JESSICA JONES da Bendis e Gaydos, a Rosenberg e Ritter
Marvel’s Jessica Jones di Melissa Rosenberg: la prima stagione Tredici episodi, la struttura narrativa dei migliori serial – brevi storie autoconclusive che si innestano su una trama che si sviluppa lungo l’intera stagione – fanno di questa decina di ore un ottimo prodotto di intrattenimento televisivo. Non un capolavoro, ma una serie di notevole interesse, con ampi margini di rifinitura. “Marvel’s Jessica Jones” è la seconda delle serie tv messe in produzione dopo l’accordo fra Marvel e Netflix, che ha “rilasciato” tutti gli episodi il 20 novembre 2015. Ideata da Melissa Rosenberg, è l’adattamento di una magnifica storia a fumetti - la miniserie “Alias”, di Brian Michael Bendis e Michael Gaydos -, che la Marvel indirizzò a un pubblico adulto; pubblicata fra il 2001 e il 2003, in 28 capitoli, “Alias” uscì in edicola con la dicitura Parental Advisory Explicit Content. Opportunamente, Bendis e Gaydos sono stati coinvolti nella stesura dei soggetti, non meno espliciti nell’esposizione di sesso, sangue e violenza. Le vicende narrate nella serie televisiva sembrano scaturire dalle ultime tavole a fumetti, raccolte nel quinto volume (“Le origini segrete di Jessica Jones”), ma la prima scena televisiva coincide con l’esordio su carta: un cliente aggressivo se la prende con Jessica, che lo manda a sbattere contro la porta dell’agenzia, su cui sta scritto Alias Investigations. Il vetro va in frantumi…
“Marvel’s Jessica Jones” scommette sull’interesse che può suscitare il retrobottega, il dietro le quinte dei supereroi, la vita vera di chi è “dotato” di qualche potere, ma sta un paio di piani sotto le azioni spettacolari dei Vendicatori o dei Fantastici Quattro. Anche se sei un eroe di Serie B, la questione cruciale è sempre quella: da grandi poteri derivano grandi responsabilità… Esplicitamente, nelle loro storie a fumetti, Bendis e Gaydos mostravano “come vivono i supereroi fra un’avventura e l’altra”. Eppure, siamo di fronte a qualcosa di completamente diverso rispetto a quanto la Marvel ci ha abituato al cinema. Niente “supereroi con superproblemi”, come hanno insegnato Stan Lee e Jack Kirby, ma un’atmosfera realistica, in cui ci si dimentica di essere di fronte a una donna con doti sovrumane, finché in una frazione di secondo quel misterioso quid si ripresenta, e lei lo usa, quasi controvoglia.
L’ambientazione è newyorchese, Hell’s Kitchen, le stesse strade in cui si muove Devil, fotografate da Manuel Billeter. Fra i produttori, nomi che parlano agli appassionati del Marvel Universe: Jeph Loeb, Joe Quesada e “il sorridente” Stan Lee. Su musiche di Sean Callery, i titoli di testa contengono alcuni artwork di David Mack, autore delle cover originali del fumetto.
Jessica Jones fa l’investigatrice privata. Per interpretarla, hanno scelto Krysten Ritter – l’amante tossica di Jesse Pinkman in “Breaking Bad” – una bellezza non convenzionale, capelli corvini, sguardo torvo o imbronciato, sempre in jeans, giacca di pelle, stivaletti, canottiere scure, biancheria intima nera. Per un breve periodo, Jessica è stata un supereroe (ha grande forza e può compiere lunghi salti), ma si è scoperta inadeguata a quella vita, e ai costumi sgargianti che ne costituiscono un ingrediente fondamentale. Non sappiamo molto di lei, se non che soffre di un disturbo post-traumatico derivato dall’esperienza con il criminale chiamato Kilgrave, che l’ha plagiata fino a spingerla a uccidere una donna. Da tempo, Jessica non indossa un costume, né una maschera, ha bisogno di lavorare per pagare affitto e bollette (e alcol: per prendere sonno, deve cadere disfatta). La sua migliore amica è Patricia “Trish” Walker (l’australiana Rachael Taylor), bionda ex-modella che conduce un programma radiofonico di successo; oltre ad allenarsi duramente per l’autodifesa, la paura spinge Trish a dotare il suo appartamento di un’inviolabile “panic room”.
