con lo sterlino pari ai nostri grammi 1,3365 anche la libbra per l’argento era di grammi 320,76. Per le monete l’unità base fu il ducato, pari ad una massa d’argento di acini 479 (grammi 21,34) quando il titolo era di 916 millesimi d'argento, poi portata a 515 acini (corrispondenti a grammi 22, 94) quando il titolo fu abbassato a 833 millesimi per aumentare la resistenza alla circolazione dei pezzi monetati. Le monete di oro di Carlo di Borbone del valore di ducati 6 (oncia napoletana), ducati 4 (doppia) e ducati 2 (zecchino) erano al titolo di 906,25 millesimi e pesavano rispettivamente grammi 8,79 l’oncia napoletana (197,3 acini), grammi 5,86 la doppia (131,5 acini) e grammi 2,93 lo zecchino (65,8 acini). Le monete di argento di Carlo di Borbone furono la piastra (120 grana), la mezza piastra (60 grana), il carlino (10 grana) e il mezzo carlino (5 grana) furono coniati con un titolo argento di 908 millesimi, ma con il peso proporzionale al valore sulla base del ducato di acini 479 (grammi 21,34). Ferdinando IV di Borbone fece battere gli stessi nominali in oro del padre, con identico peso e titolo. In argento le piastre degli anni 1766, 1767 e 1772 e la mezza piastra pupillare del 1760 furono battute al titolo di 916 millesimi e un peso rispettivo di acini 575 (grammi 25,61) e acini 287 (grammi 12,8). Dal 1784 tutte le monete di argento furono portate al titolo di 833 millesimi di fino e per mantenere costante il loro valore intrinseco il peso delle monete fu accresciuto proporzionalmente. Si batterono con il titolo ridotto e il peso accresciuto la piastra (120 grana, peso grammi 27,53), il ducato (100 grana, peso grammi 22,94), la mezza piastra (60 grana, peso grammi 13,5, dal 1766 portata al peso di grammi 13,75-13,77), il mezzo ducato (50 grana, peso grammi 11,47), il tarì (20 grana, peso grammi 4,58) e il carlino (10 grana, peso grammi 2,29). Tali valori rimasero costanti sino alla caduta del Regno delle Due Sicilie (1860) con la circostanza che Francesco I di Borbone coniò solo piastre, mezze piastre, tarì e carlini, Ferdinando II di Borbone alle piastre, mezze piastre, tari e carlini fece aggiungere i mezzi carlini del peso di acini 26 (grammi 1,15) e Francesco II ebbe il tempo di far coniare solo piastre. Dal 1818 a nome di Ferdinando I in oro furono coniati nominali al titolo di 996 millesimi (quasi oro puro) del valore di 30 ducati e del peso di acini 850 (pari a grammi 37,86), di 15 ducati del peso di acini 425 (grammi 18,93) e di 6 ducati del peso di 170 (grammi 7,57). A questi nominali Francesco I e Ferdinando II di Borbone fecero aggiungere il 3 ducati del peso di acini 85 (grammi 3,79).

