Liceo Cornelio Tacito Opere e temi della letteratura italiana del secondo Novecento Italo Calvino. Lezioni americane Prof.ssa Daniela Pucci 2 marzo 2017

Daniela Pucci

1

“Siamo nel 1985: quindici anni appena ci separano dall’inizio di un nuovo millennio. […] Il millennio che sta per chiudersi ha visto nascere ed espandersi le lingue moderne dell’Occidente e le letterature che di queste lingue hanno esplorato le possibilità espressive e cognitive e immaginative. E’ stato anche il millennio del libro, in quanto ha visto l’oggetto-libro prendere la forma che ci è familiare. Forse il segno che il millennio sta per chiudersi è la forza con cui ci si interroga sulla sorte della letteratura e del libro nell’era tecnologica cosiddetta postindustriale. Non mi sento di avventurarmi in questo tipo di previsioni. La mia fiducia nel futuro della letteratura consiste nel sapere che ci sono cose che solo la letteratura può dare coi suoi mezzi specifici. Vorrei dunque dedicare queste mie conferenze ad alcuni valori o qualità o specificità della letteratura che mi stanno particolarmente a cuore, cercando di situarle nella prospettiva del nuovo millennio”.

Daniela Pucci

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Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio

Daniela Pucci

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CONSISTENCY (Coerenza)

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Cominciare e finire — Inedito, ricavato da un testo manoscritto, datato 22 febbraio 1985

— Stesura provvisoria della conferenza iniziale delle Norton Lectures.

— Materiale destinato a confluire nella sesta lezione rimasta incompiuta, Consistency

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Incipit — L’inizio è il distacco dalla potenzialità illimitata e multiforme del mondo della vita

— L’inizio è l’accesso al linguaggio — L’inizio è il luogo letterario per eccellenza, zona di confine tracciato dall’opera letteraria rispetto alla molteplicità del possibile, esterna all’opera

— Il narratore ricorda storie che sono state dimenticate: memoria ed oblio (epos)

— Necessità di individuazione come atto rituale (romanzo) Daniela Pucci

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L’incipit nell’epos e nei classici del romanzo — Invocazione alla Musa, custode del tesoro della memoria

— “En un lugar de la Mancha, de cuyo nombre no

quiero acordarme, no ha mucho tiempo que vivía un hidalgo, de los de la lanza en astillero” (Cervantes, El Quijote, 1605)

— I was born in the year 1632, in the city of York, of a good family, though not of that country, my father being a foreigner of Bremen who settled first at Hull” (Defoe, Robinson Crusoe, 1719)

Daniela Pucci

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Incipit — “My father had a small estate in Nattinghamshire; I was the first of five sons. He sent me to Emanuel College in Cambridge, at fourteen years old” (Swift, Gulliver’s Travels, 1726)

— “Call me Ishmael”(Melville, Moby Dick, 1851) — “Nel mezzo del cammin di nostra vita”: l’individuo è

specimen dell’uomo, il vissuto dell’autore si mescola con allegorie universali, nozioni cosmiche, teologiche, morali.

Daniela Pucci

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Explicit (come finire) — Stelle (conclusione delle tre parti del poema di Dante) — Umbrae (conclusione dell’Eneide, della I e della X Bucolica)

— Finale che dissolve l’illusione realistica del racconto:“Y el prudentísimo Cide Hamete Benengeli dijo a su pluma: ‘Aquí quedarás, colgada de esta espetera y de este hilo de alambre, ni sé si bien cortada o mal tajada, péñola mia”(El Quijote)

— Finale cosmico: “Ci sarà un’esplosione enorme che

nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie” (Svevo, Coscienza di Zeno)

Daniela Pucci

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È possibile raccontare una storia al cospetto dell’universo? — Se una notte di inverno un viaggiatore: romanzo fatto di inizi di romanzo, il problema del cominciare è il tema stesso del racconto

— Cosmicomiche: ipotesi cosmogoniche tradotte in

racconti, continuità tra l’esperienza individuale e la storia universale (inflationary theory)

— La poesia è la grande nemica del caso (Mallarmé):

l’universo si cristallizza in una forma e acquista un senso, “zone d’ordine, porzioni di esistente che tendono verso una forma, punti privilegiati da cui sembra di scorgere un disegno, una prospettiva”.

