INTERVISTA

Antonio Martini

Fin dal nostro primo contatto in Community ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte ad una persona vulcanica di cui non è facile elencare interessi, passioni, idee e con un enorme bagaglio culturale. Antonio Martini è figlio del Veneto, una stupenda Regione che, animata da tante virtù morali e bellezze naturali, riesce a forgiare in meglio il carattere delle sue popolazioni. In questa simpaticissima e piacevolmente lunga chiacchierata, Antonio si racconta e ci affida il suo accorato sfogo circa le sorti del nostro meraviglioso e trascurato Paese.

d i S a l v i o Gi gl i o

C

hi è Antonio Martini? Antonio è un sognatore, al quale il commercialista continua a ripetere: “Paghi le imposte come geometra!”. Da bambino volevo fare la guardia forestale. Da ragazzino, volevo girare l'Italia in bicicletta, da solo. Inutile dire che non ho fatto nessuna delle due cose. Da grande, desideravo diventare un buon progettista edile, diverso dai “risolutori di problemi” amici dei tecnici comunali, come per tanti anni è stato in Italia. Mi auguro che questa “crisi” risolva in parte questa spregevole usanza. Diventato grande (almeno all'anagrafe) è

caduto sulla mia testa, come su quella di tutti, il cambiamento epocale, di portata globale. Qualcosa che molti continuano a chiamare crisi. Io lo chiamo Cambiamento. In questo colossale processo, in ultima analisi, ci si deve reinventare. Quasi totalmente. Sono cambiati i lavori, gli strumenti con i quali eseguirli e le esigenze della collettività, che comprende anche noi stessi. In definitiva: nuove opportunità. Domani? Vedremo. Quando hai cominciato a progettare? E' passione o lavoro? Ho iniziato a “progettare” quando avevo forse 10 anni, vedendo i cantieri del papà, muratore, e volendo emulare quella realtà. Disegnavo abitazioni con corridoi lunghissimi, dove i bambini avrebbero po-

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tuto divertirsi, giocando. Ora è solo un ingrato lavoro dall'aspetto meramente burocratico. E' invece passione quando c'è l'occasione di creare, progettare nel vero senso della parola. Verbo e creazione. Il lavoro dei cosiddetti “tecnici”, nel settore edilizio progettuale, è diventato ormai al 90%, quello di burocrati che stampano inutili scartoffie, senza aver creato assolutamente nulla. Personalmente, quando mi capita di dover chiedere una parcella per aver “prodotto” un documento di per sé totalmente inutile, ma reso obbligatorio dalla stoltezza della politica italiana, mi sento un parassita, non un tecnico e, certamente, non un progettista. Per progettare, bisogna prima poter fare. E l'amministrazione pubblica italiana vieta la fattibilità di qualsiasi cosa. Se si prova a chiedere:

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INTERVISTA «posso fare questa cosa?». La prima risposta, automatica, è «no!». Poi, si inizia a discutere. Difficile conservare la passione in un simile regime. Ma ci proviamo. Quando invece c'è la possibilità di progettare un luogo, un edificio, allora c'è qualcosa di magico. Creare la forma nella propria mente, tradurla su carta, a beneficio degli altri che non possono leggerci il pensiero, e vederla poi iniziare, crescere, ultimare, così come l'avevi solo immaginata, divenuta realtà... si, è qualcosa di magico. Vivi in una regione meravigliosamente, bella e ricca di architetture mozzafiato. Quanto ha inciso sulla tua formazione tutto ciò? Mi rendo conto di rovinare la poesia che irradia dalla domanda, e me ne scuso, ma mentirei se millantassi influenze ancestrali dall'ambiente in cui vivo. La realtà è che, fin dai tempi della scuola, l'ambiente sociale veneto imponeva “testa bassa e galoppare!”. Tale forma mentis non doveva nemmeno essere esplicata. Si respirava! Quindi, risucchiati dal vortice in continuo movimento, ognuno seguiva quella che apparentemente sembrava la sua strada. Nel mio caso, edilizia, progettazione, immobiliare. Coniugo al passato perché il mondo è cambiato, sotto gli occhi increduli di tutti. Ciò non toglie che, fin da ragazzi, ognuno di noi conoscesse almeno i beni architettonici principali, nel raggio di alcuni chilometri. Mete di gite domenicali, in pullman prima, in bicicletta poi, motorino e auto ancora dopo. Questo significa che padovani, e veneti in generale, ciclicamente tornano a “fare un salto” in quei luoghi: con occhi e interessi diversi, a ogni età. Tali mete erano e sono: le principali Ville Venete, con i loro spettacolari giardini visitabili, come Villa Pisani a Strà e Villa Camerini a Piazzola sul Brenta, con il simbolico labirinto in siepe di bos-

