Ri-Costituzione economica 101 Politica economica e crisi





Fondamenti di economia politica per capire le reali cause della crisi Italiana e dell'Unione Monetaria Europea Possibili soluzioni per salvare vite, benessere, diritti e democrazia in Italia ed Europa

Fermati e ascolta... ●









Non sottovalutate il problema della crisi finanziaria attuale. Questa crisi non è una questione di ordinaria politica. Questa crisi é un prodigioso strumento di lotta di classe e redistribuzione del reddito fra classi lavoratrici e classi dominanti in Europa. Se lasciamo fare, perderemo democrazia, sicurezza sociale, beni comuni e ogni altra conquista sociale Le classi dominanti europee usano giornali, televisioni ed economisti autorevoli per darci sempre un’unica versione dei fatti. Il loro intento è convincerci che il nostro unico dovere è obbedire e pagare, non importa se la disoccupazione cresce, se i servizi si riducono, se la previdenza sociale e la stessa democrazia scompaiono Non possiamo sperare che sia la classe politica attuale ad arrestare questo lento declino. Per convinzione, ignoranza o per mero interesse, i politici sono alleati dell’oligarchia finanziaria. Discorso analogo per quasi tutte le forze sindacali Gli intellettuali europei, specie quelli delle cosiddette “sinistre alternative”, hanno coperto e incentivato questo stato di cose e sono altrettanto colpevoli Solo una grande opposizione popolare e una capillare e minuziosa divulgazione informativa potrà salvarci. Ma per costruirla ci vuole il contributo di tutti!

Fermati e ascolta (2)... ●







Vi invito caldamente a NON fidarvi di quanto esposto qui. Citeremo dati e fonti. Verificatele tutte. Possiamo sempre sbagliarci Il punto di vista economico di chi scrive é keynesiano. Rifiutiamo la teoria neoclassica e monetarista che é alla base dei costrutti economici e politici errati che andremo a descrivere e che hanno portato alla creazione dell'Unione Monetaria Europea (UME). Sosteniamo il diritto al lavoro garantito, la crescita sostenibile, la green economy e il progresso tecnologico. Siamo europeisti convinti e crediamo nella pace e collaborazione tra popoli. Rifiutiamo l'idea di una pace e di una ricchezza basate sulla sofferenza, sull'ignoranza o sull'oppressione di altri popoli. Pur ritenendo fallimentare la costruzione dell'UME, intendiamo fare il possibile per ripristinare buone relazioni e solidarietà fra paesi vicini. Chi non ce la fa da solo (es. Grecia, Terzo Mondo) dovrà essere aiutato a rimettersi in piedi, non oppresso. Quanto esposto non ha alcuna parentela con teorie del complotto. Lobby e organizzazioni sovranazionali sono una realtà accertata , ma per il bene del dibattito e della divulgazione vi sconsiglio di fidarvi di chi menziona con troppa disinvoltura Club Bilderberg, Commissione Trilaterale, Massoneria, Illuminati, Scie chimiche, signoraggio bancario, OPPT-UCC, etc.

Leggi, Documentati, Divulga, Arrabbiati ●









La credibilità della vostra divulgazione deriva dalla calma, dalla padronanza dei contenuti e dalla citazione di fonti attendibili. Un titolo universitario o una pubblicazione valgono poco, se servono solo a rendere autorevoli menzogne e luoghi comuni fasulli anche troppo diffusi Ricordate che, al bar come in parlamento, siete responsabili delle persone cui divulgate il vostro parere. Disinformare, specie su questioni essenziali come la politica economica e la disoccupazione, é equiparabile a un crimine In tutta Europa, ma soprattutto in Italia e Germania, il dibattito é influenzato da una capillare disinformazione da parte di media e politica. Tenete presente che una persona che non sa o non capisce non necessariamente é in malafede. Spiegate con calma, argomentare pazientemente é il modo migliore per ottenere fiducia. Se arrivate all'insulto, avete perso su tutta la linea! L'economia mondiale é un sistema in continua evoluzione. Leggete continuamente, curiosate, approfondite, confrontate più fonti. Queste slides non sono sufficienti! Dopo e solo dopo, se tutto fallisce, potete permettervi di arrabbiarvi :)

Fonti principali e Letture Siti web e blogosfera

Testi di riferimento ●















Governo italiano – Costituzione della Repubblica Italiana (online qui) S.Cesaratto, M.Pivetti – Oltre l'austerità (Micromega) A.Bagnai – Il tramonto dell'euro (Imprimatur) A.Bagnai – Modelli empirici di aggiustamento e crescita (Aracne) M. Badiale - F. Tringali - La trappola dell'euro (Asterios) G.Grossi – Il Tallone d'Achille (libro online http://tallonedachille.blogspot.it/ ) E.Brancaccio – L'Austerità é di destra (Il Saggiatore) Economia 5 Stelle – 5 scenari per l'euro (libro online http://issuu.com/iosonoconsapevole/docs/scenari_e5s_)



Alberto Bagnai - Goofynomics



Orizzonte 48



Marino Badiale - Il-main-stream



Carmen Gallus - Voci dall'estero



Voci dalla Germania



Quadrante futuro



Tempesta perfetta



Sergio Cesaratto



Emiliano Brancaccio



Claudio Borghi



Gennaro Zezza



Gustavo Piga



Paul Krugman



Modern Money Theory (ITA/INGL/EPIC)



Keynesblog



Centro nuovo modello sviluppo

Fonti principali e Letture (2) ●



Basi dati statistici: –

AMECO ( http://ec.europa.eu/economy_finance/ameco/user/serie/SelectSerie.cfm )



Banca Mondiale ( http://data.worldbank.org/data-catalog/world-development-indicators )



Eurostat ( http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/eurostat/home)



Fondo monetario internazionale - WEO ( http://www.imf.org/external/pubs/ft/weo/2012/01/weodata/download.aspx )



Istat ( http://www.istat.it )



OCSE ( http://stats.oecd.org/Index.aspx )

Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea - TFUE ( https://www.ecb.int/ecb/legal/1341/1342/html/index.it.html )

Fonti principali e Letture (3) ●











Non si possiede né si rivendica la proprietà intellettuale di nessuno dei lavori, dei paper, delle slide, dei dati né dei grafici qui citati La posizione politico - economica qui manifestata rispecchia il pensiero attuale dell'Ass. Ri-Costituzione, pur suscettibile di cambiamenti Ove é stato possibile é stata citata la fonte, inclusa citazione dell'autore dell'elaborazione dei dati originali La citazione di una fonte NON comporta necessariamente l'appoggio di Ass. RiCostituzione a ogni posizione economica o politica dell'autore stesso e viceversa Eventuali refusi o mancanze su dati, concetti e fonti segnalati all'indirizzo mail [email protected] saranno prontamente corretti e il materiale eventualmente coperto da diritti d'autore sarà rimosso Lavoro distribuito sotto licenza Creative Commons To the extent possible under law,Mattia Corsini has waived all copyright and related or neighboring rights to Ri-Costituzione Economica 101. This work is published from: Italia.

Dice la nostra amata Costituzione... ●











Art. 1: "L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Art. 4: "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.” Art. 11: "L’Italia [...] consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.” Art. 32: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.” Art. 33: ”La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.” Art. 35: “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.”

Dice la nostra amata Costituzione... (2) ●









Art. 36: "Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.” Art. 38: "I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.” Art. 41: "L’iniziativa economica privata è libera.Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza,alla libertà, alla dignità umana.La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.” Art. 47: "La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.” Art. 54: "Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.” http://www.governo.it/Governo/Costituzione/CostituzioneRepubblicaItaliana.pdf

Dicono (invece) di noi... ●

M. Thatcher (1990): “L’Euro minaccerà la democrazia!”



T. Padoa-Schioppa (1999): “L’Europa non nasce da un movimento democratico.”











R. Prodi (Financial Times, dicembre 2001): “Un giorno ci sarà una crisi e saremo obbligati a introdurre nuovi strumenti politici, oggi non proponibili.” T. Padoa-Schioppa (Corriere della Sera, 26 agosto 2003): “Nell'Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev'essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l'individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità.” R. Prodi (Messaggero, novembre 2010): “[...] il primo grande beneficiario dell’esistenza dell’Euro è proprio la Germania.” M. Monti (LUISS, 2011): “I passi avanti dell’Europa sono cessioni di sovranità. I cittadini possono essere pronti a queste cessioni solo quando c’è una crisi in atto.” E. Fornero (Wall Street Journal 2012): "Il lavoro non è un diritto, deve essere guadagnato, anche attraverso sacrifici”.

Dicono (invece) di noi... (2) ●













M.Draghi (Il Sole 24 Ore, 2012): “La Banca Centrale Europea é indipendente (dai governi dell'Eurozona ndr)” M.Monti (2012): “La sostenibilità futura del Servizio sanitario nazionale potrebbe non essere garantita”. Relazione tecnica governo Monti (2012): “Duecentoquaranta milioni di euro dagli invalidi di guerra, una somma analoga a quella che invece verrà devoluta alle scuole non statali, mentre quasi cinquanta milioni verranno tolti dai disabili” F.Ghizzoni (CEO Unicredit, Bloomberg 2013): "Far partecipare i risparmi non assicurati (dei correntisti ndr) al piano di salvataggio delle banche é accettabile". JP Morgan (2013): “I sistemi politici dei paesi europei del Sud e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano caratteristiche inadatte a favorire l'integrazione. C'è forte influenza delle idee socialiste". BCE (2013): "Senza riforme strutturali l'economia non riparte". Ma quali “riforme strutturali” ci richiede l'adesione all'eurosistema? Quali “cessioni di sovranità”? Quali “sacrifici”?

E infatti...disoccupazione!

La correlazione fra disoccupazione e tasso di suicidi é ovviamente reale e positiva. La disoccupazione é morte! Tasso percentuale di disoccupazione mese per mese in Italia. Come si nota, i giovani sono stati completamente lasciati a sé stessi e non hanno alcun futuro. Fonte: Elaborazione ANSA-Centimetri su dati ISTAT

“Il lavoro non é merce, é dignità umana.” (Luciano Barra Caracciolo) Fonte: Elaborazione su dati ISTAT tratta da R. de Vogli (2013): The Role of Social Protection in Mitigating the Effects of Unemployment on Suicides Before and During The Great Recession in Italy

E infatti...disoccupazione! (2) ●









Fonti: Elaborazione ANSA-Centimetri su dati Labour Department/Eurostat/ISTAT

Confrontarsi con i dati é sempre il solo modo per capire! Negli USA (ove la crisi é partita nel 2008 con la crisi dei mutui subprime) la crisi ha colpito subito e duramente Dal 2009, le loro scelte di politica economica li hanno fatti riprendere quasi come prima! L'Italia é messa MEGLIO della media europea... TUTTA Europa pare invece avvitata in una recessione e disoccupazione senza fine! PERCHE'?

E infatti... Tutela dell'impresa e dei posti di lavoro? ●





Fonte: Elaborazione ANSA-Centimetri su dati Markit/ADACI

L'indice PMI é il più importante indice da considerare per valutare lo stato di salute di un paese e le sue possibilità di crescita e offerta di lavoro Se <50 l'economia é in contrazione, se >50 in espansione Da tre anni l'economia italiana sta conoscendo solo contrazione e deindustrializzazione

E infatti...Tutela del risparmio?

Fonte: Elaborazione ANSA-Centimetri su dati Istat

Tasse e rincari inutili e dannosi: la curva di Laffer Fonti: Dati Istat, curva Wikipedia

Causa... Effetto! Noi siamo qui! (55%) ●



I risultati dei governi Monti-Letta sono stati fallimentari! PERCHE'? Oltre un certo limite, se la pressione fiscale aumenta, il gettito diminuisce per evasione di sopravvivenza, licenziamenti e chiusure! Per aumentare il gettito il governo dovrebbe DIMINUIRE le tasse!

E infatti... Potere d'acquisto e risparmio privato ●





Dal 2005 il nostro potere d'acquisto non fa che calare, ma i consumi sono calati MOLTO meno... Da dove vengono allora quei soldi? Lo vedremo... Fonte: Dati Istat - Eurostat

La Repubblica incentiva il risparmio? davvero? Francia e Germania hanno saputo tutelare MOLTO meglio il risparmio privato Come hanno fatto? Sono davvero stati più oculati e laboriosi, come sempre ci dicono i media? Lo vedremo, ma preparatevi ad arrabbiarvi...

Serve uno sguardo al passato per capire il presente...

Indietro nel tempo... ●







1944: Bretton Woods. Gli USA impongono un sistema monetario a cambi fissi basato sul dollaro, convertibile in oro (gold standard). Il dollaro diventa valuta di riserva mondiale. I paesi mondiali dovevano mantenere fisso il cambio della loro valuta col dollaro. Creazione del Fondo Monetario Internazionale (FMI), per aiutare gli stati in difficoltà con i pagamenti 1960: il dilemma di Triffin. Gli USA stampano moneta solo per sé stessi (ma allora il mondo in crisi del secondo dopoguerra non avrà di che comprare i loro prodotti) oppure stampano per tutti per favorire la ripresa mondiale e le loro esportazioni (e allora rinunciano alla convertibilità in oro)? 1961: Mundell (uno dei padri dell'euro) pubblica la teoria delle Aree Valutarie Ottimali (AVO) che gli varrà il Nobel. Un'AVO deve avere perfetta flessibilità di prezzi e salari e perfetta mobilità di capitali e fattori produttivi. Altrimenti in caso di crisi é destinata a crollare. In pratica, in un'unione monetaria di paesi diversi in cui sopraggiunga una di crisi, o i paesi in difficoltà accettano deflazione salariale e/o emigrazione, o l'unione crolla. Vi ricorda qualcosa? 1971: Nixon shock. Si avvera la previsione di Triffin. Nixon abolisce il gold standard, tutte le monete mondiali si sganciano dal dollaro e il loro cambio comincia a fluttuare (situazione attuale). Fu il ragnarok valutario? Mhhhh...No!

Indietro nel tempo... (2) ●





1973: primo shock petrolifero. La guerra in Yom Kippur fa quadruplicare il prezzo del greggio e provoca recessione e inflazione a due cifre in tutto il mondo. Inizia l'austerità energetica. Nel 1976 la lira per difendersi svaluta del 50% e l'Italia torna a crescere 1979: l'Italia entra nel Sistema Monetario Europeo (SME). Ovvero una piccola Bretton Woods. Gli stati europei membri si impegnavano a mantener fisso il cambio rispetto all'ECU (European Currency Unit). L'ECU era un'unità di conto il cui valore era dato dalla media dei cambi valutari dei paesi membri. NON viene previsto alcun ente per aiutare i paesi in difficoltà. Rivoluzione iraniana e secondo shock petrolifero. Il prezzo del greggio triplica, con le stesse conseguenze recessive e inflazionistiche del '73. Eh sì, la superiflazione non era dovuta alla nostra stampa difensiva di moneta... 1981: divorzio tesoro-Banca d'Italia. Il ministro del tesoro Andreatta, per “bloccare l'inflazione”, cancella l'obbligo per la banca centrale di acquistare titoli di stato italiani. Viene abolito il vincolo di portafoglio (obbligo per le banche italiane di detenere una quota minima di titoli di stato italiani), il che rende oggi lo stato ricattabile dalle banche stesse (“o fai xxx o noi vendiamo i tuoi titoli. E salutaci lo spread...”). L'inflazione cala, ma solo perché il prezzo del petrolio cala del 75%... In compenso esplodono tassi di interesse, spesa pubblica per interessi, debito pubblico e disoccupazione

Indietro nel tempo... (3) ●







1987: entrata nello SME credibile. Nello SME erano previsti periodici aggiustamenti dei cambi valutari, che dovevan fluttuare intorno alla media (“serpentone monetario”), ora non é più possibile. Di fatto é come un'unione monetaria completa. L'elevata inflazione italiana inizia a logorare la competitività dei nostri prodotti rispetto al centro europa. Né SME credibile né divorzio furono decisioni prese dal parlamento né dal consiglio dei ministri. NESSUNA legittimazione democratica! 1992: la lira esce dallo SME. Il governo Amato, dopo aver abolito le ultime vestigia di indicizzazione dei salari (la “scala mobile”, già pensionata da Craxi nell'85), é costretto a svalutare la lira del 20% (dall'insostenibilità di un cambio fisso sopravvalutato rispetto ai fondamentali economici italiani e non certo dalla speculazione di Soros né da mistiche svalutazioni “competitive”...). L'inflazione cala di 1 punto, la crescita del PIL é sul 3% 1992: viene emanata la legge numero 35/1992 (Legge Carli - Amato) per la privatizzazione di istituti di credito ed enti pubblici. Essi vengono trasformati in S.p.a. (Società per azioni). In altre lingue, più trasparenti, vengono chiamate società anonime, ad indicare chiaramente la non responsabilità e la non visibilità delle persone coinvolte

Indietro nel tempo... (4) ●





Gli enti pubblici di erogazione dei servizi pubblici trasformati in aziende (S.p.a.), in nome della indimostrata ma scontata superiore efficienza dei privati, diventano invisibili alla Corte dei Conti, sottratti al suo controllo sugli atti, amplificando conflitto di interesse e dinamiche corruttive e/o illecite Uno dei principi cardini sui quali è fondata l'Unione Europea è nel divieto di aiuti di Stato alle aziende. Lo Stato viene limitato nella possibilità di intervenire a ricapitalizzare le sue banche. Alcuni europei hanno ancora una presenza pubblica importante nel sistema finanziario, ed hanno interpretato in maniera un po' elastica quei principi di non ingerenza. Noi, sempre in maniera rigorosa. Risultato? Ad ogni successiva ricapitalizzazione delle nostre banche si ha un sempre maggiore passaggio ai mercati privati della proprietà del sistema finanziario, ex pubblico 1994: abolizione in Italia della distinzione fra banca ordinaria e banca d'affari (viene abolito l'equivalente del famoso Glass-Steagall act del 1933). Diviene possibile operare sui mercati a fini speculativi anche per enti bancari che dovrebbero occuparsi unicamente di garantire il credito e il risparmio dei cittadini. I salvataggi statali di istituti in sofferenza in Europa non si conteranno più, con grave ricaduta sui debiti pubblici e sul risparmio privato...