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LIGHTNESS (Leggerezza)

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Perseo e Medusa

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Leggerezza — Perché la leggerezza è un valore e non un difetto — Quali sono gli esempi delle opere del passato in cui è possibile riconoscere la “leggerezza”

— Come questo valore si situa nel presente e si proietta nel futuro

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Il neorealismo — Il “dovere di rappresentare il proprio tempo” come imperativo categorico per un giovane scrittore

— La scoperta della pesantezza, dell’inerzia,

dell’opacità del mondo: “in certi momenti mi sembrava che il mondo stesse diventando tutto di pietra”

— “Era come se nessuno potesse sfuggire allo sguardo inesorabile di Medusa”

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Ovidio, Metamorfosi — L’unico eroe capace di tagliare la testa alla Medusa è Perseo, che vola con i sandali alati

— Perseo non rivolge il suo sguardo sul volto della Gorgone, ma solo sulla sua immagine riflessa nello scudo di bronzo

— Dal sangue maledetto di Medusa nasce Pegaso, il cavallo alato, che con un colpo di zoccolo sull’Elicona fa scaturire la fonte a cui si abbeverano le Muse

— “Anguiferumque caput dura ne laedat harena”, perché la ruvida sabbia non sciupi la testa anguicrinita (Metamorfosi, Libro IV, verso 741).

Daniela Pucci

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Immagini del mondo — Le visioni della scienza dissolvono la pesantezza: il

mondo si regge su entità sottilissime (i messaggi del DNA, gli impulsi dei neuroni, i quarks, i bits)

— Conoscere il mondo vuol dire dissolverne la

compattezza nella polvere degli atomi e nel loro clinamen (Lucrezio, De rerum natura)

— Le qualità, gli attributi e le forme sono solo involucri

di una sostanza comune che trascorre da una forma all’altra (Ovidio, Le metamorfosi)

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Immagini figurali di leggerezza: Leopardi — Felicità irraggiungibile espressa attraverso una voce femminile che canta alla finestra, gli uccelli, la trasparenza dell’aria

— La teofania della luna: immagini di levità, sospensione, calmo incantesimo

Daniela Pucci

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Dolce e chiara è la notte e senza vento E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti Posa la luna, e di lontan rivela Serena ogni montagna. …... O graziosa luna, io mi rammento Che, or volge l'anno, sovra questo colle Io venia pien d'angoscia a rimirarti: E tu pendevi allor su quella selva Siccome or fai, che tutta la rischiari.

….. Che fai tu luna in ciel? Dimmi, che fai silenziosa luna? Sorgi la sera, e vai, Contemplando i deserti; indi ti posii.

Daniela Pucci

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La letteratura come funzione esistenziale — La ricerca della leggerezza come reazione al peso del vivere

— Lucrezio cerca l’impassibilità epicurea — Ovidio cerca la resurrezione in altre vite secondo Pitagora

— Leopardi ragiona sull’insostenibile peso del vivere

Daniela Pucci

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L’immaginario letterario è una necessità antropologica — Sciamanesimo e stregoneria: nesso tra privazione sofferta e levitazione desiderata

— Mitologia: Perseo vola sui sandali alati — Morfologia della fiaba: “l’eroe vola attraverso l’aria” (Propp)

— Narrativa: Kafka, Il cavaliere del secchio

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QUICKNESS (rapidità)

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Festina lente (Aldo Manuzio)

Daniela Pucci

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Festina lente (Paolo Giovio)

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Le fiabe italiane Un re s’ammalò. Vennero i medici e gli dissero: “Senta, Maestà, se vuol guarire, bisogna che lei prenda una penna dell’Orco. E’ un rimedio difficile, perché l’Orco tutti i cristiani che vede, se li mangia”. Il Re lo disse a tutti, ma nessuno ci voleva andare. Lo chiese a un suo sottoposto, molto fedele e coraggioso, e questi disse: “Andrò”. Gli insegnarono la strada: “In cima a un monte ci sono sette buche: in una delle sette ci sta l’Orco”. L’uomo andò e lo prese il buio per la strada. Si fermò in una locanda… (Fiabe italiane, 57) Daniela Pucci

24

Il tempo della fiaba — Relatività del tempo: il tempo narrativo è

incommensurabile rispetto al tempo reale (accelera o rallenta dilatandosi per proliferazione interna di una storia nell’altra)

