The Newsroom, la prima serie Più ritmo che psicologie, dialoghi fin troppo scoppiettanti, l’ambiente di lavoro che confonde i sentimenti, la “vocazione” a dare notizie contrastata dal peso degli indici di ascolto, l’ispirazione da Dentro la notizia (William Hurt, riveduto e corretto da Jeff Daniels), il patriottismo che pulsa sotto ogni sottotrama…

Creata da Aaron Sorkin, The Newsroom è una serie televisiva in tre stagioni, trasmessa sul canale HBO; ha debuttato il 24 giugno 2012 e si è conclusa il 14 dicembre 2014. Sorkin è l’autore di Codice d’onore (1992), The West Wing (1999-2006), il notevole e sottovalutato Moneyball (2102), e The Social Network (2010), grazie al quale ha vinto l’Oscar per la sceneggiatura. Questa serie segue le vicende professionali e personali di Will McAvoy (Jeff Daniels), anchorman di News Night, e della nuova produttrice esecutiva MacKenzie McHale (Emily Mortimer), sua ex fidanzata, all’interno della fantomatica rete via cavo Atlantis Cable News (ACN). Compongono il cast il giovane produttore Jim Harper (John Gallagher Jr.), l’ancor più giovane produttrice associata Maggie Jordan (Alison Pill), l’addetto alle ricerche su Internet Neal Sampat (Dev Patel), l’ex produttore di News Night trasferito a nuovo incarico Don Keefer (Thomas Sadoski), l’affascinante economista Sloan Sabbith (Olivia Munn) e l’esperto, gioviale capo della divisione news, Charlie Skinner (Sam Waterston). Ogni tanto compare Leona Lansing (interpretata da Jane Fonda), amministratrice delegato di Atlantis World Media (AWM), la società che possiede il canale tv. Suo figlio, Reese Lansing (Chris Messina) è il presidente della AWM e più che alle notizie pensa alle entrate pubblicitarie. Nina Howard (Hope Davis) interpreta la giornalista di un diffusissimo giornale di gossip edito dalla stessa AWM. Lisa Lambert (Kelen Coleman) è la coinquilina di Maggie, e ha una relazione con Jim (a sua volta attratto e forse corrisposto da Maggie). Infine, fra i personaggi che svolgono un ruolo rilevante, il dottor Jack Habib (David Krumholtz), psicanalista di Will McAvoy, nonché figlio del precedente terapista.

Come The West Wing nasce da un film sceneggiato da Sorkin (The American President: Il Presidente, con Michael Douglas e Annette Bening, 1995), pare evidente come The Newsroom sia “figlio” di Dentro la notizia (Broadcast News), il film scritto e diretto da James Brooks nel 1987, con William Hurt nel ruolo qui assunto da Jeff Daniels. Will McAvoy è un famoso (e strapagato) anchorman: repubblicano moderato, non sopporta il Tea Party, la sua vita viene stravolta dal ritorno dell’ex fidanzata, che non ha mai perdonato, nelle vesti di produttrice esecutiva di News Night. Il programma prende una piega inedita, non senza conseguenze. Politiche, pubblicitarie, personali…