Il primo personaggio maschile che si impone è Luke Cage (Mike Colter), uno statuario afroamericano che gestisce un pub; dotato di forza sovrumana e pelle indistruttibile, frutto di un misterioso esperimento, preferisce nascondere questi superpoteri, cercando di condurre una vita normale. Ha raggiunto la
consapevolezza che se hai dei poteri diventi un bersaglio (come puntualmente accade a Jessica, oggetto di un tentativo di vendetta da parte di una donna che ha visto morire la madre, “effetto collaterale” di un combattimento dei supereroi per difendere la Terra da un’invasione aliena). Inoltre, Luke esce da un terribile lutto: l’assassinio della moglie Reva (Parisa Fitz-Henley).
A dare lavoro a Jessica, è un grande studio legale, diretto dalla gelida (e lesbica) Jeri Hogarth (Carrie-Ann Moss), ambiziosa quanto priva di scrupoli; ha una giovane amante, Pam (Susie Abromeit) e la moglie Wendy (Robin Weigert), affermato chirurgo, lo scopre quasi subito. Poi c’è Will Simpson (Wil Traval), un poliziotto che plagiato da Kilgrave stava per uccidere Trish, e da quel momento si sente in dovere di proteggerla. E non va dimenticato Clarke Peters (fra i protagonisti di “The Wire”), nella parte del detective Oscar Clemons. Con piccoli ruoli, anche un paio di nomi celebri: Rebecca De Mornay, nei panni di Dorothy, l’odiosa madre di Trish, e Rosario Dawson, Claire, infermiera notturna (stesso ruolo in “Daredevil”). Infine, il grande manipolatore, il demoniaco Kilgrave (David Tennant), che con la forza del pensiero può far compiere agli altri qualunque nefandezza. Con il nome di “Killgrave, l’uomo porpora”, è stato uno dei primissimi avversari di Devil, nelle storie prodotte da Stan Lee e Bill Everett all’inizio degli anni Sessanta. Il potere di controllare le menti senza il minimo sforzo lo rende crudele e vanesio, in grado di schiavizzare chiunque, trasformarlo in un’arma, sacrificarlo senza rimorsi. Fra abusi sessuali e torture psicologiche, ferite autoinflitte e cieca ubbidienza, questa serie noir si tinge di squarci orrorifici.
Più che sulla trama, l’attenzione degli autori si focalizza su Jessica e gli altri personaggi. Fin dall’inizio, la protagonista ci viene mostrata sofferente, incapace di aprirsi agli altri, con forti tendenze autodistruttive. Si è ripiegata in se stessa, dopo essersi imbattuta in qualcosa di terribile, fuori dalla sua portata, che pensava di aver sconfitto e invece torna a tormentarla. L’ambiguità di Jessica è resa trasparente allo spettatore: per portare a termine un caso che gli hanno affidato, non esita a usare i suoi poteri, incurante di svelare al resto del mondo la sua natura super-umana (nessuno crederà a chi volesse descrivere cosa ha fatto). Sappiamo da tanti film noir che per un investigatore privato, la distinzione fra legale e illegale è poco nitida. Si sono visti altri detective come Jessica Jones, ma erano tutti uomini: la miscela di spavalderia a fragilità, coraggio e terrore, costruisce un personaggio inedito, a cui Krysten Ritter offre una fisicità appropriata. A proposito di fisicità, il rapporto tra Jessica e Luke si configura per la fortissima intensità sensuale. Seguirà un’intimità di diversa natura, anche se Jessica non può confessare a Luke il suo devastante segreto. Nei primi episodi, gli autori scelgono di far incombere Kilgrave, senza quasi mostrarlo; si accumulano indizi su ciò che ha fatto fare a Jessica, e su come le loro strade si sono divise. La riapparizione di Kilgrave appare terrificante alla protagonista e inconcepibile per chi non vi ha avuto a che fare. Troppo facile per un colpevole usare la scusa del lavaggio del cervello. Ma anche dopo i primi, efferati delitti – la giovane Hope uccide a sangue freddo i suoi genitori -, Jessica non se la sente di rendere pubblica la sua personale esperienza.