Io ho presentato la relazione Metrology of theearly islamic coins in Persia. Durante i secoli precedenti la parola di Mohammed, la circolazione monetaria nelle grandi terre conosciute come Medio Oriente era abbastanza disordinata per la presenza contemporanea, accanto alle monete romane che ancora circolavano in abbondanza aurei e denarii, delle monete di oro bizantine, solidi e tremissi, delle drahms sasanidi, degli aurei aksumiti. Oltre a queste circolavano ed erano utilizzate monete emesse da zecche di diverse città del Medio Oriente che imitavano approssimativamente i prototipi imperiali in oro e argento e solo di uguale sono stati uguali in peso e percentuale metallica. Sono disponibili anche monete romane. I commerci, a tutti i livelli, erano ostacolati da questa eterogeneità e ulteriormente rallentate dai diversi valori assegnati a nominali uguali che nelle diverse regioni erano valutati in modo diverso; la mancanza di stabilità politica complicava ulteriormente le transazioni. La storia della monetazione araba ebbe inizio con l’ascesa al potere della dinastia degli Omàyyadi che guidò la comunità (Umma) islamica dall’anno 40 (661 d.C.) sino all’anno 132 dell’Egira (750 d.C.) fissando la capitale a Damasco (Siria). Allorché gli Arabi conquistarono la Persia lasciarono in funzione le zecche sasanidi facendovi realizzare drahms in argento, che presero il nome di derham o dirham, del tutto simili a quelle fatte coniare dagli imperatori sasanidi, sicché i primi conii emessi nell’Iran islamico mostrano immagini e legende che ricalcano i precedenti tipi sasanidi e in effetti sono conosciuti come “monete arabo – sasanidi”. Dal 29/650 al 50/670 le emissioni continuarono a portare il nome del penultimo imperatore sasanide Khosrow II (590-628) e più raramente di Yazdgard III (632-651) ultimo rappresentante della dinastia sasanide. Tra il 42/662 e il 52/672 quando l’impero Sasanide fu interamente conquistato dagli Arabi i nomi degli imperatori sasanidi posti sulle nuove drahms (dirham) furono sostituiti da nomi di governanti locali, provinciali e regionali e di tanto in tanto dello stesso califfo, con iscrizioni in pahlavi. In questo periodo per quel che riguarda i valori metrologici e ponderali, si riscontra una grande varietà che non aiuta nella comprensione del valore dei tipi e più in generale del sistema monetario

utilizzato. Nonostante le reciproche influenze, si nota comunque il persistere di una marcata differenza fra i sistemi ponderali dei Paesi arabi e di quelli persiani, eredità del passato rispettivamente bizantino e sasanide. Ne risultò una doppia struttura dei sistemi metrologici che erano decimali e sessagesimali. Il califfo Abd al-Malik ibn Marwān (AD 685-705), esponente della dinastia Omayyad (AD 661750) dopo aver imposto l'ordine al vasto impero sotto il suo controllo, impose l'uso della scrittura araba in tutti gli atti ufficiali e l'abolizione delle lingue locali aprendo così la via per la più ampia diffusione della lingua araba. Con una grande visione unitaria egli stabilì un sistema monetario unico nelle terre conquistate, effettivamente raggiungendo una moneta pan-islamica. Egli impose l’uso del dinar di oro del peso di 24 qίrát pari a grammi 4,25 e titolo di carati 22 che fu effettivamente coniato per la prima volta a Damasco, in Siria, nell’anno 77 dell’Egira / 696-697 dell’Era cristiana. Il nominale in argento introdotto con la riforma monetaria del 690 d.C. di ‘Abd al-Malik ibn Marwān fu il dirham del peso di grammi 2,8 circa con un titolo di fino fissato a 22 carati (91-94 %). Il dirham sarebbe stato posto in circolazione per la prima volta nell’anno 698. I primi dirham in Persia hanno un peso che corrisponde al valore di 0,7 metqāl orientale, un peso il cui valore è pari ai nostri 4 grammi, sicché i dirham degli Omàyyadi pesavano circa 2,8 grammi. Verso il IX secolo il metqāl persiano fu portato a grammi 4,25 uniformandolo al metqāl in uso nel Nord Africa e in Spagna e il peso del dirham fu portato a grammi 2,975 conservando il valore di 7/10 del metqāl occidentale e in proporzione a 17 quirát. Nell’anno 100 / 719 i dirham coniati a Wasit (sul Tigri, Irak) furono portati ad un titolo di fino del 99% mentre nel Khorasan si continuarono a coniare dirham al titolo del 22 carati. I nuovi dirham omàyyadi dapprima furono emessi in numerose zecche, ma con la fissazione delle nuova capitale a Wāsiṭ fra l’83-84 / 702-703 tutte le emissioni furono concentrate nella capitale. Sono poi stati forniti altri dati metrologici e ponderali con riferimento all’Alto Medioevo.

Presento la relazione Metrology of theearly islamic coins in Persia

Intervallo.

Intervallo.