Indietro nel tempo... (5) ●







1996: la lira rientra nello SME. Il premier Prodi ottiene il riallineamento con i parametri di Maastricht con la durissima tassa sull'Europa, promettendo prosperità per tutti e credibilità internazionale in cambio di una valuta sopravvalutata e dal valore rigido e prefissato. Nonsense... 1999: entrata dell'Italia nell'euro. Vi ricordate il meraviglioso cambio 1000 lire=1 euro regalatovi dal pressapochismo nei controlli del governo Berlusconi sulla transizione lira-euro? Si, in teoria era 1 euro=1936,27 lire... in teoria. Conseguente crollo del potere d'acquisto in Italia 2003: prime riforme Hartz del mercato del lavoro tedesco. Vengono offerti minijobs pagati 400 euro al mese senza contributi, finanziando i necessari ammortizzatori sociali con la spesa pubblica, sforando i parametri di Maastricht. Politica feroce di deflazione salariale competitiva e repressione della domanda interna tedesca. Ora più di 7 milioni di lavoratori tedeschi hanno un minijob (di cui 5 come unica occupazione). Il 20% della loro forza lavoro é sottopagata e l'iniquità sociale é ai massimi storici 2007: crisi dei mutui subprime negli USA e fallimento della banca Lehman Brothers (2008). Poi la crisi ha colpito duro anche qui. Ma cosa sapete DAVVERO sulla crisi finanziaria?

Quale crisi finanziaria? ●







Il debito di qualcuno é sempre il credito di qualcun altro. L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Nessun complotto! La morale non é semplicemente contemplata. Laddove non c'é regola, conta solo il profitto Se stiamo parlando di crisi finanziaria è perché qualcuno ha preso in prestito dei soldi che non riesce a restituire, e la crisi è internazionale perché creditore e debitore risiedono in paesi diversi. Per definizione quindi il problema esiste perché esistono i movimenti internazionali di capitali, cioè perché i risparmi accumulati in un paese possono essere impiegati in un altro paese Si ha importazione di capitali quando i capitali affluiscono in un paese. Questo significa che il paese in questione si sta indebitando con l'estero, e quindi accumula passività. All'afflusso di capitale farà riscontro il deflusso di un reddito nei periodi successivi, visto che sui debiti si paga un interesse. La fuoriuscita di capitali è invece un'esportazione di capitali: in questo caso il paese sta accumulando crediti, cioè attività, e al deflusso di un capitale farà riscontro il successivo afflusso di redditi, visto che sulle somme prestate si esige il pagamento di un interesse

Quale crisi finanziaria? (2) ●







Nessun paese ha solo debiti o crediti. Si valuta il netto (attivi meno passivi). La variazione di questa posizione netta sull'estero è il saldo delle “partite correnti” della bilancia dei pagamenti. Concorrono ad esso il saldo commerciale e quello dei redditi Un paese si indebita con l'estero se spende (per importazioni e pagamenti di interessi) più di quello che guadagna (per esportazioni e riscossione di interessi). Viceversa un paese, per avere risorse da prestare all'estero, dovrà aver guadagnato (esportando) più di quanto ha speso (importando) Un paese importatore netto di beni (cioè con deficit delle partite correnti) è anche un importatore netto di capitali, e simmetricamente un paese esportatore netto di beni è anche esportatore netto di capitali La comunicazione dei fatti economici tende a essere sempre schermata da valutazioni moralistiche fuorvianti, un errore da evitare! Il medesimo fenomeno può essere presentato come positivo o negativo a seconda di quale termine (sempre tecnicamente corretto) si decida di adottare. Esempio: quando i giornali lamentano il fatto che il nostro paese non attira sufficienti capitali esteri, stanno in effetti deplorando che il nostro paese non si stia indebitando abbastanza con l'estero!

Quale crisi finanziaria? (3) ●

Uno dei limiti, ampiamente riconosciuti e ammessi, della scienza economica è proprio quello di non essere riuscita a fornire una definizione scientificamente fondata da un lato, e operativa dall’altro, del concetto di sostenibilità del debito –







Vedi ad es. Bagnai (1996) “La sostenibilità del debito pubblico: definizioni e criteri di verifica empirica”, Economia Politica, pp.13-52. Una rassegna più recente è quella di Nigel Chalk e Richard Hemming (2000) “Assessing fiscal sustainability in theory and practice”

Proposte di regole di politica economica che hanno per scopo quello di garantire la “sostenibilità” del debito pubblico non hanno alcun senso economico (soglie di Maastricht, procedure di rientro del Fiscal Compact) Un paese non coincide con il suo settore pubblico e quindi, ad esempio, il debito estero italiano (cioè i soldi che il “sistema paese” riceve dal resto del mondo), non coincide con il debito pubblico (cioè con i soldi che il governo prende a prestito, in Italia e all'estero) In media un punto di indebitamento pubblico si scarica sull'estero solo per un terzo, il che significa che di norma e in media i due terzi degli afflussi di capitale di un paese sono debito del settore privato

Come si finanzia uno stato? ●



Uno stato che batte la sua moneta sovrana non é un'azienda o una famiglia, e ha molteplici modi per finanziarsi, che decide in totale autonomia: –

Tassando la popolazione



Vendendo cespiti (ovvero beni/asset di sua proprietà). Naturalmente questa tecnica non é reiterabile, e solitamente alla vendita corrisponde poi una passività persistente (es. se vendo la società acqua pubblica poi devo pagare l'acqua dall'acquirente privato...). Vendere cespiti senza risolvere i problemi dell'economia equivale a riavere gli stessi problemi, peggiorati, in futuro



Tramite la sua partecipazione in aziende in attivo (incasso di dividendi). Meglio valorizzare un'azienda partecipata che venderne le quote...



Prendendo a prestito (ad es. mediante vendita di titoli di stato)



Emettendo direttamente moneta (potere di signoraggio, avviene ad es. acquistando i suoi stessi titoli di stato o con creazione di moneta dal nulla)

La prima e l'ultima fonte sono le più importanti, ma lo stato a moneta sovrana NON é affatto obbligato a tassare, vender cespiti o crear “debito” per spendere! Decidere in che misura farlo é una scelta politica!

Come si finanzia uno stato? (2) ●







Un'azienda o una famiglia non han potere di battere moneta!!! La capacità di battere moneta equivale alla capacità di creare ricchezza dal nulla. Da quando é entrata nell'euro, l'Italia ha perso questo potere, ed é ridotta al rango di famiglia o paese in via di sviluppo (con valuta “agganciata” ad una valuta estera). L'euro é per noi una valuta estera, che costringe il nostro stato a tassare o a finanziarsi sui mercati per poter spendere! Lo stato a moneta sovrana può vender titoli alla sua stessa banca centrale (monetizzazione del debito), oppure sui mercati finanziari (e si produce “debito”). Se anche i mercati non volessero i titoli (ad es. se il paese é in “crisi”) o esigessero un interesse troppo alto, la banca centrale potrebbe sempre intervenire per acquistare i titoli e abbattere i tassi di interesse (fa da acquirente di ultima istanza) Prima del divorzio con il ministero del tesoro la banca centrale italiana poteva acquistare illimitatamente i nostri titoli del debito e abbattere tassi e di conseguenza spesa per interessi (avete mai sentito parlare di spread prima?). Di fatto, così facendo decideva il tasso di interesse obiettivo e fissava anche quello del mercato overnight interbancario

Come si finanzia uno stato? (3) ●







Dopo il divorzio tesoro-banca d'Italia (deciso da Nino Andreatta e Carlo Azeglio Ciampi per abbattere l'inflazione (!!!!)) la banca centrale italiana era di fatto bloccata nel suo potere di monetizzazione del debito Di fatto il mercato DECIDEVA il tasso di interesse che riteneva “equo”, commisurato al rischio dell'investimento o alla semplice volontà speculativa Uno stato a moneta sovrana non potrà mai dichiarare bancarotta (o default) sul suo debito, in caso di problemi può intervenire la banca centrale. Ricordo che non é ancora stata determinata una soglia di sostenibilità del debito. Uno stato che non batte moneta invece può essere insolvente. Per lui il debito pubblico può diventare velocemente insostenibile. E con rischio di insolvenza, i tassi impostigli saranno progressivamente più onerosi! L'esistenza del debito richiede il pagamento di un interesse, il che comporta, a seconda del metodo, una redistribuzione del reddito dei cittadini a beneficio di: –

Signoraggio: tutti contenti, non esiste interesse



Titoli di stato con controllo dei tassi: favoriti i proprietari di titoli



Titoli di stato con tassi in mano ai mercati: favoriti smaccatamente i proprietari di titoli e gli speculatori (vedremo dopo chi sono...)

Signoraggio in Italia Fonte: O.Blanchard - Macroeconomia (Il Mulino) ●





Il potere di emissione diretta della moneta (signoraggio) ha comunque dei limiti Si deve usare tenendo conto della crescita prevista, dell'inflazione prevista e del ciclo economico E' consigliabile ricorrervi di più in fasi di stagnazione o recessione!

Stampare moneta NON provoca inflazione!!! Tasso di crescita della massa monetaria M3 e inflazione nell'eurozona Fonte: Elaborazione su dati FMI (2010) – Il tramonto dell'Euro (A.Bagnai) fig. 35 ● Nella storia dell'euro, la BCE non é MAI riuscita ad avere alcun controllo sulla massa monetaria M3 circolante ●





L'inflazione segue una dinamica del tutto diversa! La moneta é un fattore endogeno del sistema economico (ovvero non controllabile direttamente dalla banca centrale) La banca centrale garantisce solo il livello necessario di moneta per non bloccare il credito nel sistema, agendo sulle riserve bancarie

Quelli che... Potremmo stampar moneta!!! ●







La moneta é un titolo di credito emesso dallo stato. Un “Io ti devo beni e servizi per un valore di TOT”, acquistabili solo sul mio territorio. Ah, si, “con questa moneta (e solo con lei) puoi pagare le tasse che ti impongo” La convertibilità in oro della moneta non esiste più dal 1971, il suo valore é una convenzione che dipende esclusivamente dall'autorità dello stato che la emette e dalla possibilità di pagare tasse di quello stato SOLO con essa Già da qui dovreste capire che nessuno vorrebbe un “io ti devo” di uno stato con fondamentali economici devastati, o che vive pretendendo di importare tutto ciò che serve e pagare i suoi dipendenti con la stampa di moneta. Motivo? Quello stato produce poco o nulla che interessi comprare, men che meno i suoi titoli di stato che saranno considerati rischiosi e inaffidabili di conseguenza (il “vincolo esterno” di cui parla Anthony Thirwall in “Modelli di crescita limitata dalla bilancia dei pagamenti: storia e panoramica”, riprendendo il lavoro di Kaldor). In sostanza, la spesa a deficit di uno stato a moneta sovrana é limitata dalla sua bilancia dei pagamenti Ergo, un limite pratico all'indebitamento esiste. La Modern Money Theory (MMT) sostiene di no, ma porta ad esempio il caso degli USA, che detiene la valuta di riserva mondiale e un notevole arsenale nucleare a garanzia

Quelli che... Potremmo stampar moneta!!! (2) ●







Tutti concordano, MMT inclusa, che uno stato a moneta sovrana non potrà mai dichiarare bancarotta sul suo debito sovrano, a meno che non lo desideri (es. il Giappone del secondo dopoguerra, onde non ripagare i debiti agli USA) o che parte del suo debito sia denominato in valuta estera Repetita juvant, la moneta é un fattore endogeno del sistema economico (ovvero non controllabile direttamente dalla banca centrale né dal governo) Si dice base monetaria (M0) la moneta legale ad alto potenziale creata direttamente dalla banca centrale (banconote e monete metalliche) La base monetaria arriva al pubblico attraverso diversi canali: –

Il canale del Tesoro (finanziamento monetario della spesa pubblica, se c'è: la Banca centrale accredita direttamente la spesa sul conto corrente del beneficiario)



Il canale estero (l'esportatore riceve un dollaro per la sua merce, va in banca centrale e si fa dare l'equivalente in euro)



Il rifinanziamento del sistema bancario (la Banca centrale presta l'euro direttamente alla banca commerciale)

Quelli che... Potremmo stampar moneta!!! (3) ●







Questo sistema secondo i monetaristi neoclassici ha due caratteristiche: –

I depositi (di base monetaria, effettuati da famiglie e imprese, presso le banche commerciali) generano i prestiti (delle banche commerciali a famiglie e imprese)



La moneta bancaria (prestiti) è in un rapporto fisso (moltiplicatore) con la base monetaria, rapporto determinato dal coefficiente di riserva obbligatoria, cioè dalla quantità di base monetaria che le banche devono trattenere presso di sé rispetto ai depositi. Dato r il coefficiente di riserva obbligatoria, il moltiplicatore nel caso più semplice é 1/r

Se r é basso, una piccola emissione di base monetaria può creare un enorme credito complessivo nel sistema. Viceversa se é alto. Se é 1 (il massimo possibile, ovvero riserva integrale, il credito nel sistema crollerebbe SUBITO...) Bene. Le cose in effetti NON stanno affatto così Eh? Ma la stampa di moneta non serviva per finanziare cose? Ma stampandone una quota prefissata non determinavi l'inflazione? Ma non basta tassare per controllare la quantità di moneta circolante? NO!

Quelli che... Potremmo stampar moneta!!! (4) ●







Nell'accordare un prestito il funzionario di banca non controlla MAI la quantità di riserve disponibili presso il suo istituto, esattamente come nel fissare il prezzo un negoziante non controlla la quantità di M3 in circolazione in quel giorno. Dunque sono i prestiti a creare i depositi, e non viceversa La Banca centrale ha l'obbligo statutario di fornire moneta di banca centrale (base monetaria) per evitare il collasso del sistema dei pagamenti, quindi l'emissione di questo strumento, in larga misura, non è decisa da lei (ma il costo al quale fornirlo sì). Di conseguenza, la Banca centrale non controlla l'offerta di moneta, che deve invece adattare alle condizioni del mercato interbancario per evitare il collasso del sistema dei pagamenti. La Banca centrale si limita a definire il tasso di interesse (o costo del denaro) Ci sono anche sistemi nei quali il coefficiente di riserva obbligatoria è nullo, cioè le banche possono prestare tutto quello che viene loro depositato. Possono farlo, perché la Banca centrale interviene come lender of last resort in caso di problemi. In questi sistemi però la massa monetaria non è infinita, come sarebbe se valesse la regola 1/r Di conseguenza, la Banca centrale non ha alcun mezzo di controllo diretto ed efficace sulla massa monetaria in senso ampio (base monetaria e depositi), come non ce l'ha sulla moneta in senso stretto (base monetaria)

Quelli che... Potremmo stampar moneta!!! (5) ●





Le riserve bancarie non determinano il massimo credito erogabile dalle banche (che invece é correlato al capitale bancario come da accordi Basilea III) Esse sono emesse esclusivamente dalle Banche Centrali e sono il principale mezzo di pagamento utilizzato dal settore bancario per finalizzare i pagamenti. Questa è una regola ben precisa dei sistemi di pagamento: nessuno può pagare un proprio debito con moneta emessa da se stesso ma è necessario utilizzare un mezzo di pagamento emesso da un agente differente. E quindi laddove il settore privato non bancario si serve della moneta emesse dalle banche commerciali, le banche commerciali si servono della moneta emessa dalle Banche Centrali. Chiaro? Son le banche commerciali ad emettere credito! Le banche centrali svolgono da tempo il ruolo di camera di compensazione. Spesso ciò comportava solo che esse regolassero le posizioni nette delle banche commerciali, risultanti dalla compensazione dei rispettivi saldi (relativamente piccole). Ciò accadeva solo una volta al giorno, alla fine della giornata. Con la diffusione del regolamento lordo in tempo reale (RTGS), col quale ogni pagamento è regolato in tempo reale nel corso della giornata, le banche centrali e la moneta di banca centrale hanno assunto un ruolo più ampio e più attivo e più sicuro

Quelli che... Potremmo stampar moneta!!! (6) ●





Le banche commerciali detengono riserve bancarie per due motivi principali: il regolamento dei pagamenti nel mercato interbancario e soddisfare la riserva obbligatoria dove richiesta (molti paesi come per esempio Canada, Regno Unito, Australia, Svezia, Norvegia hanno una riserva obbligatoria pari a 0) Non c’è dubbio quindi che il ruolo ultimo delle riserve bancarie sia quello di rendere sicuro e stabile il sistema dei pagamenti nazionale (e internazionale), evitando che i pagamenti vengano regolati tramite promesse di pagamento di agenti privati. Non a caso quindi le riserve bancarie prendono il nome di settlement balances, proprio per via del loro ruolo di mezzo di pagamento definitivo nell’interbancario. Ma cosa sono concretamente? Sono dei depositi che le banche commerciali mantengono in Banca Centrale, e sono anche le banconote cartacee Durante il giorno, i depositi presso la banca centrale possono essere utilizzati per effettuare pagamenti interbancari, il cui regolare compimento è un’attività cruciale per il funzionamento del sistema economico. Se il saldo giornaliero disponibile per i pagamenti è troppo piccolo rispetto al valore dei pagamenti da effettuare in un dati momento, potrebbe risultarne un blocco che impedirebbe la regolare esecuzione dei pagamenti. Infatti, siccome una maggior riserva facilita il credito, esse sono anche un mezzo di controllo dei tassi di interesse a breve termine

Quelli che... Potremmo stampar moneta!!! (7) ●







I sistemi RTGS (Real-Time Gross Settlement) non sono altro che dei sistemi di trasferimento di fondi in tempo reale, cioè sono trasferimenti non soggetti a un tempo di attesa. Le transazioni vengono completate immediatamente. Il Gross significa che i pagamenti vengono regolati su base lorda, cioè operazione per operazione, anziché su base netta in cui debiti e crediti delle controparti si compensano e poi si regolano le posizioni rimaste. Il sistema TARGET2 dell'UME ad esempio è un sistema RTGS, difatti TARGET2 significa Trans-European Automated Real-Time Gross La Banca Centrale, dal momento che detiene il monopolio dell’emissione di riserve bancarie (base monetaria) ha l’obbligo giuridico di promuovere e garantire il buon funzionamento dei sistemi di pagamento. Essa reagisce OBBLIGATORIAMENTE alla concessione di credito agendo sulle riserve bancarie ad esempio mediante compravendita di titoli di stato, ma non lo provoca!!! Una banca commerciale crea moneta all’atto del prestito e POI si procura le riserve necessarie a finalizzare i pagamenti (Kaldor-Moore). Quindi, la banca centrale non finanzia direttamente nulla stampando moneta! La riserva obbligatoria, peraltro, non è detto che sia uno strumento necessario (BCE e FED la prevedono, anche se piccola)

Banca centrale vs BCE





La BCE presta SOLO alle banche. Lo stato può solo farsi PRESTARE dai mercati (es. banche che decidono il tasso) il denaro che gli serve. Il resto lo ottiene tassando. E' vincolato al pareggio di bilancio, ergo O riesce come la Germania ad avere una posizione sull'estero positiva che compensi la spesa per interessi (indebitando l'estero) O deve sistematicamente sottrarre risorse al settore privato! Con la sovranità monetaria, non esiste alcun vincolo stringente sull'indebitamento dello stato (la ricchezza privata può aumentare perché la spesa pubblica può superare le entrate fiscali). E in ogni caso il default é impossibile perché la banca centrale garantisce sempre il debito pubblico. E' una scelta politica

Ma la riserva frazionaria?! ●







La teoria del signoraggio bancario e la teoria monetarista (della moneta esogena), la vedono come un limite iniquo alla concessione di credito. Sono entrambe posizioni infondate! La capacità delle banche di espandere il proprio stato patrimoniale non è vincolata dalla quantità di riserve che essa detiene, né da qualunque requisito di riserva frazionaria. La banca espande il proprio stato patrimoniale semplicemente prestando a chi offre garanzie! La riserva é solo una garanzia obbligatoria che la banca deve rispettare per funzionare Sono i prestiti a creare i depositi, e non viceversa!