La trama ha una scossa quando Jessica si accorge che il vicino di casa, Malcolm, è stato reso tossicodipendente da Kilgrave, che può così manipolarlo a suo piacimento. La detective porta sempre con sé il potente anestetico chirurgico che dovrebbe inibire i poteri del criminale. Un flashback (diciotto mesi prima) mostra Jessica e Trish nella stessa casa, l’amica aveva preparato un attillato costume bianco e azzurro, e proposto anche un nome da supereroina: Jewel. Nel presente, fra Trish e Simpson si avvia una relazione a forte componente sessuale; Jessica ha pietà di Malcolm, lo pedina e insieme a Trish e Simpson organizza un piano per rapire Kilgrave e metterlo in condizioni di non nuocere. Il piano sembra riuscire, ma appare una squadra di guardie del corpo, che riesce a liberare Kilgrave. Un altro flashback mostra il primo incontro fra Kilgrave e Jessica, che non riesce a resistere al suo potere. Il malvagio mostra un immediato, morboso attaccamento, innescato dalla consapevolezza delle facoltà sovrumane di Jessica. In prigione, quando Hope si accorge di essere incinta di Kilgrave, è Jessica ad aiutarla ad abortire. Poi, per evitare che Luke arrivi a uccidere un innocente, gli confessa di essere colpevole della morte della moglie (resta da capire quale fosse il segreto di Reva Connors)… Intanto, Kilgrave si impossessa della casa in cui Jessica è cresciuta, e la ricostruisce identica. Per pura, infantile gelosia, spinge al suicidio Ruben, il maldestro vicino di casa innamorato di Jessica. Il senso di colpa schiaccia la protagonista. Non può sopportare che altri muoiano per causa sua, sembra decisa a farsi arrestare e rinchiudere in un carcere di massima sicurezza: Malcolm e Trish cercano di evitarlo, ma è l’irruzione di Kilgrave in un distretto di polizia – una scena di formidabile tensione – a ridefinire le coordinate della guerra psicologica.
Quel che Kilgrave desidera e pretende è che Jessica scelga di vivere con lui, senza usare il potere di controllo della mente. È un delirio parossistico, derivato dall’aver incontrato un ostacolo, dopo una vita passata a esaudire ogni minimo desiderio. Nella sua infanzia, ci sono genitori carnefici, che hanno enfatizzato il suo potere mentale. Anche l’infanzia di Jessica è segnata da una tragedia: la morte in un incidente stradale di padre, madre e fratellino (anche lei era a bordo dell’auto). Per raggiungere i suoi scopi, Kilgrave ha riedificato la casa in cui Jessica era stata felice. In parallelo, procede la causa di divorzio fra Jeri e Wendy, con Jessica che dovrebbe procurare prove di cui l’avvocato possa approfittare. Catturato Kilgrave (il suo vero nome è Kevin), Jessica non esita a torturarlo. Lo spettatore è chiamato a riflettere sulla legittimità dei mezzi attuati per estorcere la confessione, e intanto scopre che il criminale è figlio di scienziati che hanno condotto su di lui terribili esperimenti (c’erano altri bambini come lui). Approfittare del potere di persuasione di Kilgrave è una formidabile tentazione per l’avvocato Hogarth, alle prese con un rovinoso divorzio: riuscirà a trattenersi, ma poi si illuderà tragicamente di essere lei a manipolare il criminale. La figura di Simpson prende una nuova piega: vuole convincere Trish a uccidere Kilgrave, rimette insieme un gruppo di mercenari, ma il progetto fallisce e Simpson resta coinvolto in un’esplosione. Faceva parte di un corpo speciale, che dispone di farmaci segreti e potentissimi (pillole rosse, bianche e blu: mi dice qualcosa…). Jessica mette a rischio la sua sanità mentale, pur di ottenere le prove del potere di