Il dottor Marco Ferrante dell’Università di Salerno presenta la relazione Precise lead isotope ratios measurements on Ebusus coins and on some Campanian imitations. Alla ripresa dei lavori, dopo un breve intervallo, dal dottor Marco Ferrante dell’Università di Salerno è stata proposta la relazione Precise lead isotope ratios measurements on Ebusus coins and on some Campanian imitations frutto della collaborazione fra il relatore e i dottori Stefano Nisi e Maria Laura di Vacri, tutti e tre del INFN-CHNet (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare - Cultural Eritage Network), il professore Giacomo Pardini dell’Università di Salerno e il dr.Pier Renato Trincheri del LIMS-INFN (Laboratory for Isotope Mass Spectrometry – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare). La misura di precisione dei rapporti di isotopo di piombo, in questo caso su monete Ebusus e su alcune imitazioni campane, può essere utilizzato come strumento di ricerca. Il termine isotopi stabili, che ha significato simile a quello di nuclidi stabili (che non sono radioattivi e quindi non subiscono spontaneamente decadimento radioattivo. L’abbondanza relativa di isotopi stabili può essere misurata sperimentalmente. L’analisi dell’isotopo è particolarmente utile nell’archeologia come mezzo di caratterizzazione. La caratterizzazione degli artefatti comporta la determinazione della composizione isotopica di possibili materiali di origine come i corpi di minerali metallici e di confrontare questi dati con la composizione isotopica degli artefatti analizzati. Una vasta gamma di materiali archeologici come metalli, vetro e pigmenti a base di piombo sono stati prodotti con la caratterizzazione isotopica. In numismatica l'analisi dell'isotopo di piombo è stato uno strumento utile per determinare le fonti dei metalli e un indicatore importante dei modelli commerciali. L'interpretazione dei dati dell'isotopo di piombo è tuttavia spesso controversa e affronta numerose sfide strumentali e metodologiche. Problemi quali la miscelazione e il riutilizzo di metalli provenienti da fonti diverse, limitati dati affidabili e contaminazione dei campioni possono essere difficili problemi di interpretazione.

Alvaro Campaner y Fuertes, Estudio sobre las monedas de Insula Augusta y Ebusus, Seville, 1878.

Il dottor Marco Ferrante dell’Università di Salerno presenta la relazione Precise lead isotope ratios measurements on Ebusus coins and on some Campanian imitations.

La professoressa Emma Angelini del Politecnico di Torino presenta la relazione Non – destructive analysis of Magna Grecia coins: stateri incusi from Κρότων, Λᾶος and Ταρας

La sessione numismatica si è conclusa con la relazione della professoressa Emma Angelini che aveva condotto una Non – destructive analysis of Magna Grecia coins: stateri incusi from Κρότων, Λᾶος and Ταρας. L’alta rarità degli esemplari studiati aveva fatto escludere a priori ogni tipo di intervento ‘invasivo’. Erano stati esaminati quattro stateri incusi della Magna Grecia in collezione privata, dichiarati al Ministero dei Beni e della Attività culturali e del Turismo - Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia. Per la scelta degli esemplari non era stato utilizzato un criterio scientifico, ma si è impiegato il materiale disponibile; nonostante questo i quattro stateri avevano diversi elementi aggreganti che, nell’ambito delle monete incuse della Magna Grecia, rendono il gruppo omogeneo. Il primo carattere unificante è quello tecnico, con una immagine in rilievo e al rovescio una figurazione incusa, che in generale è simile, ma non uguale. Un secondo carattere è quello ponderale. Il sistema di riferimento sarebbe quello corinzio – acheo caratterizzato dallo statere di grammi 8,25 – 8,00, diviso in tre dramme del peso di grammi 2,75 – 2,65. In questo sistema si pongono anche le emissioni tarantine sulla scorta dei pesi degli esemplari noti, ma la divisione in dramme non è documentata a Taranto, seppure il punto discriminante fra la monetazione tarantina e quella delle città achee è individuabile nel sistema di frazionamento dello statere che a Taranto appare diviso per metà, mentre le altre città adottano la divisione per terzi. In realtà, mentre nella monetazione delle colonie achee il sistema di frazionamento è documentato dalla presenza di frazioni corrispondenti a 1/3, 1/6 ed 1/12 dello statere, nelle serie incuse di Taranto la mancanza di frazioni rende ignoto, allo stato attuale delle nostre conoscenze, il metodo di divisione. Altro requisito è il dato temporale, appartenendo tutti al breve periodo di emissione dei cosi detti stateri a tondello stretto che può essere fissato fra il 510 e il 490 a.C. Gli studiosi

