Sociologia del calcio e del mondo dello sport Materiali di studio

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Oltre il gioco: politica, tifo e club nel calcio argentino Valentina Caiazzo

Napoli, settembre 2014 http://atuttocampo2014.blogspot.it/

La serie "Materiali di studio" raccoglie la rielaborazione di relazioni finali e tesi di laurea che riguardano tematiche inquadrabili nell'ambito della sociologia del calcio e, in generale, riferite alla sociologia dello sport. Si tratta di lavori realizzati da studenti dei corsi di laurea offerti dal Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, sviluppati sotto la direzione del prof. Luca Bifulco o del prof. Francesco Pirone. Le elaborazioni e le opinioni espresse sono personali e non impegnano necessariamente le istituzioni e i soggetti citati; la responsabilità di quanto scritto è esclusivamente dell’Autore.

I materiali di studio sono scaricabili gratuitamente all'indirizzo web: http://atuttocampo2014.blogspot.it/p/materiali.html

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INDICE Introduzione

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1. Barras Bravas qualcosa che va oltre il semplice tifo calcistico

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2. Alcune Indagini teoriche sulle caratteristiche delle Barras Bravas

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3. El Aguante: una retorica, un’estetica e un’etica

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4. Alcuni chiarimenti in merito alle istituzioni sportive argentine

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5. Le relazioni politiche tra dirigenti sportivi e politici tradizionali

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6. Le relazioni politiche con i tifosi

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7. Conclusioni

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Bibliografia

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Introduzione

Questo lavoro di ricerca si incentra sull’analisi del processo di politicizzazione nella sfera calcistica in Argentina. Da quando il calcio si è convertito nel più grande spettacolo di massa e nello sport più popolare del mondo, la politica si è avvicinata sempre più a questo fenomeno spesso usandolo come una potente arma di propaganda, in quanto il calcio è caratterizzato da una forte connotazione rituale e identitaria in grado di mobilitare grandi gruppi, quali le tifoserie organizzate che posseggono un forte livello di coesione e coordinamento interno. Grazie alla collaborazione di alcuni docenti argentini che mi hanno supportato con materiali didattici e articoli scientifici ho potuto scoprire l’universo simbolico e culturale di questa sub cultura calcistica, che è composta da molteplici caratteristiche. Nella mia ricerca intendo analizzare le relazioni che nascono tra i dirigenti, tifosi e politici durante le elezioni della dirigenza dei club di calcio argentini, osservando la formazione di relazioni di alleanza e clientela che intercorrono tra questi attori sociali. I processi elettorali sono eventi ideali per osservare tali dinamiche, inoltre questo contesto ci permette di identificare alcune pratiche che sono proprie della politica tradizionale. Nella prima parte del mio lavoro analizzerò in breve le tifoserie argentine conosciute come Barras Bravas portando alla luce alcune connotazioni storiche, sociali e mediatiche che caratterizzano tale raggruppamento, analizzando attraverso lo studio di alcuni teorici tali caratteristiche e soffermandomi maggiormente su una peculiarità tipica di questa sub cultura “l’Aguante”. In seguito analizzerò il lavoro di campo effettuato da Maria Veronica Moreira1 che indaga sui fenomeni elettorali e le relazioni politiche nel calcio argentino. Infine esaminerò il lavoro di campo sopracitato, portando alla luce alcune tipicità della politica analizzando il rapporto tra dirigenti e politici tradizionali. Poi mi soffermerò sulle Barras Bravas evidenziando come alcune connotazioni che sono definite in termini negativi dalla maggior parte dell’opinione pubblica e dai mass media, nel periodo elettorale vengano tramutate in azioni positive in quanto Dottoressa in Scienze Sociali (UBA) e Ricercatrice del COINCET e dell’istituto Gino Germani (FSOC/UBA) Università di Buenos Aires. 1

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asservite agli scopi dei dirigenti politici e ai presidenti degli stessi club calcistici.

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1. Barras Bravas qualcosa che va oltre il semplice tifo calcistico