so; la Rotonda del Palladio, e tutte le altre, disseminate nel territorio. Cittadine medievali, come Bassano del Grappa, Asolo, Arquà Petrarca. Ambienti naturali come i Colli Euganei, il Cansiglio e la costa adriatica. Se il contesto ha in qualche modo influenzato il mio modo di “vedere” l'ambiente costruito, probabilmente lo ha fatto a livello sottile. Sul tuo sito sono pubblicate cose veramente belle ed utili per utenti ed operatori del settore. Quanto tempo ci hai messo per allestirlo? L’ho costruito su WordPress, tecnicamente sarebbe in effetti un blog. Credo però che un Blog degno di tale nome debba comprendere altre cose, che io non ho, almeno per il momento. Una su tutte: la possibilità per i visitatori di lasciare commenti. Alcuni mesi fa, provai ad attivare la funzione ma fui subito bersagliato dallo spam, male endemico della rete. Accadeva malgrado le contromisure prese. Poi, considerando la natura del sito e l'oggettiva scarsa probabilità di utenti che lasciassero commenti, ho disattivato l’opzione. Se servono informazioni sui nostri servizi, prodotti e attività, l'email rimane ad oggi il canale preferenziale. L'allestimento non è mai finito. La stesura iniziale ha richiesto un anno, solo per poter dire «ok, è impostato». Da quel momento è diventato un lavoro di aggiornamento praticamente quotidiano. Continua evoluzione del mondo internet, sotto l'aspetto della grafica, della tecnica e dei linguaggi, sono a mio avviso i principali motivi che richiedono un lavoro quotidiano, o settimanale al massimo. La grafica segue le tendenze, come la moda nell'abbigliamento. La tecnica evolve per progresso naturale. I linguaggi riguardano sia l'aspetto “antropologico” che quello della scrittura tecnica, come HTML, CSS, ecc.. Poi, senza ipocrisia, è oppor-

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tuno dire che lo scopo ultimo di ogni sito web è quello di comparire tra i primi risultati nei motori di ricerca, Google prima di tutto. Per ottenere questo, la prima regola è che il sito sia sempre messo a punto, sotto al cofano. Se i “robots” di Google non vedono attività in un sito, lo considerano statico, inerme, morto e, in quanto tale, probabilmente poco utile come risposta alle ricerche effettuate nel motore dagli utenti. Se proprio non si ha tempo e voglia di creare un nuovo post, o una nuova pagina, è consigliabile fare almeno qualche aggiornamento delle pagine esistenti. Ha quasi lo stesso valore, perché viene riconosciuta come “attività” sul sito che, quindi, è presumibilmente seguìto e, verosimilmente, contiene informazioni aggiornate e utili. Ricordiamo che obiettivo di Google è dare risposte rapide, precise e coerenti, alle ricerche degli utenti. Il tuo primo contatto col CAD è stato in 2 o in 3D? Il mio primo approccio con il CAD, è stato senz'altro in 2D: AutoCAD di Autodesk. Credo fosse la versione 10 o 11, non ricordo bene. Correva l'anno 1992. Acquistai il mio primo PC, con tavoletta, per l'uso del CAD. Per l'apprendimento, devo eterno riconoscimento al mio caro amico Marco Bragotto (non è in G+, inutile linkarlo, purtroppo). Mio compagno di classe all'Istituto per Geometri e, soprattutto, nelle infinite partite di ping-pong, con 25-30 partite a sessione, entrò in uno studio di ingegneria subito dopo il diploma. Qui, dopo una breve gavetta al tecnigrafo, fu messo davanti allo schermo di un PC, a disegnare in AutoCAD. Entrambi eravamo appassionati di computer, già dal Commodore 64. Quindi, per lui, fu questione di poco tempo e divenne capo sala disegnatori. Per darvi un'idea di cosa stiamo parlando, quello studio di ingegne-