concordano nel fissare al 550 a.C. l’inizio delle coniazioni incuse, limitatamente alle città di Sibari, Metaponto e Crotone. Intorno al 530 a.C. avrebbero iniziato le loro emissioni Caulonia e Poseidonia. Nel 510 a.C. la distruzione di Sibari, oltre ad interrompere la produzione monetale di questa città, provocò conseguenze nella monetazione italiota: Crotone, Metaponto e Caulonia adottarono un tondello di dimensioni ridotte (tondello medio), Taranto diede avvio alla breve emissione di stateri incusi di cui nel tempo si alternarono tre tipi, Laos fece battere un esiguo numero di stateri, Poseidonia interruppe le coniazioni. Nei primi decenni del V secolo a.C. a Crotone, Metaponto e Caulonia si ebbe una ulteriore riduzione del diametro del tondello che per conservare il peso divenne ancor meno largo (tondello spesso). Poco dopo il 480 a.C. progressivamente, tutte le città della Magna Grecia adottano la tecnica a doppio rilievo. Lo statere incuso di Λᾶος pesa 6,950 grammi, ha un diametro di millimetri 23 e uno spessore non uniforme che oscilla fra l’uno e i due millimetri. Gli assi del diritto e del rovescio sostanzialmente coincidono . Lo statere incuso di Κρότων pesa 6,640 grammi, ha un diametro di millimetri 23 e uno spessore di millimetri 2. Gli assi del diritto e del rovescio sono rovesciati di 180 gradi:  Esso sulla scorta del diametro e dello spessore del tondello e per la diversa rappresentazione sulle due facce della moneta deve essere datato al periodo 500 – 480 a.C. I due stateri incusi di Ταρας mostrano i seguenti dati ponderali e metrologici rispettivamente:  peso 7,260 grammi, diametro di millimetri 24 e spessore di millimetri 1,2; gli assi del diritto e del rovescio coincidono .  peso 6,950 grammi, diametro millimetri 23x24 e spessore di millimetri 1,3; gli assi del diritto e del rovescio coincidono .

La visione del cielo da Dante a Galileo e la perfetta riproduzione del cannocchiale di Galileo.

Nell’ambito della sessione speciale dedicata agli antichi strumenti di misurazione (Misurazione del passato: strumenti antichi) la professoressa Emma Angelini ha proposto la relazione La visione del cielo da Dante a Galileo mostrando anche la perfetta riproduzione del cannocchiale di Galileo che, con l’originale è custodito a Firenze presso il Museo Galileo. Il Museo Galileo (già Istituto e Museo di Storia della Scienza) di Firenze si trova in piazza dei Giudici, vicino alla Galleria degli Uffizi, nella sede di Palazzo Castellani, un edificio di antichissime origini (fine XI secolo), noto ai tempi di Dante come Castello d'Altafronte. Il Museo Galileo conserva una delle raccolte di strumenti scientifici più rilevanti al mondo, testimonianza materiale dell'importanza attribuita alla scienza e ai suoi protagonisti da parte degli esponenti della dinastia medicea e dei granduchi lorenesi. Il 10 giugno 2010, dopo una chiusura di due anni per lavori di ristrutturazione, il Museo di Storia della Scienza ha riaperto al pubblico con il nuovo nome di "Museo Galileo". L'inaugurazione ha coinciso con il 400º anniversario della pubblicazione del Sidereus Nuncius (marzo 1610), l'opera con la quale Galileo Galilei divulgò le sue scoperte in ambito astronomico ottenute attraverso l'uso del cannocchiale.

Cannocchiale di Galileo: dettaglio dell’obiettivo. Firenze, Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza

Galileo Galileo Patritio Florentino, Sidereus Nuncis, Venetiis, MDCX

La professoressa Emma Angelini del Politecnico di Torino presenta la relazione La visione del cielo da Dante a Galileo

Partecipanti al Congresso Internazionale MetroArcheo 2017, Lecce 23 – 25 ottobre 2017.

Partecipanti al Congresso Internazionale MetroArcheo 2017, Lecce 23 – 25 ottobre 2017. La IMEKO International Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage si è concluso nel pomeriggio con una amabile cerimonia durante la quale gli organizzatori hanno salutato i partecipanti e premiato i vincitori dei diversi premi, consegnando attestati di benemerenza.

