ISSN 2037-6677
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CANADA – La Corte Suprema ha affermato che nella provincia dell’Alberta non vige alcun diritto costituzionale al bilinguismo legislativo di Francesco Santolini
La Corte Suprema del Canada con la sentenza Caron v. Alberta, 2015 SCC 56, pronunciata il 20 novembre 2015, ha stabilito che la Costituzione non impone al legislatore della provincia dell’Alberta il bilinguismo nell’attività legislativa. La vicenda trae origine dalle doglianze di due cittadini dell’Alberta, Gilles Caron e Pierre Boutet, che si sono rivolti alla Corte suprema dopo che la Corte d’appello provinciale aveva respinto le loro richieste. In particolare, i due, dopo essere stati multati per infrazioni stradali ai sensi dell’Alberta Traffic Safety Act e dell’Use of Highway and Rules of the Road Regulation, hanno sostenuto l’incostituzionalità di detti atti, in quanto redatti solo in inglese e non anche in francese. Inoltre, essi hanno contestato il Languages Act dell’Alberta, nella parte in cui non contempla l’obbligo – da loro ritenuto costituzionale – di emanare e pubblicare le leggi e i regolamenti della Provincia sia in francese sia in inglese. I due ricorrenti hanno infatti affermato che in Alberta sarebbe in vigore un diritto costituzionale, non derogabile dalle leggi provinciali, al bilinguismo legislativo.
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Le origini di tale diritto sono da ricondurre, secondo Caron e Boutet, al 1870, anno in cui la vasta area occidentale fino ad allora sotto il controllo della Hudson’s Bay Company entrò a far parte del Canada, in seguito a negoziati e accordi. In particolare, fu creata la Provincia del Manitoba in virtù del Manitoba Act e un’ampia zona, in cui era ricompresa l’attuale Provincia dell’Alberta, fu annessa come nuovo territorio canadese sottoposto all’amministrazione federale con il 1870 Rupert’s Land and North-Western Territory Order (d’ora innanzi 1870 Order). I ricorrenti hanno sostenuto che il bilinguismo legislativo – nonostante fosse espressamente previsto nel Manitoba Act, 1870 ma non nel 1870 Order – fosse in realtà garantito per entrambe le aree e quindi anche per l’attuale Alberta, in virtù della promessa, data dal Parlamento canadese nel 1867 (da qui in poi 1867 Address), che nei territori occidentali sarebbero stati rispettati i «legal rights of any corporation, company, or individual». Tale promessa – che ha portata costituzionale, dal momento che il 1867 Address è diventato un allegato del 1870 Order, che è a sua volta allegato alla Costituzione del Canada e ne è parte integrante in virtù del richiamo contenuto nella sez. 52, par. 2, pt. b) del Constitution Act del 1982 – deve essere interpretata, ad avviso di Caron e Boutet, nel senso di ricomprendere tra i legal rights anche il diritto al bilinguismo legislativo. La Corte Suprema del Canada, con una maggioranza di sei giudici, ha affermato che la provincia dell’Alberta non è costituzionalmente obbligata a emanare leggi e regolamenti sia in francese sia in inglese. Essa, dopo aver premesso che è suo dovere interpretare in modo estensivo i diritti linguistici sanciti in Costituzione, ma non crearne di nuovi, dovendo attenersi al significato risultante dal testo scritto, al contesto storico e agli obiettivi sottesi alle disposizioni normative che sanciscono le garanzie, ha sostenuto che la radicata garanzia costituzionale al bilinguismo legislativo invocata dagli appellanti non è desumibile dal testo, né dal contesto, né dallo scopo dei documenti citati, e pertanto la Provincia dell’Alberta è libera di scegliere la lingua o le lingue da utilizzare nell’attività legislativa. Nella storia del Canada il riconoscimento dei diritti linguistici è sempre avvenuto in modo esplicito, e mai la locuzione legal rights è stata utilizzata nel senso di ricomprendere i diritti linguistici, come è emerso anche dai dibattiti parlamentari www.dpce.it
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dell’epoca. In particolare, i giudici hanno insistito sul fatto che mentre nel Manitoba Act del 1870 si è fatto espresso riferimento, in seguito ad apposita negoziazione tra le parti coinvolte, al bilinguismo legislativo, con disposizioni molto simili a quelle enunciate nella sez. 133 del Constitution Act del 1867, il coevo 1870 Order non conteneva nulla di tutto ciò. Guardando alle vicende storiche, si può evincere che nel 1870 i rappresentanti dei territori coinvolti, dopo aver fallito nel tentativo di creare una provincia che ricomprendesse tutta l’area occidentale prima appartenente alla Hudson’s Bay Company, accettarono un compromesso, consistente