Kilgrave, ma lui si lascia picchiare senza opporre resistenza. Si scopre che Reva possedeva il file con le immagini degli esperimenti condotti su Kevin e altri bambini. Jessica si convince che solo ritrovando i genitori di Kilgrave, può renderlo inoffensivo. Dopo aver spinto la madre a uccidersi, Kilgrave prende il controllo su Hogarth, che per curarne le ferite lo porta da un medico: Wendy… Ingurgitando le pillole, Simpson torna a essere un pazzo assassino. La sua scia di sangue si incrocia con quella lasciata da Kilgrave. Ma il criminale è sempre un passo avanti: gli è facile convincere il giudice a liberare dal carcere Hope, cattura Malcolm e gli altri con cui ha già avuto a che fare (l’immagine della fila di persone con il cappio al collo è fra le più potenti della serie). Pur di ottenere da Jessica la promessa che ucciderà Kilgrave, Hope si toglie la vita. Rispetto alle prime 5-6 puntate, il ritmo è cambiato; l’incubo è divenuto più cupo, le parentesi di leggerezza svaniscono, le scene di sesso pure; la sceneggiatura tende ad abusare del medesimo meccanismo: inseguimento, trappola, cattura, fuga, nuovo inseguimento, eccetera.
Attratto da Trish, Simpson sembra voler uscire dall’unità IGH; rintracciato dai suoi, ingoia un paio di pastiglie rosse e compie una strage. Per proteggere Jessica, anche Trish ingoia le pillole, e rischia di morire. A sua volta plagiato da Kilgrave, riappare Luke Cage. Ora che è libera dal condizionamento, Jessica sa come farlo uscire da quella specie di ipnosi: i due danno la caccia a Kilgrave, convinti abbia eliminato anche il padre. Invece, lo sta usando per enfatizzare i suoi poteri, si procura facilmente gli elementi chimici che gli sono necessari e non esita a far suicidare l’ennesimo innocente. La sorte del padre è puro splatter. Uno dei più riusciti colpi di scena avviene quando Luke si rivela essere sempre rimasto sotto il controllo di Kilgrave: persino il perdono a Jessica per la morte di Reva è stato telecomandato. Eseguendo gli ordini del suo carnefice, Luke somiglia a Terminator; per fermare quella macchina assassina, Jessica è costretta a sparargli alla testa. Entra in scena l’infermiera Claire, anello di congiunzione di varie serie Marvel/Netflix.
A Luke, privo di conoscenza, Jessica sussurra: “Sei la prima persona con cui ho immaginato un futuro. E sei la prima persona a cui ho sparato alla testa”. Infine, Kilgrave architetta una trappola nella zona del porto e fa prigioniera Trish (la quale ha ricevuto dalla madre dei documenti che fanno pensare ci sia stato, in passato, un legame fra la misteriosa IGH, l’entità di cui fa parte Simpson, e i poteri di Jessica)… Quando tutto sembra perduto, Jessica si sottrae al controllo del supercriminale e lo uccide a mani nude, spezzandogli l’osso del collo. Giudice e giuria, al tempo stesso: il confine tra giusto e sbagliato, appare più sottile che mai. Difesa da Hogarth, Jessica Jones può tornare in libertà. Rientra nel suo ufficio semidistrutto, trova Malcolm che sta mettendo in ordine. Il telefono squilla: l’agenzia Alias torna a rispondere alle richieste d’aiuto.
Brian Michael Bendis e Michael Gaydos, Alias Saga in 28 capitoli (5 albi per Marvel Italia), realizzata dalla coppia di autori di Cleveland (Ohio), che ridefiniscono i margini del Marvel Universe attraverso il punto di vista di Jessica Jones, ex supereroina con il nome di Jewel. Per breve tempo nei Vendicatori, Jessica si è poi adattata a vivere come investigatrice privata: Alias è il nome della sua agenzia. La pubblicazione comincia nel novembre 2001, le copertine sono di David Mack.