The Newsroom, 1×01 – We Just Decided To Esplode la Deepwater Horizon, piattaforma petrolifera al largo del Golfo del Messico: la concitazione che segue l’arrivo di questa notizia è il fulcro dell’episodio pilota. Sorkin sceglie di scrivere storie sul dietro le quinte di un notiziario televisivo di grande successo, News Night, rilanciato dall’arrivo di un nuovo produttore esecutivo, scelto all’insaputa dall’anchorman che da anni identifica quel prodotto. Lui è Will McAvoy (Jeff Daniels), avrà 45 anni, ha fatto un sacco di soldi, ma vive solo e ha fama di scontroso e anaffettivo. Gli affiancano MacKenzie McHale (Emily Mortimer), quarantenne reduce da un lungo periodo sui fronti di guerra mediorientale, a sua volta nubile nonché (lo scopriamo subito) ex fidanzata di Will. La scelta di abbinarli è stata compiuta da Charlie Skinner (Sam Waterston), capo della divisione news della ACN, un tempo grande giornalista, sempre con il papillon, quasi sempre sorridente. Will ha costruito il suo successo inseguendo il pubblico e accantonando la vocazione al giornalismo scomodo. Il pilot si apre con una scena divenuta celeberrima, un dibattito in un’aula universitaria, in cui McAvoy sbotta alla domanda di una studentessa e con un’insostenibile, scandalosa sincerità spiega perché l’America non è più il faro del mondo. È uno sfogo di rara forza retorica, tutt’altro che anti-americano, anzi americano fin nel midollo, nella speranza che l’America sappia tornare agli ideali di un tempo. Skinner intuisce che McAvoy può confezionare un notiziario diverso e migliore se affiancato da McHale. Infatti, News Night cambia pelle, e sprigiona momenti di grande giornalismo.

Effetti indesiderati: diminuiscono il pubblico e la raccolta pubblicitaria. Peggio, l’editore della rete scopre di avere nuovi nemici, al Senato e al Congresso, per gli attacchi che McAvoy rivolge verso il Tea Party, lui, un Repubblicano dichiarato (ha scritto discorsi per Bush senior, ma alle spalle della scrivania tiene una foto insieme ad Obama).

The Newsroom, 1×02 – News Night 2.0 Nuovo progetto editoriale (News Night 2.0, appunto), entusiasmo trascinante, un gruppo di poco più che ventenni è chiamato a comporre un programma televisivo di grande successo, con un coinvolgimento emotivo che fa sì che nessuno stia a contare le ore di lavoro (o la differenza di stipendio con l’anchorman), e si continui a parlare di lavoro anche nel locale in cui si va a bere birra (qualcuno parla di lavoro anche a letto, visto che Don e Maggie non fanno che lasciarsi e riprendersi: e Jim spera di sostituirsi a Don). Ma per quanto entusiasti e baciati dalla vocazione, sono pur sempre inesperti, e la trasmissione dedicata alla nuova legge sull’immigrazione voluta dall’Arizona, si rivela un totale disastro. La redenzione che Will McAvoy cerca, dopo anni passati a far soldi e inseguire audience, si rivela più complicata del previsto.

Comincia a prendere possesso della scena Sloan Sabbith (Olivia Munn), decisamente attraente con quei lineamenti irregolari: è MacKenzie McHale (Emily Mortimer), decisamente nevrotica con quei tailleur e quella perenne concitazione, a dirle che per parlare in tv di economia senza che il pubblico cambi canale servono il suo fascino e le sue gambe. Nella sua battaglia contro il Tea Party, il repubblicano Will attacca ripetutamente Sarah Palin e calca la mano con le famigerate “seconde domande”, quelle che pochi giornalisti osano porre dopo una prima risposta insoddisfacente, per andare più a fondo ed evidenziare le contraddizioni dell’interlocutore.

Sorkin sa scrivere come pochi dell’amicizia, del particolare legame che si instaura fra individui che si scoprono affini nel condividere un obiettivo. È qui che la serie offre il meglio, perché dal punto di vista strettamente giornalistico pare tutto troppo spiegato, retorico, pedagogico. Il gruppo (multietnico) di ragazzi messi alla prova risulta troppo bravo, perbene, mosso da nobili aspirazioni. Ingenuamente convinto che il pubblico premierà la qualità, sempre e comunque.

The Newsroom, 1×03 – The 112th Congress Un’informazione imparziale, utile al cittadino statunitense per arrivare preparato alla cabina elettorale: si può sintetizzare così la nuova linea editoriale voluta dal produttore (MacKenzie McHale), accettata con qualche dubbio dall’anchorman (Will McAvoy) e garantita da Charlie Skinner, il responsabile dei notiziari, costretto a difendere la scelta davanti alla proprietà dell’emittente: ed ecco la guest star (Jane Fonda a 72 anni), nei panni di Leona Lansing, presidente del network.