nell’annettere come provincia solo una ristretta zona (il Manitoba) e nel sottoporre alla giurisdizione del Parlamento i restanti territori (Rupert’s Land e North-Western Territory), tra cui l’attuale Alberta. In base a tale compromesso, alcuni diritti, tra cui quello al bilinguismo legislativo, furono riconosciuti solo al Manitoba. I giudici hanno inoltre ritenuto incongruo ritenere che le espressioni contenute in un atto del 1867 (il 1867 Address) possano essere interpretate in modo da ricomprendere accordi raggiunti tre anni dopo in seguito a ulteriori negoziati, e comunque hanno affermato che nel caso di specie non trova alcun fondamento l’assunto secondo cui il Governo britannico avrebbe consacrato il bilinguismo legislativo allegando al proprio atto (il 1870 Order) un documento del Parlamento canadese (il 1867 Address) che non conteneva alcuna menzione dei diritti linguistici. Ha infine aggiunto che in nessun’altra provincia creata dai territori entrati a far parte del Canada mediante il 1870 Order si fa menzione di diritti al bilinguismo legislativo. Poggia dunque su queste basi la decisione della Corte suprema circa l’inesistenza di un obbligo costituzionale al bilinguismo legislativo in Alberta. Tre giudici hanno depositato un’opinione dissenziente, secondo la quale l’accordo storico tra il Governo canadese e gli abitanti della Rupert’s Land e del North-Western Territory ricomprendeva la promessa di proteggere il bilinguismo legislativo ed è stato costituzionalizzato in virtù del 1867 Address. La lettura di quest’ultimo atto va infatti effettuata considerando tre principi di interpretazione costituzionale: la Costituzione deve essere letta alla luce del contesto storico, filosofico e linguistico; va interpretata in senso ampio e considerando gli obiettivi che si propone; è per sua natura espressione della volontà del popolo. www.dpce.it
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Nella dissenting opinion si rileva che da un’analisi storica emerge che il bilinguismo legislativo era ben radicato nei popoli dei territori occidentali già prima che essi entrassero a far parte del Canada. Pertanto fu rivendicato dai loro rappresentanti come condizione per l’annessione e accettato dal Governo canadese. Proprio perché rivestivano notevole importanza per gli abitanti dei nuovi territori, i diritti linguistici e il bilinguismo legislativo furono oggetto, durante i negoziati, di numerose richieste di protezione e di corrispondenti promesse da parte delle autorità canadesi e britanniche, che poi si impegnarono a mantenerle negli anni successivi all’annessione. I giudici dissenzienti hanno osservato che non sfugge loro la differenza contenutistica tra il Manitoba Act, 1870 relativo al Manitoba e il 1870 Order riguardante la Rupert’s Land e il North-Western Territory, ma che dalla previsione dei diritti della minoranza linguistica solo nel primo e non anche nel secondo non può automaticamente ricavarsi la rinuncia alla tutela di detti diritti per tutti i nuovi territori annessi diversi dalla piccola area del Manitoba. Peraltro, i due atti non sarebbero in realtà comparabili, provenendo il primo dal Parlamento canadese e il secondo dalle autorità britanniche. Hanno poi affermato che, sia pure a causa di fonti diverse, per entrambe le nuove entità entrate a far parte del Canada vigeva l’obbligo di redigere gli atti legislativi sia in inglese sia in francese: per la Provincia del Manitoba, in virtù del Manitoba Act, 1870 e della conseguente legislazione provinciale, per la vastissima restante parte dei territori annessi, sottoposti all’autorità federale, grazie alla previsione riguardante il Parlamento canadese contenuta nella sez. 133 del Constitution Act del 1867. I tre firmatari della dissenting opinion hanno infine sostenuto che, alla luce delle considerazioni espresse supra, l’accordo per la protezione del bilinguismo legislativo è stato costituzionalizzato con l’inserimento della garanzia dei legal rights nel 1867 Address, approvato in vista delle annessioni, il quale è dotato di uno status costituzionale in quanto a sua volta inglobato nel 1870 Order, documento costituzionale in virtù del richiamo di cui alla sez. 52, par. 2, pt. b) del Constitution Act del 1982 e della sua allegazione allo stesso. Pertanto, a loro avviso, in tutti i territori annessi nel 1870 sarebbe in vigore la garanzia del bilinguismo legislativo e, di
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conseguenza, la Provincia dell’Alberta sarebbe costituzionalmente obbligata a emanare le proprie leggi sia in inglese sia in francese.
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