Il MOUNTAIN TRAIL HORSE, NEL CUORE DELL’APPENINO BOLOGNESE Intervista ad Alessandro Gherla, CI Trekking Horse di Castel D’Aiano (Bologna)

Alessandro, il percorso di Mountain Trail che non ti aspetti, qui nel cuore degli Appennini bolognesi. E’ sbocciata una passione autentica oltre alle passeggiate? Assolutamente si. Una grande passione. Se pensi che per moltissimi anni ho battuto gli Appennini italiani con i nostri clienti ed amici, organizzando tantissimi Trekking, capirai bene come apprezzo il fatto che questa è di fatto una disciplina che va a “codificare” in ostacoli fissi, quello che di solito trovi nei boschi o nei passaggi sul fiume. E’ un modo competitivo, che al di là della gara, ti dà il modo di dimostrare il buon lavoro di addestramento fatto sul tuo cavallo. E non è un lavoro “teorico” o fine a sé stesso, te lo trovi poi nel quotidiano anche quando vai a fare una semplice passeggiata qui nei dintorni.

Ma il MT è l’evoluzione delle vecchie Gimkane o del Trail Horse proposto ancora oggi dai Quarteristi? Io direi che è molto di più di entrambi. Qui non è la velocità che conta, ma la precisione dei movimenti e la perfezione dei gesti. E tuttavia rispetto al Trail, hai l’atmosfera di un percorso che non è “improvvisato” o che ti devi quasi immaginare con la fantasia. Qui gli ostacoli sono reali, c’è l’acqua – e tanta –, ci sono le passerelle, i ponti tibetani e tutto attraverso strutture fisse che conferiscono, come dire, anche una grande eleganza a questo sport. Anche l’occhio ne rimane affascinato e ti dà un più forte orgoglio di praticarlo. Come per tutte le discipline ci saranno punti di forza e di debolezza? Come dice Mark Bolander, uno dei Guru mondiali del MTH che il nostro Renzo Canciani – che da qui saluto - ha portato già diverse volte in Italia, la vera forza sta nel fatto che è una disciplina davvero aperta a tutti, anche a principianti o magari a persone che di solito sono più timorose e che puoi fare con qualunque cavallo. La base è davvero per tutti. Poi ovviamente l’eccellenza di questo sport (basta cliccare qualche video su U-Tube) diventa una sorta di danza di grande fascino e devo dire che molti sportivi di varie discipline, compreso te che sei fissato con il Reining (se la ride, ndr), rimangono sbalorditi nel vedere passaggi sugli ostacoli che visti senza cavallo in pista, sembrerebbero impensabili da fare. Infine, almeno da parte mia, c’è anche il piacere sottile di insegnare al proprio cavallo il controllo e la collaborazione. A volte, credimi, mi commuovo nel vedere uno dei miei cavalli, passare su alcuni ostacoli. E’ come se mi concedessero qualcosa di speciale, il privilegio di avere per alcuni minuti la loro piena fiducia. E ci vuole davvero tanta fiducia per attraversare ostacoli come il temibile ponte tibetano ?! Certo, quello è un po’ il marchio di fabbrica del Mountain Trail. Ci passi sopra a piedi e dici – mai e poi mai con il cavallo! - Ma ti assicuro che più ancora è tosto il water box (una sorta di “trappola” da cui esce acqua a spruzzo ad ogni passo del cavallo) o la Pedana d'Equilibrio (un asse sospeso largo appena 40 cm e lungo più di 10 metri) che mettono alla prova anche i cavalieri con più mestiere. E la debolezza quale è ? E’ uno sport a punteggio! E come tutti gli sport a punti è più ostico da capire, meno immediato per il grande pubblico, che so, di un salto su un ostacolo. Però il nostro sistema di punteggi, mutuato dal vostro Reining,