1. Identità segrete, 2001 (2003) “Sono tempi complicati. Non è facile ammetterlo” dice Jessica al marito a cui ha appena detto che la moglie lo tradisce. Ficcare il naso nelle vite degli altri, può essere sgradevole. Un tempo Jessica portava un costume attillato e sgargiante, di cui ora quasi si vergogna. “Non faccio più quella roba... Per lo stesso motivo per cui non faccio più la baby-sitter. Sono cresciuta”. Nella sua stanza, la riproduzione di un famoso quadro di Egon Schiele. Jessica fuma troppo, frequenta il bar di Luke Cage e a volte accetta volentieri di fare sesso con lui. Il mattino dopo una donna le chiede di ritrovare la sorella Miranda. Scoprirà che è l’amante di Capitan America. Jessica non sa che fare, non vuole svelare l’identità segreta di uno dei supereroi più amati, ma comprende di essere lo strumento di una trappola. Infatti, Miranda viene strangolata, la donna che l’aveva assunta è scomparsa, presa da panico Jessica mente alla polizia e viene arrestata in seguito a una telefonata anonima. L’interrogatorio è un pezzo di bravura di Bendis, che riesce a mostrare il singolare impasto di razzismo e invidia che muove il poliziotto di fronte a Jessica. A toglierla da questa situazione critica arriva un’altra vecchia conoscenza dei lettori di fumetti Marvel: l’avvocato Matt Murdock, chiamato in causa da Luke Cage. Coinvolta in un complotto politico innescato da un candidato alla presidenza degli Usa, Jessica dovrà usare la sua super-forza per difendersi dall’aggressione del killer che ha ucciso Miranda e scoprire il movente dell’intrigo. Sarà lo Shield a mettere la parola fine alla storia, poi Steve Rogers va da Jessica a
ritirare la videocassetta che poteva svelare al mondo la sua identità segreta, protetta da questa ragazza solitaria, coraggiosa e malinconica.
2. Il segreto di Rick Jones, 2002 (2003) Jessica Jones ha vestito i panni di Jewel, poi quelli di Knightress, ma presto ha capito di non essere adatta a salvare il mondo. Il supereroismo non fa per lei, ora è un detective privato, unico socio della Alias Investigations. In queste storie viene mostrato “come vivono i supereroi fra un’avventura e l’altra”. In questo mondo, Vendicatori e Fantastici Quattro ricevono per appuntamento, e si può parlare con il loro Numero Verde per le emergenze. Le prime tavole illustrano un fitto dialogo a sfondo sessuale fra Jessica e la bionda Carol Danvers (supereroina nei panni di Miss Marvel e Warbird): l’amica vuole presentarle un uomo: il nuovo Ant-Man. Ma Jessica, che pure confessa di aver avuto una relazione con Luke Cage, preferisce “stare lontana da individui geneticamente alterati”. Carol rivela all’amica che Luke ha fama di “cacciacostumi”, cioè gli piacciono le supereroine (cita Jessica Drew, Tigra e She-Hulk). Jessica fuma continuamente. Per lavoro si collega a una chat gay, dal linguaggio decisamente esplicito: deve incastrare il marito di una sua cliente. Poi le si presenta in ufficio la moglie di Rick Jones: è scomparso da un mese, la moglie, consapevole dei rapporti fra Rick e l’ambiente dei supereroi, è venuta a chiedere aiuto. Sostiene che lei e Rick sono imparentati, ma Jessica nega. Per avere una conferma, telefona alla madre, che sembra preoccupata solo dall’eventualità che la figlia si rimetta in costume. È una telefonata penosa: “Ancora