— Economia espressiva: peripezie straordinarie raccontate tenendo conto dell’essenziale

— L’eroe combatte contro il tempo: ostacoli che

impediscono o ritardano il compimento di un desiderio

Daniela Pucci

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Rapidità del racconto — Il racconto è un’operazione sulla durata: agisce sullo scorrere del tempo contraendolo o dilatandolo

— Tempo narrativo può anche essere ritardante, ciclico, immobile

— La cattura del tempo avviene attraverso il ritmo

narrativo: nell’epica attraverso la metrica dell’esametro, in prosa con effetti che tengono vivo il desiderio di ascoltare il seguito

Daniela Pucci

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Forme brevi e short stories — Particolare densità narrativa che ha la sua misura nella singola pagina

— Vocazione della letteratura italiana, povera di

romanzieri ma ricca di poeti, che quando si esprimono in prosa prediligono la brevitas (ad esempio le Operette morali)

— Racconti di una sola frase: “Cuando despertó, el

dinosaurio todavía estaba allí” (Augusto Monterroso)

Daniela Pucci

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La funzione della letteratura nell’epoca dei media velocissimi — La combinatoria dell’alfabeto è lo strumento insuperabile della comunicazione

— L’alfabeto è la più grande invenzione umana

(Galileo, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo)

— La funzione della letteratura è comunicare tra ciò

che è diverso in quanto diverso, esaltandone la differenza e non ottundendola (vocazione propria del linguaggio scritto)

Daniela Pucci

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EXACTITUDE (esattezza)

Daniela Pucci

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Esattezza vuol dire tre cose — 1. un disegno dell’opera ben definito e ben calcolato — 2. l’evocazione di immagini visuali nitide, definite, icastiche

— 3. Un linguaggio il più possibile preciso, sia come lessico che come resa dell’immaginazione

Daniela Pucci

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La peste del linguaggio — Perdita di forza conoscitiva e di immediatezza — Automatismo che livella l’espressione alle formule generiche, astratte, anonime. Smussa le punte espressive

— “Antilingua”: il burocratese — La perdita di forma anche nelle immagini: pioggia

ininterrotta di immagini prive di necessità interna, di ricchezza di significati possibili

Daniela Pucci

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Letteratura come difesa — Perdita di forma nella vita: la “peste” colpisce la vita delle persone e la storia delle nazioni

— Rende le storie informi, casuali, confuse, senza principio né fine

— L’unica difesa: un’idea di letteratura — Leopardi poeta del vago : le parole lontano, antico, notte, notturno, oscurità, profondo sono poeticissime e piacevoli

— Leopardi poeta della precisione: la ricerca

dell’indeterminato lo porta ad osservare il molteplice, il pulviscolare, in uno sforzo inesausto di adeguamento della parola alla cosa.

Daniela Pucci

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Poetica dell’esattezza — Le scelte formali della composizione letteraria si

ricollegano al bisogno di un modello cosmologico

— La poesia è la grande nemica del caso: rivalutazione dei procedimenti logico-geometrico-metafisici

— Il cristallo è un modello di perfezione, immagine di invarianza e di regolarità di strutture specifiche (vs “fiamma”, immagine di costanza di una forma globale esteriore malgrado l’agitazione interna)

Daniela Pucci

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Il cristallo

Daniela Pucci

34

La fiamma

Daniela Pucci

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Il cristallo e la fiamma “Due simboli morali, due assoluti, due forme di bellezza perfetta dalle quali lo sguardo non sa staccarsi, due categorie per classificare fatti e idee, stili e sentimenti. Io mi sono sempre considerato un partigiano dei cristalli, ma la pagina che ho citato mi insegna a non dimenticare il valore che ha la fiamma come modo di essere, come forma di esistenza. Così vorrei che quanti si considerano seguaci della fiamma non perdessero di vista la calma e l’ardua lezione dei cristalli”. Daniela Pucci

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Le città invisibili (1972) — Simbolo complesso che esprime la tensione tra

razionalità geometrica e groviglio delle esistenze umane

— Struttura in cui ogni breve testo sta vicino agli altri creando non una gerarchia, ma una rete

— Ogni concetto o valore si rivela duplice: Kublai Khan e Marco Polo, la tendenza geometrizzante e razionalizzatrice si contrappone ad uno spazio gremito di oggetti di cui trovare l’equivalente verbale.

