Sant’Elzeario da Sabran e Beata Delfina da Glandever. Sant’Elzeario primogenito di Ermengao de Sabran conte di Ariano e di Laudana d’Albe de Roquemartine, nato ad Aprile del 1285 muore a Parigi il 27 settembre 1323, era un nobile di origine francese che nel 1299 sposò santa Delphine de Signe; insieme divennero terziari dell'ordine francescano. È anche venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Studiò presso lo zio Guglielmo de Sabran, abate del monastero benedettino di S. Vittore in Marsiglia. Per volere del re Carlo II d’Angiò, dovette sposare verso i 18 anni nel 1299, la futura beata Delfina di Signe, così pur non volendo, si incontrarono due anime belle, che riluttanti al matrimonio, stabilirono di comune accordo, di conservare la loro castità. Elzeario, morto il padre, ereditò fra l’altro il titolo di conte d’Ariano, quindi venne in Italia, in Irpinia, per prendere possesso della contea, ma l’accoglienza di quel popolo fu ostile, in quanto contrario al vassallaggio, preferendo dipendere direttamente dal re. Fu suo merito e per le virtù professate, che riuscì a conquistare l’amore del popolo, per questo fu apprezzato dal re di Napoli Roberto d’Angiò, che quando nel 1312, fu necessario inviare dei soldati in aiuto del papa assediato a Roma dall’esercito dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo, ne affidò il comando ad Elzeario. Fu inoltre incaricato di delicate missioni presso la corte di Francia, dove nel 1323, durante uno di questi incarichi, si ammalò gravemente, tanto da morire a Parigi il 27 settembre 1323 a soli 38 anni; fu sepolto ad Apt nella chiesa dei Francescani, di cui era fedele Terziario. La sua fama di grande uomo di carità, specie nell’assistenza ai lebbrosi, si diffuse largamente al punto di attirare l’interesse dei pontefici dell’epoca e fu proprio papa Urbano V, che era suo figlioccio di battesimo, che ne riconobbe la santità, ma che venne poi proclamata ufficialmente il 5 gennaio 1371 dal suo successore papa Gregorio XI. Le sue reliquie furono trasferite nel 1791 dalla chiesa francescana di Apt, alla cattedrale della città, dove sono tuttora venerate, insieme a quelle della sua casta sposa, la beata Delfina. Ha culto liturgico in Apt, in Avignone, nella Badia di S. Vittore di Marsiglia, nell’Ordine Francescano e in Ariano Irpino, dove nel giorno della sua festa il 27 settembre, si tiene un’antichissima fiera con grande partecipazione di popolo. Papa Urbano V (di cui Elzearo era stato padrino di battesimo) ne decretò l'eroicità delle virtù e ne approvò la canonizzazione che venne decretata ufficialmente dal suo successore, papa Gregorio XI, il 5 gennaio 1371. Memoria liturgica il 27 settembre (per i Cappuccini il 20 ottobre). Santa Delfina ci appare come una incantevole figura di donna, che passa nel mondo portando ovunque la luce della sua grazia, il profumo della sua virtù, il tepore del suo affetto. Non una santità clamorosa, che abbia scavato un solco nella storia del suo tempo o abbia lasciato un nodo di fuoco nel tessuto della Chiesa. Una santità delicatamente femminile, che si allargò attorno a lei come linfa silenziosa e generosa, a nutrire nel bene quanti furono a lei vicini durante la sua lunga vita. Figlia unica dei Conti di Marsiglia, era nata a Puy-Michel, nel 1283, e fin da bambina la sua presenza fu di luce e di consolazione alla sua famiglia. A dodici anni era già
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fidanzata con un giovane non inferiore a lei per gentilezza di tratti, nobiltà di sangue e bellezza d'animo. Infatti Elzeario, il promesso sposo, era figlio del Signore di Sabran e Conte di Ariano, nel reame di Napoli; alla nascita, sua madre l'aveva, in spirito, offerto a Dio, e più tardi un austero zio l'aveva educato in monastero. Le nozze avvennero quattro anni dopo. Fu un matrimonio "bianco", perché i due giovani sposi scelsero la castità come più alto e più arduo mezzo di spirituale perfezione. Nel castello di Ansouis, i due nobili coniugi vissero non da castellani, ma da penitenti; non da feudatari, ma da asceti degni dei tempi eroici della prima Chiesa. Passati nel castello di Puy-Michel, entrarono a far parte del Terzo Ordine di San Francesco. La loro vita interiore s'arricchì allora di una nuova dimensione, quella della carità, attraverso la quale essi, ricchi di condizione, si fecero simili ai poveri per soccorrere i poveri. Delfina e il marito si dedicarono così, dopo le penitenze, le preghiere, le mortificazioni, a tutte le sette opere di misericordia, rifulgendo in tutte, nessuna esclusa. Quando Elzeario fu invitato nel suo Ducato di Ariano, quale ambasciatore nel Regno angioino di Napoli, la benefica attività dei due sposi continuò in un ambiente ancor più difficile. I Napoletani infatti erano ostili ai governanti angioini. Tumulti e ribellioni, provocati dallo scontento, erano all'ordine del giorno. Nel Regno angioino, i due Santi furono ambasciatori di concordia, di carità e di preghiera. Continuarono le loro opere buone, moltiplicando i propri sforzi e i sacrifici, fino a conquistarsi l'ammirazione del popolo. Elzeario morì poco dopo, a Parigi, e venne sepolto in Provenza. Delfina invece gli sopravvisse a lungo, ed onorò la memoria del marito nel migliore dei modi possibili, continuandone cioè le opere buone e imitando le virtù, che ella stessa aveva ispirato nel consorte, con la sua schiva ma suasiva vicinanza. Ebbe la più grande gioia che possa toccare ad una moglie, desiderosa della felicità, non solo terrena, del proprio marito. Non era infatti ancor morta quando vide il marito posto dalla Chiesa nel numero dei Santi. Allora anch'ella, quasi novantenne, poté reclinare la testa nell'eterno riposo. Venne sepolta accanto al marito, al quale poco dopo, sarebbe stata unita anche dal riconosciuto titolo di santità.
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