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la Repubblica DOMENICA 17 AGOSTO 2014

ROMA CRONACA CRONACA

Il caso

Poster sessisti e réclame del poker il pugno duro del Campidoglio Ecco tutti i messaggi al bando con le norme del piano-cartelloni MAURO FAVALE DDIO doppi sensi, addio ammiccamenti, addio corpi di donne fotografati dall’alto, dal basso, di profilo. Ma addio anche a promesse di facili guadagni nei casinò virtuali, addio a più o meno noti croupier che dai manifesti invitano a entrare nei siti di scommesse, a provare l’ebbrezza del rilancio all’ultimo secondo o dell’all-in, della “puntata totale” in una mano di Texas hold’em, il poker famoso in tutto il mondo. Sui muri di Roma, negli spazi dedicati ai cartelloni pubblicitari, non si vedranno più réclame di questo tipo: bandite da un emendamento inserito nel nuovo Prip, il Piano regolatore degli impianti pubbli-

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citari, approvato qualche settimana fa dall’assemblea capitolina e sul quale Ignazio Marino gioca anche una partita simbolica. «Nessuna pubblicità che comparirà sui muri di Roma potrà usare il corpo della donna come messaggio commerciale a solo scopo di propaganda — ha spiegato il sindaco in un’intervista a Repubblica due giorni fa — non si tratta di essere bacchettoni ma è una scelta di civiltà». Una scelta tradotta in un articolo del regolamento, il 12 bis: “È vietata l’esposizione pubblicitaria il cui contenuto contenga stereotipi e disparità di genere, veicoli messaggi sessisti, violenti o rappresenti la mercificazione del corpo femminile. È altresì vietata l’esposizione pubblicitaria il cui con-

tenuto sia lesivo del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso, dell’appartenenza etnica, dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, delle abilità fisiche e psichiche”. Si disciplinano, così, le affissioni pubblicitarie in città coinvolgendo i concessionari degli spazi. Perché il regolamento verrà declinato all’interno delle future gare per occupare i cartelloni pubblicitari in città. Nei bandi verranno messe nero su bianco le prescrizioni presenti nel Prip (che riguardano anche il gioco d’azzardo) e la possibilità, in caso di gravi violazioni, di rescindere i contratti con i concessionari. Il controllo, però, non sarà “ex ante” ma “ex post”. Il Campidoglio spera che già il nuovo regolamento valga da

“dissuasore” per quegli slogan e quei claim più equivoci. Nel caso in cui, dopo le affissioni, l’amministrazione comunale (allertata anche da cittadini o associazioni) ritenga che il messaggio sia lesivo di uno dei principi enunciati nel Prip ne può chiedere la rimozione o direttamente o attivando il “Gran giurì della pubblicità”, un organo arbitrale istituito dal Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale. Resta, ovviamente, la possibilità di rivolgersi anche ai vari gradi della giustizia civile o amministrativa. «Le associazioni di settore incontrate hanno accolto favorevolmente la nuova disciplina — ricorda l’assessore a Roma produttiva, Marta Leonori — La

L’INTERVISTA 1 / OLIVIERO TOSCANI

L’INTERVISTA 2 / LORELLA ZANARDO

“Spot spesso assurdi ma non è con i divieti che si educa la gente”

“C’è nudo e nudo diciamo no alle donne trattate come merce”