Siamo nella seconda metà del 2010, nel momento in cui vanno a compiersi le elezioni di mid-term, due anni dopo la vittoria di Barack Obama. Il Partito all’opposizione è stato “scalato” dal Tea Party, la componente ideologizzata e retrograda sta facendo deragliare il Gran Old Party a cui Will ha sempre appartenuto. Gli è facile indirizzare la sua giovane redazione a buttarsi a corpo morto contro gli esponenti del Tea Party. Funziona meno la vita fuori onda. Fra Will e MacKenzie solo schermaglie di dubbio gusto: lui invita in redazione le giovani donne con cui esce, affinché lei le veda, innescando comici quanto sterili segni di gelosia. Anche il triangolo fra Maggie, Don e Jim prosegue sul filo di un traballante equilibrio, che rimane tale anche quando Jim comincia a uscire con Lisa (Kelen Coleman), la coinquilina di Maggie. La caratterizzazione dei personaggi non fa passi avanti, nessuno risulta più interessante.

Un po’ di sano materialismo non guasta: alcuni fra i candidati del Tea Party irrisi durante il notiziario serale sono stati eletti al Congresso. Il che fa capire che il Quinto Potere ha le armi spuntate, ma soprattutto che il network non può permettersi nemici ai vertici delle istituzioni americane. O Will cambia rotta, spiega Leona a Charlie, o verrà licenziato. Forse non si fida della determinazione e della tenuta psicologica dell’anchorman: comunque sia, Charlie preferisce non riferirgli il colloquio.

The Newsroom, 1×04 – I’ll Try to Fix You Dialoghi brillanti, à la Sorkin, e un insistito dietro le quinte sono gli ingredienti su cui si sviluppa questo episodio. In sintesi, troppe parole, poca azione. Notte di Capodanno 2011: Will McAvoy sembra corteggiare Nina Howard, la giornalista di punta della rivista di gossip che arricchisce la sua stessa casa editrice, quando una battuta infelice della donna lo fa allontanare bruscamente, suscitando una rovinosa ripicca.

Non c’è spazio per sfumature: c’è il Bene, il giornalismo integro e indipendente, donchisciottesco e irriverente, impegnato nella sua “missione civilizzatrice”, e c’è il Male, il giornalismo asservito, embedded e gossipparo, quello che in Italia è stato definito “la macchina del fango”. Unica concessione di Sorkin a un minimo di dialettica, il fatto che questi due giornalismi convivano nello stesso network (anzi, uno finanzia l’altro, come fa notare l’antipatico figlio della proprietaria).

L’episodio punta sul lato personale dei personaggi, con un numero imprecisato di triangoli amorosi, abbassando il valore del contesto politico. A questo punto, gran parte della critica televisiva aveva stroncato The Newsroom, ravvisandovi difetti vistosi e qualità appena percettibili. Viene da chiedersi se sia una serie sul giornalismo – come E.R. sulla medicina e I Soprano sulla mafia – perché se lo è non vale l’ultima stagione di The Wire. Se, invece, il giornalismo fa solo da sfondo, e i rischi di manipolazione dell’opinione pubblica sono l’esile pretesto per dare un habitat a una commedia romantica, il problema diventa un altro: né Will, né MacKenzie, né Jim, né Don, né Maggie mi sono simpatici. Anche quando si muovono sulle musiche dei Coldplay, la loro parabola esistenziale mi scivola addosso.