Daniela Pucci

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Palomar (1983) — La ricerca dell’esattezza si sforza di adeguare

minuziosamente lo scritto al non scritto, il dicibile al non dicibile

— Le lingue naturali non riescono a rendere conto della densità e continuità del mondo

— Palomar non lavora sulla struttura del racconto ma su esercizi di descrizione, problemi di conoscenza minimali per stabilire relazioni con il mondo.

— Il linguaggio diventa linguaggio delle cose, le parole ricostruiscono la fisicità del mondo.

Daniela Pucci

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Linguaggio e realtà — L’uso della parola è un incessante inseguire le cose, un’approssimazione alla loro infinita varietà, sfiorando la loro multiforme superficie

— La parola collega la traccia visibile alla cosa

invisibile, alla cosa assente, alla cosa desiderata o temuta

— Battaglia con la lingua per catturare qualcosa che sfugge all’espressione

Daniela Pucci

39

VISIBILITY (visibilità)

Daniela Pucci

40

“Poi piovve dentro a l’alta fantasia” (Purgatorio, XVII, 25) — Magia rinascimentale di origine neoplatonica:

l’immaginazione è comunicazione con l’anima del mondo

— Immaginazione come strumento di conoscenza che può coesistere con la conoscenza scientifica, necessaria allo scienziato per formulare le sue ipotesi (Gedanken-Experiment)

— Immaginazione come repertorio del potenziale, dell’ipotetico

Daniela Pucci

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Pedagogia dell’immaginazione — Civiltà dell’immagine — La memoria è ricoperta da strati di frantumi di immagini

— Pericolo di perdere una facoltà umana

fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni ad occhi chiusi, di pensare per immagini

— Visione interiore: non un confuso fantasticare, ma la cristallizzazione delle immagini in una forma definita, “icastica”

Daniela Pucci

42

Il castello dei destini incrociati — Le immagini sono una scuola di fabulazione, formano la parte visuale dell’immaginazione letteraria

— Prendono forma attraverso la scrittura, nella quale mondo e io, esperienza e fantasia appaiono composte della stessa materia verbale.

Daniela Pucci

43

Visibilità — Facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni ad occhi chiusi

— Pensare per immagini — Necessità di una pedagogia dell’immaginazione

Daniela Pucci

44

MULTIPLICITY (molteplicità)

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45

Babel

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46

Gadda “sosteneva [il dottor Ingravallo], tra l'altro, che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l'effetto che dir si voglia d'un unico motivo, d'una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo o groviglio o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo.” (Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, 1957)

Daniela Pucci

47

Mondo come groviglio

— Ogni oggetto è centro di infinite relazioni: la

letteratura è la rappresentazione della molteplicità delle relazioni

Daniela Pucci

48

Gadda ovvero la complessità — Gadda è l’emblema della vocazione

enciclopedica del romanzo contemporaneo

— Il mondo è sistema di sistemi: “Garbuglio, groviglio, gomitolo”

— Complessità (=presenza simultanea di elementi eterogenei che concorrono a determinare ogni singolo evento)

Daniela Pucci

49

La sfida al labirinto (“Il Menabò”, 1962) —

Il mondo è una realtà pluricentrica, “labirintica”

— Il fascino del labirinto in quanto tale: perdersi nel labirinto, rappresentando l'assenza di vie d'uscita come la vera condizione dell'uomo

— Affrontare la complessità del reale rifiutando le visioni semplicistiche: serve una mappa del labirinto, la più particolareggiata possibile

Daniela Pucci

50

La resa al labirinto La letteratura del labirinto gnoseologico-culturale ha in sé una doppia possibilità: - école du regard di Alain Robbe-Grillet - Il magma dell'oggettività del pasticciaccio di Gadda

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51

La sfida al labirinto: il compito della letteratura ”Resta fuori che crede di poter vincere i labirinti sfuggendo alla loro difficoltà; ed è dunque una richiesta poco pertinente quella che si fa alla letteratura, dato un labirinto, di fornire essa stessa la chiave per uscirne. Quel che la letteratura può fare è definire l'atteggiamento migliore per trovare la via d'uscita, anche se questa via d'uscita non sarà altro che il passaggio da un labirinto all'altro. È la sfida al labirinto che vogliamo salvare e distinguere dalla letteratura della resa al labirinto”. (Calvino, La sfida al labirinto, “Il Menabò”, 1962)