ANNA RITA CILLIS ON faccio mai pubblicità di prodotti, il problema per me non esiste e ovviamente alcune foto le trovo assurde anch’io, però “escluderle” dalle affissioni come prevede il nuovo regolamento del Comune di Roma mi sembra troppo, quasi banale». Non fa mistero, Oliviero Toscani, tra i più famosi fotografi-pubblicitari al mondo, della sua avversione ai divieti. Toscani lei non pubblicizza prodotti ma vive di immagini... «E allora? Non faccio foto a biscotti o altro per farli vendere di più né fotografo donne nude senza che dietro ci sia un messaggio forte quindi mi potrei sfilare dalla discussione ma la strada di Roma mi sembra un vicolo cieco. E poi chi sarà a giudicare se un corpo femminile nudo va bene o no? Mi sembra più una trovata che altro, comunque vedremo...». Però alcuni manifesti sono offensivi per le donne, a volte anche assurdi non crede? «Certo, è ovvio: io non scatterei mai una foto del genere e non mi piacciono ma credo che il gusto non vada educato a suon di divieti, esistono cose per noi sono normali che per altri folli: la differenza è negli occhi di chi guarda». Dovremmo autoregolarci, dunque? Il fotografo «Guardi le donne in televisione, molte semOliviero Toscani brano delle Barbie con visi pitturati. Ma dov’è il limite, chi decide? Il sindaco Marino? Una commissione? Ogni tanto questo argomento torna di moda, ricordo che anche Matteo Renzi, quando era sindaco di Firenze, disse basta ad alcuni manifesti pubblicitari». A lei quella di Roma sembra quindi una censura? «Non so se alla fine sarà una cosa intelligente o no, ripeto, vedremo, il fatto è che i divieti imposti da un’amministrazione non mi piacciono e poi sa qual è la verità?» Me la dica lei... «È che, a prescindere i manifesti, ci insegnano ciò che è bene o no, danno il via alle polemiche, alle discussioni pubbliche attraverso i mezzi di stampa: più se ne discute di una cosa più persone capiranno cosa è volgare e cosa non lo è, vietarli non toglierà il problema, eviterà solo che lo si possa vedere. Ma perché il sindaco Marino invece non si mette a lavorare per risolvere i veri problemi di una città disastrata: trasporti che non vanno, buche, rifiuti in strada. Per la moralità Roma ha il privilegio di avere il Papa».

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ABBIGLIAMENTO Due poliziotti perquisiscono in modo equivoco due donne: è la pubblicità di una marca di abbigliamento brasiliana che scatenò polemiche in tutta Italia. I manifesti vennero rimossi

OCCHIALI Il volto di una ragazza ammiccante sul manifesto e lo slogan: “Fidati...te la do gratis”. Poi, più piccola, sotto, un’altra scritta: “La montatura”. Così una pubblicità di occhiali

GIARDINAGGIO Una donna seminuda coperta da un manto erboso. Così un’azienda di giardinaggio pubblicizzava lo scorso anno i suoi prodotti. Il cartellone affisso sulla Cassia scatenò polemiche

ISOGNA distinguere tra censura e raziocinio», dice Lorella Zanardo, co-autrice del documentario “Il corpo delle donne” e dell’omonimo libro, lavori grazie ai quali ha messo l’accento sul tema della mercificazione del corpo della donna. Roma vieterà i manifesti pubblicitari dove il corpo delle donne è usato come messaggio commerciale a solo scopo di propaganda: è un passo avanti o no? «Se è fatto in modo costruttivo sicuramente: non sono contraria a pubblicità che utilizzano corpi nudi femminili ma al come e al perché, quindi mi sembra che Roma sia sulla strada giusta. Del resto, anche a Rimini è partita una campagna che ha coinvolto altri Comuni tra cui Milano. E al riguardo il gruppo “donnepensanti” ha racchiuso, in un video che si può vedere online, molte delle pubblicità più assurde che coinvolgono donne nude per pubblicizzare prodotti i più diversi». Tipo? «Non c’è in quel video, ma mi ricordo che l’anno scorso ci furono molte polemiche per un manifesto apparso in Sicilia dove una ragazza nuda pubblicizzava pannelli solari con la scritta “Montami a costo zero”». Quindi fa bene la giunta romana a vie- La scrittrice tarli nel nuovo regolamento... Lorella Zanardo «Certo ma, ripeto, bisogna fare attenzione a non incappare nella censura. E in questa direzione va anche una direttiva Ue che vieta manifesti ambigui dove la donna è puro oggetto». Lei parla di buon senso, più facile a dirsi che a farsi... «Non credo, protocolli come quello di Rimini simile, credo a quello di Roma, sono importanti anche se sperimentali» Siamo pronti secondo lei a un passo del genere? «Dobbiamo diventarlo: nei corsi di educazione all’immagine che faccio nelle scuole incontro tanti giovani che alla fine del percorso hanno una visione più evoluta di come i corpi delle donne possono essere rappresentati, un bell’esempio è un progetto di un liceo artistico di Ravenna: gli studenti hanno realizzato un calendario dove i corpi delle donne erano rappresentati in modo creativo e mai umiliante». (a. r. cil.)