non capisco perché metteva in cattiva luce te come madre”. Quando ci sono lunghi dialoghi, nella successione delle tavole Gaydos usa lo zoom in avanti o all’indietro; Bill Sienkiewicz, invece, dipinge tavole a tutta pagina, che affiancano il testo del libro autobiografico pubblicato da Rick Jones (il titolo è “La spalla”, parla del rapporto di Rick con Bruce banner, Steve Rogers, Capitan Mar-Vell: Jessica l’ha trovato fra i remainders). Dall’incontro con Rick, Jessica ricava che sia terrorizzato da una minaccia aliena. Chiede aiuto ai Vendicatori, ma il giorno dopo, Jarvis, lo storico maggiordomo, le telefona per dirle che quest’uomo è un impostore: il vero Rick Jones vive a Los Angeles. Per smascherare il marito della cliente, Jessica gli ha dato appuntamento in un bar; per caso, si tratta di uno psicoterapeuta, è lui a farle conoscere l’esistenza di una sindrome chiamata “pseudologica
fantastica”. Certe persone, per un disperato bisogno di migliorare la propria autostima, cominciano a raccontare menzogne: “Alla gente piace avere qualcosa di stravagante nella propria vita. E lo vuole al punto che mette da parte qualunque logica razionale per potervisi attaccare... A certe persone non basta essere semplicemente persone”. All’uomo che avrebbe dovuto incastrare, Jessica si limita a dire che deve raccontare la verità alla moglie. Segue la trama più ironica dell’intera serie: Jessica incontra J. J. Jameson, Robbie Robertson e Ben Urich nella sede del Daily Bugle. Sanno del suo passato, dell’identità segreta. Con il solito tono prepotente, Jameson vuole assumerla per scoprire chi sia l’Uomo Ragno. L’idea gli è venuta dopo la campagna del Daily Globe sulla vera identità di Devil (Jonas continua a pensare che sia davvero Matt Murdock). “Pensavo che lei - una donna che ha fallito così miseramente in questo campo - avvertisse l’esigenza di sbugiardare quell’ambiente - di smascherare questi presunti eroi per i vigilantes senza moralità che sono”. Stranamente, Jessica accetta l’incarico. Ma dopo un paio di mesi di rimborsi spesa da centinaia di dollari, con i quali paga gelati a bambini orfani, dà da mangiare a poveracci e assistenza a malati di Aids, Jameson capisce di essere stato ingannato, e rompe il contratto. La storia è impostata su una voce fuori campo che accompagna tavole a tutta pagina.
3. Rebecca è scomparsa, 2002 Jessica Jones era una supereroina, ma ha smesso la calzamaglia e aperto l’agenzia Alias. Lascia New York per un’imprecisata cittadina di provincia, l’hanno assunta per ritrovare una sedicenne scomparsa da quasi un mese; la madre pensa che le abbiano fatto del male, e sospetta del padre (che ha appena lasciato). Ma il padre è un ubriacone innocuo, e a Jessica non ci vuole molto a scoprire perché Rebecca ha voluto sparire: sul suo armadietto, a scuola, qualcuno ha scritto “Muori”. La ragazzina è una mutante… Anzi è quello che pensano i compagni di scuola: la notizia è passata di bocca in bocca, una ex amica dice: “Si sa che è vero perché lei, insomma, non l’ha mai negato. Liz gliel’ha chiesto e lei ... insomma ... essere mutante è come essere gay o ebreo ... non si finge di esserlo se non lo si è, giusto?”. A Rebecca piace fare collages, ed è visibilmente attratta da Devil. Sulle pareti della sua stanza, i poster di Devil, Elektra e il Punitore.