Ma la riserva frazionaria?! (2) Nessuna variazione della base monetaria in possesso delle banche HA mai avuto alcun impatto sulla concessione di credito bancario (e di conseguenza sulla creazione di moneta bancaria) ●





Fonte: Elaborazione NOMURA & Eurotruffa su dati BCE, Banca d'Inghilterra, Federal Reserve

Addirittura ci sono stati dove la riserva frazionaria é pari a zero (es. Canada). Se il ragionamento fosse “giusto”, la moneta bancaria in questi sistemi dovrebbe essere INFINITA (ehm...) Il credito dipende da fiducia nel ciclo economico e garanzie del beneficiario, NON dalle riserve bancarie obbligatorie Prima la banca concede un prestito, POI la banca centrale ne alimenta la riserva (pena credit crunch immediato)

Le banche NON sono responsabili della crisi!

Bilanci bancari deficitari, introiti dell'attività vicini allo zero, crediti in sofferenza in aumento, prestiti in calo... Fonte: Elaborazione ANSA-Centimetri su dati ABI

Svalutare la moneta NON provoca inflazione!!!

Fonte: Elaborazione su dati FMI (2010) – Il tramonto dell'Euro (A.Bagnai) fig. 11

Svalutare la moneta NON provoca inflazione!!! (2) ●











L'inflazione é l'aumento dell'indice generale dei prezzi al consumo. Si, perché ci sia inflazione é necessario che ci sia stata una SPESA... Nella sua storia, l'inflazione Italiana non ha MAI avuto a che fare con la stampa di moneta o con la svalutazione della sua valuta (nemmeno con l'euro, l'euro ha svalutato anche del 20% anni fa!! Ve ne siete accorti?) L'inflazione segue una dinamica diversa e dipende anzitutto da shock esogeni che impattano sull'economia (shock petroliferi, costo dell'energia che importiamo, costo delle merci che importiamo), ma anche da tasse e imposte con effetti inflattivi (come l'IVA, che impatta direttamente sui prezzi, o le accise sui carburanti, che impattano sui costi di tutta la filiera produttiva). Infine, dipende dalla produttività del sistema (alti costi di produzione, alti pezzi finali) L'inflazione é redistributiva del reddito, e penalizza i CREDITORI... nessuno vuole che un debito sia ripagato in moneta deprezzata... specie la Germania... L'inflazione, specie in regime di moneta unica, penalizza il cambio reale italiano e quindi anche la competitività delle nostre merci rispetto all'estero L'inflazione é strettamente correlata anche alle meccaniche del mercato del lavoro, specialmente al tasso di disoccupazione. Se non lavori, non spendi. Niente spesa, niente inflazione...

Svalutazione, inflazione e rottura di unioni monetarie ●







La regola si applica anche in caso di rotture di unioni monetarie! Goldfajn e Werlang (2012) hanno dimostrato come in media solo il 20% di una svalutazione si traduca in inflazione (pass through) un anno dopo! Se in Italia si svalutasse del 30% uscendo dall'euro avremmo un'inflazione del 56% (nulla di male, come vedremo) Ci é già successo! (1992, uscita dell'Italia dallo SME)

Andamento dell'inflazione un anno dopo la rottura di un'unione monetaria Fonte: Elaborazione su dati FMI Il tramonto dell'Euro (A.Bagnai)

Svalutazione, inflazione e quotazione petrolifera ●

In quest'altro esempio, riguardante la Polonia, possiamo osservare come il prezzo del petrolio in zloty (il secondo grafico) sia del tutto scorrelato dalle due enormi svalutazioni dello zloty sull'euro e con l'inflazione negli stessi anni. Discorso estensibile per le altre materie prime, specie per le economie che soddisfano le condizioni di MarshallLerner (vedi slide apposita) Fonte: Elaborazione su dati NYMEX tratta da WWW.TRADINGECONOMICS.COM

Svalutazione, inflazione e quotazione petrolifera (2) ●



Fonte: Elaborazione Goofynomics http://goofynomics.blogspot.it/2013/08/de-benza-italica-anteprima-non-tecnica.html



Quale che sia il motivo che fa variare il prezzo del greggio in valuta nazionale, le variazioni del prezzo della benzina sono infinitamente più contenute! Nel '94 il greggio parte a 100 e arriva a 700. La benzina, fatto 100 il 1994, arriva poco sopra 200 Se il prezzo del petrolio in valuta nazionale aumenta, il costo della benzina alla pompa aumenta circa del 30%. Il che significa che se anche uscendo svalutassimo del 30% rispetto al dollaro, l'aumento del prezzo alla pompa sarebbe del 30%x30%=9%! "Non di sola materia prima è fatto un prezzo" (A.Bagnai)

Svalutazione e materie prime: elasticità e Marshall-Lerner! ●











Siamo sicuri che le materie prime seguano tutte l'esempio del petrolio in caso di svalutazione o rottura dell'area valutaria E svalutazione? Abbiamo visto che se prezzo in valuta nazionale della materia prima petrolio varia di TOT, il prezzo in valuta nazionale all'acquisto varia SOLO del 30% di TOT Si dice che l'elasticità del prezzo alla pompa al prezzo in valuta nazionale della materia prima é del 30%. Ogni materia prima che importiamo ha una sua ELASTICITA' al prezzo iniziale in valuta nazionale! In generale importazioni ed esportazioni reagiscono SEMPRE al tasso di cambio, sono cioè “elastiche” al cambio Quando il cambio si svaluta (e servono più lire per comprare un dollaro) i prodotti nazionali diventano più convenienti (le esportazioni aumentano) e quelli esteri meno convenienti (le importazioni diminuiscono). Avremo quindi due elasticità delle esportazioni al cambio. Viceversa in caso di rivalutazione. Questi effetti evidentemente contrastano l’effetto negativo determinato dalla svalutazione del cambio sul costo delle importazioni. Ma quanto devono essere elastiche esportazioni e importazioni affinché il movimento dei loro volumi compensi l’effetto negativo dato dall’aumento del valore delle importazioni? La regola è molto semplice e verificabile e si chiama condizione di Marshall-Lerner!

Svalutazione e materie prime: elasticità e Marshall-Lerner! (2) ●





La condizione di Marshall-Lerner é che la somma dei valori delle due elasticità all'import e all'export, presi tutti col segno positivo (cioè matematicamente in valore assoluto) sia maggiore di uno La condizione é valida anche quando solo uno dei flussi (solo l’export, o solo l’import) è elastico, purché la somma delle elasticità sia maggiore di uno Quanto vale l'elasticità in Italia? Chiediamolo alla Commissione Europea! Fonte: http://ec.europa.eu/economy_finance/publications/qr_euro_area/2010/qrea1_en.htm REER significa real effective exchange rate, ed è appunto la misura del tasso di cambio reale adatta a questo calcolo. Effettivo significa calcolato in relazione ad un certo numero di aree economiche concorrenti. E' insomma l'elasticità alle esportazioni Le elasticità della colonna REER possono essere prese come impatto del cambio sulle esportazioni. Perché sono negative? Per convenzione, la svalutazione reale aumenta il cambio nominale ma fa diminuire il cambio reale, e quindi il segno dell’elasticità cambia!

Svalutazione e materie prime: elasticità e Marshall-Lerner! (3) ●





Spagna, Francia e Italia hanno elasticità all'export superiori in valore assoluto a uno! Senza nemmeno valutare quella all'import, ne viene che RISPETTANO le condizioni di Marshall-Lerner e avrebbero ogni convenienza a svalutare, uscendo se necessario dall'eurosistema. Il loro saldo commerciale almeno avrebbe grossi benefici! Domanda: In quale paese le esportazioni sono più elastiche al prezzo? E quindi a quale paese converrebbe di più uscire prima possibile dall'euro? Risposta:

Curva di Phillips e Inflazione ●







Fonte: Wikipedia



Nel breve periodo, il modo più veloce per abbassare l'inflazione (e migliorare competitività e export) é aumentare la disoccupazione. A QUESTO servono le riforme, la deflazione salariale e la precarizzazione del mercato del lavoro (Fornero e c.) Naturalmente l'accresciuta disoccupazione abbatte la domanda interna e ha effetti recessivi sul PIL e di grave iniquità sociale Purtroppo i mercati si fidano della curva di Philips e la usano nelle valutazioni ( http://ideas.repec.org/p/got/cegedp/73.html) Occorre avere il coraggio e la pazienza di agire su ben altri fattori per essere competitivi, la piena occupazione é un diritto da garantire SPECIE in una repubblica fondata sul lavoro!! (art. 1 Costituzione)

Si, ma... “almeno ora siamo credibili”... ●



...e quindi perdoneremo alla nostra classe politica le scelte scellerate fatte su deflazione salariale, tassazione e disoccupazione? Come pure ci rassegneremo che popoli considerati “affidabili” ci mangino in testa? NO! La competitività di un'economia cresce al diminuire del CAMBIO REALE

Dove P é il livello dei prezzi italiani, Pf quello del concorrente estero e E il cambio nominale (ovvero il costo in moneta estera di 1 €) ●

Uno studio della Commissione europea recita che: "se il tasso di cambio reale italiano avesse avuto la stessa evoluzione di quello tedesco fin dall'inizio del 1999, il tasso di crescita delle esportazioni italiane sarebbe stato quasi identico a quello delle esportazioni tedesche, mentre in realtà è stato meno di un terzo" http://ec.europa.eu/economy_finance/publications/qr_euro_area/2010/qrea1_en.htm



Ovvero nella spiegazione degli squilibri dell'Eurozona, in particolare per la parte che riguarda noi, la competitività "non di prezzo" (cioè il fatto che i tedeschi sono affidabili e biondi e noi abbiamo il bunga bunga) non c'entra NULLA!

Tirando le somme... ●













Se la competitività dipende dal cambio reale, in moneta unica (E=1), a parità di prezzi esteri l'unico modo per essere competitivi é abbattere i prezzi nazionali Ciò é stato fatto (malamente) aumentando la disoccupazione e deprimendo welfare e salari nel VANO tentativo di abbattere l'inflazione Perseverare in questa tecnica conduce alla Grecia. Un meccanismo di aggiustamento sistematico del cambio reale fra vari paesi che tenga conto dei loro fondamentali macroeconomici è del tutto indispensabile Il trattato di Maastricht prevedeva la convergenza verso un tasso di inflazione del 2%, con sanzioni per chi l'avesse sforato in eccesso (ma non in difetto!!!) Inflazionare in un'unione monetaria é tanto pericoloso quanto deflazionare Deflazionare nell'area euro é a tutti gli effetti un meccanismo di crescita della competitività basato sulla miseria e le privazioni della classe lavoratrice, contrario allo spirito dei trattati stesso e da condannare aspramente! Ma i monetaristi euroentusiasti ci dissero “tranquilli, stessa moneta = stessa inflazione”, e infatti...

E infatti... Differenziali di inflazione nell'Eurozona

Fonte: Elaborazione Goofynomics su dati del Fondo Monetario Internazionale

Quali conseguenze?

Prezzi in aumento in tutta la periferia europea, competitività del centro (Germania) alle stelle, saldo commerciale del centro alle stelle! Fonte: Elaborazione Goofynomics su dati del Fondo Monetario Internazionale

Quali conseguenze? (2) ●





Fonte: Elaborazione Goofynomics su dati del World Economic Outlook http://databank.worldbank.org/ddp/home.do

Uno studio della Banca Mondiale riporta i fattori di conversione a parità dei poteri di acquisto, cioè la quantità di valuta locale necessaria per comprare sul mercato interno lo stesso ammontare di beni che si sarebbero potuti comprare con un dollaro negli USA Nel 1980 per comprare quello che a New York si sarebbe comprato con un dollaro, a Roma bastava l’equivalente di 44 centesimi di euro, e a Berlino ci voleva quasi un euro e venti centesimi (e ad Atene circa 10 centesimi). Oggi la situazione é quasi alla pari NB: nel 1980 l'euro non c'era. I calcoli sono fatti convertendo in euro la valuta locale con i noti tassi di conversione, e convertendo in dollari il valore in euro usando i tassi dell'ECU/dollaro - per i tecnici)

Quali conseguenze? (3) Crisi dei mutui subprime







Indici di produzione industriale in Eurozona, 1990-2012 Fonte: Elaborazione Macrobond e Debora Billi su dati GaveKal Data (http://crisis.blogosfere.it/2013/02/euro-quando-la-santa-inquisizione-serve-a-combattere-la-logica.html)

Il cambio fisso (e sopravvalutato) é storicamente SEMPRE nocivo, per l'economia italiana in particolare Usciti dallo SME nel 1992, la sola flessibilità del cambio ha rilanciato la nostra produzione oltre l'eccellenza tedesca Il ritorno nello SME credibile (1996) e l'entrata nell'euro (1996) hanno distrutto la nostra produzione industriale e quella di (quasi) tutta l'eurozona con una sola eccezione: la Germania!

Quali conseguenze? (4) ●





Chi esporta merci esporta capitali, ricordate? C'é un solo creditore, ma MOLTI debitori! E ai creditori non piace l'inflazione che deprezza il loro credito, e nemmeno la mutualizzazione del debito (eurobonds...). Ergo, non li avremo MAI Ovviamente, sono le banche dei paesi europei ad essere indebitate con quelle del centro, per conto di privati forse insolventi

Notare come da metà 2012 sia iniziato il rientro dei crediti! Come é stato ottenuto? Con l'austerità dei PIIGS! Fonte: Elaborazione di Euro Crisis Monitor su dati BCE, Saldi Target 2

Meditate... ●







Le politiche di moderazione salariale tedesca hanno provocato squilibri esterni fra paesi dell’Eurozona, corrispondendo a una svalutazione reale competitiva che ha danneggiato i principali concorrenti, come afferma la Commissione Europea. Ora i concorrenti sono i mercati di sbocco dell'export tedesco (tra cui NOI...). Politica del beggar thy neighbour... Esse sono state condotte in violazione di precisi obblighi stabiliti dai Trattati Europei, come l’obbligo di coordinamento delle politiche economiche stabilito dall’articolo 5 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, e lo stesso obbligo di non sforare il 3% del rapporto deficit/Pil, che invece la Germania ha sforato per prima, in chiara connessione con l’implementazione delle riforme Hartz del mercato del lavoro, come dimostra la dinamica di entrate e uscite e soprattutto la natura di queste ultime (ammortizzatori sociali...) In Germania lo sanno (vedi ad es. una ricerca dell'università di Duisburg) http://www.guardian.co.uk/money/2012/oct/26/real-cost-labour-reforms-germany Copiare il modello mercantilista tedesco non risolverebbe nulla degli squilibri dell'Eurosistema, e andrebbe a penalizzare i nostri mercati di sbocco con la stessa logica. Inoltre é fisicamente impossibile che il mondo possa assorbire il surplus che ne conseguirebbe. E se tutti esportassero, CHI assorbirebbe il nostro surplus? MARTE?

Ce lo siamo meritati! Non siamo abbastanza produttivi! .. e quindi i nostri politici, poverini, son stati costretti ad agire così. Del resto siamo i famigerati PIIGS. Andiamo a verificare la fondatezza della suddetta corbelleria...

Fonte: Elaborazione Goofynomics sul Labour productivity index del sito OCSE (base 2005=100), ribasato sul 1970 per comodità espositiva

Ce lo siamo meritati! Non siamo abbastanza produttivi! (2) ●









La produttività è un indice fondamentale, dal momento che influenza il costo del lavoro per unità di prodotto o CLUP (=redditi medi da lavoro dipendente/produttività media del lavoro) e di conseguenza la competitività dei nostri prodotti sul mercato La produttività italiana fino al 1990 è totalmente allineata se non a tratti superiore a quella tedesca. Nel 1990 l’Italia entra nello “SME credibile”, ovvero decide di fissare il proprio cambio valutario in un intorno ristretto del valor medio delle valute europee. Ed ecco che la forbice si apre per la prima volta, dando un duro colpo alla nostra competitività Nel 1992 la lira italiana, uscendo dallo SME, torna libera di fluttuare sul mercato assestandosi su un valore consono alla nostra capacità di esportatori. E immediatamente torniamo a crescere sugli stessi livelli tedeschi, se non di più Il colpo di grazia lo riceviamo però nel 1996, quando l’Italia rientra definitivamente nello SME e poi nell’euro. Da allora, non sembriamo più capaci di competere Tutte le volte che l’Italia ha in qualche modo irrigidito la propria politica valutaria, e quindi compromesso le proprie esportazioni, prima entrando nello SME, poi entrando nella banda di oscillazione ristretta, poi rientrando nello SME, poi entrando nell’euro, la sua produttività si è appiattita. Altro che fannulloni...