Con il termine Barra Brava si indicano quei gruppi di tifosi organizzati delle squadre di calcio dell’America latina, fenomeno che nasce in Argentina tra 1950 e il 1960 e si sviluppa in tutta l’America latina negli anni ‘90. Questi gruppi organizzati compiono alcune funzioni prefissate e programmate, come la realizzazione di canti e di spettacoli pirotecnici durante la partita di calcio con la finalità di supportare e incoraggiare la propria squadra. Cosi, in argentina come in tutto il mondo allo stadio i canti, le coreografie, l'energia con cui si sventolano le bandiere o sciarpe sono parte fondamentale anche di una battaglia simbolica per dimostrare la propria superiorità nei confronti della tifoseria rivale (Bifulco e Pirone, 2014, pp. 31). L’uso di bandiere che rappresentano i colori del proprio club che si traducono in un veri e propri oggetti sacri. Come un totem per un clan di aborigeni, una bandiera per una nazione, un crocifisso o un rosario per dei fedeli cristiani, un anello per una coppia di sposi sono chiari simboli di una comunità coesa e solidale (Bifulco e Pirone, 2014, p. 25). La Barra Brava si identifica anche per la posizione che occupa nello stadio esse si situano nelle curve che sono più popolari e dove non si hanno posti a sedere e dove la partita va vista in piedi, lo stadio viene percepito dai tifosi in un ambiente carico di significato simbolico. Va detto che lo stadio non è un luogo omogeneo, ma diviso in zone e settori diversi, ognuno con una sua connotazione sociale e, se vogliamo identitaria (Bifulco e Pirone, 2014, p. 33). Negli ultimi venti anni il termine Barra Brava ha acquisito una connotazione negativa e i media utilizzano tale sinonimo per identificare gruppi o individui problematici per l’uso che fanno della violenza e molto speso tale termine tende a stigmatizzare i tifosi di tali raggruppamenti come “bestie”, “animali”, “soldati”, “mercenari”, ma vi è anche un'altra visione totalmente opposta che dà un'immagine dei tifosi come una parte romantica della società, dove le emozioni, l’unione e il sentimento collettivo hanno la massima espressione. Entrambe le interpretazioni possono essere accettate come valide secondo le circostanze e il contesto in cui si sviluppa il gioco.

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2. Alcune Indagini teoriche sulle caratteristiche delle Barras Bravas

In questo paragrafo analizziamo alcuni studi e ricerche sul tema della violenza dei tifosi identificati nella Barra Brava per individuare alcune caratteristiche storiche e sociali di tale raggruppamento e svelare alcune peculiarità tipiche di questa sub cultura sottolineando che nessun fenomeno sociale nasce dal niente ma sempre e supportato da una base sociale in quanto in Argentina la violenza è una pratica che attraversa la vita quotidiana, la politica, l’economia e non solo il calcio. Una ricerca molto importante fu fatta dall’antropologo Eduardo Archetti (1992) e dal giornalista Amilcar Romero (1992) che sono stati i fondatori degli studi antropologici sul calcio argentino e hanno analizzato i repertori di mascolinità tra i tifosi argentini, e il carico di violenza simbolica che implicavano questi codici. Archetti incentra la sua investigazione sui fenomeni di violenza legati al rito calcistico, ricorrendo storicamente alla descrizione del rituale calcistico argentino come l’unione di elementi tragici e comici che oscillano tra il violento e il carnevalesco. La sua ipotesi e che gli elementi comici avrebbero predominato nell’epoca classica del calcio argentino e progressivamente siano stati sostituiti da elementi tragici nelle ultime tre decadi dove la pratica della violenza si pone sempre più legittima e trova una certa corrispondenza nel contesto politico argentino. Quindi, il campo di calcio va visto come un’arena privilegiata dove leggere le caratteristiche generali della società argentina, e dove va privilegiata l’analisi culturale della società prima di analizzare la cultura calcistica. Archetti continua affermando che la classe dirigente è stata molto più violenta delle classi popolari, provocando un contesto nel quale la pratica della violenza si pone ogni volta più legittima. Il calcio si trasforma così in un’arena nella quale gli attori sociali simbolizzano, riproducono per mezzo delle proprie pratiche i valori sociali dominanti in un periodo dato. Di conseguenza, il calcio e lo sport in generale diventano centrali nell’analisi dei processi sociali e culturali (Archetti e Romero 1994, citato in Alabarces 2000). Un altro studio interessante è stato portato avanti da Romero (1994, citato in Alabarces 2000) che riguarda sempre l’analisi della violenza nel calcio argentino. In questo caso l’autore ravvede nella rivalità un fattore territoriale, infatti sottolinea che la rivalità molto 7

spesso si può riscontrare all’interno della stessa città tra diversi quartieri o all’interno del quartiere stesso, da qui l’idea che il calcio argentino si caratterizzi da una progressiva e microscopica frammentazione degli spazi che permette la costruzione di gruppi particolari identificati con nomi propri e organizzati secondo regole e funzioni precise, con proprie bandiere che raffigurano l’identità della propria zona. Questa ipersegmentazione provoca una frattura dell’identità frammentandola e spesso rendendola irriconoscibile. Secondo Pablo Alabarces (2000) “l’osservazione dei fenomeni della violenza contemporanea nel calcio argentino e lo studio degli antecedenti storici, permette una classificazione che distingue diversi tipi di pratiche. La violenza relazionata al calcio si può ordinare in: a)