A Jessica piace lo sceriffo di questa cittadina di provincia: dopo aver bevuto qualche drink, non ha difficoltà a sedurlo: “Siamo due adulti consenzienti ... Possiamo fare tutto quel che vogliamo”. Si risveglia in prigione; lo sceriffo si è vergognato di portarla a casa. Esercitandosi per il sermone della domenica, il pastore dice che i mutanti sono un’aberrazione della natura: Jessica cerca di farlo ragionare, ma quel religioso sintetizza i peggiori pregiudizi della provincia americana. Forse Rebecca ha fatto bene a scappare... Jessica ha fatto parte dei Vendicatori, è rimasta amica di Carol Danvers, che fa avere il suo numero di telefono a Scott Lang, che una volta era Ant-Man, e vorrebbe uscire con lei... Poco dopo, una radio trasmette la notizia del processo in cui è coinvolto Matt Murdock, sospettato di essere Devil... È allora che Jessica scopre il cadavere del padre di Rebecca, con un coltello piantato in petto (è stata la sorella della moglie, si scoprirà poi). Quando Jessica ritrova Rebecca, ha chiara la sua angoscia di vivere in un posto così squallido e razzista. Il giorno dopo, a New York, Jessica piantona l’ufficio di Murdock insieme a Luke Cage. Fra i due, qualche giorno prima, c’era stata una torrida notte di sesso (Jessica si era ubriacata...). Sono quattro tavole fitte con un dialogo a sfondo sessuale come mai si era visto prima, nel Marvel Universe: imbarazzante, esplicito, disinibito, ironico, “da adulti”. Infine, Jessica esce con l’ex Ant-Man. Lui sa (da Carol) che lei beve troppo, e la convince a evitarlo. Fra i due nasce un’immediata simpatia. Mentre stanno per ordinare la cena, compare il Dottor Octopus, inseguito dalla Torcia e dall’Uomo Ragno. Unica concessione alle storie in calzamaglia… La sceneggiatura è notevole, i dialoghi strepitosi, il disegno non altrettanto, con il sistematico uso del montaggio parallelo, con inquadrature pressoché identiche, che si susseguono mentre i personaggi si parlano.
4. Sotto la pelle, 2003 (2004) Già supereroina in costume, Jessica Jones ha aperto l’agenzia investigativa Alias; il suo lavoro si svolge nelle stesse strade newyorkesi in cui sfrecciano l’Uomo Ragno, Devil, i Fantastici 4. In questi sei episodi, Jessica sventa una rapina, incrocia il nuovo Ant-Man (che la corteggia), telefona a un agente dello Shield, viene offesa da J. Jonah Jameson, fa da guardaspalle a Matt Murdock, agisce
insieme alla prima Donna Ragno: le coordinate di Bendis e Gaydos lambiscono il Marvel Universe, indagando sui sentimenti contrastanti che l’umanità avverte verso i supereroi. Cosa pensa Jessica di J.J.J.? “È il simbolo di tutto ciò che fa schifo nel giornalismo americano. Un tizio che invece di riferire i fatti usa il Daily Bugle per realizzare un piano che ha ben chiaro in testa”. Descritto senza alcuna ironia, il proprietario del Daily Bugle appare come un concentrato di “rabbia repressa”, che vede nemici ovunque. La sedicenne figlia adottiva è scomparsa, Jessica l’ha vista indossare il costume della Donna Ragno. C’è qualcosa di orribile nel passato sessuale di Jessica, Ant-Man le chiede se si tratta di uno stupro, e lei, nuda nel letto di lui, si alza e se ne va. Dopo aver denunciato l’editore che ha diffuso la notizia che lui sarebbe Devil, Matt Murdock ha assunto Jessica Jones e Luke Cage come guardie del corpo, nel timore di venire attaccato da qualche nemico del Diavolo rosso. Jessica sa che Matt è Devil, anche se lui non gliel’ha detto. L’indagine porta Jessica nel mondo delle nuove droghe giovanili: le discoteche, lo sballo, il bisogno di apparire in questa “società allo sbando” (è lei a dirlo). Scopre l’esistenza di una droga – OCM: Ormone di Crescita Mutante – che mischiata al sangue di un super-eroe fa sentire come super-eroi. Poi compare un’altra Jessica, Drew (la prima Donna Ragno: così simile a Jennifer Connelly) e il primo contatto fra le due donne è pessimo. Imparano a lavorare insieme, diventano amiche. Jessica Jones dice all’altra che “se Philip Marlowe avesse avuto accesso a Internet, l’avrebbe usato”. Nei dialoghi fra le due donne, Bendis sfodera le migliori qualità dissacratorie: “JD: Come hai avuto i tuoi poteri? JJ: Ho masticato un chewing-gum radioattivo... per sbaglio... Tu perché niente costume? JD: Mi fa il sedere grosso”. Finisce con Ant-Man che trova il coraggio per confessare a Jessica di essersi innamorato di lei.