Ce lo siamo meritati! Non siamo abbastanza produttivi! (3) ●







L’appiattimento è stato irreversibile quando la decisione di “irrigidirsi” ha comportato l’ingresso nell’euro. Che guarda caso é tarato sui fondamentali economici tedeschi! (ed ecco perché loro non ne soffrono) Si consideri che gli aggiustamenti delle valute sulla base della loro domanda sono un fenomeno del tutto naturale in economia, che nulla ha a che vedere con mitologiche “svalutazioni competitive” che avrebbero permesso colpevolmente all’Italia di sopravvivere sul mercato senza effettuare le riforme necessarie a tempo debito In realtà, in un paese forte esportatore si ha una GRANDE domanda della sua valuta, che pertanto si apprezza per la legge della domanda e dell’offerta, viceversa in un paese importatore essa si deprezza, e l’intervento umano c’entra assai poco (ricordo che chi esporta merci esporta anche capitali!). Questo almeno in regime di cambi flessibili e fluttuanti, com’era prima dello SME e dell'euro. Ora capite perché la Germania ha voluto un modello di europa che le consentisse di esportare molto senza subire un apprezzamento valutario che ne avrebbe riequilibrato verso il basso l'export? L’Italia del cambio fisso affronta da anni sacrifici durissimi su welfare e mercato del lavoro col fine dichiarato di migliorar la produttività, ma come avrete capito tali misure sono inutili, mal indirizzate o del tutto dannose

Inoltre la produttività NON é esogena!!! ●



...ovvero non é un fattore su cui si possa agire efficacemente per modificare la competitività del sistema e la crescita economica Nel periodo dal 1970 al 1995 le variazioni delle esportazioni precedono visivamente quelle della produttività, e non viceversa (quindi la produttività non ha affatto aumentato l'export)

Nel periodo completo, un test di correlazione di Granger condotto dal prof. Fonte: Elaborazione Goofynomics su dati OCSE (dati e A. Bagnai conferma che la statistica su http://goofynomics.blogspot.it/2012/03/cosa-sapete-della-produttivita.html ) produttività non causa export, bensì il contrario! ●

Inoltre la produttività NON é esogena!!! (2) ●











E' piuttosto ovvio. Gli aumenti di produttività rispondono storicamente ad aumenti della DOMANDA di beni. In fase di contrazione della domanda aggregata (come ora), aumentare la produttività, ammesso che ci si riesca, fa solo aumentare l'invenduto! (provato empiricamente da molti studi) Una maggior offerta NON crea la propria domanda! Qualunque proposta anticrisi basata esclusivamente sull'aumento della produttività é fasulla e fuorviante Legge di Thirlwall (1979): la crescita di un’economia è direttamente proporzionale a quella delle sue esportazioni Legge di Verdoorn (1949): la crescita della produttività è proporzionale alla crescita dell’economia Corollario:se un paese riesce (ad esempio adottando un tasso di cambio sostenibile) a promuovere le proprie esportazioni, il suo prodotto cresce, il che determina un incremento della produttività, il che determina una riduzione del CLUP, il che determina un aumento della competitività, il che determina un ulteriore aumento delle esportazioni, e si ricomincia! (il modello è esposto in dettaglio da Anthony Thirlwall, 2002, The Nature of Economic Growth, Cheltenham: Edward Elgar)

Inoltre la produttività NON é esogena!!! (3) ●



Il presupposto del “decollo” di un sistema economico è che si riesca ad allentare il vincolo della domanda, NON che si aumenti oltremisura l'offerta! L'offerta non genera MAI DOMANDA!!! Caso delle “commissioni” Finmeccanica all'India per poter vendere elicotteri: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/14/finmeccanica-berlusconi-tangenti-sono-necessita-che-non-si-puo-evitare/498797/



Caso Thyssenkrupp che corrompe i Greci affinché acquistino sommergibili: http://www.spiegel.de/international/business/u-turn-on-u-boats-thyssen-plans-withdrawal-from-submarine-joint-venture-a-796474.html



Politiche di “vincolo esterno” basate su un cambio sopravvalutato come l'eurosistema ovviamente vanno nella direzione opposta, e del resto l’imposizione (o la “calda raccomandazione”) di adottare un cambio sopravvalutato alle economie “periferiche” è sempre il primo imprescindibile passo della strategia di colonizzazione finanziaria messa in pratica dalle potenze mercantiliste egemoni (come ampiamente descritto da Roberto Frenkel e Martin Rapetti, 2009, “A developing country view of the current global crisis”, Cambridge Journal of Economics)



Un'infinità di casi storici ce lo ricordano: Cile (1982), Italia (1992), Messico (1994), Tailandia (1997), Corea (1997), Russia (1998), Brasile (1999), Argentina (2001), Turchia (2001), Eurozona (2010)

La produttività non ha nulla a che fare con la precarietà!!! ●

In Italia l’indice di protezione del lavoro (EPL) è precipitato da 3,57 (prima del “pacchetto Treu“) a 1,82 nel 2003. Come ammette la stessa OCSE, siamo il paese che ha liberalizzato di più il mercato del lavoro. Tuttavia, non solo la produttività non è aumentata, ma la sua crescita è rallentata fino a diventare sostanzialmente nulla nell’ultimo decennio. La stessa OCSE sancisce che introdurre precarietà nel mondo del lavoro é molto inefficiente e pericoloso ●



Spesso ci é stato detto che aumentare la flessibilità in uscita (leggi: licenziare facilmente) é condizione necessaria per essere più produttivi (anche se il problema é la domanda, non l'offerta) e attirare investimenti esteri (leggi: svendere asset e/o indebitarsi con l'estero)

Fonte: Elaborazione di Keynesblog su dati OCSE

E' il cambio fisso ad aver distrutto la produttività in Italia! ●



A sostenerlo, oltre gli economisti, sono ormai le stesse banche italiane Ce lo rivela il Telegraph!

MEDIOBANCA ha ripreso un noto studio di A.Bagnai e ha ammesso che: “l'economia Italiana è molto sensibile al tasso di cambio a causa delle tipologie di prodotti fabbricati (price sensitive), più della Germania. [...] ogni volta che l'Italia ha agganciato il cambio alla Germania la crescita della sua produttività e IL CROLLO DELLA PRODUTTIVITA' ITALIANA E' DOVUTO competitività si è ALLA FISSAZIONE DEL CAMBIO VALUTARIO CON L'EURO!!! indebolita, e come si è Fonte: Elaborazione Goofynomics, Mediobanca su dati FMI velocemente ripresa dopo http://www.telegraph.co.uk/finance/comment/ambroseevans_pritchard/10416038/Med ogni svalutazione.” iobanca-hints-at-Italian-euro-exit-unless-Germany-shifts-on-EMU-policy.html ●

No! Non siamo efficienti perché CORROTTI!!! E vediamoli questi costi dello stato corrotto rispetto ai costi che ci siamo impegnati a sostenere annualmente per aderire ai trattati europei (e mi limito al MES e al Fiscal Compact). Si ringrazia http://www.byoblu.com





Fiscal compact: 50 miliardi l'anno per i prossimi 20 anni



MES: 125 miliardi, con possibile richiesta di altri fondi senza preavviso



Stato corrotto: ehmmmm...

No! Non siamo efficienti perché CORROTTI!!! (2)

Fonte: Elaborazione di A.Bagnai su dati della Banca Mondiale

No! Non siamo efficienti perché CORROTTI!!! (3) ●











Dal grafico si nota che le dinamiche corruttive in Italia sono oggettivamente in aumento nell'età dell'euro, TUTTAVIA... La loro dinamica non ha evidentemente NULLA a che vedere con l'aumento del debito pubblico (negli stessi anni esso era in diminuzione!) Fino al 1999, ingresso nell'euro, la corruzione era in DIMINUZIONE... Notare anche come la corruzione aumenti indipendentemente dalla forza politica in carica (eh, il buon Grillo ha ragione da vendere su questo...) Il processo segue di pari passo la ritirata dello stato, tutte le norme sul federalismo fiscale e la deregulation finanziaria liberista che ci é stata richiesta dall'aderenza ai trattati europei (sin da quello di Roma), così come alcune norme espressamente pro-corruzione come la depenalizzazione del falso in bilancio (D.L 18/8/2000 n.267, Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, ma anche legge Bassanini, n.127 del 15/5/1997 sullo snellimento dell'attività e controlli burocratici e amministrativi) Le aziende anche pubbliche vengono trattate come società di capitali (di diritto privato), i controlli preventivi di legittimità sugli atti principali vengono aboliti

No! Non siamo efficienti perché CORROTTI!!! (4) ●









Tutto in nome dei principi di sussidiarietà e federalismo europei (riforma del titolo V della costituzione) “Si apre un gigantesco spazio di trattativa fra privati e politica, nel quale la corruzione diventa un fatto conforme alle regole, anche perché nessuno capisce più bene quali esse siano, stanti le stratificazioni successive delle normative europee” (A. Di Pietro) “In Italia la corruzione ha assunto una natura sistemica che oltre al prestigio, all'imparzialità e al buon andamento della pubblica amministrazione pregiudica l'economia della nazione” (Presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino) “Assolutamente bisogna rivederlo (il titolo V della costituzione n.d.r.). Le regioni hanno avuto un ruolo straordinario ma devono riassumere una coerenza in un'organizzazione statale”. (P. Bersani) Infatti la corruzione é in aumento continuo in quasi tutta Europa (Banca Mondiale). Vedi anche lo studio del prof. F. Schneider dell'univ. di Linz secondo cui nella Germania stessa la corruzione costa 250 MILIARDI all'anno!



Capito? Più Europa, meno stato, PIU' CORRUZIONE!!! La cura? Più Italia!!!



E ora ditelo a chi vi parla di italiani corrotti e meritevoli di ogni sacrificio!

No! Non siamo efficienti perché CORROTTI!!! (5) ●







Un'ulteriore conferma arriva dallo studio comparato del Corruption Perception Index (Indice della corruzione percepita, ovvero quella che concretamente entra nella vita, nel lavoro e nell'impresa quotidianamente) L'Italia nel 2012 si colloca al 72° posto al mondo tra i paesi più corrotti, poco lusinghiero invero... MA se la corruzione fosse in grado di spiegare le prestazioni economiche di un paese, la crescita continua di paesi BEN più corrotti di noi come Messico, Brasile e Cina sarebbe del tutto inspiegabile! Come pure la crescita NULLA del paese più virtuoso di tutti, la Finlandia

Il problema NON é la corruzione!

I veri problemi delle PMI italiane ed europee... ●



Fonte: BCE, Report semestrale sullo stato delle PMI europee http://www.gustavopiga.it/2013/la-comunicazione-spuntata-della-bce/

Il loro VERO problema non é l'accesso alla finanza o la competenza del personale (italiani cialtroni e improduttivi tsé!), bensì l'assoluta carenza di domanda causata dall'austerità eurista!!!!! Ah, il problema di regole é peggiorato nel tempo, grazie alle regole europee!!!

Il debito pubblico Estratti di slide di http://www.cnms.it/

Debito e deficit ●

Il debito pubblico é la somma (o stock) dei fabbisogni (o deficit) dello stato nel tempo, ossia dei (dis)avanzi che si creano ogni anno fra entrate e uscite

Estratti di slide di http://www.cnms.it/



L'Italia ha una storia di tipo D. Nel dopoguerra tutto é cresciuto: il PIL, il gettito fiscale, la spesa pubblica. Quest'ultima é cresciuta più delle entrate e ci ha indebitato



E' dunque vero che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità?



NO! Ciò che ha stravolto davvero gli equilibri é la spesa per interessi!!!

Basi di bilancio pubblico

Estratti di slide di http://www.cnms.it/

Ruolo degli interessi e deficit Estratti di slide di http://www.cnms.it/

Tasso di interesse nominale e reale, atteso e effettivo ●

I titoli di stato vengono acquistati sulla base del tasso d'interesse REALE atteso ra (ovvero quello nominale di vendita meno l'inflazione ATTESA...)



ra = i – pa



L'inflazione effettiva é spesso diversa (e spesso maggiore...) da quella attesa!



r = i–p



( i = tasso di interesse nominale, pa = inflazione attesa)

( i = tasso di interesse nominale, p = inflazione effettiva)

Se p é diverso da pa la rendita per l'acquirente é diversa da quella promessa dallo stato venditore. Se uno stato non controlla adeguatamente l'inflazione (pa< p), privati e investitori tenderanno a non acquistare I suoi titoli volentieri, pretendendo interessi nominali ben più alti per cautelarsi dall'inflazione (con conseguente salita dello spread)





E guarda caso l'inflazione dei piigs (spread alto) é stata nella storia dell'euro sempre maggiore che quella del centro europa (specie Germania...) La Germania si finanzia ad interessi reali NEGATIVI! (ma c'é il trucco...)

Il debito si forma per accumulo di disavanzi ●

Se Bt-1é il debito dell'anno precedente, Gt é la spesa pubblica dell'anno corrente e Tt sono le imposte nette dell'anno corrente, in termini nominali si ha: Disavanzot =





i Bt-1 + Gt – Tt

In termini reali si ha: Disavanzot =

r Bt-1 + Gt – Tt

Bt - Bt-1 =

i Bt-1

Bt =

i Bt-1 + Bt-1

Bt =

(1+i) Bt-1

+

Gt – Tt

+

Gt – Tt

+

Gt – Tt

A questa cifra andrebbe sottratto il debito monetizzato tramite signoraggio, ma fare ciò ci é precluso dagli anni immediatamente successivi al divorzio Tesoro-banca d'Italia!

Senza sovranità monetaria né possibilità di monetizzare il debito come nell'UME, creare nuovo debito equivale a creare tasse (o vendite di patrimonio pubblico) per i tempi futuri! Eh, ma ce lo chiede l'Europa...

Cosa sapete dello spread? Estratti di slide di http://www.cnms.it/

Spesa primaria vs interessi ●





Fonte: Elaborazione Goofynomics su dati della Banca d'Italia



Il percorso di unione monetaria europea, di cui il divorzio tesorobanca d'Italia é stato l'esordio, ha avuto come “danno collaterale” l’esplosione del debito pubblico La spesa primaria influisce poco o nulla, perché mentre il debito raddoppiava, essa restava costante in rapporto al Pil (32% nel 1980, 36% nel 2000) Conta invece quella per interessi, che raddoppiava (dal 5% nel 1980 fino a oltre l’11% a metà degli anni ’90, per poi ridiscendere quando il debito si stabilizza e la BCE abbatte i tassi Ci han tolto prima le armi per difenderci per poi imporci la loro “eurosoluzione”

E gli interessi altrui?

Il debito pubblico Italiano Fonte: Relazione della Banca d'Italia varie annate-per il periodo 1982-1993

E i “mercati” che oggi decidono l'interesse sono...

Fonte: Ministero del tesoro http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/elenco_specialisti/Elen co_Specialisti_in_titoli_di_Strato_-_Dal_6_Luglio_2012.pdf

E “casualmente” i proprietari del debito sono... Estratti di slide di http://www.cnms.it/

E “casualmente” i proprietari del debito sono... (2) ●







NON é stato sempre così! "Nel corso del 2007 è proseguito l’obiettivo di penetrazione del debito pubblico italiano nei portafogli degli investitori internazionali" (Dip. del Tesoro) Il processo é stato INTENZIONALE, ma lento e occulto, affinché fosse poco percepibile Come é potuto accadere?

Fonte: Dipartimento del Tesoro - Linee guida della gestione del debito pubblico (2008) http://www.dt.mef.gov.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/presentazioni_studi_r elazioni/Linee-guida-2008.pdf

E “casualmente” i proprietari del debito sono... (3) ●







Scende progressivamente la quota dei titoli del debito italiano posseduta da famiglie e aziende italiane, consigliate in questo dagli intermediari finanziari. La quota va dal 50% del 1995 a poco più del 10% del 2006 Nello stesso periodo gli intermediari finanziari italiani continuano a tenere i titoli in portafoglio. Anzi, prima aumentano la quota, fino al 1998, poi, pressati dall'ottimo lavoro del Ministero del tesoro, devono arrendersi, per il bene della Patria, e cedono il passo allo straniero. Conclusione: il settore estero (essenzialmente finanziario), fa man bassa e vede salire la sua quota dal 14% iniziale a ben oltre il 50% finale, diventando ovviamente destinatario anche della stessa quota della nostra spesa per interessi! Bot e cct restano al più in Italia (rendono poco, gli stranieri preferiscono i ben più fruttuosi BTP) Ovviamente, fino a quando la spesa pubblica totale (comprensiva quindi anche degli interessi) resta in Italia, quei soldi girano nelle nostre tasche: cittadini, aziende, banche, italiani. Sono soldi disponibili per consumi o investimenti privati nel circuito dell'economia domestica. La fanno crescere, si trasformano in lavoro e beni reali. Se prendono la via dell'estero, ciò non avviene, e arricchiranno le economie degli acquirenti! Attirare capitali dall'estero per piazzare titoli italiani comporta inevitabilmente l'impoverimento della nostra economia!

Una conseguenza tra tante...

Crollo verticale delle concessioni di prestiti dalle banche a privati e imprese, un sempre maggior patrimonio che rimane investito in titoli di stato, resi fruttiferi dallo spread! Fonte: Elaborazione ANSA-Centimetri su dati CGIA di Mestre

Collocamento dei titoli di stato, German style! ●

Il trattato di Maastricht (comma 1 art. 101) impedisce alle banche centrali degli stati europei di acquistare titoli di stato sul mercato primario onde calmierare i tassi di interesse e di conseguenza la spesa per interessi ● L'Agenzia per il debito tedesca (Finanzagentur) vende i titoli come di consueto alle aste all'interesse che desidera ●



In caso gli investitori li rifiutino, essa trattiene costantemente invenduta, ad ogni asta, la quota variabile di titoli che viene rifiutata (nel grafico i titoli emessi ma non collocati in miliardi di euro) La Bundesbank agisce per conto dell’Agenzia per il debito tedesca in qualità di “banca custode” di tali titoli

Collocamento dei titoli di stato, German style! (2) ●







Dice la PIMCO, una delle più importanti società private di investimento a livello internazionale: “La Finanzagentur ha emesso solamente 3,6 miliardi in cambio di liquidità. Loro hanno collocato 3,6 miliardi sul mercato ed hanno trattenuto 2,4 miliardi sui loro libri contabili. In futuro potranno vendere l’ammontare trattenuto sul mercato secondario, ottenendo la corrispondente liquidità. Potreste aver letto che la Bundesbank ha acquistato la quota dell’emissione che non è stata collocata in asta; ciò non è corretto. La Bundesbank non sta finanziando la Germania; opera semplicemente come un’agenzia per la Finanzagentur.” (asta bund 23 novembre 2011) ECCO la fregatura! I titoli trattenuti vengono re-immessi sul mercato SECONDARIO (parificati ai titoli già venduti), ergo diventano “legalmente” acquistabili dalla Bundesbank senza limiti di sorta! Che può così di fatto controllare a piacere l'interesse sui bund (come noi prima del divorzio) Il processo di emissione dei titoli pubblici tedeschi sopprime di fatto la distinzione tra mercato primario e mercato secondario, aprendo lo spazio per il finanziamento del debito pubblico tramite la banca centrale – spazio negato agli altri paesi membri dell’eurozona (es. Grecia, Italia) Sul mercato secondario l’azione della banca centrale implica una domanda in teoria infinita per i titoli pubblici. La BUBA ne copre ora il 20% ! (ansa.it)

Collocamento dei titoli di stato, German style! (3) ●





Ma c'é altro che tedeschi (e francesi) fanno. L' art.123 TFUE (ex art.101 TCE) dice: –

1. Sono vietati la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Banca centrale europea o da parte delle banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate «banche centrali nazionali»), a istituzioni, organi od organismi dell'Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Banca centrale europea o delle banche centrali nazionali.