Azioni organizzate e con protagoniste le “Barras Bravas”: sebbene le barras bravas argentine siano il gruppo più simile ai cosiddetti Hooligans inglesi, esistono note differenze che non permettono una comparazione tra le due tifoserie, perché l’origine delle barras bravas è vincolata storicamente alla nascita della violenza politica, a metà degli anni ‘60 vi fu la prima apparizione di questi soggetti collegati alla guerriglia urbana e con una profonda complicità con la dirigenza sportiva e politica. Successivamente vi fu una riapparizione delle barras bravas che si produsse alla fine della dittatura militare, nel 1983, in questo caso non vi è un imitazione del caso britannico ma le barras bravas preferiscono l’emulazione del modello natìo, infatti è possibile una comparazione con i gruppi di paramilitari. Come la definisce Tomás Abraham “la violenza nel calcio non riflette niente, ma è un prodotto saggiamente costruito che fa che esso sia parte di un dispositivo più ampio di potere” (1999, citato in Alabarces 2000).

b)

Azioni prodotte per o in risposta all’azione violenta della polizia: gli abusi della polizia costituiscono un'immagine del cittadino come nemico, aggravata dalla persecuzione sistematica e la crudeltà contro i giovani delle classi popolari, reputati colpevoli di qualsiasi incidente. A questa situazione vanno aggiunti i processi di privatizzazione neoconservatori che hanno prodotto la moltiplicazione delle forze di sicurezza private, alle quali la legge permette l’uso di armi, senza alcuna regolazione. Così molto spesso questi gruppi sono il rifugio di ex membri della polizia, che in alcuni casi sono stati espulsi dall’arma per eccessi repressivi, non abbandonando il campo, ma riproducendo le loro pratiche più estreme.

c)

Scontri tra rivali per la disputa della supremazia simbolica o come risposta ad un ingiustizia sportiva che presuppone una sostituzione immaginaria di uno stato di giustizia ideale: la 8

violenza contro un “altro” è il risultato del processo di tribalizzazione. La difesa del territorio, di una supremazia simbolica, aumenta fino a sfociare, rapidamente, nell’azione violenta. Allo stesso modo si segnala la disperazione di folti nuclei di giovani provenienti dalla classe popolare, che incontrano nella violenza l’unico gesto che gli conferisce visibilità: dimenticati dalla mano dello Stato, con tutte le strade chiuse presenti e future, concepiscono che l’unico modo di avere visibilità sia farsi vedere e guadagnando minuti nella macchina da presa e in televisione. In un’apparizione contraddittoria, perché nello stesso momento in cui reclamano uno spazio ottengono solo una nuova condanna. Infine quando i tifosi provocano disordini di fronte a quella che considerano una violazione della giustizia sportiva (un rigore non giusto), mettono in scena l’immaginario democratico dello sport, secondo il quale si tratta di una disputa tra uguali, senza favoritismi, dove solo la logica del gioco decide i vinti e i perdenti. Questo immaginario si scontra di fronte alla paranoia dominante, la quale istituisce un immaginario di complicità e cospirazione. Così l’azione violenta pretende di rispondere a questa democrazia immaginaria.

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3. El Aguante: una retorica, un’estetica e un’etica

Prima di affrontare il tema centrale della mia investigazione vorrei soffermarmi in ultimo sulla definizione che si fa del termine “Aguante” l’origine della parola sta a significare agguantare, impugnare, detenere, e deriva anche dalla parola “guanto” allusione ai guanti dei guerrieri medievali. Secondo Pablo Alabarces: “è un termine apparso nella cultura calcistica argentina negli anni 80’. Etimologicamente la spiegazione appare semplice ovvero essere di supporto, appoggiare, ed essere solidale. Da qui apparve una nuova connotazione legata al fare resistenza riferita all’appoggio che gruppi di tifosi definivano in scontri specifici. E così, nella cultura calcistica degli ultimi dieci anni questo termine inizia a caricarsi di significati duri, fortemente legati alla messa in mostra del corpo. “Aguantar” è mettere il corpo. Basicamente nella violenza fisica. Un testimone definisce l’aguante in una visione violenta e come una pratica che non può essere rifiutata, che è legittima, e tiene molto a che vedere con l’onore, infine è obbligatoria. Dato che organizza la tifoseria: perché i tifosi non possono fare a meno dell’aguante. Cosi l’aguante si è trasformato negli ultimi anni in una retorica, un’estetica e un’etica. È una retorica perché si struttura come un linguaggio, come una serie di metafore fino a diventare il titolo di un programma televisivo. È un’estetica perché è pensato come una forma di bellezza, come una estetica plebea basata su un tipo di corpo radicalmente diverso dai corpi dominanti e accettati, che appaiono in televisione o sulle riviste: sono corpi grassi, grossi, dove le cicatrici sono emblemi e orgogli. Un’estetica che ha anche molto di carnevalesco nell’esibizione di costumi, bandiere, e fuochi d’artificio. È un’etica, perché l’aguante è prima di tutto una categoria morale, una forma di intendere il mondo, di dividerlo in amici e nemici la cui differenza può pagarsi con la morte. Un’etica dove la violenza, non è punita, ma raccomandata. Perché l’aguante è un modo di chiamare il codice d’onore che organizza il collettivo della tifoseria e molte delle sue pratiche: questa difesa dell’onore implica, come nelle culture più antiche, il combattimento, il duello, la vedetta. È un gioco completamente