è quantomeno sofisticato e quindi il più obiettivo possibile. Si parte da un punteggio base (70, come per i Reiners) di entrata a cui si sommano penalità e crediti conquistati sia per l’esecuzione della manovra, che per la pulizia in entrata e in uscita. La debolezza del sistema, oggi, è quella di essere davvero in grado di applicare il regolamento in modo uniforme. Intendo che occorre avere ottimi Giudici e magari immaginare un domani di disporre di un Collegio giudicante nei grandi eventi (come nel Reining) per eliminare le “punte” verso l’alto e verso il basso nell’attribuzione arbitraria dei punti. Ma mi rendo conto che vado oltre, nel senso che per adesso va bene così e occorreranno anni per affinare il meccanismo e formare nuove leve che siano un domani ottimi Giudici di campo. Sul MTH, al contrario di quanto succede nelle altre discipline equestri, si sta concentrando anche una grande attenzione da parte del mondo dell’Horsemanship, che di solito è un po’ restio a mettersi in gioco in arena di gara e preferisce concentrarsi sull’ approccio a monte, sull’etologia del cavallo. E’ vero. Se il MTH è prima di tutto un grande gioco di fiducia, allora puoi capire come per un Horseman – delle diverse scuole di pensiero – tutto questo possa diventare una grande palestra all’aperto dove dimostrare nella pratica il lavoro svolto. Nel MTH non si tratta di correre, correggere o speronare. E’ tutto molto naturale e si sposa perfettamente con i principi della collaborazione tra uomo e cavallo proposto dalle varie scuole di Horsemanship. Ma ancor prima di noi , è vero che al MTH sono arrivate persone che sono profondamente legate al mondo Performance, come lo stesso Renzo Canciani. E che non solo hanno cavalli mentalmente solidi, ma che da questo tipo di ostacoli, traggono anche un beneficio in altre discipline. Insomma, un po’ di MTH farebbe bene davvero a tutti. Ma questa convivenza è del tutto pacifica, oppure si è venuta a creare qualche frizione, come nelle altre discipline dove c’è una certa diffidenza – mai davvero espressa e sempre menzionata a denti stretti– tra mondo della Performance e mondo dell’Horsemanship ? Guarda, credo che questo sia uno dei temi da sviscerare nella neonata Associazione e ti dico volentieri la mia. A mio avviso, avere anime e provenienze diverse, deve arricchire tutti noi. Cavalieri che arrivano o praticano altre discipline della Performance o cavalieri che vengono da esperienze di Horsemanship. Ben venga il confronto, ma venga sul terreno di gioco, non nelle Assemblee. In arena e con i fatti, potremo dimostrare la correttezza di un metodo. Di più. Solo in arena, impareremo a conoscerci e a rispettarci (!) magari, dico io, mutuando gli uni dagli altri alcuni metodi, superando diffidenze e differenze. Però bisogna che sia la passione a guidarci e non la “politica”. Altrimenti rischiamo di sbriciolarci in partenza in mille rivoli e associazioni, che è un male tutto italiano e che si vede sui giornali nella Politica, ma che se ci pensi è anche nello sport. Stai lanciando un messaggio ai tuoi nuovi compagni di viaggio ? E perché no? Ma vorrei però lanciare un messaggio molto onesto, o almeno spero venga percepito da tutti come tale. L’IMTCA è un neonato che dobbiamo tutti accudire con cura, cercando di capire alcune delle ragioni degli altri, senza prevaricazioni. In IMTCA ad esempio, c’è chi guarda con interesse al mondo AQHA. Lo capisco, perché è un modo per accedere a palcoscenici internazionali, a inserirci in un contenitore che è già prestigioso e conosciuto nel mondo. Ma c’è anche chi è più restio ad adottare oggi e in toto regolamenti così rigidi tipici delle Associazioni di razza. Nel Mountain Trail ci sono tanti Quarter, ma ci sono anche altrettanti cavalli di altre razze. Allora io dico, cresciamo senza chiudere delle porte oggi. Altrimenti perderemo persone e credibilità e soprattutto ogni persona che esce, si riterrà giustificato a formare la sua

piccola Associazione, cosa che sarebbe un grave errore. Quando Canciani scrive su FB che tra un po’ occorrerà andare in gara con il commercialista e forse intende questo tipo di problema, allora sappia che sono d’accordo al 100% con lui. E qui dico una cosa io. Guarda che a mio avviso il contenitore è fondamentale, per costruire una Elite sportiva a cui guardare e su cui crescere la base, dandogli un orizzonte sportivo. Lo stesso processo è successo per il Reining, che è entrato nel 2000 in orbita federale Fise, anche e soprattutto come chiave di ingresso alla FEI e quindi ai grandi giochi internazionali come i WEG o gli Europei FEI. Senza questo orizzonte, in questi tempi di profonda crisi, avremmo risentito molto di più nel numero di cavalieri e cavalli (anche se non tutti lo capiscono) Benissimo quello che dici. E guarda che a me questa visione mi convince. Te lo dico da appassionato che spera di avere in futuro allievi e cavalli in addestramento nella prospettiva di partecipazione ad eventi sempre più prestigiosi. Ma la vostra IRHA, questo salto in Federazione lo ha fatto dopo 15 anni dalla sua nascita, non al primo Campionato. Facciamo prima crescere la pianta senza strangolarla, senza mettere subito troppi paletti ai nostri ragazzi. Immaginiamo al limite delle classifiche “Class in Class” o delle categorie “Any Horse, any rider” dove chiunque possa iscriversi. Accogliamo nuovi iscritti, facciamoli divertire senza troppi lacci amministrativi, dopo di che li convinceremo anche che la direzione proposta è quella più giusta.