2. Le disposizioni del paragrafo 1 non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell'offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati."

La Banca d'Italia NON può quindi garantire il nostro debito (é una banca centrale) La KfW tedesca (Kreditanstalt für Wiederaufbau) é l'equivalente della nostra Cassa Depositi e Prestiti. La KfW è posseduta all’80% dalla Repubblica Federale Tedesca e al 20% dai Lander, ergo é totalmente pubblica! Avete già capito, vero? ...

Collocamento dei titoli di stato, German style! (4) ●











La KfW è posseduta all’80% dalla Repubblica Federale Tedesca e al 20% dai Lander, é totalmente pubblica! In Germania oltre la metà del sistema bancario è in mani pubbliche ( Fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/German_public_bank ) Come altre CENTINAIA di banche tedesche, con la scusa del project financing, finanzia UN SACCO di enti di iniziative e di attività varie, pubbliche e private, al posto dello Stato. Questo sistema regge l'intera economia tedesca. Sono Istituti di diritto PRIVATO e pertanto questi finanziamenti NON vanno ad aumentare il debito pubblico tedesco. Come ricavano questi soldi? Comprando decine di miliardi di euro di Bund con gli euro presi in prestito dalla BCE allo 0,75% (concesso a tutte le banche private dell'eurozona) e, ovviamente con gli interessi sui prestiti a privati. Per finanziare queste attività la KfW ha emesso nel tempo una quantità ENORME di obbligazioni. Insomma, ha fatto debiti per 430 miliardi di euro, NON CONTEGGIATE nel debito pubblico tedesco!!! (ammontano al suo 17%) La nostra Cassa Depositi e Prestiti fa lo stesso, ma le sue passività (obbligazioni distribuite tramite gli uffici postali etc.) contribuiscono al cumulo del debito pubblico italiano per quasi il 20% del nostro PIL.

Collocamento dei titoli di stato, German style! (5) ●



Il tutto è permesso dall'Esa95. È il manuale contabile che detta le regole per il calcolo dei debiti pubblici dei paesi CEE. Tale manuale esclude dal computo, le società pubbliche che si finanziano con pubbliche garanzie ma che coprono il 50,1% dei propri costi con ricavi di mercato e non con versamenti pubblici, tasse e contributi. http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_SDDS/Annexes/naga_a_esms_an1.pd Ovvero : fino a che un eventuale deficit o comunque i costi di funzionamento sono coperti ALMENO per il 50,1% dai ricavi, il deficit e le altre passività dell'istituto NON VENGONO COMPUTATI nel bilancio dello stato. http://archiviostorico.corriere.it/2011/settembre/07/Peccato_Tedesco_sul_Debito_co_9_1109074848.shtml







"La serietà di un tale principio è paragonabile alla considerazione del rischio di controparte negli Ias-Ifrs, i principi contabili che hanno favorito il crac Lehman" (Il Corriere della Sera) Eliminato questo trucco contabile il debito pubblico tedesco passerebbe dall'80% al 97% del PIL. Ed è solo la punta dell'iceberg di questo sistema di "contabilità" creativa probabilmente peggiore di quella greca e italiana unite (la Grecia truccò i conti di un risibile 10% del PIL. E il PIL greco non é quello TEDESCO). In totale, i debiti degli istituti tedeschi nei confronti della BCE ammontano a ben 750 miliardi di euro (almeno la metà riferibili a banche di proprietà pubblica).

Collocamento dei titoli di stato, German style! (6) ●

C'é chi afferma che in realtà la Germania ha il più alto livello di indebitamento pubblico dell'intera CEE!!! http://www.wallstreetitalia.com/article/1349943/crisi-debiti/l-ultima-frontiera-al-140-il-debito-pil-della-germania.aspx



Conferme anche dal Sole 24 Ore http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-07-24/berlino-conti-leggeri-grazie-063940.shtml?uuid=AbjfmiCG





La Germania non è la sola! In Francia, Hollande ha istituito un ente simile, la BPI, con compiti simili e una quarantina di miliardi di debito francese in suo possesso. Nonostante tutto ciò, ci rinfacciano di usare lo stesso trucco! (falso!) http://www.giornalettismo.com/archives/737883/la-germania-accusa-litalia-di-nascondere-il-debito/



Si può fare anche in Italia, il governo Letta sta pianificando di farlo per allungare la nostra agonia e dare l'impressione che l'euro sia sostenibile!!

http://www.cassaddpp.it/media/comunicati-stampa/gruppo-cdp-approvate-le-linee-strategiche-del-piano-industriale-2013-2015.html ●

Purtroppo anche in questo caso i soldi ricavati andranno di fatto a saldare i nostri debiti con la Germania tramite le banche o tramite prelievo fiscale dai privati che ne beneficeranno (il fiscal compact prevede per noi 50 miliardi annui di tasse in più per 20 anni per “pagare” il debito pubblico)Il flusso dei soldi sarà CDP-> privati->tasse+fiscal compact->Germania o direttamente CDP>banche con crediti in sofferenza->Germania . Meglio di nulla, si capisce...

Liberté, égalité, fraternité... et les titles STEP 2 ●









In quanto a slealtà, la Francia di Hollande non perde un colpo sulla Germania Come notato anche dal nobel Krugman (“é come se la Francia stampasse moneta”), la BCE continua a prestare alla Francia milioni di euro a tasso agevolato (1%), in cambio di titoli di DUBBIA garanzia, chiamati STEP 2 (Short Term European Papers Market). Si parla di 445 miliardi di euro in totale! Il mercato STEP nasce nel 2006 per inziativa di un gruppo di banche francesi e tedesche. Il mercato è sotto il controllo dell' "Euribor-EBF", una organizzazione della Federazione Bancaria Europea (EBF) Il mercato di tali titoli (di breve scadenza, max 1 anno) non é regolamentato né trasparente. Banche e imprese vi negoziano titoli, senza che si abbiano degli scambi sulle borse ufficiali. Tali titoli sono garantiti come sicuri dalla Banque de France, tramite la ditta privata Euroclear France (!!!). I dati precisi sui titoli non solo sono inaccessibili al pubblico, ma anche alla BCE La grande banca francese BNP Paribas, ha fatto apporre l'etichetta STEP su 966 obbligazioni per un valore totale di 44.5 miliardi di Euro. Société Générale ha preso in prestito dal mercato circa 35 miliardi di Euro, la stessa somma l'ha presa Dexia. Crédit Agricole è presente con 25 miliardi di Euro, con altri 25 miliardi di Euro Crédit Mutuel e con 21 miliardi Natixis

Liberté, égalité, fraternité... et les titles STEP 2 (2) ●









La BCE, sempre molto ligia nei riguardi italiani, ha dichiarato in questo caso: "la BCE non ha bisogno di avere accesso ai dati di Euroclear France, perché è sufficiente che "sia la Banque di France ad avere accesso ai dati" Dei 445 miliardi di Euro di titoli STEP 2 al momento trattati, circa 370 miliardi sono costituiti da obbligazioni utlizzabili per ottenere denaro presso la BCE Molti istituti hanno scoperto i vantaggi del mercato STEP. La consociata britannica della banca portoghese insolvente "Banco Espirito Santo" (18 mld) e il Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BBVA) (10 mld). Dallo scorso autunno possono essere presentate alla BCE anche le obbligazioni STEP in dollari, Yen o Sterline Nel 2011 la Francia ha avuto un deficit al 5,3% del PIL , nel 2012 al 4,8 e registrerà un -3,9 nel 2013. OLTRE a questi aiuti multimiliardari STEP 2 alle banche francesi (noi siamo entrati in procedura di infrazione e abbiamo subito la cura Monti per un 3.8%). Inoltre, vorrebbero portare gli aiuti di Stato minimi, ovvero quelli che non devono passare per il vaglio della commissione UE, da 200.000 a 500.000 euro. Un “trattamento di favore” inaudito da parte della Germania e della BCE stessa! E noi? E noi ci crogioliamo nel mito dell'austerità espansiva. Ma non abbiamo MAI avuto nulla di tutto ciò.

I conti non tornano...

Estratti di slide di http://www.cnms.it/

Dicono che siamo un popolo di spreconi. In realtà siamo un popolo di risparmiatori indebitati dall'usura dei mercati finanziari. L'Italia ha quasi sempre avuto un AVANZO PRIMARIO!!!!

Italiani PIIGS spendaccioni, imparate dai tedeschi!

Fonte: DIPARTIMENTO DELLA RAGIONERIA GENERALE DELLO STATO LA SPESA DELLO STATO DALL’UNITÀ D’ITALIA Anni 1862-2009 ●



Come si nota, la spesa pubblica italiana negli anni post-divorzio é SEMPRE stata in linea se non inferiore a quella dei partner europei (es. Francia) Sì, NONOSTANTE la maggior spesa per interessi!!!!

Italiani, spendete comunque troppo!!!

Sì, ma senza interessi?

La spesa pubblica italiana al netto degli interessi é del tutto in linea con i partner europei. Altro che spendaccioni! Si potrà fare di meglio? Dove agire?

Una voce a caso: le pensioni!

Sacrilegio! Spendiamo troppo! Vanno riformate sembra ma... non le abbiamo CONTINUAMENTE riformate al ribasso? (l'ultima é la riforma Fornero)

Una voce a caso: le pensioni! (2) Fonte: Commissione Europea – Fiscal Sustainability Report (2012) ●







Un recente studio della Commissione Europea conferma che le pensioni Italiane sono completamente sostenibili (le seconde migliori!) La nostra sostenibilità é tra le migliori anche in futuro (crescita prevista <<2%) Lo sarebbero state con ogni probabilità anche senza la recente riforma... Le pensioni di paesi virtuosi come la Germania non solo sono MOLTO meno sostenibili di noi, ma son destinate a peggiorare in futuro! Ne parla qualcuno?

Allora tagliamo altrove! ●







La nostra spesa primaria (esclusi i quasi ineludibili interessi e le sostenibili pensioni) é tra le più misere in Europa!!! NON é consigliabile tagliare oltre la spesa pubblica, come minimo va conservata, possibilmente va AUMENTATA! Rivedere le voci di spesa SI, tagliare NO! Le conseguenze sul PIL, sul risparmio privato e sul debito pubblico sarebbero disastrose!!!

E Monti disse: “Tagliamo o privatizziamo la sanità!!!” ●







La sanità italiana sarebbe insostenibile e di conseguenza da tagliare e/o privatizzare? L'informazione terroristica di famose testate italiane ci ha parlato di costi raddoppiati negli ultimi 5 anni!!!! Anche in questo caso Mr. Monti Sachs ha preso un bell'abbaglio... Non solo la sanità italiana é tra le meno costose al mondo, ma il suo trend medio annuo di crescita in costo (1.9%) é assai inferiore alla media (4.4%)

Ok, costerà poco... Ma il servizio é pessimo! ●







La sanità italiana all'ultima verifica dell'OMS (1997) risultava la seconda migliore al mondo! Se la privatizzassimo o tagliassimo, la situazione peggiorerebbe notevolmente I tagli compiuti irresponsabilmente nell'era euro hanno mandato in forte crisi la sanità pubblica, che ha dovuto aumentare le tariffe subendo così la concorrenza privata e peggiorando la sua crisi Il trend va INVERTITO!

E Tre-Monti disse: “Tagliamo l'istruzione!” ●





La spesa per l'istruzione in Italia era già tra le più basse al mondo La riforma Tremonti-Gelmini l'ha portata a decimo posto fra gli ultimi paesi al mondo (dati UNESCO 2013), quasi tutti paesi con gravissimi problemi democratici e sociali. Ora siamo al collasso “Dieci miliardi di tagli al bilancio di scuola e università tra il 2008 e il 2012. Otto miliardi e cinquecento milioni di tagli alla scuola [...] e 1,3 miliardi di euro all'università (su un totale di 7,4 miliardi nel 2007, 9,2%), per la precisione. A tanto ammonta il salasso delle politiche dell'austerità volute dall'ex ministro dell'Economia Tremonti per rispondere all'imperativo del pareggio di bilancio.” http://www.flcgil.it/rassegna-stampa/nazionale/tagli-allistruzione-targati-gelmini-10-miliardi-e-100-mila-cattedre-inmeno.flc

Vi chiedete perché? “Il peggiore analfabeta è l’analfabeta politico. Egli non sente, non parla,nè s’importa degli avvenimenti politici. Egli non sa che il costo della vita, il prezzo dei fagioli, del pesce, della farina, dell’affitto, delle scarpe e delle medicine dipendono dalle decisioni politiche. L’analfabeta politico è così somaro che si vanta e si gonfia il petto dicendo che odia la politica.

“L’insegnante mediocre racconta. Il bravo insegnante spiega. L’insegnante eccellente dimostra. Il maestro ispira.” (Socrate)

Non sa l’imbecille che dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta,il bambino abbandonato, l’assaltante, il peggiore di tutti i banditi, che è il politico imbroglione, il mafioso corrotto,il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali.” (Bertolt Brecht)

Spesa pubblica in dettaglio Fonte: Bilancio dello stato 2013 estratto dal sito senato.it Documento ED_2040_20_ed._20definitiva_.pdf

Spesa pubblica in dettaglio (2) I “big 4” \m/ del bilancio dello stato sono: 1. Trasferimenti ad enti pubblici / sanità pubblica 109 miliardi 2. Previdenza sociale / pensioni 72 miliardi 3. Politiche finanziarie - interessi debito pubblico (è un dato aggregato con altre voci che fa un totale di 59 miliardi ma "solo" 40 sono interessi sul debito pubblico) 4. Istruzione pubblica 40 miliardi ●





Come abbiam visto, la 1, 3 e 4 sono incomprimibili o comunque in linea con il servizio fornito (volete seriamente eliminare la scuola pubblica in ginocchio dopo le riforme Gelmini?), la 3 restando nell'euro sarà quasi incomprimibile senza un accordo su scala comunitaria (che non ci sarà) I ”costi della casta” sono fra quelle voci quasi trascurabili in fondo a destra... Scagliarsi contro di essi come causa della crisi italiana vuol dire non aver capito granché...E un loro taglio, per quanto moralmente giusto e doveroso, non risolverà NULLA... creando pure disoccupazione da gestire! Si potrà riparlare di tagli alla spesa quando avremo piena occupazione e sfruttamento dei fattori produttivi (Keynes docet), non prima!

La speculazione peggiora il tutto...

Estratti di slide di http://www.cnms.it/

...ma non é solo colpa sua, anzi! ●









Non bastano il divorzio tesoro-banca d'Italia e la speculazione per spiegare la salita degli interessi (altrimenti sarebbero stati alti anche nei primi anni dell'euro dove invece eran molto bassi). Se il mercato compra volentieri i titoli, il tasso rimane basso. E gli speculatori son sempre attivi Il tasso di interesse sale se (1) c'è il "divorzio", e (2) per qualche motivo lo stato deve invogliare il mercato a comprare i suoi titoli. Quando avevamo sovranità monetaria, anche dopo il divorzio, potevamo di fatto DECIDERE di offrire un tasso di interesse maggiorato per invogliare l'acquisto All'inizio degli anni '80 il motivo era che occorreva attirare capitali dall'estero (o tenerli in patria) per "difendere" le parità di cambio via via concordate all'interno dello Sme, in un contesto nel quale il differenziale di inflazione, come oggi, penalizzava la nostra economia. Con il solo divorzio la situazione sarebbe stata subottimale, ma molto migliore Si noti che le valute rispondono alla legge della domanda e dell'offerta, e alto tasso di interesse vuol dire grande domanda della valuta per acquistare titoli di stato, il che implica rivalutazione della valuta stessa Alla scadenza dei titoli, non potendo più monetizzare l'interesse, si faceva il rollover del debito (lo stato emetteva nuovi titoli per coprire capitale e interesse)

...ma non é solo colpa sua, anzi! (2)

Fonte: Elaborazione di www.tomspencer.com.au su dati Fondo Monetario Internazionale

...ma non é solo colpa sua, anzi! (3) ●











Il tasso d'interesse é stato calmierato dall'ingresso nell'euro (1999) poiché non eravamo più noi e gli altri stati membri a dover follemente garantire la stabilità del cambio rispetto al riferimento (Ecu/Marco), ma la BCE In quegli anni abbiamo sperimentato una riduzione della spesa per interessi e conseguentemente del debito pubblico (l'Italia ha quasi sempre avuto avanzo primario). E' il famigerato “dividendo dell'euro”... Approfittando degli interessi reali negativi del centro europa, molti privati si sono indebitati in questa fase (in Italia il debito privato é aumentato di 30 punti di PIL), senza verifiche di sorta dei prestatori sulla loro solvibilità E dal 2007-2008? In quegli anni abbiam subito gli effetti della crisi dei mutui subprime negli USA che ha portato al fallimento della Lehman Brothers Molte banche e privati europei si sono scoperti pieni di “titoli tossici”, specie le banche centro-europee. I governi hanno dovuto intervenire per salvarle, iniziando la spirale di indebitamento. Le perdite private son state socializzate mediante tagli alla spesa e tasse fortemente recessive Senza moneta sovrana e dopo il divorzio, la bancarotta dello stato é diventata una possibilità reale. E chi compra i nostro debito pretende (giustamente) un interesse più alto!