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regolato, dove all’onore infangato corrisponde il riscattarsi dall’affronto. Alla bandiera rubata, il suo recupero o la vendetta. È un mondo dove la giustizia istituzionale non esiste, perché sta fuori, perché non interviene, o perché non è giusta, perché i tifosi sono argentini, e soffrono dell’idea di una giustizia per i ladri di galline: quindi bisogna rispondere per mano propria, con più aguante. L’aguante significa allora, un orientamento verso l’altro. Non può essere individuale e collettivo, pero tuttavia non può essere pura identità: necessita di un altro, si presenta di fronte all’altro, si svolge con l’altro per vedere chi tiene più aguante (resistenza). Le tifoserie stabiliscono un gioco permanente, una sorta di campionato immaginario dell’aguante, dove la classifica si muove tutti i giorni e a tutte le date”2.

Traduzione mia tratta da, Fútbol, violencia y política en la Argentina: ética, estética y retórica del aguante (Albarces, 2005). 2

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4. Alcuni chiarimenti in merito alle istituzioni sportive argentine

Prima di analizzare il lavoro di campo dell’antropologa argentina Maria Veronica Moreira è opportuno effettuare alcuni spiegazioni in merito all’organizzazione interna delle istituzioni dei club di calcio argentini. In Argentina i club di calcio sono associazioni civili senza fini di lucro e rispondono al modello associazionista sotto la direzione dei suoi affiliati che possono convertirsi in dirigenti del club stesso. Ogni tre o quattro anni ha inizio all’interno dell’organizzazione sportiva una forte mobilitazione per l’elezione dei dirigenti che condurranno per un tempo determinato l’associazione. I soci del club selezionano una lista nella quale si specificano i nomi dei candidati alla Commissione Direttiva che è composta da un Presidente (massima autorità del club), due vicepresidenti, vari segretari (amministrativi, sportivi, relazioni sociali ecc.), una Commissione di verifica economica che è composta da tre dirigenti che controllano i movimenti economici della istituzione, infine vi sono i Rappresentanti dei Soci che si riuniscono due tre volte l’anno per confermare o rifiutare le disposizioni della Commissione Direttiva. Questo ultimo settore è composto da 90 soci che si dividono tra quelli che appoggiano l’attuale commissione direttiva e quelli dell’opposizione che non vinsero le elezioni.

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5. Le relazioni politiche tra dirigenti sportivi e politici tradizionali

Dopo aver chiarito il carattere organizzativo dell’istituzione calcistica ci possiamo addentrare nell’analizzare il lavoro svolto dall’antropologa Maria Veronica Moreira (2011; 2012). Questa investigazione è stata realizzata in un istituzione sportiva del calcio professionale argentino che nel suo lavoro chiama Club Atletico Juventud Unida (CAJU). Il club è situato nel municipio del Conurbano Bonaerense conosciuto come Pontevedra a sud della Città Autonoma di Buenos Aires3 il lavoro di campo sul quale ci soffermiamo è stato realizzato negli anni 2004-2009. L’autrice descrive e analizza le relazioni che i dirigenti, i tifosi e i politici di altri ambiti creano o fortificano durante il tempo elettorale in quanto questo momento è ritenuto di particolare importanza, poiché le alleanze e le clientele si formano e si cristallizzano per far sì che i candidati ai posti direttivi possano vincere le elezioni. In prima istanza ci addentreremo nelle relazioni politiche fra i dirigenti sportivi e i politici tradizionali e successivamente andremo ad analizzare i ruolo dei tifosi delle Barras Bravas nella partecipazione che hanno in questo particolare spazio sociale. Un modo per studiare la relazione tra il mondo del calcio e quello della politica è quello di analizzare le relazioni e collaborazioni che i dirigenti sportivi del CAJU istituiscono con i politici del governo di Potevedra e con alcuni responsabili del sindacato nazionale. In modo da osservare come alcuni individui con una duplice ascrizione, esemplificano il collegamento tra distinti ambiti sociali. È possibile che alcuni soggetti la cui fama si è costruita in campi diversi da quello sportivo vengano chiamati per ricoprire cariche nell’istituzione del CAJU, grazie al riconoscimento e al prestigio acquisito in altri ambiti come ad esempio quello politico, oppure che dirigenti sportivi che hanno avuto successo nell’ambito calcistico trasformino tale fama in risorse utili in spazi di potere differenti (municipale, provinciale, nazionale) di fatti è comune che siano chiamati per ricoprire cariche statali. In entrambi i casi si creano legami che facilitano la circolazione di beni e servizi che vanno a favorire l’organizzazione sportiva. In questo articolo, l’autrice ha modificato i nomi del municipio, del club dove si realizzò la ricerca e delle persone citate nel lavoro etnografico. 3

