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Oltre a un McDonald’s anche un Hard Rock Cafe. Questa volta non situato, come il fast food, in una piazza tutto sommato laterale rispetto al Vaticano, piazza della Città Leonina. Bensì in via della Conciliazione, dove un tempo c’erano i locali della Libreria Elledici, l’editrice di don Bosco. «Per adesso - ha detto Hamish Dodds, Ceo di Hard Rock - apriremo solo un negozio di magliette e memorabilia musicali». In futuro, chissà. A un passo da piazza San Pietro, dunque, sulla grande strada dove migliaia di fedeli ascoltano messa durante le celebrazioni più affollate e si muovono in processione verso Porta Santa, sorgerà uno dei marchi simbolo della globalizzazione. Al numero civico 28, infatti, già oggi un pannello bianco avvisa che i locali un tempo dei salesiani e oggi di proprietà dell’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, sono in fase di ristrutturazione per conto di Hard Rock Cafe Italia. Difficile sapere se Papa Francesco sia al corrente di tutto ciò. Difficile sapere se sia informato del fatto che a due passi da dove tiene le omelie più belle sulla Chiesa povera e per i poveri, l’Apsa opti per una scelta che, come ha dichiarato a proposito del McDonald’s il cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, è «a dir poco discutibile, aberrante, per niente rispettosa delle tradizioni architettoniche ed urbanistiche». Beninteso, anche in questo caso, come ha spiegato due giorni fa il cardinale presidente della stessa Apsa, Domenico Calcagno, tutto sarà senz’altro fatto «nel rispetto della legge». Eppure, mai come in questo caso sembra valere la massima di san Paolo: «La lettera uccide, lo Spirito dà vita». Oltretevere non sono pochi coloro che fanno notare un paradosso: per mesi il Vaticano ha fatto la guerra al suk che sorgeva proprio in via della Conciliazione, la massa di venditori ambulanti che affollavano le zone adiacenti piazza San Pietro. Diversi esponenti della curia romana si lamentarono spiegando che invadevano un’area che «ha una sua dimensione universale e simbolica, cara a un miliardo duecento milioni di cristiani sparsi nel mondo». Eppure oggi, mandati via gli ambulanti, lasciano spazio a questi esercizi commerciali che «stonano – dicono – allo stesso modo con l’intera area». «Lo sa lei che il rock è satanico, quando passerò lì davanti lancerò una benedizione», dice scherzando padre Vincenzo Taraborelli, sacerdote esorcista di Santa Maria in Transpontina. «Scherzi a parte, è triste perché questi locali dovrebbero essere dati ad attività legate alla Chiesa». La crisi negli ultimi mesi ha fatto chiudere diversi esercizi commerciali storici della zona. Banche e librerie hanno abbandonato via della Conciliazione e le strade limitrofe. Al loro posto sempre più bar e locali. Il tutto, spesso, nonostante la protesta dei residenti. Non è un mistero per nessuno, ad esempio, quanto accaduto in via dei Cavalleggeri. Sopra il nuovo ristorante “Il Giubileo”, i residenti del palazzo, anche in questo caso di proprietà dell’Apsa, hanno protestato per
l’«odore di pesce fritto» che tutti i giorni impedisce loro di tenere aperte le finestre. L’Apsa ha risposto facendo allungare di qualche metro verso l’alto la canna fumaria senza però risolvere il problema. E così anche altrove, in quella che sta diventando sempre più un’area commerciale, fra negozi e locali all’ultimo grido. IBDPMMBCPSBUP-VJHJ(BFUBOJ
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