Debito come rapporto sul PIL ●

Il valore assoluto del debito é un dato scarsamente significativo, occorre rapportarlo alle dimensioni e dalla ricchezza dell'economia considerata, rappresentate correntemente dal Prodotto Interno Lordo (PIL)

Estratti di slide di http://www.cnms.it/

Cosa sapete del PIL? ●









Il Prodotto Interno Lordo (o PIL) rappresenta il valore di mercato dei beni e dei servizi finali (non intermedi, ovvero venduti come tali, non intervengono nella produzione di un altro bene) prodotti nell'economia in un dato periodo di tempo Per il nostro bene è necessario che tale indice al netto dell’inflazione cresca ogni anno, o al limite non diminuisca, e che il suo calo per 2 trimestri consecutivi (meglio noto come recessione) significa brutte notizie per i conti dello stato Il PIL é anche la somma del valore aggiunto (la retribuzione dei fattori produttivi capitale e lavoro) di tutte le imprese (private e pubbliche / grandi e piccole) nell'economia in un dato periodo di tempo Il PIL é anche la somma dei redditi nell'economia in un dato periodo di tempo Avete già indovinato le conseguenze: QUALUNQUE politica di decurtazione salariale, licenziamento o precarizzazione del mercato del lavoro, pubblico o privato che sia, è una sentenza di MORTE (o meglio di recessione) per la nostra economia nazionale nonché una PRECISA scelta politica

Cosa sapete del PIL? (2) ●

Nell'intervallo di tempo considerato (es. un anno).Il PIL (indicato con Y) é pari a: Y = C + I + G + (X– M)







Dove C è il valore dei consumi (somma dei beni e dei servizi acquistati dalle persone residenti nel paese), I è la somma degli investimenti privati lordi, esclusi gli ammortamenti, G è la famigerata spesa pubblica (somma degli acquisti di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione più gli stipendi dei dipendenti pubblici che non include i trasferimenti alle famiglie ed alle imprese né la spesa per interessi), (eXport – iMport) è la differenza fra i beni e servizi esportati e importati. Notare come la gran maggioranza delle scelte politiche “anticrisi” intraprese in questi anni sia andata nella direzione di ridurre a tutti i costi la spesa pubblica G, specialmente riducendo stipendi pubblici e/o licenziando i dipendenti in esubero, oppure ad aumentare la tassazione Non solo questo fa calare direttamente il PIL peggiorando pure servizi pubblici e welfare, ma deprime irrimediabilmente anche i consumi C (poiché gente meno pagata o licenziata spenderà assai meno) e gli investimenti privati I (per lo stesso motivo), il che ha conseguenze devastanti sul PIL stesso. La cura è di gran lunga peggiore del male

Cosa sapete del PIL? (3) ●









Ci sono però buone notizie per le importazioni. Se la gente e le imprese son più povere (per la conseguente crisi di risparmio privato), calerà la domanda di prodotti esteri M e il saldo X-M migliorerà, come sta ora capitando nell’Unione Monetaria Europea (UME) Per la legge della domanda e dell’offerta che regola le valute mondiali, una situazione simile comporta necessariamente una rivalutazione della moneta dell’UME (il nostro EURO…), il che naturalmente comporta che i beni prodotti nell’unione stessa diventano più cari e meno appetibili per l’estero Ops, ma questo vuol PROPRIO dire che le esportazioni X son destinate a calare inesorabilmente, annullando il beneficio. Fallimento TOTALE delle politiche di austerità. Ed é una cosa comprensibile ad ogni studente del primo anno di economia. Vero Giannino di Fare per Accelerare il Declino? Nessuna politica di taglio della spesa pubblica (anche se “improduttiva”), di licenziamento dei dipendenti pubblici o di aumento della tassazione avrà effetto, se il denaro risparmiato non verrà rispeso in attività di altro genere o in politiche di piena occupazione, aumentando la ricchezza privata del sistema Spendere meglio, SI. Spendere meno, NO! Aumentare disoccupazione MAI!

Al Giannino non far sapere... ●







Un recente studio del Fondo Monetario Internazionale ha finalmente ammesso la correlazione negativa fra stretta fiscale (riduzione della spesa dello stato/tassazione) e crescita. Non esiste alcuna austerità espansiva! Per ogni punto di PIL di contrazione, il PIL cala di 1.6 punti E per i 2.5 punti di PIL annui del fiscal compact il calo sarà -4!!!!

Spread e rapporto debito/PIL ●



Fonte: Elaborazione del prof. G.Rinaldi su dati Financial Times

R=0. NESSUNA correlazione esiste tra depito pubblico e spread!!!! Ma il debito pubblico italiano non era l'insostenibile causa della CRISI??

Rapporto debito/PIL e crisi ●



Negli anni precedenti alla crisi, con l'eccezione del Portogallo, tale rapporto era in DIMINUZIONE nei PIIGS e in AUMENTO in Francia e Germania che spesso ci han bacchettato in materia! Eh, ma direte voi... noi eravamo COMUNQUE più alti... partivamo da un debito maggiore... e infatti...

Fonte: Elaborazione Goofynomics su dati World Economic Outlook

Rapporto debito/PIL e crisi (2) ●





E infatti niente! La crisi é di fatto iniziata nei paesi con il debito pubblico inferiore (Grecia a parte) e pure in trend di diminuzione La colpa della crisi NON é il debito pubblico, tutto ciò che si vuol fare per abbatterlo (incluso il fiscal compact) é una soluzione mal posta che non risolverà NULLA della crisi in sé... Nei PIIGS si nota invece un ENORME problema di indebitamento PRIVATO!!! Fonte: elaborazione di http://intermarketandmore.finanza.com

su dati delle banche centrali europee (2009)

Rapporto debito/PIL e crisi (3) ●





Fonte: Commissione Europea - Fiscal Sustanaibility Report 2012

La conferma arriva dalla Commissione Europea stessa!!! La Commissione europea ha studiato la sostenibilità dei debiti europei in funzione dell'invecchiameno della popolazione previsto (pensioni, sanità, disoccupazione, etc.) Rispettando il fiscal compact, il debito pubblico italiano é il terzo più sostenibile in Europa a medio termine!!!

http://ec.europa.eu/economy_finance/publications/european_economy/2012/pdf/ee-2012-8_en.pdf

Rapporto debito/PIL e crisi (4)

E se ignorassimo la tremenda austerità fiscale ventennale del fiscal compact (50 miliardi di esborso annuo...)?





Fonte: Commissione Europea - Fiscal Sustanaibility Report 2012



In questo caso, secondo la Commissione, il debito pubblico italiano é IN ASSOLUTO IL PIU' SOSTENIBILE A LUNGO TERMINE in Europa!!! Solo Italia e Lettonia sono sostenibili, il resto d'Europa no! Il Fiscal Compact va RIGETTATO!

http://ec.europa.eu/economy_finance/publications/european_economy/2012/pdf/ee-2012-8_en.pdf

Indebitamento pubblico e crisi: una testimonianza! A 1h 5m di questa registrazione di Radio Radicale ascoltiamo un noto bolscevico: ●







"[…] sono diventate verità quasi universalmente accettate, sopratutto al nord, ma anche in generale due falsità! Una prima (falsità ndr) é che la crisi del patto del stabilità sia stata dovuta ai paesi del sud, Grecia in particolare. La seconda (falsità ndr) é che l'Italia sia un paese debitore. Sono cose che si va (...) appena a nord, a ovest e a est dei nostri confini, diciamo a nord soprattutto, sono cose ovvie, invece sono FALSE entrambe! La crisi primaria del patto di stabilità é datata 2003 quando i due grandi paesi, Germania e Francia hanno, entrambi, violato alcuni aspetti delle regole del patto di stabilità, e benchè la Commissione Europea avesse proposto che venissero sanzionati, come piccoli paesi che avevano fatto la stessa cosa l'anno prima ed erano stati sanzionati (Irlanda e Portogallo) ciononostante, il Consiglio (UE) che ha l'ultima parola in proposito, e che per caso era presieduto dall'Italia in quel semestre, è passato sopra a questa violazione. […] L'Italia non è un paese debitore, non si è avvalso di nessuna forma d'aiuto, ed è invece tra i paesi che hanno dato i maggiori sussidi agli altri che si sono trovati in maggiore difficoltà di noi [...]" Mario Monti (Roma, 18 luglio 2013) http://www.radioradicale.it/scheda/385936?format=32

Rapporto debito/PIL e inflazione: ha senso abbatterla a ogni costo? Ha avuto senso condannare l'Eurozona e le economie da essa dipendenti alla crisi in nome della stabilità dei prezzi? Qui si simula l'impatto dell'inflazione sul debito pubblico giapponese ( 240% del PIL). ●





Fonte: Simulazione di BNP Paribas

S. Abe DESIDERA un'inflazione che sia NON inferiore al 3%! Un'inflazione moderata (4-5%) attacca il debito pubblico anche in condizioni di bassa crescita penalizzando la speculazione e i rentiers (oggi non lo fa). Per salvaguardare la popolazione normale basterà reintrodurre la “scala mobile”: in questo modo, salariati, famiglie e pensionati potranno stare tranquilli.

Balassa-Samuelson vs controllo dell'inflazione Come mai nei paesi più ricchi, perché più produttivi, il costo della vita è mediamente più alto? Lo spiega la legge di Balassa-Samuelson! Ammesso che: ●







Viga la concorrenza perfetta e quindi il salario sia uguale al valore della produttività marginale Ogni paese abbia un settore che produce beni o servizi commerciabili (meccanica, elettronica, abbigliamento, ecc.) e un settore che produce beni o servizi non commerciabili (esempio classico: il taglio di capelli dal barbiere) Nel settore “tradable” (beni commerciabili) il livello dei prezzi obbedisca alla legge del prezzo unico (secondo cui il livello dei prezzi di un paese tenderà ad essere identico a quello dei paesi concorrenti, una volta tenuto conto del tasso di cambio) La concorrenza sui mercati del lavoro nazionali tenda a uguagliare i livelli dei salari fra i due settori tradable e non tradable (non è detto che debbano essere identici i salari di un ingegnere e di un barbiere, ma certo un barbiere a Zurigo guadagna più che a Calcutta) Si ha che se un paese é più produttivo nel settore tradable (un po’ come la Germania rispetto a noi), dato che il prezzo dei tradable tende ad essere uguale ovunque, gli stipendi nel paese produttivo saranno più alti del primo, come pure il livello dei prezzi non tradable (e di conseguenza anche il livello medio complessivo dei prezzi sarà maggiore)!

Balassa-Samuelson vs controllo dell'inflazione (2) Ma i dati OCSE 2013 asseriscono che il costo della vita in Germania sia il 2% inferiore a quello italiano! Come é possibile? ●

Ovviamente perché in Germania i salari sono aumentati MENO della produttività! ●







In Germania la produttività aumenta SEMPRE più dei salari → Salgono i profitti!!! In Italia salari e produttività sono più allineati, costruzioni e servizi sono particolarmente remunerate! Il settore agricolo é massacrato anche in Italia (scarto di 2 punti) Come é stato ottenuto? Con DEFLAZIONE SALARIALE e MINIJOBS SOTTOPAGATI! (riforme HARTZ, vedi parte 2)

Fonte: Elaborazione Goofynomics su dati WEO, OCSE e AMECO http://goofynomics.blogspot.it/2013/02/bdsm-il-meraviglioso-mondo-di.html

NO! Controllare i prezzi a questo livello non ha ALCUN senso... ●



Parlando quindi di obiettivi di una banca centrale, é semplicemente criminale anteporre la stabilità dei prezzi alla piena occupazione e welfare! Ne vengono favoriti inevitabilmente rentiers e finanza parassitaria, che possono lucrare sulle transazioni senza rischio di svalutazione e inflazione, a tutto svantaggio dell'economia reale, in cui esploderanno precarietà, salari da fame e disoccupazione.



Avere un tasso di interesse superiore all'inflazione é la ricetta per il disastro!



Una moderata inflazione é oltretutto un ottimo antidoto al debito pubblico!



Se poi il tasso di interesse é anche superiore alla crescita reale dell'economia CHI MAI VORRA' INVESTIRE nell'economia reale? Rende MENO, perché farlo? "Io ritengo desiderabile che le obbligazioni nascenti da debiti passati, fra le quali i debiti pubblici sono il caso principale, debbano con il passare del tempo corrispondere ad un ammontare via via decrescente di lavoro umano e dei risultati di tale lavoro; che il progresso debba allentare gradualmente la stretta della mano morta della proprietà ereditata dal passato; che a questa non debba essere concesso di afferrare i frutti di progressi compiuti molto tempo dopo che gli esseri viventi che li produssero sono scomparsi." (J.M. Keynes)

La prova finale? Divorzio, inflazione e quota salari! Come commentare... ●





Fonte: Elaborazione di A.Bagnai su dati FMI, ISTAT Il tramonto dell'euro, fig. 28

L'inizio dell'abbattimento della quota salari precede il divorzio, perché fa parte della nostra strategia di ingresso nello SME! Il “divorzio” del 1981 non ha bloccato l'inflazione. Essa era già in discesa per fattori del tutto esogeni E per l'abbattimento dei salari (curva di Phillips)! E' FALSO che quando c'è più inflazione la distribuzione del reddito diventi svantaggiosa per i salariati! Lo é quando l'inflazione CALA!

Lavoro e capitale ●







Le nazioni non si scambiano solo merci (X-M), ma anche fattori di produzione: lavoratori e capitali. E questi scambi hanno un risultato economico, cioè producono dei redditi, che quindi, ovviamente, devono entrare nel conto del reddito della nazione stessa (o PIL) Se un lavoratore italiano va a lavorare in Francia, restando però italiano, verrà pagato in Francia, ma di norma porterà in Italia (dove vive) i soldi che guadagna. Questi soldi, dal punto di vista italiano, sono redditi da lavoro attivi (perché entrano). Per la Francia sono passivi (perché escono). Se invece è un francese che viene a lavorare in Italia, succede la cosa uguale e contraria E se invece è un capitale italiano che va all'estero? Se un risparmiatore italiano acquista un’obbligazione emessa dalla società francese Total, questa prende i soldi, li fa fruttare oculatamente e poi paga gli interessi al risparmiatore italiano. Quando Total paga gli interessi, questi sono redditi da capitale attivi per l’Italia. Altro esempio: un risparmiatore tedesco acquista un Btp italiano. Quando lo Stato italiano gli paga gli interessi, questi sono redditi da capitale passivi per l’Italia Come il saldo degli scambi di merci X – M si dice “bilancia commerciale” o “saldo commerciale” o “esportazioni nette”, il saldo dei redditi da lavoro e da capitale si chiama “redditi netti dall’estero” o RNE

Saldo delle partite correnti ●

La variabile più importante per valutare le condizioni di salute finanziaria di un paese è data dal saldo delle partite correnti o CA, dall’inglese current account balance. Esso è la somma algebrica dei saldi commerciale e dei redditi: CA = X – M + RNE



Esempio: un paese esporta 10, importa 5, ma siccome ha molti debiti con l’estero paga all’estero 7 di interessi sui suoi debiti. Risultato? Si avrà CA = 10 – 5 + (– 7) = -2



In più accade che i lavoratori transfrontalieri riportano a casa un reddito pari a 4. In questo caso i redditi netti dall’estero sono RNE = 4 – 7 = - 3 (quattro di redditi da lavoro in entrata e sette di redditi da capitale in uscita). Il CA diventa: CA = 10 – 5 – 3 = 2



Un paese può trovarsi a dipendere dall’estero, pur essendo competitivo commercialmente, semplicemente perché si è indebitato troppo in passato (oggi dipende finanziariamente dall’estero perché ieri era dipeso commercialmente dall’estero). Potrebbe esportare forza lavoro, ma oltre ai nefasti effetti sociali, la remunerazione dei capitali è ben più variabile e rischiosa di quella dei lavoratori (gli stipendi non raddoppiano in un anno!)

Saldo delle partite correnti (2) Il saldo delle partite correnti CA sintetizza la dipendenza di un’economia dal resto del mondo. Infatti, se è negativo, ciò significa che: ●





il paese dipende troppo dalle merci del resto del mondo (cioè importa più merci di quelle che esporta) oppure il paese dipende troppo dai fattori produttivi del resto del mondo, e quindi paga più stipendi, profitti, interessi all’estero di quanti non ne riceva dall’estero oppure entrambe le cose (importa troppe merci e troppi fattori produttivi) Ora, si dà il caso che quando una famiglia, o un paese, non ce la fanno con le proprie forze, fatalmente devono indebitarsi...