The Newsroom, 1×05 – Amen Una serie che sembrava avviata al naufragio trova il colpo d’ala, e ci riesce uscendo dalla dimensione intrinsecamente americana per provare a descrivere, interpretare, decifrare le “primavere arabe”, l’irruzione di una domanda di democrazia in luoghi che storicamente non l’hanno conosciuta. Mentre cerca notizie, l’inviato del network al Cairo rimane ferito; viene coinvolto un giovanissimo freelance egiziano, che spedisce via internet servizi di grande interesse, ma presto si arriva a temere per la sua vita…

Fattore dinamico, il fatto che l’anchorman Will McAvoy sia notoriamente un repubblicano, non un liberal; però è fra quelli che lo smarrimento dell’essenza americana non lo attribuiscono a Obama e alle sue idee, ma avvertono l’inaridimento della dimensione inclusiva, di perpetua frontiera (e miraggio) che quel Paese aveva saputo interpretare. Ha studiato Giurisprudenza, Will, e si prefigge di essere l’avvocato difensore dei cittadini contro gli abusi e le menzogne dei politici (quelli del Tea Party, innanzitutto). Nella sua “missione civilizzatrice”, pretende dai suoi collaboratori un livello di dedizione quasi fanatico: la redazione deve imparare a fare squadra senza pensare all’interesse individuale. A margine, scopriamo che il nuovo fidanzato di MacKenzie è un politico opportunista che l’ha manipolata per conquistare visibilità. Che Sloan non ha fidanzati (?) e rifiuta lavori strapagati (??) per parlare di economia in una tv via cavo. Che Neal Sampat (Dev Patel), l’addetto alle ricerche su Internet, nonché curatore del blog di Will, è stato testimone diretto dell’attentato alla metropolitana di Londra nel 2005.

Stavolta a Sorkin e ai suoi collaboratori riesce l’alchimia di far lievitare entrambi i livelli, la vita dei personaggi e la “grande storia” che fa da contesto. Purtroppo, non riescono a gestire la retorica con altrettanto equilibrio: quando Will paga personalmente i 250 mila dollari necessari per far rilasciare il ragazzo egiziano dalla prigione, veniamo precipitati nella dimensione delle favole.

The Newsroom, 1×06 – Bullies Sembra di stare dentro I Soprano: la seduta psicanalitica a cui si sottopone Will McAvoy con il figlio dell’analista di un tempo (David Krumholtz), serve a ripercorrere quanto accaduto negli ultimi giorni. Per evitare accuse di plagio, i flashback non sono sequenziali… Le relazioni intime fra i protagonisti continuano a non avere evoluzioni significative, minacciato di morte l’insonne Will è costretto a convivere con una guardia del corpo (Lonny Church) palestrata quanto ironica… Finché l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima conquista il centro dell’episodio: come vengono cercate e proposte le notizie, etica e deontologia di fronte a un evento avvolto da una “nube” di segretezza radioattiva, la tragica vicenda giapponese diventa un simbolo di ciò che Sorkin pretende dal mondo dell’informazione.

Sloan Sabbith (Olivia Munn, chiamata a parlare in giapponese, lingua che conosce bene) è espertissima di economia, ma non distingue Sandra Bernhard (cantante e attrice di oggi) da Sarah Bernhardt (attrice francese di fine Ottocento). Animata da un ideologico senso del ruolo, si sente incaricata di inseguire la verità a ogni costo, ma questo comporta un pesante prezzo da pagare: l’onore di un amico. Sloan supera i limiti, e Charlie Skinner arriva a un passo dal licenziarla. Una deliberata menzogna salverà capra e cavoli.

Al giovane psicoterapeuta basta un’oretta per portare Will dalla totale rimozione del problema al ricordo di un padre alcolizzato che lo picchiava; se ne può dedurre che abbia introiettato un atteggiamento iperprotettivo verso le persone a cui tiene (la sua redazione, ovvio). Il finale di puntata riserva un altro passaggio notevole. L’anchorman intervista il consigliere afroamericano di un Repubblicano retrogrado (Rick Santorum), e stavolta è Will a non sapersi fermare in tempo. Il suo “bullismo” televisivo suscita la reazione sdegnata dell’interlocutore, colpito sul piano personale (è gay oltre che nero), ben oltre la soglia della decenza.