Daniela Pucci

52

Il romanzo “enciclopedico” — Flaubert, Bouvard e Pecuchet — Joyce, Ulysses — Romanzo polifonico, iper-romanzo (Se una notte di inverno un viaggiatore)

— Romanzo come rete: l’opera moltiplica i possibili, allontanandosi dal self di chi scrive

— L‘opera, concepita al di fuori del self, racconta la

continuità delle forme (Ovidio), si identifica con la natura delle cose (Lucrezio)

Daniela Pucci

53

Ancora Le città invisibili (1972)

La città come simbolo che esprime la tensione tra razionalità geometrica e groviglio delle esistenze umane:

Kublai Khan : tendenza razionalizzatrice e geometrizzante dell'intelletto Marco Polo: la realtà nel suo aspetto sensibile, la densità e continuità del mondo , la totalità dell'esperibile

Daniela Pucci

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Le città invisibili “Il mio libro in cui credo di aver detto più cose” “Struttura sfaccettata” “ rete entro la quale si possono tracciare molteplici percorsi e ricavare conclusioni plurime e ramificate”

Daniela Pucci

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La struttura Serie 11 serie con titolo riportato in testa ad ogni pagina 1. Le città e la memoria 2. Le città e il desiderio 3. Le cittù e i segni 4. Le città sottili 5. Le città e gli scambi 6. Le città e gli occhi 7. Le città e il nome 8. Le città e i morti. 9. Le città e il cielo

Capitoli — 9 capitoli, ciascuno aperto e chiuso da un corsivo che riporta il colloquio tra Marco Polo e il Gran Kan

— 55 descrizioni di città

distribuite variamente nei 9 capitoli (10 descrizioni nel primo e nell'ultimo, 5 negli altri)

10. Le città continue 11. Le città nascoste

Daniela Pucci

56

La prefazione del romanzo — “Che cosa è oggi la città per noi? Penso di aver

scritto qualcosa come un ultimo poema d'amore alla città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città. Forse stiamo avvicinandoci a un momento di crisi della vita urbana, e Le città invisibili sono un sogno che nasce nel cuore delle città invivibili. (….) La crisi della città troppo grande è l'altra faccia della crisi della natura. L'immagine della “megalopoli”, la città continua, uniforme, che va coprendo il mondo domina anche il mio libro”

Daniela Pucci

57

Chiavi di lettura — Questione della conoscenza: mancata coincidenza tra le parole e le cose, impossibilità di una conoscenza oggettiva del mondo (la semiotica)

— Questione etico-politica: messaggio sui pericoli di uno sviluppo incontrollato e poema d'amore alle città

— Strutturalismo, intertestualità, tecniche compositive combinatorie e postmoderne

— Psicoanalisi e tema della memoria: le città come maschere di Venezia per Polo.

Daniela Pucci

58

Bauci 1: l’assenza “Dopo aver marciato sette giorni attraverso boscaglie, chi va a Bauci non riesce a vederla ed è arrivato. […] Tre ipotesi si danno sugli abitanti di Bauci: che odino la Terra; che la rispettino al punto di evitare ogni contatto; che la amino com’era prima di loro e con cannocchiali e telescopi non si stanchino di passarla in rassegna, foglia a foglia, sasso a sasso, formica per formica, contemplando affascinati la propria assenza”. Daniela Pucci

59

Nel cuore della postmodernità: il nichilismo — La città di Bauci è la mediana nella struttura delle Città invisibili: posizione 28 di 55, avendo prima di sé e dopo di sé un uguale numero di occorrenze.

Daniela Pucci

60

Bauci 2: l’amore e la pietas — Al “centro” dimora Bauci — Bauci è lo “spazio del niente” attorno a cui si

costruisce l’esistente (C. Ossola, L’invisibile e il suo ‘dove’. Geografia interiore di Italo Calvino).

— Bauci è anche una storia di fedeltà e di amore, il mito di Filemone e Bauci che Ovidio pone nell’ottavo libro (mediana) delle Metamorfosi

Daniela Pucci

61

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