Fonte: Elaborazione Goofynomics su dati del Fondo Monetario Internazionale

Il reddito delle nazioni ●



In cosa differisce il prodotto INTERNO da quello NAZIONALE? Il prodotto INTERNO fa riferimento a un concetto geografico: redditi prodotti/percepiti all’interno di territorio, indipendentemente dalla nazionalità/residenza di chi li ha prodotti/percepiti. Il prodotto NAZIONALE fa riferimento a un concetto di residenza: redditi prodotti/percepiti dai cittadini di una nazione indipendentemente da dove li hanno prodotti/percepiti. La differenza è proprio RNE, i redditi netti dall’estero. Si ha: YN = Y + RNE



Di norma i paesi con redditi nazionali minori di quelli interni sono molto dipendenti dall'estero e/o indebitati con esso. Ricordiamo che il PIL era: Y=C+I+G+X-M



Il reddito nazionale è allora: YN = C + I + G + X - M + RNE cioè la somma di consumi, investimenti e spesa, e saldo delle partite correnti! YN = C + I + G + CA

Il reddito delle nazioni (2) ●

Il risparmio di una nazione si definisce come saldo di reddito meno consumo e spese S N = YN - C - G



Ma se YN = C + I + G + CA si ha, portando C e G a sinistra YN - C - G = I + CA ovvero: SN - I = CA









Il saldo delle partite correnti CA, è uguale alla differenza fra risparmio nazionale e investimento ovvero CA = X - M + RNE = SN - I In economia chiusa, per intermediazione della finanza, risparmio e investimento coincidono S = I. Se una nazione vuole comprare macchinari o costruire capannoni industriali deve risparmiare abbastanza da poterselo permettere. Ma in economia aperta i soldi possono venire da un altro paese CA, che sintetizza la dipendenza relativa di un paese dalle merci e dai fattori del resto del mondo, misura anche il suo indebitamento (se negativa) o accreditamento netto (se positiva) La dipendenza di un paese dal resto del mondo ha quindi anche una dimensione finanziaria: dipendo dagli altri anche se genero poco risparmio rispetto alle mie necessità, o voglio finanziare troppi progetti rispetto alle mie possibilità

La posizione netta sull'estero ●











Quando un soggetto presta soldi all’estero (ad es. a un’azienda estera comprando una sua obbligazione, a un governo estero comprando un suo titolo, o direttamente facendo credito a un fornitore estero), le sue attività finanziarie sull’estero (AFE) aumentano: ha più crediti verso l’estero, che é suo debitore Viceversa, se i soldi se li fa prestare (se vende un’obbligazione privata o un titolo pubblico all’estero, se compra beni esteri a credito, ecc.) aumenterà le sue passività finanziarie sull’estero (PFE), che ora é suo creditore La posizione netta sull'estero PNE é data da PNE = AFE – PFE Si parla di debito estero quando un paese ha una posizione netta sull’estero negativa. Ad esempio se un paese ha 100 di crediti verso l’estero (AFE=100) e 120 di debiti verso l’estero (PFE=120), la sua posizione netta sarà PNE = AFE – PFE = 100 – 120 = -20 Ha poco senso soffermarsi su AFE e PFE singolarmente, conta il loro saldo A livello macroeconomico la PNE rappresenta perciò l'ammontare netto del debito (o del credito) di uno stato col settore estero nell'istante considerato

La posizione netta sull'estero (2) ●





Se il paese risparmia, riesce a ridurre il proprio debito o ad aumentare il proprio credito. Se invece spende troppo, aumenterà il debito o si ridurrà il credito Quindi il saldo delle partite correnti sta al debito estero come il fabbisogno (o deficit) pubblico sta al debito pubblico Esempio: nel 2010 hai una PNE2010 = -30 (valutata a fine anno). Durante il 2011 risparmi 20 e investi 15, quindi CA2011 = 20 – 15 = 5. A fine anno la tua PNE migliora: sarà PNE2011= -30+5=-25. Passi da un debito estero di 30 (cioè da una PNE di -30) a un debito estero di 25 (cioè a una PNE di 25), e hai meno debiti con l’estero perché hai risparmiato Si ha quindi CA = SN - I = PNE - PNE-1





Il saldo delle partite correnti coincide con la differenza fra risparmio e investimento, cioè con la variazione della posizione netta con l’estero. Se è positiva, il nostro debito netto si riduce o il nostro credito netto aumenta. Se è negativa, il contrario Per i dettagli sulla metodologia di calcolo della PNE si rimanda a http://www.mecon.gov.ar/cuentas/internacionales/documentos/international_investment_position_methodology.pdf

Tirando le somme... ●







Tutti gli stati principali dell'unione monetaria europea (tranne Germania e Olanda) hanno posizione netta sull'estero negativa, cioé ogni anno si indebitano progressivamente di più verso l'estero Come vedremo, i debiti verso l'esterno dell'eurozona sono trascurabili Il creditore é in pratica solo uno...la Germania, che ha beneficiato di più di 20 anni di differenziali di inflazione e tassi di interesse favorevoli verso il resto dell'UME, che ha perso la difesa della svalutazione I tassi di interesse ridotti hanno comportato per il centro una grande esportazione di capitali (ad es. mutui e finanziamenti) verso i PIIGS, che si sono indebitati sempre di più verso il centro Europa

Fonte: Elaborazione Goofynomics su dati del Fondo Monetario Internazionale

Spread e PNE (NIIP in ingl.) ●



Fonte: Elaborazione del prof. G.Rinaldi su dati Wikipedia 2009

R=0.76. Lo spread dipende all'80% dalla posizione netta sull'estero!!! Non certo dal debito pubblico o da Berlusconi! E' chiaro. Se in Italia c'é un flusso di soldi in ingresso, é più probabile che riusciremo a rimborsare debito e interesse e meno che dichiariamo DEFAULT!!!

La bilancia dei pagamenti ●





La bilancia dei pagamenti (BDP) é uno schema contabile che registra le transazioni ed i trasferimenti economici intervenuti tra i residenti ed i non residenti di un'economia ECCEZIONI:le attività o passività finanziarie nei riguardi dell'estero (vedasi il saldo delle partite correnti per quelle) e le transazioni valutarie tra banche italiane La BDP analizza quindi l'identità contabile: Conto Corrente + Conto capitale + Conto Finanziario = 0







Conto Corrente: porta all'acquisizione o perdita di ricchezza sull'estero. Comprende le transazioni in beni, servizi, redditi e in parte dei trasferimenti unilaterali (quelli con finalità di finanziamento del consumo e denominati correnti) Conto capitale: le transazioni aventi per oggetto la parte residua dei trasferimenti unilaterali (definiti in conto capitale, in quanto connessi ad aumenti del capitale fisso di un'economia) e le acquisizioni o cessioni di attività non prodotte, non finanziarie (quali ad esempio brevetti e licenze). Voce secondaria. Conto Finanziario: le transazioni su attività e passività finanziarie, divise in vari livelli classificatori. Il primo livello è di tipo funzionale e prevede la ripartizione dei flussi in investimenti diretti, di portafoglio, derivati e altri investimenti

La bilancia dei pagamenti (2) ●

Il deficit/surplus nel Conto Corrente é l'unico che determina una variazione nella ricchezza dello stato considerato (partite correnti...)



Conto capitale e Conto Finanziario non determinano invece alcuna variazione



Si registrano tra i crediti in BDP:





le esportazioni di beni e servizi



l'ingresso di redditi da lavoro/capitale e di trasferimenti unilaterali dall'estero



le cessioni di attività non prodotte non finanziarie



Le transazioni che determinano una riduzione delle attività finanziarie sull'estero o un aumento delle passività

Si registrano tra i debiti in BDP le transazioni relative ai casi opposti

Fonte: Banca d'Italia 2005 - MANUALE DELLA BDP E DELLA POSIZIONE CON L'ESTERO DELL'ITALIA, pag. 11

La bilancia dei pagamenti (3)

Fonte: Banca d'Italia 2005 - MANUALE DELLA BDP E DELLA POSIZIONE CON L'ESTERO DELL'ITALIA









L'Italia ha un fondamentale problema di spesa in prodotti energetici, da cui dipendiamo molto dall'estero Abbiamo servizi piuttosto inefficienti Troppi redditi e trasferimenti verso l'estero Eccessivi investimenti diretti esteri su cui paghiamo oneri di vario genere Fonte: Banca d'Italia 2005 - MANUALE DELLA BDP E DELLA POSIZIONE CON L'ESTERO DELL'ITALIA





La situazione non va migliorando col tempo La BDP in deficit persistente é un grosso ostacolo alla crescita della nostra economia (legge di KaldorThirwall)

Fonte: Banca d'Italia 2005 MANUALE DELLA BDP E DELLA POSIZIONE CON L'ESTERO DELL'ITALIA

BDP: impatto della spesa energetica

Secondo i criteri del FMI e del Sec95 le esportazioni e le importazioni devono essere valutate fob (franco frontiera nazionale) Le importazioni vengono quindi depurate delle spese di trasporto e assicurazione gravanti sulle merci al di là del punto di valutazione Fonte: Banca

d'Italia (solito)

BDP: dipendenza commerciale dall'estero ●











Il nostro bilancio commerciale con il resto dell'eurozona é quasi nullo (siamo leggeri importatori, anche se il crollo della domanda interna ci sta ritrasformando in esportatori) La Francia é il destinatario principale del nostro export, la Germania é invece il nostro principale fornitore (per i motivi di cambio reale di cui si é discusso) Invece siamo in deficit verso l'esterno dell'eurozona Cina, OPEC e Russia sono i nostri principali fornitori (principalmente di prodotti energetici) Stati Uniti e Svizzera apprezzano invece il nostro export Tolte le spese energetiche, restiamo un paese ESPORTATORE, nonostante tutto. Con un cambio fisso e sopravvalutato del 20% circa. Pensate SENZA...

BDP: impatti della crisi sull'export La crisi economica ha DEMOLITO la competitività del nostro export, specie in alcuni settori: ●



Made in Italy (osteggiato dall'UME in ogni modo) Mezzi di trasporto (ehhh, il caso FIAT...) Non é solo crisi, é anche stata una serie di precise scelte economiche!

BDP: impatti della crisi sull'export (2) ●



Attenzione, non é affatto detto che un saldo commerciale positivo sia una bella notizia! Che succede se tale saldo positivo é dovuto ad una semplice CROLLO della domanda di prodotti esteri dovuta alla recessione? Si, come ORA.

Fonte: Elaborazione ANSA-Centimetri su dati ISTAT

BDP: costo dei servizi I servizi sono un altro punto su cui porre attenzione! ●





Si notano eccessivi costi dei trasporti (costi elevati dei carburanti, costi delle autostrade) Elevati costi delle assicurazioni (si pensi alle RCA) Elevati costi dell'informatizza zione (occorre puntare sul software libero)

Saldi Settoriali Lo scopo della bilancia dei pagamenti è farci capire se esistono dei flussi di denaro in entrata o in uscita dall’economia considerata, ma essa non ci consente di capire a chi tale denaro sia destinato, cioè se esso si traduca in credito (o debito) del settore privato o di quello pubblico. Per capirlo, bisogna ricorrere ai cosiddetti saldi settoriali. ●

I saldi settoriali sono un fondamentale strumento di analisi macroeconomica. I principi sui quali si basano sono molto semplici: –

L’economia viene divisa in settori, normalmente tre: privato, pubblico ed estero;



La differenza fra le entrate e le uscite di ogni settore costituisce il suo risparmio netto (se positivo) o indebitamento netto (se negativo); li chiamiamo anche surplus e deficit;



La somma dei saldi deve necessariamente essere nulla, perché un settore non può indebitarsi (essere in deficit) se almeno un altro non gli fa credito (ovvero è in surplus).

Saldi Settoriali (2) ●









Si era definito reddito (o prodotto) nazionale lordo PNL la somma di: YN = C + I + G + X - M + RNE Il risparmio nazionale lordo é: SN = YN - C - G Il saldo delle partite correnti CA è uguale alla differenza fra risparmio nazionale e investimento ovvero CA = X - M + RNE = SN – I . Se i risparmi di un paese eccedono gli investimenti, la differenza sarà prestata all’estero, in caso contrario il paese avrà bisogno di indebitarsi con l’estero Aggiungiamo e sottraiamo l’ammontare del gettito fiscale T nell’equazione di SN: SN = YN - T - C + T - G = SP + SG dove SP é il risparmio privato (PNL meno tasse e consumi) e SG é il risparmio pubblico (prelievo fiscale meno spesa pubblica). Sostituendo otteniamo:

I - SN + F + CA = 0

L’equazione esprime I tre saldi settoriali come deficit (eccessi di spesa sui ricavi): I – SN è il deficit del settore privato, F = - SG è il deficit del settore pubblico, CA è il deficit del settore estero. La loro somma é necessariamente nulla, quindi i tre settori NON possono essere contemporaneamente in deficit!

Saldi Settoriali (3) ●







I saldi settoriali illustrano un principio su cui lo stesso Keynes insisteva costantemente: ogni spesa di qualcuno è il reddito di qualcun altro. I soldi spesi dallo Stato si rivolgono direttamente o indirettamente (es. stipendi dei dipendenti pubblici) all’acquisto di beni e servizi prodotti dal settore privato, diventando così reddito privato, con effetti indotti moltiplicativi. Un surplus privato invece deriva dal fatto che lo stimolo pubblico si è tradotto in redditi dei privati, i quali sono così in grado di accumulare risparmi, con cui rifinanziare ad esempio il settore pubblico (es. tramite acquisto di titoli del debito pubblico). Quello che per lo stato è un debito, visto dal lato del settore privato, è un credito, è ricchezza, è una delle possibili forme di accumulazione del risparmio. Si noti ancora che CA<0 implica che l’import del paese superi il suo export (il paese è in deficit con l’estero e si sta indebitando con esso), o in altre parole che il resto del mondo stia esportando in quel paese (è in surplus, cioè in credito con esso). Dei tre settori, come abbiamo visto, l'unico che può registrare dei deficit in maniera sostenibile é il settore PUBBLICO, specie in uno stato dotato di sovranità monetaria, che può monetizzare parte del deficit.

Effetti indotti moltiplicativi? Il Moltiplicatore keynesiano! ●









Come si é detto, i soldi spesi dallo Stato si rivolgono direttamente o indirettamente all’acquisto di beni e servizi prodotti dal settore privato, diventando così reddito privato, con effetti indotti moltiplicativi. Per risparmiare occorre spendere. Si parla di Moltiplicatore Keynesiano! Da noi vale 1.6 o anche più. Il moltiplicatore misura la percentuale di incremento del reddito nazionale (PIL) in rapporto all'incremento di una o più variabili macroeconomiche componenti la domanda aggregata: consumi, investimenti e spesa pubblica. Se lo stato italiano spende 100, il PIL aumenta non di 100, ma di 100x1.6 = 160! Viceversa accadrà se lo stato taglia la spesa di 100!!! Il PIL diminuirà di 160! La spesa per il consumo è determinata da una parte autonoma A, indipendente dal reddito, e da una parte legata al reddito tramite la formula C = A + cY Nella sua forma più semplice il moltiplicatore vale 1/(1-c) dove c é la propensione marginale al consumo (che può variare da 0 a 1 e indica la percentuale del reddito che viene re-investita dai consumatori in consumo stesso) Maggiore è la propensione marginale al consumo, maggiore é il moltiplicatore, e tanto maggiore sarà l'espansione totale dell'economia. Nei privati, tale propensione é in genere elevata (quindi se la gente spende il PIL aumenta in maniera più che proporzionale alla spesa!)

Aumenta la pressione fiscale, CROLLA il PIL!

Moltiplicatore keynesiano (2) ●







Durante una crisi in genere I e C diminuiscono. Lo Stato deve allora colmare il gap incrementando le sue spese in deficit, cioè senza aumentare le tasse. Se non lo fa, la situazione peggiora! La minore domanda indurrà le imprese a produrre di meno e quindi tagliare posti di lavoro, ma la perdita di posti di lavoro diminuirà i redditi delle famiglie e quindi i consumi, facendo decrescere la produzione e crescere ulteriormente la disoccupazione, cosa che procurerà maggiore spesa pubblica (in sussidi di disoccupazione) e minori entrate fiscali. La maggiore spesa si tradurrà temporaneamente in disavanzo, ma incrementando il reddito nazionale, aumenterà anche il gettito fiscale, che andrà a compensare (o superare, se le aliquote sono elevate) la maggiore spesa. Se invece si punta sull’austerità, il reddito nazionale calerà (con effetti moltiplicativi) e con esso il gettito fiscale. In altre parole lo Stato durante una crisi non ha altra soluzione realistica, per ripianare i suoi debiti nel mediolungo periodo (o per lo meno per non aggravarli), di spendere di più nel breve periodo.

Moltiplicatore keynesiano (3) ●







L’austerità cara all'eurozona non solo è socialmente ingiusta, ma del tutto controproducente, come i casi di Portogallo, Irlanda e Grecia (e adesso anche di Italia e Spagna) stanno lì a dimostrare. Considerando anche importazioni ed esportazioni, le cose si complicano poiché una parte delle maggiori spese finirà all’estero. In questo caso occorrerà prestare attenzione alla bilancia commerciale, il principale problema dei paesi periferici dell’Europa. Come molti economisti hanno suggerito è quindi necessario che i Paesi “centrali” (Germania in primis) spendano di più, direttamente o attraverso un significativo incremento del bilancio europeo. A questa obiezione di solito si risponde che, prima di spendere, occorre risparmiare. Ma nella realtà è l’esatto opposto. Finché qualcuno – l’Europa, i paesi “centrali” o i gli stati – non deciderà di spendere di più, i paesi periferici non riusciranno mai a risparmiare: ad ogni taglio corrisponderà un minore reddito nazionale e ad un minore reddito nazionale corrisponderà un minore gettito fiscale e più disoccupazione. Infine non bisogna illudersi che l’austerità dia grandi risultati in termini di risparmio sul debito pubblico. Un paese in crisi risulterà difficilmente affidabile agli occhi di chi vuole acquistare titoli di stato e questo qualcuno pretenderà un tasso d’interesse maggiore per rinunciare la sua liquidità.

Moltiplicatore keynesiano: un esempio concreto... Un turista tedesco va in un albergo di una piccola cittadina. Prenota una camera e lascia una cauzione di 100 euro (ritirabile se disdice entro le 12 del giorno dopo). L’albergatore con quel denaro va dall’elettricista, che aggiusta l’impianto elettrico, e così 3 nuove camere sono fruibili. L’elettricista compra una scala dal carpentiere. Il carpentiere fa riparare un macchinario guasto e aumenta i suoi guadagni. Il riparatore compra un quadro da un pittore locale. Il pittore con quei 100 euro affitta una sala dell’albergo e fa un’esposizione. Torna il turista tedesco, disdice la stanza e ritira i 100 euro. ●







IL CICLO SI E’ CHIUSO MA L’ECONOMIA SI è RIAVVIATA! All’esposizione vengono giornalisti e acquirenti che mangiano nell’albergo e comprano quadri, l’albergatore compra prodotti agricoli per il suo ristorante, l’agricoltore compra maggior concime e incrementa la sua produzione. L’economia del piccolo paese cresce, aumentano i beni e servizi sul mercato in misura molto maggiore rispetto ai 100 euro iniziali, e quindi non vi è inflazione ma si crea ulteriore ricchezza.” Ognuna di queste transazioni é un aumento diretto del PIL!

Saldi Settoriali: Italia ●







Fonte: Elaborazione di A.Bagnai (Il Tramonto dell'Euro) su dati del Fondo Monetario Internazionale ●

Il 2000 é l’anno successivo all’entrata nell’euro Avevamo conti con l’estero praticamente in equilibrio, deficit pubblico esiguo, e settore privato in moderato surplus. Dal 2004 il saldo finanziario estero crolla: il Paese comincia a importare capitali dall’estero. Uno dei motivi è che l’euro sta causando problemi di competitività (Roubini, 2006) E' il settore privato, il cui surplus si avvia deciso verso lo zero, ad indebitarsi con l'estero! Certo non il settore pubblico, il cui deficit cala. E poi che accadde???