The Newsroom, 1×07 – “5/1” “5/1” sta per Primo Maggio, la data in cui venne annunciata la morte di Osama Bin Laden. Imbarazzanti l’enfasi patriottica, le scene di giubilo e le strette di mano, nemmeno uno che osi porre la questione della giustizia sommaria, ma siamo pur sempre dentro una produzione mainstream di un autore di grande successo. Unica sfumatura di ambiguità, la ragazza che si rifugia sul terrazzo sentendosi fuori posto in quel clima di festa, lei che l’Undici Settembre ha patito un lutto vero, non simbolico.

L’annuncio di un imprecisato, importantissimo evento da parte di Barack Obama arriva come un fulmine mentre la redazione stava gozzovigliando e spinellandosi nel mega appartamento di Will – la festa è per il primo compleanno del nuovo News Night. Una fonte anonima mette sull’avviso Charlie Skinner (Sam Waterston, mai così al centro della trama). La diretta televisiva viene imbastita in fretta, quando ancora non si sa cosa dirà la Casa Bianca. Si fanno congetture, si tira a indovinare. Assistiamo a un nuovo scontro ideologico/deontologico fra chi vorrebbe dare la notizia per primo, e chi ha bisogno di riscontri per non minare la credibilità del notiziario. È Charlie a imporre di attendere l’ufficialità: lo fa rammentando una vicenda personale di tanti anni prima, un suo errore da cronista che fece perdere la vita ad alcuni soldati americani, per la fretta di dare una notizia.

Fra Jim e Maggie, si insinua il superficiale “ti amo” che lui si è fatto sfuggire con Lisa. Maggie si attacca a questo per spingere Jim a essere sincero con l’amica, ponendo fine alla relazione (l’insulsaggine dei plot amorosi ci riporta dritti nelle atmosfere adolescenziali di Grease). Piuttosto, la fonte segreta di Charlie ha molto altro da offrire: lavora per la NSA, il Dipartimento della Sicurezza Nazionale, ed è a conoscenza di un clamoroso scandalo delle intercettazioni, in cui è coinvolto anche il network proprietario di News Night.

The Newsroom, 1×08 e 1x09 – The Blackout Da una trama che si sviluppa in due episodi (Tragedy Porn e Mock Debate), la lunghezza di un film, ci si poteva aspettare di meglio. La pornografia del dolore resta appena accennata, e lascia freddi l’ipocrisia del voler recuperare ascolti senza vendere l’anima. Voluta da Mackenzie su ispirazione di Charlie, e accettata con crescente entusiasmo da Will (fino a entrare nel trip della “missione civilizzatrice”), la nuova linea editoriale ha fatto perdere al programma un sacco di spettatori. La proprietà del network è a un passo dal licenziare Will (e con lui tutta la truppa), ma siccome sta agendo anche su altri piani (in via di svelamento), decide di rinviare la decisione purché News Night 2.0 cambi scaletta e dedichi tempo ed energie al processo che sta facendo infiammare i tabloid e i talk show, cioè mezza America. Accusata dell’omicidio della figlia Caylee, Casey Anthony è stata rilasciata agli inizi di luglio 2011. La cronaca nera, sotto forma di tragedia familiare, sta tracimando dagli schermi televisivi. Viene chiesto a Don - che si diverte un sacco - di effettuare una specie di lezione di trash, spiegando alla redazione di News Night le scelte linguistiche dei programmi che hanno rubato spettatori… Dovendo rincorrere l’audience, vengono a mancare anche i due-minuti-due che Sloan Sabbith reclamava per parlare del voto del Congresso sul tetto del debito pubblico USA… Si trova spazio, invece, per una ragazza decisamente opportunista, che dopo aver adescato un deputato vuole far sapere a tutti che uomo orribile fosse. Quando viene a mancare la corrente elettrica, MacKenzie interpreta il fatto come un intervento divino a spingerli di nuovo sulla retta via. Ovviamente la luce ritorna… Per motivare i giovani redattori, perfettamente consapevoli della retromarcia etica di News Night, si prepara un nuovo format (mock debate, appunto): ognuno di loro deve recitare una parte.