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INTERVISTA ria ha progettato tutte le nuove tangenziali di Padova, caselli autostradali, il passante di Mestre, ultimato pochissimi anni fa e di fatto progettato da questa persona, che posso annoverare come amico. Oltre a innumerevoli appalti progettuali all'estero. Arrivò quindi il giorno in cui gli chiesi il favore di insegnarmi i primi rudimenti di AutoCAD. Lui era già stato segnalato e preso, come docente CAD, a corsi serali finanziati dall'Europa. Non vi stupirà quindi sapere come si svolse il mio “corso”, che non dimenticherò mai. Una sera, dopo cena, vado a casa sua e mi mette di fronte al suo pc. Lui, se ne sta steso a letto, guardando il soffitto distrattamente, con le mani incrociate sotto la nuca. In quella posizione, inizia: «In alto a sinistra vedi scritto DRAW, clicca, compare un menù, con scritto nell'ordine, dall'alto...» e mi elenca l'intero menù. Poi continua: «Seleziona LINE. In basso, sotto l'area del disegno, c'è il prompt, vedi scritto... e indica...» e via discorrendo, senza guardare mai lo schermo. Una sera. Una sola sera e mi aveva insegnato a disegnare in CAD! I rudimenti, certo. Da li in poi, è stato un continuo affinamento. Mi sono fermato prima dei lisp, che lui programmava a occhi chiusi. Per me, era ben oltre il mio interesse. La parte più difficile è stato comprendere il processo di stampa. Associare unità, millimetri e dimensioni della stampa effettiva. Come poteva un ammasso di plastica e aghi che punzecchiavano... saper sputare fuori una linea lunga 10 centimetri esatti? Per il 3D, invece, è stato un apprendimento diretto. Passione pura. O malattia. Dipende dalla prospettiva. 1993. In AutoCAD, licenza LT, realizzo il 3D di una trifamiliare. I più attenti obietteranno: «ma LT non esegue il 3D». Non è del tutto corretto. LT non esegue i solidi e le operazioni boo-

leane ma riconosce lo spazio in 3 dimensioni, con la Z. Così, spostando continuamente l'UCS, ho fatto il modello tridimensionale con lo strumento... SHADE... Si, lo so, è da pazzi. Un triangolo alla volta, con i punti digitati in senso orario (o si inverte la normale della faccia) ho fatto quel lavoro che ora non rifarei nemmeno se pagato in gettoni d'oro. 1995. Nella mia vita entra 3DStudio. Una decina di tomi, fagocitati d'un fiato, e ho assimilato i concetti di modelli, materiali, scena, luci, ombre, animazione, key frame e post produzione. Quali programmi di CAD utilizzi per le progettazioni? Non mi piace avere software craccati. Quindi, per il disegno 2D e 3D, uso ancora l'ultima versione acquistata, AutoCAD 2007. Adattata e personalizzata. Ho creato centinaia di blocchi dinamici, raccolti nelle tavolozze strumenti, accelerando di molto il processo grafico. Quando devo fare 3D, realizzo il modello in AutoCAD, per la velocità e la precisione. Poi esporto il modello in altri software come SketchUp o Blender. SketchUp è molto versatile ma non mi piace particolarmente. Blender consente di ottenere risultati di ottimo livello ma lo sto ancora studiando. Quale software ti piacerebbe approfondire? Dovrò necessariamente approfondire almeno due software: Blender, per i render e le animazioni, e un altro software, ancora da individuare, per sostituire AutoCAD. Non voglio più saperne di Autodesk e della sua politica di vendita e gestione delle licenze, che trovo spregevole. Liberi di adottare la politica che preferiscono ma io prenderò un altro software, quando il mio 2007 diverrà totalmente

