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Testo di Mauro Penza, Foto di Andrea Bonaga
La favola di Ann e Bernard Tutta in una notte… Mauro Penza
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Sebbene in questo mio spazio di carta mi cimenti raramente con la cronaca di gara che altri ottimi colleghi vi proporranno, l’epilogo fatato del Derby IRHA 2014 mi porta naturalmente a cercare di raccontarvi l’emozione di una sera di maggio. Si potrebbe infatti dire che il Reining Europeo ha ufficialmente un Re e una Regina. Si chiamano Ann e Bernard e vengono dalle terre fredde del Nord.
egli ultimi anni li abbiamo letti e riletti in ogni classifica nazionale e non. Con determinazione, quasi monopolistica, hanno blindato il podio o almeno la Top 10 di ogni special event in palio, classiche ed eventi internazionali, macinando e inanellando go su go sempre più perfetti a bordo di cavalli bionici, con la freddezza e la determinazione di un rullo compressore. Pluridecorati (Bernard nell’Olimpo NRHA dei Million Dollar Riders e entrambi NRHA World Champions), italiani di adozione alla corte di Manuel Bonzano, hanno una collezione di bronzi che a fonderli ci potreste fare il set di campane di Notre Dame. Nel rito di quel lento pellegrinaggio caracollante che solo gli assidui frequentatori dei go-round conoscono bene e che si ripete sempre uguale nelle infinite giornate di qualifica (tribuna, campo prova, box in rigida sequenza con rari pit-stop), così mi apostrofò infatti un giorno Mastro Andrea
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Bonaga da Bologna, mentre di fianco ci sfilavano sorridenti Bernard & Ann: “Se fossero due telefoni, li chiameremmo I-Foncks!”... e I-Foncks sia. Il brivido della favola Quando a Reggio Emilia cala una sera calda e umida, ci sono tribune stipate per la finalissima open di questo Derby 2014 scaccia crisi in cui, durante la settimana, sono sfilati a rogito oltre 240 binomi solo contando i go-round. Numeri molto alti che fanno sorridere gli addetti ai lavori, supplemento di lavoro per gli instancabili giudici alle prese con turni infiniti di gare collaterali, Cri e gare scuola. Ogni Sport ha il suo testimonial, che ci fa battere il cuore. Raramente il destino dispone per un finale da favola. E invece, in quel di Reggio Emilia, va in scena la favola di Bernard e Ann, lunghi e dinoccolati come quell’identico 228 realizzato con una combinazione improbabile di punteggi
Reining e scarti, che li proietta lassù nell’Olimpo dei Campioni di sempre e, perché no, nei nostri cuori di tifosi e appassionati La finale di quest’anno ha visto in pista – soprattutto nei livelli 3 e 4 –autentici gladiatori che hanno macinato e sezionato le sabbie di Reggio in ogni angolo, cercando di raggranellare punti e crediti in tutte le manovre possibili. Lo ha capito il pubblico, che ha sostenuto i più temerari, anche quando il rischio si è infine trasformato in delusione, come nei casi di Cody Sapergia e Nina Lill, entrambi a infrangere i propri sogni contro lo scoglio di quel dannato primo cambio tecnico, così eccitante eppure così difficile. A due entries dalla conclusione, è stata la volta del ‘Re’ Bernard che ha esibito il suo Smart N Sparkin, già European Derby Champion l’anno scorso, con una gara fotocopia del 2013. Taurino nelle ganasce e nei potenti lombi, lo ‘Smart’ non si preoccupa certo di essere anche elegante: spinna come una trivella petrolifera, divora la sabbia a grandi zampate con un esercizio di potenza che intimorisce gli avventori della tribuna frontale e, quando infine va a chiudere la sua corsa a un passo dal fence con onde di sabbia, quasi travolge le prime fila…fioccano i +1 dalle matite elettroniche dei moderni scribe. Quando passa l’ultimo trattore, a rimodellare un fondo squinternato ormai dal passaggio di cinquantotto dragamine, tutto torna candido ad attendere colei che già è stata qui go-round leader e che ha onere ed onore di