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Nel corso della campagna elettorale del CAJU, che iniziò alla fine del 2004, il candidato Facundo Ramos appariva come favorito alla presidenza dell’istituzione, anche perché convocò in lista con lui un personaggio importante dei sindacati argentini: Juan Manuel Garcia. Il sindacalista aveva un esteso iter nella storia dei sindacati nazionali, come militante e dopo come leader del movimento dei lavoratori argentini della CGT (Confederazione Generale del Lavoro). Nell’aprile del 2005 Facundo Ramos vinse le elezioni per la presidenza del club e il sindacalista entrò ufficialmente nella politica dell’organizzazione calcistica, come rappresentante dei soci e suo figlio Pedro, anche lui dirigente del sindacato, divenne il portavoce titolare della Commissione Direttiva. Da quel momento in poi, grazie all’influenza del sindacato si attuarono una serie di ristrutturazioni nel complesso di Santa Rita, zona di vari ettari ubicata a Potevedra per l’allenamento della squadra. Tutte le opere furono finanziate dal sindacato e non dal club sportivo, fu riparata la zona ristoro, costruiti due uffici e una sala stampa e anche locali destinati al settore dell’abbigliamento che resero quel luogo più accogliente. Ma l’intervento del sindacalista Garcia non servì solo per la ristrutturazione del complesso di Santa Rita, in quanto rese possibile l’acquisto della terra dove era situato il complesso, infatti il CAJU affittava da vari anni la struttura che era di proprietà del CEAMESE (Coordinazione Ecologica dell’area Metropolitana Società dello Stato). L’acquisto della terra fu possibile solo grazie all’intervento di un amico influente di Garcia, il Governatore della Provincia di Buenos Aires, Alberto Sola. Questo avvenimento singolare permise al club di mantenere il centro di allenamento ma anche di accrescere il proprio patrimonio. In questo caso l’autrice di suddetta indagine prende in esame l’amicizia strumentale per Eric Wolf, che è quella nella quale ognuno dei componenti attua come potenziale anello di connessione con altre persone esterne al vincolo con un’utilità pratica nell’ambito dell’influenza politica e economica, l’amicizia strumentale oltrepassa i limiti dei gruppi già esistenti e intenta stabilire relazioni con nuovi gruppi. Conseguire un lavoro grazie all’influenza personale di un conoscente che ha potere o che conosce una terza persona influente. Moreira sottolinea che “ciò che in questo caso ci interessa è l’analogia tra l’amicizia strumentale di Eric Wolf e le relazioni che i dirigenti con posizioni gerarchiche e privilegiate stabiliscono tra di loro nell’ambito di alleanze strategiche, attraverso le quali si creano contatti e benefici per i coinvolti, e specialmente in beneficio del club. Infatti avere molti contatti in vari luoghi o avere “amici” influenti facilita la produzione di canali di comunicazione che sono utilizzati a favore dell’istituzione”. (Moreira, 2012). 14

L’influenza che Juan Manuel Garcia ha avuto nel club sportivo del CAJU, ci mostra come l’avere una posizione di privilegio, in questo caso l’essere dirigente del CAJU, responsabile del sindacato e della CGT, e l’avere contatti e relazioni con personaggi influenti della politica statale rese possibile non solo la ristrutturazione del complesso di Santa Rita, migliorando le condizioni della struttura e di coloro che ne usufruivano ma cosa più importante rese possibile l’acquisto della terra da parte del club cosa che fino ad allora non era stata possibile, infine grazie alla forte esposizione mediatica e pubblicitaria favorì sia il bilancio annuale del club che l’immagine del presidente Facundo Ramos.