5. Le origini segrete di Jessica Jones, 2003 (2005) Bendis è in stato di grazia: la prima tavola strappa già un sorriso, ricalcando lo stile di Stan Lee e Steve Ditko, torniamo agli anni liceali di Peter Parker, quando il futuro Uomo Ragno veniva emarginato dai coetanei. In quel liceo studiava anche Jessica, occhiali e lentiggini, attratta da Peter; stava per confidarsi con lui, quando venne morso dal ragno radioattivo. Difficile immaginare una rilettura più ironica di una pietra miliare del Marvel Universe. Anche Jessica, come Matt Murdock, incrocia un camion che trasporta un segretissimo isotopo radioattivo… Padre, madre e fratellino morirono in un incidente stradale, quando era adolescente; anche lei stava sull’automobile, rimase in coma sei mesi, risvegliandosi per un brusco calo di tensione elettrica, mentre Galactus e Silver Surfer combattevano per il destino della Terra.
Adottata dalla famiglia Jones, carica di sensi di colpa e rabbia repressa, Jessica scopre di poter volare (o quasi). Poi, di avere una forza molto superiore alla norma. Vede che la gente ama i Fantastici Quattro, rassicuranti, e odia l'Uomo Ragno; per caso, sventa una rapina dello Scorpione, e decide di trovarsi un costume (alcune tavole di queste sette storie conclusive sono disegnate da Mark Bagley, quelle in cui si sviluppa la breve carriera super eroica di Jewel). Di nuovo al tempo presente, Matt Murdock chiama Jessica e le presenta Ka-Zar, il signore della Terra Selvaggia: costui vorrebbe assumerla per ritrovare Zabù, la tigre dai denti a sciabola. Jessica rifiuta in malo modo (la scena è piena di parolacce, Jessica è fatta così). La segreteria telefonica dell’agenzia ribolle di messaggi di chi vorrebbe farle inseguire storie legate a supereroi o supercriminali (un uomo sospetta che la moglie abbia una relazione con Hulk). Jessica si reca alla sede dei Vendicatori, incrocia l’amica Carol Danvers, Capitan America e Ant-Man (che le fa la corte), ma rivedere quegli individui in costume la fa star male. Amici e parenti di vittime di Killgrave, l’uomo porpora, rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, vorrebbero fargli ammettere una serie di delitti mai confessati. Il potere di Killgrave è terribile, annulla la volontà delle persone, può farle morire semplicemente dicendo loro di non respirare. A Luke Cage, Jessica confessa il suo orribile trauma: per otto lunghi mesi, è stata in balia di Killgrave, “mi costringeva a restare a guardare mentre lui scopava altre donne. Mi diceva che dovevo desiderare di essere al loro posto. Mi diceva di piangere mentre guardavo”. Racconta a Luke di aver attaccato i Vendicatori, su ordine di Killgrave, e di aver subito una dura lezione; quando la verità si era rivelata, le avevano offerto di fare da agente di collegamento fra Shield e Vendicatori, ma lei aveva deciso di farla finita con i costumi. Infine, Jessica rivede Killgrave, un pazzo che sta fra il Joker e Bullseye, convinto di vivere all’interno di un fumetto di cui non è l’autore. Non vuole confessare i delitti per cui Jessica gli chiede la verità. Anzi, subito dopo riesce a fuggire dal carcere, gettando Jessica nell’incubo più buio. Con l’aiuto di Jean Grey degli X-Men, Jessica sfugge al controllo mentale e sconfigge Killgrave. Luke dice di amarla, lei è incinta di lui da tre mesi. Decidono di tenere il bambino: “si volta pagina”.