sfilare per ultima. La ‘Regina’ Ann, elegante e luccicante nella sua camicia più bella, esprime più eleganza che potenza. La sua femmina d’ebano entra felina e scivola laggiù impalpabile come una nuvola, in uno stop ancora più lungo e pattinato di quello del marito. Tifo alle stelle, già alla prima manovra. Ma in ogni favola che si rispetti, così come in Biancaneve, arriva il momento di quella mela avvelenata che fa sembrare tutto perduto e che invece – a ben vedere- rappresenta il “memento” attorno al quale ogni favola prende la sua forma e la sua epica. Mela che per Ann Fonck assume le forme della seconda serie di spin assimettrici dove, un overspin malandrino, recuperato con perizia e solo al limite, le costa più di qualcosa su tutti e cinque i taccuini e fa gridare al disastro pubblico e commentatori. Qui Ann ingrana l’overdrive e si butta a capofitto in cerchi filanti da brivido, sporgendosi tanto in avanti da mettere mano e redini quasi oltre le orecchie della sua ‘Spook’. Le sue tre sciabolate finali, esibite in una quasi assenza di apparente chiamata, fanno traballare il metallo delle tribune. Per Ann, come per gli ultimi 15 entries, avrebbero potuto anche togliere quel marker mediano - teorico spartiacque per andare a stoppare, visto che ogni cavaliere è andato a giocarsi la roulette dei crediti grandi, a filo dell’ultimo cono se non oltre. Ann esce con un gesto di disappunto, non sa bene quanto le costerà ‘la mela’. La voce di Nico Belloni richiama il punteggio da battere, quello di Bernard, prima di annunciare nella suspense generale un altro 228. Il resto è storia, quello che avete letto all’inizio, con una doverosa citazione per quel Markus Gebert, già Futurity Champion dei quattro livelli 2013, che stasera completerà, da buon terzo, il podio. Non raggiunge
la vetta, ma incanta ancora una volta il pubblico con una gara di rara eleganza. La sua ‘Wimpys’, scura di pelo, volteggia in arena con una tranquillità disarmante, macinando crediti su crediti, con occhio e contegno di chi sta facendo una semplice passeggiata per prati. L’immagine che ho negli occhi è quella di Ann Fonck che, con un passo buffo da ragazzina felice, sgambetta rapida verso figlia e marito e se li abbraccia e bacia prima di esibirsi in un “passo a due” con Bernard, tenendosi per mano al galoppo nel giro di pista illuminato dall’occhio di bue, a raccogliere il tributo di applausi dai colleghi schierati e dal pubblico superstite. Chiunque abbia sbirciato un attimo in quell’isola felice al margine del campo prova ha subito capito che mai sarebbe stato run-off. Troppo bella la favola di questa co-championship familiare per volerla rovinare con un inutile rewind delle emozioni. Fanno paura gli ‘I-Fonck’ dal Belgio e, se pensiamo al possibile medagliere WEG, un brivido ci percorre la schiena. Ma non stasera. Stasera Ann e Bernard sono semplicemente due di noi. Si, la favola di Ann & Bernard fa bene a noi tutti, perché arriva dopo anni davvero difficili, dove gli sport di nicchia dorati come la nostra devono rimanere aggrappati con le unghie e con i denti per andare avanti. Dove è fondamentale mantenere vivo l’investimento e l’interesse dei grandi allevatori che realizzano l’eccellenza, creando l’emozione e lo spirito di appartenenza, forte in ogni tribù sportiva. Ma è altrettanto importante l’humus di quelle tante arene di periferia dove si coltivano piccoli sogni aspettando che un giorno possano diventare grandi, con delicatezza e dedizione. Dall’incrocio di queste due cose, nasce la magia dello sport. Una si nutre dell’altra. La favola di Ann e Bernard, in questo spicchio dorato e tenace del world wide reining, ci fa sorridere e ci commuove. Soprattutto ci ricorda, mentre guidiamo contenti verso casa dopo questa lunga giornata di uomini e di cavalli, che un giorno ce la possiamo fare anche noi. Qualunque sia il nostro sogno.
Ann e Bernard
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