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6. Le relazioni politiche con i tifosi

Le elezioni che si svolgono nel CAJU, determinano una struttura organizzativa che comporta l’uso di persone e risorse, volte a ottenere il maggior numero di voti a favore di un determinato candidato, e vi sono delle persone strategicamente selezionate per assolvere tale obbiettivo. In particolare, gli individui che costituiscono la Barra Brava, costoro non si presentano per ricoprire ruoli nelle cariche direttive, tuttavia questi tifosi che come abbiamo osservato precedentemente fanno dell’aguante un simbolo, si trasformano in alleati dei dirigenti politici durante le elezioni del club. Alcuni autori sostengono che i tifosi integranti della Barra Brava fanno della violenza una moneta di scambio in un mercato dove dirigenti sportivi e politici locali cercano servizi di sicurezza per gli eventi elettorali, e per intimidire i propri avversari, giocatori, staff tecnico, ecc. “La privatizzazione dell’“Aguante” consiste in un processo per il quale il “valore d’uso” della violenza si trasforma in un bene misurabile in un mercato dove i compratori offrono in cambio beni, favori, servizi o denaro” (Ferreiro e Fernandez, 2005, citato in Moreira 2011). Cosi le tifoserie si tramutano nella “mano d’opera che più di un politico usa come gruppo di scontro e paga con il denaro dei contribuenti” (Auyero, 2007, citato in Moreira, 2011). La classe politica cerca nei tifosi le abilità dell’Aguante, però ciò non deve portarci a credere che i tifosi che offrono le proprie conoscenze tecniche nel combattimento e nella lotta siano manipolati pienamente da coloro che posseggono il potere legittimo, poiché essi nel vedere sul mercato le proprie abilità corporali attuano strategie, idee, desideri e obbiettivi. Un aspetto che distingue i tifosi che fanno parte della Barra da altri simpatizzanti del club, sta nell’avere una posizione di privilegio in quanto questi ricevono dai dirigenti della squadra entrate gratuite per le partite, grazie alle negoziazioni che i capi della Barra hanno con i dirigenti sportivi. Generalmente queste relazioni sono segrete ma durante i processi elettorali acquisiscono visibilità. I tifosi della Barra sono chiamati a svolgere svariati compiti, come ad esempio, dipingere le pareti della città con il nome dell’aspirante dirigente del club, occultando molto spesso quello del suo oppositore, distribuire volantini per pubblicizzare il candidato.

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Nel lavoro di campo l’antropologa Moreira ebbe modo di conoscere Santino, un uomo che lavorò in periodi diversi nel CAJU per distinti raggruppamenti politici, tanto che il suo soprannome appariva come firma in bene cento dipinti, a favore dei candidati che si presentarono alle elezioni tra il 2005 e 2008. Santino era solito farsi accompagnare nel suo lavoro da un piccolo gruppo di tifosi, tra i quali stava Olivera, membro della Barra; Santino a differenza dei suoi compagni non si identificava in tale raggruppamento ma era solito vederlo insieme ai capi di questa Barra. Infatti dipingere pareti comportava organizzare una piccola banda in grado di appropriarsi dello spazio urbano, o delle pareti dipinte dalla fazione opposta per porre il nome del candidato che rappresentavano, ciò poteva comportare uno scontro fisico con gli integranti della banda opposta o accordi per una divisione territoriale degli spazi. Nei casi di scontri fisici fondamentale era mettere in gioco le capacità corporali e le conoscenze della lotta acquisite nei precedenti combattimenti con le tifoserie rivali, infatti gli scontri tra Barras opposte avvenivano spesso per il furto delle bandiere, per la difesa del territorio o per la conquista di un nuovo territorio. Sia la difesa del territorio che la conquista si esprimevano attraverso grida, insulti, corse e liti da strada, e così, anche durante le elezioni dei dirigenti sportivi e durante le elezioni politiche municipali i tifosi erano chiamati a mettere in gioco le loro abilità corporali. Il giorno delle elezioni, i candidati alla dirigenza si posizionavano all’entrata della sede attendendo il saluto dei soci e di coloro che si avvicinavano. In genere i candidati arrivavano verso le otto di mattina ed erano accompagnati dai leader della tifoseria e alcun tifosi integranti della Barra. Anche se ai soci che aderivano ad una determinata lista gli veniva chiesto di “portare gente a votare”, questo compito era assegnato a specifiche persone. Nel caso delle elezioni del 2008, il candidato Facundo Ramos affidò tale compito a Santino e al suo gruppo di tifosi che si identificavano come la “Barra Vieja” (vecchia), questo gruppo era composto da uomini quali, Ulisse, Ares, Misterio e altri tifosi della Barra che furono membri della tifoseria negli anni passati, questi possedevano un autorità e un prestigio acquisito grazie all’esperienza degli scontri passati. Il procedimento per raccogliere i voti era così articolato: ogni tifoso in genere con due mesi di anticipo dal giorno delle elezioni, compilava una scheda con sopra i nomi e i numeri del documento d’identità di coloro che sarebbero andati a votare per Ramos. Quando compilavano le schede i tifosi identificavano anche coloro che necessitavano di un mezzo di trasporto per raggiungere il luogo della