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incompatibile con la generalità del mondo CAD. Qualche aneddoto divertente legato alla tua attività di geometra... Passiamo alla domanda successiva? L'attività professionale di geometra offre ben poche situazioni divertenti, purtroppo. O forse sono io, troppo musone. Se me ne sovvenisse una, prima dell'avvio delle rotative, te la mando! Come vedi l'attuale situazione economica italiana? Di cosa ha bisogno il Paese per risollevarsi realmente? Ma quando arriva la domanda sui droni? Mi trascini nel girone della politica. Rispondo come probabilmente farebbe qualsiasi italiano. L'attuale situazione economica dell'Italia è la stessa del resto d'Europa. I paesi così detti “emergenti” erano auto che partivano da 0 km/h. Si portano a 60 km/h e si parla di boom. Facile. Europa e U.S.A. erano auto a 100 km/h già da tempo . Cosa mai si può fare, per andare più veloci, in una scala da 0 a 100, in termini di velocità? E del resto, non è nemmeno possibile pensare, di poter andare a 100, in eterno, senza correzioni. Premesso ciò, cosa serve per riprendere a crescere? Fermo restando che il mio è il parere del signor Mario Rossi, rispondo: coraggio e buon senso. Due cose che mancano totalmente alla spregevole classe politica italiana. Solo loro possono cambiare le Leggi. Il popolo può solo stancarsi, e agire brevi manu, il giorno in cui non ne potrà più. A dire il vero, non so se la politica italiana sia più spregevole o ignominiosamente stupida. Prima di tutto dovrebbe esserci totale, e sottolineo TOTALE, trasparenza di come, dove e perché vengono spesi i denari che i politici (lo Stato è un'altra cosa) drenano dalle tasche degli italiani. Pubblicare on-line TUTTI i rivoli. Sono tanti? Ok, un po’ alla volta si arriva a pubblicarli tutti. Basta volere. A

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INTERVISTA quel punto, gli sprechi, sempre additati ma mai individuati, verrebbero alla luce e sarebbe impossibile difenderli e mantenerli. Poi, userò una metafora presa dal mio ambito lavorativo, non volermene. In 60 anni, nell'illusione di migliorare il lastricato sul quale camminavamo, abbiamo pedissequamente continuato ad aggiungervi sabbia, cemento e acqua, per “irrigidire” quei punti che agli occhi di qualcuno sembravano troppo “liberi”. «Meglio regolamentarli". Il risultato è che oggi siamo immersi, fino alle ginocchia, in una colata di cemento. Possiamo fare anche il minimo passo in avanti in queste condizioni? Coraggio e buon senso per demolire questa colata, liberarci i piedi e le gambe per poter riprendere a camminare. La colata di cemento è data dalle decine di migliaia di leggi, partorite da menti più sensate che intelligenti, nonché dall'indiscriminata discrezionalità dei frustrati che siedono negli uffici pubblici. Immaginiamo un'Italia al punto zero. Iniziamo oggi ma con tutta l'esperienza maturata fino a ieri. Immaginiamo di abrogare, in un giorno, tutte le Leggi esistenti e, sulla scorta delle migliori esperienze nazionali ed estere, ripartire da zero. Nuove Leggi, nuove regole, nuovi stili di vita sociali e lavorativi. Al passo con la realtà e non con le mazzette di politici e amministratori o con la mentalità distorta di taluni ortodossi che vorrebbero tutto bloccato e vincolato, senza saper nemmeno più spiegarne il motivo. Bene. Oggi potremmo scrivere quelle nuove Leggi e domani dire: «Popolo Italiano, da oggi, abroghiamo d'un colpo solo tutti i legacci e i paletti creati negli ultimi 60 anni (30.000 Leggi). Da oggi sono in vigore queste nuove, 3.000 in tutto, pensate per semplificare la vita a tutti e favorire sviluppo e benessere di ognuno.». Non è fantascienza sul piano della fattibilità. Lo è solo sul