E intanto in Calendario c’è Verona che arriva. Anche questo è un bel traguardo ambizioso per una disciplina neo-nata come il Mountain Trail. Dobbiamo ringraziare Tosoni e il suo entourage che ci ha messo del suo anche economicamente e ha avuto il coraggio di bussare alle porte di Verona e di averci dato questa opportunità. Verona è “LA” grande vetrina del mondo equestre e speriamo che tanta gente nuova impari a conoscere il nostro sport. E quindi a praticarlo in centri idonei e attrezzati perché – lo ripeto – i percorsi devono essere ben codificati, eleganti, di bella fattura, altrimenti ritorniamo all’effetto “sagra” che ormai non interessa a nessuno. Tuttavia Verona non sta in piedi da sola, come evento a sé. Occorre che intorno cresca un Campionato robusto, che sia sempre più rigoroso dal punto di vista organizzativo. Oggi Verona ha un costo molto elevato per l’utente medio, che magari a Verona ci va volentieri per vedere esibirsi alcuni grandi campioni, ma che ancora preferisce gareggiare vicino a casa, a costi più accessibili. Anche qui, se saremo in grado di formare una base numerosa, allora anche Verona nel tempo diventerà un evento in grado di sostenersi da solo e davvero confluirà il meglio d’Italia a dar vita a una grande kermesse. Sento che stai per lanciare una proposta ai naviganti. Assolutamente si. Vorrei che Lino Tosoni, Renzo Canciani, Franco Giani, Luciano Mattalia, Marco Pagliai, Marco Caprara, Eleonora Malerba, Corrado Mateazzi, Massimo Seppi (e io stesso) più gli addetti ai lavori che ad oggi a vario titolo stanno investendo nel settore e magari hanno un centro e un percorso attrezzato, cominciassimo subito dopo Verona a impostare la stagione 2017. Ma dobbiamo farlo senza voler prevaricare gli altri e senza che nessuno arrivi con l’idea di dividerci. Io dico, dobbiamo lavorare tutti nella stessa Associazione e definire un telaio di regole comuni che tutti dovranno accettare. Ma anche senza la paura di cambiare magari piccole cose, se vediamo che per ora calzano meglio alla realtà italiana che oggi è ancora solo “neonata”. In fondo anche la NRHA Usa concede all’Europa alcune deroghe, no?

Alessandro, io come sai faccio questo mestiere improprio di “scriba” sul web, solo per passione e non sono parte in causa. La mia passione mi porta solo a cercare di unire in positivo animi e intenti delle persone di buona volontà. Mi piace che stia nascendo qualcosa di nuovo, mi piace anche pensare che alcuni cavalli Reiner più guardinghi o timorosi, trovino grande relax e fiducia nel fare un percorso di Mountain Trail e questa fiducia la sappiano restituire anche in un campo da Reining. Mauro, nel ringraziarti di questo spazio che ci dai, ribadisco che mi muove la passione per questo sport che mi ha totalmente conquistato. E vorrei solo, come ti ho detto, che gli addetti ai lavori più capaci di me dal punto di vista organizzativo, trovino onestamente la strada per darci il giusto contenitore. Ma sapendo – tutti noi – che è il contenuto (!) alla fine ad essere la cosa più importante.

____ Finita la conversazione e finito anche di montare, gli chiedo di prendere la Ruffy (che io e Manuela abbiamo portato con noi in montagna per rendere un minimo equestri le nostre ferie con Baby Emma al seguito) a e farmi un esempio pratico.

In questi giorni di solo lavoro in piano, l’ho fatta persino saltare su un mini-ostacolo (retaggio delle mie gimkane anni 90) ma ho provato inutilmente a metterla sul minaccioso “cubo” da MTH che troneggia nell’arena comune del centro. Anzi, ogni giorno dopo averla galoppata a turno io e Manuela, la porto al cubo e spingo e tiro come un dannato, magari appoggiandole una zampona sul bordo a mano, ma lei proprio non vuole salirci. Sbuffa come una locomotiva, dimenandosi come una biscia per schivare il quadrato di legno. Lo racconto ad Alessandro. Lui sorride. La prende alla longia, le fa un paio di desensibilizzazioni parelliane sui fianchi dopo di che l’appoggia senza sforzo sul dannato cubo. Prima di passaggio. Poi immobile con tutte e quattro le zampe e la longia buttata sul collo. Dopo di che si allontana a guardarla. La Ruffy sosta sul malefico cubo senza battere ciglio e guardandomi come per dire “Beh? Che c’è?”. Forse è vero. L’aria di montagna e un po’ di Mountain Trail, fa bene ad equini e cristiani. Senza pregiudizi, si impara sempre qualcosa di nuovo. Buone Ferie per chi parte e buon Rientro a tutti voi che già siete in trincea !

Mauro Penza per Mauro Penza Reining News (08/2016)

MOUNTAIN TRAIL HORSE GHERLA 2016.pdf

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