Il motore delle crisi: il ciclo di Minsky-Frenkel ●

Poi che accadde? Per rispondere occorre analizzare il meccanismo perverso scoperto da Hyman Minsky studiando i paesi in via di sviluppo, poi completato e perfezionato dagli economisti Frenkel e Repetti, denominato ciclo di Minsky-Frenkel. Vediamone le fasi in dettaglio!

Il ciclo di Minsky-Frenkel (1): Cambio fisso e deregolamentazione ●







Si parte sempre con una decisione esogena, ovvero la crisi é voluta politicamente e indotta consapevolmente dall'establishment UE-UME! Adozione di un tasso di cambio fisso sopravvalutato (SME 1979, SME credibile 1987, Euro 1999-2002), tutte seguite da crisi economiche! Liberalizzazione mercati finanziari interni (divorzio tesoro-banca d'Italia del 1981, abolizione del vincolo di portafoglio, massimale sugli impieghi del 1983) Liberalizzazione movimenti internazionali di capitali (imposto dall'Unione Europea con direttive 1985-90)

Il ciclo di Minsky-Frenkel (2): Esplode il debito estero ●





I tassi di interesse sono di partenza più alti nella periferia europea, arretrata rispetto al centro. In più i tassi si alzano ulteriormente a causa del “divorzio” (e della liberalizzazione del movimento dei capitali). Si noti che era prevedibile anche per la visione neoclassica ortodossa (secondo cui il capitale é remunerato meglio dove scarso) Il centro presta in periferia per lucrare sulla differenza di tasso senza incertezza sul cambio (un forte afflusso di capitali verso un'economia normalmente ne fa svalutare la moneta, ergo il prestito viene restituito in valuta più debole dell'originale) Esplode il debito privato, si riduce il debito pubblico (la Spagna passò dal 3 al 10% di afflusso creditizio dal 1999 a 2007, la Francia si indebita dal 2005, l'Italia ha accumulato più di 30 punti di PIL di indebitamento privato)

Il ciclo di Minsky-Frenkel (2): Esplode il debito estero (2) Vi ricordate che in Italia é crollato il potere d'acquisto ma i consumi hanno retto MOLTO di più? ●





Dati in percentuale del PIL Fonte: Elaborazione di A.Bagnai (Il Tramonto dell'Euro) su dati del Fondo Monetario Internazionale



E' ovvio! I soldi venivano dall'estero, specie dalla Germania (unico creditore) Le banche tedesche han prestato senza criterio alcuno! Sono stati i privati ad indebitarsi, come ovvia conseguenza del crollo di potere d'acquisto e risparmio privato, non lo stato! Il debito pubblico prima della crisi stava infatti diminuendo negli stati colpiti per primi (i PIIGS)

Il ciclo di Minsky-Frenkel (3): L'economia periferica si surriscalda!

Gli afflussi di capitali, l'aumento di credito privato e di liquidità interna comportano:



Discesa di tassi di interesse e spread verso il centro



Crescita del PIL e dell'occupazione per le grandi disponibilità di denaro



Calo del rapporto debito pubblico/PIL anche per l'aumento del gettito fiscale



Aumento maggiore dell'inflazione nella periferia (le inflazioni dal '99, anno dell'entrata nell’euro, si schiacciano verso il 2% medio, ma la Germania resta più bassa anche grazie a feroci politiche di deflazione salariale), prima le inflazioni avevano anche 30 punti di scarto (ma ci si poteva difendere agendo sul cambio). Di conseguenza, la Germania opera una sistematica svalutazione reale competitiva nei riguardi della periferia (verso l'Italia nell'era euro accumula il 20%, che equivale ad altrettanta competitività persa!), violando l'art. 5 del trattato di Lisbona

Il ciclo di Minsky-Frenkel (4): La competitività peggiora, esplodono le “bolle”

La crescita dei prezzi per inflazione creditizia in periferia comporta la perdita di competitività commerciale verso il centro. La periferia si indebita ancora più col centro, in due modi:







Canale reale: si ha un deficit delle partite correnti della BDP, perché le merci estere convengono di più, con ulteriore afflusso di capitali (chi esporta merci esporta capitali...) Canale finanziario: più afflussi di capitale per attesa di guadagni in conto capitale sulle attività interne (che crea bolle, ovvero scostamento prezzo di un’attività dal suo valore fondamentale, fomentate dal fatto che i tassi di interesse in periferia NON siano cresciuti subito COME SAREBBE STATO NATURALE con economia in espansione) Gli investimenti esteri hanno gonfiato le bolle e non sono ergo stati produttivi, non hanno cioé sviluppato il paese, PUR avendo spread circa pari in questa fase (non conveniva investire nell'economia reale). es. Spagna, Irlanda (ma anche Italia...)

Il ciclo di Minsky-Frenkel (5): Arresto improvviso dei finanziamenti esteri, é crisi!

Alcuni agenti economici si accorgono che il cambio del paese periferico è sopravvalutato e insostenibile, ergo chiudono i prestiti e iniziano a ridurre la loro esposizione verso tale paese. Esplode il credit crunch!







Impatto immediato dello shock esterno Lehman Brothers sullo spread si ha in Irlanda, poi Grecia e Portogallo, costrette a restituire i prestiti alle banche tedesche (molto esposte nella crisi dei mutui subprime, specie Deutsche Bank) Impatto tremendo successivo sugli spread nel 2010-2011 (per effetto dei trattati Six pack e Fiscal compact), che somministrano tremenda austerità invece di rilanciare la spesa pubblica COME SAREBBE STATO NATURALE! Gli operatori si rendono conto che a queste condizioni di austerità nessuno presto potrà più servire il debito pubblico (aspettative al ribasso, contrariamente a prima)

Il ciclo di Minsky-Frenkel (6): Salgono spread e debito pubblico, socializzazione perdite private I nostri interessi son valutati dai mercati, ergo lo spread esplode per paura dell’uscita dall’euro dell'Italia e della svalutazione conseguente dei titoli



Tassi più alti bloccano gli investimenti produttivi (le banche investono tutto in titoli)



Meno spesa privata comporta più recessione



Minori entrate fiscali e maggiore spesa per interessi aumentano il debito pubblico



Gli operatori privati e pubblici in miseria non riescono più ad onorare i debiti





I crediti in sofferenza si moltiplicano, lo stato salva le banche indebitandosi o tassando (socializzazione di perdite private, il debito privato DIVENTA pubblico) Le imprese falliscono, la disoccupazione esplode, il gettito fiscale cala, aumenta la spesa per gli ammortizzatori sociali, ESPLODONO il debito pubblico e la recessione! Ora capite appieno la slide dei saldi settoriali: dopo il 2008 il deficit pubblico aumenta per socializzazione di perdite private, specie debiti esteri verso il centro Europa

Il ciclo di Minsky-Frenkel (7): Il tracollo ●











Le aziende in crisi nera vengono acquisite dall’estero, lo stato non ha fondi per impedirlo (Pernigotti, Loropiana, Ducati,…) Gli operatori vedono certezza di uscita dall'euro: i titoli italiani vengono venduti per comprare titoli centroeuropei, per lucrare sulla differenza post-svalutazione All'improvviso, l’ennesimo attacco speculativo costringe il paese periferico a sganciarsi dalla valuta forte e svalutare (nel '92 fu Soros...) Nel 92 si svalutò subito la valuta, ora si stanno prima svalutando i nostri salari e i nostri asset (che vengono in conseguenza venduti) POI la valuta. Il peggio dei due mondi. Le nostre filiere produttive e il nostro know how sono molto più esteri del '92, ergo la ripresa post-euro sarà MOLTO più dura che in quell'anno (C.Pozzi) L'economista Roubini ha affermato che l’euro ci espone al rischio Argentina, il nobel Krugman lo accusa apertamente di averci relegato al ruolo di paese in via di sviluppo!

Il ciclo Minsky-Frenkel: succede sempre così... … o almeno succede sempre, dalla fine della repressione finanziaria (vedi dopo)! Solo per citare alcuni esempi: ●

Cile (1982)



Italia (1992)



Messico (1994)



Tailandia (1997)



Corea (1997)



Russia (1998)



Brasile (1999)



Argentina (2001)



Turchia (2001)



Eurozona (2010)

Ma allora PERCHE' scegliere il cambio fisso (e l'euro)?? ●





Incentivi per (i capitalisti del) paese forte, ovvero la Germania e satelliti: –

riduce/annulla il rischio di cambio (come si é visto un forte afflusso di capitali verso un'economia normalmente ne fa svalutare la moneta, ergo il prestito viene restituito in valuta più debole dell'originale)



migliora la competitività della propria economia, tramite accumulo di differenziali inflazione e possibilità di maggiori investimenti

Incentivi per (i capitalisti del) paese debole (prima i PIIGS, ma in generale tutta la periferia europea): –

la “disciplina” del vincolo esterno usata come manganello per togliere diritti e benessere ai cittadini e per piegare i sindacati al volere dei desiderata della governance europea



meno quota salari, meno diritti sindacali, meno welfare e al contempo rendite di capitale maggiori per l'elevato spread fanno gola ai nostri grandi finanzieri e imprenditori

La nostra classe dirigente vuole stabilire il monopolio sui servizi, dopo averli privatizzati, onde potervi lucrare (autostrade, acqua pubblica, energia, assicurazioni, sanità). A un telefonino ultimo grido si può rinunciare, ad un'operazione al cuore no. All'acqua anche meno. Ci vogliono schiavi inconsapevoli e rassegnati!

Dal '93... Riassunto dei nefasti effetti dei principali trattati europei ●





L'austerità e la deflazione salariale sono una precisa conseguenza delle direttive dell'UME! Aderirvi pedissequamente é una scelta POLITICA, non una necessità! (Germania e Francia li ignorano a piacimento come si é visto) Restare nell'Eurozona é una scelta altrettanto politica! Fonte: Il Sole 24 Ore

Keynes incostituzionale? Ma seriamente? E' proprio così. La ratifica del Fiscal Compact nei paesi firmatari ha comportato l'inserimento in costituzione (!!!) del pareggio di bilancio tendenziale come necessità assoluta! Sarà del tutto impossibile derogare anche qualora la congiuntura economica lo richieda! Sentiamo a questo proposito il parere dell'illustre costituzionalista Stefano Rodotà! “Con una battuta tutt’altro che banale si è detto che la riforma dell’articolo 81 ha dichiarato l’incostituzionalità di Keynes. L’orrore del debito è stato tradotto in una disciplina che irrigidisce la Costituzione, riduce oltre ogni ragionevolezza i margini di manovra dei governi, impone politiche economiche restrittive, i cui rischi sono stati segnalati, tra gli altri da cinque premi Nobel in un documento inviato a Obama. Soprattutto, mette seriamente in dubbio la possibilità di politiche sociali, che pure trovano un riferimento obbligato nei principi costituzionali. La Costituzione contro se stessa? […] L’altro fatto compiuto riguarda la riforma costituzionale strisciante dell’articolo 41. Nei due decreti citati, il principio costituzionale diviene solo quello dell’iniziativa economica privata, ricostruito unicamente intorno alla concorrenza, degradando a meri limiti quelli che, invece, sono principi davvero fondativi, che in quell’articolo si chiamano sicurezza, libertà, dignità umana. Un rovesciamento inammissibile, che sovverte la logica costituzionale, incide direttamente su principi e diritti fondamentali, sì che sorprende che in Parlamento nessuno si sia preoccupato di chiedere che dai decreti scomparissero norme così pericolose.”

Fonte: Repubblica.it, Keynesblog http://keynesblog.com/2013/04/17/rodota-col-pareggio-di-bilancio-keynes-e-stato-reso-incostituzionale/

C'é di peggio: Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) L'art. 136 del trattato di Lisbona pare ragionevole ed é stato implementato, ma... Cos'é questo MES (in inglese ESM)? come funziona? Quali sarebbero queste “rigorose condizionalità” per accedervi? Il MES (o Fondo salvastati, o scudo antispread per gli amici) é dotato di un patrimonio di 800 miliardi con cui può (ad es.) acquistare titoli del debito sovrano degli stati in difficoltà, a patto che accettino determinate condizioni. Fonte: Elaborazione ANSA - Centimetri

Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) (2) ●





Primo grosso problema: la quota di partecipazione al MES (per l'Italia 125 miliardi) deve essere fornita in anticipo a rate con i soldi dei contribuenti, pena gravose sanzioni Ovviamente uno stato in crisi costretto a pagare cifre simili vedrà peggiorare la crisi stessa Il MES non previene le crisi, ma entra in gioco a crisi in atto!

Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) (3)

Magnifico! Un ente PRIVATO a scopo di LUCRO, che presta denaro ad ALTO tasso di interesse, del tutto IMMUNE giuridicamente nelle sue operazioni, che può IN OGNI MOMENTO chiedere aumenti di capitale agli stati membri. E che può riscuotere crediti con pieni poteri! Non sbagliereste se pensaste ad un'Equitalia immune dai ricorsi legali, ovvero USURA LEGALIZZATA. E ciò dovrebbe “salvarci” dallo spread? Fonte: Statuto MES http://www.european-council.europa.eu/media/582889/08-tesm2.it12.pdf

Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) (4) ●

Non stupisce che a queste condizioni nessuno voglia chiedere aiuto al MES!



Sinora solo Grecia, Spagna e Cipro hanno osato tanto (con risultati catastrofici)



C'é di peggio: per essere “aiutati” dal MES gli stati devono attenersi a precise condizioni, che prevedono tremende austerità recessive e commissariamento di fatto.

Riduzione delle uscite e incremento entrate

Riforma del mercato del lavoro



Riduzione spesa pensionistica



Contratto di lavoro: flessibilità, precariato



Riduzione spesa sociale (sanità e istruzione)



Riforma del sistema delle relazioni industriali



Congelamento o riduzione retribuzioni dei pubblici dipendenti



Dimagrimento Pubblica amministrazione



Aumento tassazione



Privatizzazioni (servizi pubblici locali)



Liberalizzazione (energia, telecomunicazioni, assicurazioni, professioni protette)





Accordi aziendali derogano agli accordi nazionali Partecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa (no cogestione)

POTRA' MAI FUNZIONARE?

OVVIAMENTE NO! In giallo il REALE andamento del debito greco, in verde la previsione della Troika! “Io crederei all’esistenza del Salvatore se voi aveste una faccia da salvati.” (F. Nietzsche)

Fonti: Elaborazione Haver su dati UBS e Elaborazione ANSA – Centimetri su dati ELSTAT

L'ultimo nascituro: Il Redemption Fund (ERF) Risale alla fine del 2012 questo paper della Commissione Europea: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2012:0777:FIN:EN:PDF ●







Il 70% del debito pubblico italiano (più di 2 mila miliardi di euro), sarà trasferito a un fondo europeo comune, chiamato Redemption Fund (ERF), dove saranno convogliate anche tutte le eccedenze di debito pubblico degli altri Stati dell’Eurozona. Siccome il Trattato di Maastricht stabilisce che il debito pubblico degli Stati non deve essere superiore al 60% del PIL, tutto ciò che eccede questo limite nei debiti pubblici dei 17 Paesi dell’euro sarà trasferito in questo Redemption Fund. Gli Stati dell’Eurozona saranno comunque tenuti a onorare la parte del debito trasferita (cioè a ripagare interessi e scadenze), sembra in 25 anni. L'ERF emetterà e venderà titoli con cui gli stati aderenti potranno ripagare parte del loro debito, e tali titoli saranno garantiti da tutti i paesi aderenti (avranno un basso tasso di interesse). Il beneficio sarà appunto poter pagare bassi tassi di interesse sulla parte di debito trasferita al fondo. PROBLEMA:l'adesione al progetto ERF comporta condizioni severissime per gli stati aderenti, cioè programmi di tagli feroci alla spesa pubblica, agli stipendi, alle pensioni, all’occupazione, a tutti i servizi pubblici. La Commissione parla espressamente di “super potere d’intervento nei programmi di spesa dei governi”, in aggiunta ai poteri che già ha grazie al Fiscal Compact.

L'ultimo nascituro: Il Redemption Fund (ERF) (2) Non sono stupito, visto che tale fondo é una proposta tedesca, né voi sarete stupiti di sapere che in tedesco debito si dice SHULD (=colpa) e da qui un REDEMPTION fund... La Germania, per garantire il pagamento da parte degli Stati aderenti del loro debito, "propone" (= impone) che: ●



sia trattenuta a suo vantaggio una quota del già micidiale prelievo fiscale di oggi, oppure si introducano nuove tasse, specialmente aumenti dell'IVA gli Stati partecipanti promettano in pegno le loro riserve di moneta straniera e le loro riserve d’oro come garanzia sui ri-pagamenti dei debiti allocati al fondo Siete stupiti? Io NO. Infatti TUTTI i trattati europei sedicenti “anticrisi” contengono la seguente clausola, valida sin dalla firma: “a patto che il Paese aderente adotti stringenti misure di aggiustamento della spesa pubblica”



Pare un mantra. Ma ormai sapete di che si tratta: tagli della spesa pubblica in servizi, sanità, istruzione e infrastrutture, tagli di salari pubblici e pensioni, privatizzazione di tutto ciò che è rimasto pubblico, inclusa l’acqua e le infrastrutture vitali del paese, licenziamento di fette d’impiego pubblico, anche fra gli impieghi vitali come insegnanti, vigili del fuoco, polizia e sanitari, liberalizzazione di ogni settore dell’economia, anche quelli strategici per l’interesse pubblico e riduzione al minimo di welfare e ammortizzatori sociali. E' abbastanza? Fortuna che non é ancora attivo...

Riferimenti e Contatti



Per domande e iscrizioni all'Ass. Ri-Costituzione [email protected]



Pagina Facebook gestita dall'associazione https://www.facebook.com/la.Costituzione.della.Repubblica.Italiana



Autore: Mattia Corsini – Ass. Ri-Costituzione ( [email protected] )

Ri-Costituzione Economica 101 - Politica economica e crisi.pdf ...

Dopo e solo dopo, se tutto fallisce, potete permettervi di arrabbiarvi :) Page 4 of 180. Ri-Costituzione Economica 101 - Politica economica e crisi.pdf.

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