piano politico. Nella migliore delle ipotesi, proverebbero a smantellare le 30.000 Leggi, un articolo alla volta. Come dire che proverebbero a demolire la colata di cemento a colpi di spillo. Quando torneremo ad avere i piedi liberi per camminare? Un intervento a costo zero per il governo che dia sensazione di buon senso e meno ansia nella vita di ogni italiano? Cambiamo gli assurdi limiti di velocità sulle strade! Limiti di 30 km orari, su un'extra urbana appena fuori Jesolo, hanno solo uno scopo, e non è la sicurezza di chi guida, ma le multe propinate con l'autovelox, da una pattuglia di carabinieri nascosti nell'ombra, all'uscita da un dosso. E di esempi simili, potremmo farne a decine. Tutti a costo zero. Ma non lo faranno. E' un paese questo? Io me ne andrei domani. Se una mente umana può concepire una cosa, significa che quella cosa può essere fatta. Basta volerlo. E non chiedetemi esempi, i vostri occhi stanno fissando un'oggetto che ne è la dimostrazione. Cosa è cambiato nella professione del geometra in questi anni? Che cosa consiglieresti ad un giovane diplomato? La professione del geometra è mutata da quella di progettista di case e misuratore di confini nelle campagne a quella di burocrate, pubblico ufficiale, al servizio di sua maestà, l'Amministrazione Pubblica. L'Amministrazione vara nuove leggi che si traducono invariabilmente in nuovi adempimenti e costi per il cittadino. Raccontare questa cosa alla signora Maria è un onere che il politico ha vigliaccamente delegato in modo coatto ai tecnici, i quali si sentono ogni volta accusati, come se la Legge l'avessero fatta loro. Non solo, spesso la reazione del cittadinocliente è quella del diffidente che ti guarda come se gli stessi rac-

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contando una bugia, per estorcergli denaro in prestazioni professionali che forse, in realtà, non sono davvero obbligatorie; sei tu, geometra, che provi ad approfittare. Come se non bastasse, dopo aver superato il sospetto di truffa aggravata, devi anche controllare che la signora Maria faccia quel che i burocrati hanno deciso; e se non lo fa, la devi denunciare. Devi denunciare, civilmente e penalmente, il cliente che ti paga la parcella. Ho già detto che me ne andrei da questo assurdo Paese? Viene naturale la risposta ai giovani diplomati: andate all'estero. Strappano applausi le belle parole del nostro giovane premier boy scout: «non andatevene dall'Italia» ma è troppo comodo pregare i giovani di restare, dopo aver tolto loro il futuro. Inoltre, il toscano, per ora, riesce solo a parlare, cinguettare e ragliare. Non ho ancora visto una sola azione tangibile. Francamente, dire: «datemi 3-4 anni di potere assoluto e poi se non riesco a mantenere l'impegno me ne andrò di mia iniziativa», mi sembra un proclama traducibile in: «fatemi intascare mazzette, potere, favori, stipendio e benefici, per 4 anni. Poi, dopo che avrò riempito i forzieri, non sapendo più dove metterli, sistemato amici e amici degli amici, potrò anche togliere il disturbo. Forse! Perché potrò sempre dare la colpa a qualcuno, per non essere riuscito a fare qualcosa.». Andate all'estero. In futuro, se proprio sentirete tutta questa nostalgia del “Bel Paese”, e il luogo dove sarete vi sembrerà peggiore dell'Italia, nessuno vi vieterebbe di tornare. Non ho mai sentito di emigrati che volessero tornare ma non si sa mai. Perché voi dovete stare qui a sistemare i danni fatti da altri, perché proprio a voi? Non vi chiedono di restare qui perché promettono di darvi un Paese migliore. Ve lo chiedono perché, se i giovani se ne vanno, il politico, un