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votazione, e a questi soci erano destinate alcune auto noleggiate che li avrebbero accompagnati presso la sede del club per la votazione. Gli integranti della Barra Vieja lavorarono durante mesi per riempire le schede con i futuri elettori e si impegnarono con tutte le loro energie in quanto Ares, uno dei leader che diresse la Barra negli anni ‘80 e ’90 rispettato dai suoi ex compagni per il suo carisma e valore, sollecitò il loro aiuto per reclutare elettori. Gli integranti della Barra usarono tutti i loro contatti e amicizie e lo fecero in nome del rispetto e della lealtà verso lui e non verso il candidato Ramos. Infatti una motivazione fondamentale per reclutare votanti era proprio i rispetto e la lealtà verso il leader. La rete sociale di Ares era il prodotto di relazioni personali costruite in base a vincoli forti e prossimi, come ad esempio con i suoi parenti e amici intimi, o vincoli più deboli e distanti, come i suoi vicini o tifosi del suo quartiere. Possiamo quindi affermare che i tifosi delle Barras Bravas non si distinguono solo per l’uso dell’aguante, ma anche per il loro capitale sociale. In quanto i tifosi che godono di una posizione nella struttura gerarchica della tifoseria (leader) hanno la capacità di mobilitare risorse collegando diversi settori. Questa posizione strategica di “mediatori” viene vista da Soprano come “in grado di collegare due mondi differenti controllando le vie di accesso alle risorse, conferendogli potere in entrambe le reti di relazioni politiche personalizzate” (Soprano, 1999). Il mediatore non è semplicemente un intermediario che facilita la circolazione delle risorse tra posizioni asimmetriche tra il candidato e il suo cliente. Egli è candidato e cliente al tempo stesso. In fine come ci suggerisce Moreira è importante segnalare che la Barra non è una clientela stabile di un determinato dirigente o di un politico, in quanto durante le elezioni questa si può scindere in fazioni opposte che appoggiano candidati distinti, oppure è possibile che un determinato leader sostenga un candidato e nelle successive elezioni lavori per un dirigente diverso.

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7. Conclusioni

Come ci segnala l’antropologa Moreira riflettere sulla relazione che intercorre tra il calcio e la politica presuppone pensare a queste realtà non come isolate e autonome ma come unite e interconnesse fra loro, infatti, la politica non va considerata come un fenomeno che invade e contamina il campo di calcio, la politica è un elemento che lo costituisce dinamicamente ed è una parte che caratterizza i club di calcio in Argentina in particolare, data la loro forma istituzionale. Cosi seguendo Bourdieu (2007) “il campo politico” si struttura in termini di una doppia logica interna e esterna: interna riferendosi agli interessi specifici dei politici che lottano fra di loro, esterna in merito alla presa di posizioni di fronte agli interessi dei tifosi, in quanto sono i destinatari dei programmi, delle promesse dei dirigenti e dei loro rivali, e una volta assunta la carica direttiva, i dirigenti per evitare che si polemizzi la propria gestione, precisano che i loro discorsi e azioni concorderanno con l’aspettativa dei tifosi. In questo senso se analizziamo la situazione del CAJU e del presidente Ramos ci rendiamo conto che il dirigente ebbe la possibilità mettere in gioco la rete di relazioni influenti che permisero la circolazione di beni e servizi sia verso il club che verso le istituzioni politiche locali. Secondo Michael Mann (1986), il campo di conflitto è contraddistinto dall’intersezione di reti di potere diverse. Vale a dire, il conflitto tra i contendenti si basava sulla possibilità di mettere a frutto alcune tipiche risorse di potere, da utilizzare per plasmare e organizzare le azioni e le relazioni utili: risorse ideologiche, economiche, politiche. Basta soffermarci sull’entrata in gioco del sindacalista per renderci conto di tutte le attività volte a finanziare e a migliorare l’associazione calcistica, dalla costruzione di nuove strutture dedite all’allenamento dei giocatori sino ad arrivare all’acquisto della terra dove tale struttura era ubicata. L’ingresso di Garcia non solo ha migliorato la situazione economica del club ma allo stesso tempo ha dato una visibilità positiva allo stesso dirigente Ramos. Moreira cita due autori per analizzare la rete di relazioni influenti e i legami che queste costruiranno per ottenere la proprietà della terra. (Hermitte e Bartolomé, 1977, citato in Moreira, 2012) gli autori rappresentano le caratteristiche dei processi di “articolazione sociale”, precisando che questi sono costituiti da “quei meccanismi 19