Cerimonia di chiusura detta terza edizione della International Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage.

Cerimonia di chiusura detta terza edizione della International Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage.

Cerimonia di chiusura detta terza edizione della International Conference on Metrology for Archaeology and Cultural Eritage.

Il prossimo appuntamento per il 4th International Conference on Metrology for Arcaeology and Cultural Heritage, organizzato dal professore pasquale Daponte della Università del Sannio e dalla professoressa Marilena Maniaci della università di Casino e del Sud del Lazio è fissato a Cassino dal 22 al 24 Ottobre 2018.

GIUSEPPE RUOTOLO

LECCE-MetroArcheo-ottobre2017 Luca Lombardi.pdf

Benevento, Piazza Guerrazzi e Palazzo San Domenico. Page 3 of 67. LECCE-MetroArcheo-ottobre2017 Luca Lombardi.pdf. LECCE-MetroArcheo-ottobre2017 ...

12MB Sizes 2 Downloads 144 Views

Recommend Documents

Silvie luca love journey
World history pdf.Download Silvielucalovejourney - The batman 2004 series ... Jagged alliance wildfire.They can relateto abortion and euthanasia or suicide.

man-92\cerita-luca-madona.pdf
Sign in. Loading… Whoops! There was a problem loading more pages. Retrying... Whoops! There was a problem previewing this document. Retrying.

Plasmoid Instability in General Current Sheets Luca ...
The new scaling laws are shown to depend on the Lundquist number, the noise of the system, the characteristic rate of current sheet evolution, as well as the thinning process. The detailed dynamics of the instability is also elucidated, and shown to

silvie luca and elisa sweet kisses.pdf
Silvie luca pornstar hd. videos pornhd.com. Silvie luca wantselisa 39 s tongue on her pussy. porndoe. Nubilefilms sweet kisses free hd porn videos photos.

Luca Capogna Department of Mathematical Sciences ...
2011- 2013: Associate director, Institute for Mathematics and its Applications (IMA). 2008- 2014 : Professor .... September 2016, AMS Fall Easter Sectional Meeting 1115, Bowdoin College,. Special Session on .... consists in working with and coordinat

Luca Bossi Curriculum Vitae - Penn Economics - University of ...
Senior Lecturer and Director of Macroeconomic Principles Program Department of .... 2003: Conference on Improving Social Insurance Programs, College Park, MD; European ... 2007; Florida International University, Miami, FL, 2005; University of ... Bei

The Indian Business Process Outsourcing Industry - Centro Studi Luca ...
In fact, the development of the two types of outsourcing industry has also ...... cheaper to use rented equipment in the long run when technologies are evolving dynamically. ..... biotech research, application development and maintenance, web.

Momente si schite - Ion Luca Caragiale.pdf
Retrying... Whoops! There was a problem loading this page. Retrying... Whoops! There was a problem previewing this document. Retrying... Download. Connect more apps... Try one of the apps below to open or edit this item. Momente si schite - Ion Luca

The Indian Business Process Outsourcing Industry - Centro Studi Luca ...
year 2002-03, prior experience, number of locations, number of clients and ... Companies in high wage nations are increasingly viewing offshoring of services as a strategic .... care service can be provided through online chat, telephone calls or ema

Momente si schite - Ion Luca Caragiale.pdf
Școala română 197. Page 3 of 245. Momente si schite - Ion Luca Caragiale.pdf. Momente si schite - Ion Luca Caragiale.pdf. Open. Extract. Open with. Sign In.

Download PDF Il Progettista Multimediale - Luca Toselli ...
Why does NBC support Il Progettista Multimediale and publish propaganda for ... Book,EPUB XML All in One Desk Reference for Dummies - Richard Wagner ...

Petar II Petrovic Njegos - Luca Mikrokozma.pdf
Page 1 of 70. Page 1 of 70. Page 2 of 70. Page 2 of 70. Page 3 of 70. Page 3 of 70. Petar II Petrovic Njegos - Luca Mikrokozma.pdf. Petar II Petrovic Njegos ...

Luca de Tena, Torcuato - Edad prohibida.pdf
expresión que no intentaba en modo alguno señalar equilibrio mental, profundidad de ideas o. capacidad creadora, sino un amplio cráneo adornado del ...