INTERVISTA domani, non avrà più nessuno da spremere. La speranza è una bella cosa. Ma farsi prendere a calci una vita intera, dal proprio Paese, ”sperando” che prima o poi smetta, mi sembra stoltezza, non ottimismo. Troppo cinico? Va bene. Se è così gradevole, posso fare anch'io la sviolinata alla grande Italia, con tutte le sue potenzialità e la necessità di un pensare positivo, con la giusta speranza e fiducia. Tiriamoci su le maniche, smettiamo di lamentarci e diamoci da fare. Bello. Ma cosa avrei detto, di vera sostanza, alla fine? «Diamoci da fare, così la nuova classe politica potrà reiterare i vizi della precedente». Io amo l'Italia, inteso come terra, territorio e genti di ogni luogo, con il loro spirito e le loro tradizioni, per non parlare di cibo, vino e fantasia. Disprezzo, però, profondamente, ai limiti dell'odio viscerale, tutti i politici e la stragrande maggioranza degli amministratori pubblici locali. Dai Comuni alle Regioni. Ho visto personalmente schifezze inenarrabili. E ho visto solo cose infinitesimali, rispetto a quello che fanno. Li ritengo il gruppo di persone più spregevoli, viscide, disoneste e false che il cielo abbia mai visto sotto di se. Rubano, sotto gli occhi di tutti, e negano... negano! Lo si fa in ogni Paese, e sempre lo si farà, obietterà polemicamente qualcuno. «Certo - rispondo - ma c'è una misura in tutto, anche nel rubare. Questi, hanno perso la misura dall'82, dopo la vittoria ai mondiali». Lo Stato è come una colossale azienda. Cosa fa, se non gestire soldi, prendendoli e spendendoli? Entrate, uscite. Siamo nel 2014. L'amministrazione dei soldi non si affida a un politico ma a un manager! Una persona che deve avere la preparazione giusta, non mi importa che sia di destra o di sinistra. Il politico può decidere aborto si, aborto no. Divorzio si, divorzio no. Staminali si, staminali no. Non

può decidere, tuttavia, come e dove spendere denaro. Perché l'unica cosa che sa fare è mettere le mani nella cassa, per riempire le sue tasche e quelle di parenti e amici. Salvo poi inventare nuovi tributi, per coprire l'ammanco di cassa. Salvio saprà dove tagliare, il mio eccesso di infervoro. (Assolutamente NO! n.d.r). Consiglio più sobrio ai giovani diplomati? Andate a lavorare gratis, in tanti posti collegati al lavoro che vorrete fare. Fissatevi un periodo. Due, quattro, sei anni. Dipende. Trovare lavoro sappiamo che è difficile, stare a casa a grattarsi? Liberi di farlo. Anche in questo caso, però, si chiede sempre esperienza. E' un circolo vizioso. Rompetelo. Per fare il geometra, è utile e necessario avere conoscenze su laterizio, acciaio, vetro, geologia, impiantistica, edilizia, management, marketing, grafica, gestione e programmazione di un cantiere, catasto, topografia e molte altre cose. Andate per alcuni mesi, gratis, a lavorare in luoghi che realmente vi insegnino qualcosa, in quanti più sotto-settori vi sia possibile. Senza, però, farvi sfruttare, cioè lavorare senza apprendere nulla. Se davvero avete la fortuna di trovare qualcuno che vi insegna un'arte, il vostro lavoro sarà già abbondantemente ripagato. Un bravo maestro, che vi insegna davvero il mestiere e i suoi trucchi, è impagabile. Se scegliendo a vostro piacere e seguendo la vostra indole, avrete la fortuna di trovare molti maestri disposti a insegnarvi qualcosa (e lo intuirete spontaneamente se questo sta avvenendo oppure no), alla fine del periodo che vi siete prefissati, avrete ottenuto molto di più, rispetto al vagare senza meta in cerca di un lavoro che nessuno vi darà perché non avete esperienza. A quel punto, una discreta esperienza l'avrete e sarà variegata! Il vostro servizio: prezioso. A buon intenditor...