connettivi che funzionano tra i distinti componenti di un sistema sociale e che canalizzano la trasmissione dell’azione sociale e la circolazione di beni e servizi”. Nel caso del CAJU, l’istituzione sportiva fu connessa con lo stato Provinciale attraverso l’articolazione di un uomo influente che era posizionato simultaneamente in distinte sfere di attuazione, quella sportiva e quella sindacale. Interessante è analizzare la sub cultura dei gruppi che costituiscono le Barras Bravas, solitamente queste frange di tifosi organizzati sono molto spesso stigmatizzati dai mass media e dall’opinione pubblica definiti come soggetti animalizzati “bestie”, “animali”, “soldati”, “mercenari”. La definizione biologica e animalesca esclude questi comportamenti dal campo del razionale, mentre i comportamenti dei tifosi in episodi di violenza segnalano una forte pianificazione e organizzazione interna. Così se riflettiamo sul lavoro dell’antropologo Archetti ci renderemo conto che la violenza politica che ha attraversato la società argentina negli anni ‘50 e negli ‘80, così come la violenza urbana, in risposta all’insicurezza cittadina prodotta dalle nuove condizioni di vita nelle grandi metropoli e la pauperizzazione crescente di una grande massa della popolazione nei regimi neoconservatori; cosi come la continua violenza attuata delle forze dell’ordine, hanno portato all’emergere di una sub cultura che lungi dall’essere irrazionale e istintiva è invece un mero prodotto dell’ evoluzione sociale di questa società. “La subcultura degli ultras è molto ampia e complessa, e non si appiattisce al mero uso della violenza. Così in argentina come altrove avvenimenti e comportamenti specifici si capiscono meglio se, oltre a valutare solo fattori identitari e valoriali, si analizza il quadro completo di relazioni e interdipendenze di tutti gli attori sociali coinvolti.” (Bifulco e Pirone 2014). Questa comparazione risulta ancora più evidente quando i dirigenti che occupano posizioni legittime nel campo politico sollecitano l’aiuto dei tifosi delle Barras Bravas che si convertono cosi in alleati dei dirigenti durante le elezioni. Il capitale sociale della violenza e dell’aguante che garantiscono legittimità nell’ambito delle tifoserie fa sì che si stringano amicizie in ambiti distinti con, commercianti, dirigenti, politici, ecc. formando una rete sociale molto ampia. Ed è proprio questo capitale sociale che rende possibile l’esposizione e l’entrata di questi tifosi nella disputa fra dirigenti e politici. Come abbiamo potuto costatare i leader delle tifoserie godono di un’autorità e prestigio che hanno acquisito durante il tempo grazie alla propria destrezza fisica e il coraggio nel combattimento. Però molto spesso questa lealtà va oltre il campo di calcio e la lotta tra tifoserie differenti, infatti essere capo di una barra sta a significare 20

anche difendere un territorio e molto spesso stringere legami con coloro che abitano in quel determinato luogo, aiutando i vicini, cercando soluzioni alle problematiche della comunità, costruendo cosi quel rispetto e quella lealtà che gli permette di poter reclutare voti grazie alla fedeltà e alla lealtà e rispetto che nutrono nei riguardi del capo della barra e no del politico che egli rappresenta.

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Bibliografia

Alabarces P. et al. (2000), “Aguante’ y represión. Fútbol, violencia y política en la Argentina” in Peligro de gol. Estudios sobre deporte y sociedad en América Latina, Buenos Aires, CLACSO-ASDI. Alabarces P. (2005), “Fútbol, violencia y política en la Argentina: ética, estética y retórica del aguante”, in Esporte e Sociedade, n. 2, MarJun 2006. Bifulco L., Pirone F. (2014), A tutto campo, il calcio da una prospettiva sociologica, Guida, Napoli. Fernàndez F. (2004), “Futbol, relaciones asimetricas y poder: los vinculos entre dirigentes, referents politicos y barras bravas”. Revista de Ciencia Sociales. Mann M. (1986), The Source of Social Power, Cambridge University Press, Cambridge. Moreira M. V. (2011), “La política de los otros el juego de los hinchas, entre trayectorias y posiciones legitimas”, in Publicar, En Antropologìa y Ciencias Social. Moreira M. V. (2012), “Juego electoral y relaciones políticas en el fútbol argentino”, Questões & Debates, Curitiba, n. 57, Editora UFPR. Moreira M. V. (2013), “Participacion, poder y politica en el futbol argentino”, Nueva Sociedad, n. 248.

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