Charlie incontra segretamente il dirigente della National Security che gli ha “soffiato” la notizia della morte di Bin Laden, e costui gli dice che Reese Lansing, figlio di Leona (Jane Fonda), ha autorizzato intercettazioni telefoniche e informatiche sui dipendenti della rete. Sarebbe uno scandalo fragoroso, ma Charlie non intende farlo scoppiare. La sua fonte è poco attendibile per questioni private. Questioni private? Jim e Maggie sono immobilizzati, raggelati nelle personalità che Sorkin ha loro conferito fin da primo episodio; a crescere, paradossalmente, è Lisa, quella che non fa parte del “giro” giornalistico a lavora commessa in un negozio di abbigliamento. Quanto al fare interviste ficcanti, risulta notevole l’inserto tv (è una storia vera) di quel giornalista che per mettere in difficoltà una famosa leader del Tea Party le chiese chi preferiva, fra Elvis o Johnny Cash. Lei ci pensò a lungo, tutta tormentata, prima di rispondere: entrambi.

The Newsroom, 1×10 – The Greater Fool Agosto 2011: due mesi dopo il fallimentare mock debate (gli esperti di comunicazione del Partito Repubblicano non brillano per autoironia), Will McAvoy viene ricoverato d’urgenza: ha ingurgitato un mix di antidolorifici e antidepressivi, in seguito alla pubblicazione di un articolo firmato dall’ex fidanzato di MacKenzie, nel quale lui, Will, viene fatto a pezzi. L’accerchiamento è completo: Nina Howard, l’antipatica giornalista di gossip (sfogherà così la sua solitudine sentimentale?), sente il bisogno di dire a MacKenzie che ha le prove dello stato di alterazione dell’anchorman nel corso della diretta sulla morte di Bin Laden; qualcuno le ha fatto avere il messaggio che Will registrò nella segreteria telefonica dell’ex fidanzata e che lei, MacKenzie, non ha mai sentito; se troverà una “seconda fonte” (strano, ne abbia bisogno), Nina pubblicherà un articolo rovinoso… Grazie all’abilità di Charlie Skinner, costretto a tenere a bada nuovi sensi di colpa (la gola profonda della NSA…), alla fine vincono i buoni, mentre i cattivi sono costretti alla ritirata, sulla più abusata (televisivamente parlando) canzone degli Who. Riappare persino una figura vista solo nel pilot, perché Sorkin ama chiudere i cerchi con l’evidenziatore, come una O di Giotto… Finisce qui la prima serie, lasciandomi una quantità di dubbi, compreso quello se sia il caso di vedersi anche la seconda.

L’ambientazione è gradevole, il mondo del giornalismo televisivo ha un suo fascino, molte situazioni sono ben scritte, il ritmo non manca, certi dialoghi sembrano tenere il tempo del gong, l’attualità statunitense offre innumerevoli spunti di interesse, alcuni attori (Jeff Daniels, Sam Waterston, Olivia Munn, Hope Davis, Jane Fonda) sono azzeccati, con un po’ di sforzo si sopportano le zuccherose ondate di idealismo e buoni sentimenti, eppure resta il fastidio per una leggerezza che tende all’inconsistenza. Dei protagonisti continua a fregarmene pochissimo. Due fra quelli con più potenzialità, Don e Sloane, ci riservano un colpo di scena gratuito, privo della minima giustificazione.

Certo, se si evita l’eccesso di aspettative, The Newsroom garantisce un buon intrattenimento. Potrei dargli un’altra possibilità.

The Newsroom I.pdf

The West Wing (1999-2006), il notevole e sottovalutato Moneyball (2102), e The Social Network (2010),. grazie al quale ha vinto l'Oscar per la sceneggiatura.

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