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Qualche tempo fa ti abbiamo visto alle prese con i droni per un rilievo... che sensazione hai provato a lasciare a casa la vecchia rullina metrica, blocco notes e matite? Ah, ecco la domanda sui droni. Salvio, perdonami, ma la cordella metrica era a casa da mo’. Da ormai 12 anni, in valigetta c'è il Disto laser. Blocco notes e penna, invece, resteranno in dotazione per un bel po’. L'uso dei droni affascina molto, come ogni novità. Per comprenderne il funzionamento, però, ho impiegato un po’ di tempo. Da un lato, perché le risposte alle mie domande non erano chiarissime, dall'altro perché, in quanto novità, ho dovuto portare a termine almeno il primo lavoro per capirne il meccanismo. Niente affatto intuitivo. Quanto alle risposte poco chiare, talvolta ho avuto il sospetto che i miei collaboratori esterni non volessero divulgare il proprio know how e che, quindi, rispondessero glissando, o quanto meno, lo facessero mettendoci in mezzo alcuni fumogeni. Quanto al meccanismo, ho dovuto mettere a fuoco la differenza tra laser scanner e aerofogrammetria. Due tecniche parallele. I miei collaboratori usano la fotogrammetria, eventualmente integrata dal laser scanner ove l'intervento lo richiedeva. La precisione è quasi assoluta. Tanto per iniziare, il drone non è riconducibile solo ai multicotteri, quella sorta di UFO a 4, 6, 8 o 10 eliche, ma anche ad elicotteri e aerei radiocomandati. Su ognuno di questi può essere installato uno strumento, non solo fotografico, ma anche di altra natura: geologico, infrarossi, termocamera, ecc.. La tecnica dell'aerofotogrammetria, come sanno i geometri, si basa sulla stereoscopia delle riprese di un punto, applicandovi la trigonometria. Il tutto, fatto su migliaia di punti, nel sito da rilevare. Alla fine, si otterrà, anche con questa tecnica, una nuvola di punti da elaborare. Con un

INTERVISTA plus: abbiamo anche le foto, di tutto. Tali foto, oltre all'elaborazione fotogrammetrica, fungeranno anche da texture, fornendo i materiali da applicare all'intero modello. L'unico limite/problema riscontrato è legato alla risoluzione da ottenere nel file finale. Le riprese sono ad altissima risoluzione: una nuvola di punti e le textures, tenute al massimo livello, rendono ingestibile il file. Si è dovuto trovare il giusto compromesso tra risoluzione e potenza di elaborazione di un computer di medie dotazioni hardware.

essere interamente soppiantato dagli occhiali che, cosa non trascurabile, manterrebbero libere le mani: un auricolare all'orecchio e ogni comando gestito dal movimento della pupilla, con qualche interazione manuale. Ecco che avere qualsiasi informazione, in qualsiasi luogo, inerente qualsiasi cosa, sarà una realtà. Temo qualche effetto collaterale a occhi e cervello ma temo anche l'ineluttabilità di tale progresso. La stampa 3D credo darà moltissime nuove opportunità e cambiamenti ma non sarà altrettanto rivoluzionaria. Realtà e progresso sono impreCosa ne pensi della stampa 3D e vedibili. Potrei essere smentito su della realtà aumentata? tutta la linea. Potenzialità infinite. Oggi nemmeno immaginabili. Salteremo a piè Sei stato tra i primi ad aderire alla pari la sala ologrammi, per arriva- nostra Community (che tra poco re direttamente alla virtualità compie 2 anni di vita) cosa ti spincomplementare alla realtà. Penso se all'epoca ad iscriverti? subito ai Google Glass, la cui tec- Una cosa molto semplice: nome nologia è applicabile in qualsiasi della community e logo. Quando settore; anche se i primi che mi non si conosce una cosa, la si scevengono in mente sono Turismo e glie per il motivo più istintivo: coImmobiliare. Potrebbero sparire me si presenta ai nostri occhi. Cocellulari, smartphone e tablet, per- sa nota da circa 50 anni agli esperché il concetto di Mobile potrebbe ti di marketing che spendono cifre

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prodigiose per lo studio delle confezioni dei prodotti o le copertine di un libro. Mi hai chiesto perché mi sono iscritto, non perché ci sono rimasto... Nel caso avessi dimenticato questa parte della domanda, ti rispondo dicendo che sono rimasto perché tu sai tenere viva la community, dedicandovi tempo, lavoro e passione. Inoltre, sono presenti svariati talenti che contribuiscono alla conoscenza del CAD, attraverso i loro bei lavori, e, tutto sommato, è un luogo piacevole anche solo per scambiare due chiacchiere.

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