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PER SAPERNE DI PIÙ www.comune.roma.it www.roma.repubblica.it

IL COMMENTO

Da quei corpi languidi sul muro la vecchia caccia al compratore MARCO LODOLI PUBBLICITARI ormai sono arruolati nella larga falange dei creativi, cercano di accoppiare slogan e immagini in modi sorprendenti, a volte provocanti, per sconfiggere il grande nemico, che evidentemente è sempre l’indifferenza. Devono cogliere lo spirito del tempo, magari anche anticiparlo un poco, per riaccendere i desideri di tutti i potenziali clienti di un prodotto. Non c’è dubbio che spesso sanno stupirci, quasi senza accorgercene giriamo lo sguardo e ci ritroviamo incollati all’immagine di un cartellone pubblicitario: “Ma pensa un po’ cosa si sono inventati”, ripetiamo, e anche se non scattiamo come leprotti ad acquistare la merce, senza dubbio memorizziamo inconsciamente quella marca, quel prodotto. Per altro c’è chi sostiene che la pubbli-

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nostra città rifiuta qualsiasi tipo di discriminazione sia di genere, sia per le libertà civili e religiose e con questa regola testimonia questo suo carattere». Soddisfatto anche il sindaco Marino: «Usare il corpo delle donne per vendere un prodotto commerciale, così come veicolare messaggi pubblicitari discriminatori o offensivi non è più tollerabile in una società moderna e inclusiva. Vogliamo sostenere e promuovere i valori fondanti di uno Stato laico, che intende coltivare e trasmettere un rispetto profondo delle persone e delle minoranze che, purtroppo ancora oggi, vengono talvolta mercificate, calpestate o offese». © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL CARTELLONE La famosa pubblicità di “Fracomina” che comparve sui muri della città qualche anno fa. L’allora sindaco Gianni Alemanno polemizzò con la réclame e firmò un’ordinanza per rimuovere i cartelloni

È l’effetto della bellona seminuda piazzata accanto a una colla: e il cartellone diventa carta moschicida cità non abbia come fine immediato la valorizzazione di un prodotto preciso, ma contribuisca tutta insieme a surriscaldare i desideri, a far sentire che “ci manca qualcosa”, e che quella vaga mancanza può essere colmata aprendo il portafoglio e passando all’acquisto di un’auto o

IL FILM DI FELLINI Anita Ekberg e Peppino De Filippo in “Boccaccio ‘70”: lei è la donnacartellone che prende a parlare di una scatoletta di tonno, di un vestito o di un amaro. Forse per questo a volte i pubblicitari prendono la scorciatoia più rapida e più squallida, e ancora sbattono una donnina discinta accanto alla merce per fomentare la foia indistinta del passante, per catturare uno sguardo triste e

libidinoso. È l’effetto Saratoga, la bellona seminuda piazzata accanto a una colla, e il cartellone diventa carta moschicida. Siamo ancora nel mondo dei calendari che si vedevano appesi sui muri delle officine, ogni mese una bonazza con un bullone o una candela in mano. Siamo ricaduti in quella miseria ammiccante, in quella seduzione da Tor di Quinto, tette e culi sul viale del commercio. Mi sembra giusto porre un limite a questi pericolosi Dulcamara che non si preoccupano affatto di utilizzare oscenamente il corpo delle donne per i loro interessi di bottega. Usciamo da un ventennio di ostentato disprezzo verso le donne, messe in fila sugli schermi televisivi come ballerine di cancan, rovesciate dal piccolo schermo nelle case di tutta Italia come prosperose decerebrate. È stata una lunga offesa, una marcia indietro che ha provato a ridicolizzare tutte le conquiste del femminismo e ha causato danni spaventosi. Così ci ritroviamo questi manifesti puttanieri appesi lungo le strade della nostra città, indifferenti all’articolo 10 del codice di autoregolamentazione della pubblicità, che obbliga a rispettare la dignità umana in tutte le sue forme ed espressioni. Provare a vendere qualcosa facendo leva sulle cosce delle donne è una barbarie. Inventatevi mille immagini, mille slogan divertenti e non ci trattate più da vecchi bavosi, per favore. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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prosperose decerebrate. È stata una lun- ga offesa, una marcia indietro che ha pro- vato a ridicolizzare tutte le conquiste del. femminismo e ha causato danni spaven- tosi. Così ci ritroviamo questi manifesti. puttanieri appesi lungo le strade della no- stra città, indifferenti all'articolo 10 del. codice di autoregolamentazione ...

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