Arena, sì con distinguo a Polo. Tosi e Pd non scartano i privati

Lega, Forza Italia, M5S e Piazza Pulita: «C’è un progetto». Il sindaco: «È stato corretto» domenica 5 marzo 2017 VERONA Apprezzano l’entusiasmo, ma dispensano diverse puntualizzazioni sui contenuti. Il mondo della politica si divide, ma non troppo, sulle dichiarazioni del sovrintendente della Fondazione Arena Giuliano Polo: piace bipartisan il «nuovo atteggiamento», ma qualcuno aspetta ancora i fatti, altri correggono gli obiettivi. «Siamo felici che prosegua questa grossa cooperazione internazionale, un lavoro iniziato già dal sottoscritto e dall’ex sovrintendente Girondini e che poi riguarderà anche la Cina esordisce il sindaco Flavio Tosi -. La prossima settimana sarò a San Pietroburgo per firmare il rinnovo del protocollo fra autorità locali, oltre che per il Nabucco. Sul resto, apprezzo la correttezza di Polo: nel suo discorso non ha mai parlato di malagestione, anzi, ha sottolineato il crollo dei finanziamenti pubblici. A questo si aggiunge che le scelte del commissario Fuortes, riduzioni degli stipendi e della stagione invernale, hanno riportato i conti in ordine». E ancora: «Sul progetto dei privati concordo con lui nel verificare nel dettaglio la normativa vigente - conclude Tosi - ma io non sono affatto contrario ad un modello più privatistico». Una posizione condivisa dal Pd: «Non crediamo che il giudizio di “non praticabilità” della proposta di Lirica Spa debba chiudere la partita del possibile e auspicabile apporto dei privati alla stagione lirica - spiegano i consiglieri Luigi Ugoli ed Eugenio Bertolotti -. Al contrario, occorre continuare a lavorare in questa direzione nel rispetto del quadro normativo e nell’ottica del più solido rilancio delle attività della Fondazione. Questa ha dato molto alla città, è auspicabile e forse necessario che anche il mondo privato si allei per il mantenimento di questo bene prezioso». Dal centrosinistra, ci si augura che «venga superata la visione dualistica dei rapporti tra pubblico e privato, per cui il male e l’inefficienza sono tutti da una parte o dall’altra a seconda delle convenienze del momento». Commenti anche da Roma: «Il sovrintendente ha dato un annuncio importantissimo, la Fondazione Arena è salva - spiega il deputato Pd Diego Zardini -. Grazie all’adesione, seppure tardiva, alla Legge Bray. Ricordo che nonostante la contrarietà di sindaco, cda, sindacati e colleghi parlamentari, ci fu un emendamento a firma Dal Moro, Rotta, Zardini, che riaprì i termini per aderire e su nostra richiesta il ministro mandò Fuortes. Sappiamo

quanti sacrifici han fatto i lavoratori e li ringrazio ma ora possiamo rilanciare: i primi a dover fruire dell’inversione di tendenza dovranno essere proprio loro e i veronesi». Confortato dalle parole di Polo anche il deputato di centrodestra Alberto Giorgetti, che però sottolinea «l’esigenza di ottenere più risorse pubbliche a livello nazionale». La Lega Nord che «riconosce il ruolo decisivo di lavoratori e dipendenti per i loro sacrifici, ma non apprezziamo per nulla i vani tentativi dell’amministrazione comunale di nascondere le proprie responsabilità colpevolizzando i dipendenti stessi - interviene il candidato sindaco, e senatore, del Carroccio Paolo Tosato -. Siamo infatti soddisfatti che si parli finalmente di rilancio della Fondazione e non di liquidazione coatta o di privatizzazione. I contributi dei privati sono un’opportunità che va cercata, ma non si può rinunciare alla certezza dei contributi pubblici. Senza i fondi del Fus e della Bray oggi la lirica non avrebbe alcun futuro». Si chiede, inoltre, ancora più chiarezza su Amo e Arena Extra. Più scettici i grillini: «Spero che la situazione della Fondazione Arena veramente possa migliorare spiega il deputato Mattia Fantinati (M5S)-. Purtroppo è stata presa la drammatica scelta di licenziare il corpo di ballo, mentre l’iter per accedere alla Bray, fondamentale per la Fondazione, è ancora in itinere e speriamo possa essere risolta presto. Come sostiene il nuovo sovrintendente, la cordata di imprenditori Lambertini, Maccagnani e Manni che sta spingendo affinché si possa realizzare al più presto l’Arena Lirica Spa, non può essere la soluzione: è senza senso anche per me, perché l’Arena, patrimonio dell’umanità e simbolo di Verona nel mondo, non può essere gestita da quattro aziende private del territorio, dato che l’anfiteatro romano è e rimarrà, un bene pubblico che appartiene a tutti noi». «Finalmente parole chiare dagli addetti ai lavori - aggiunge Michele Bertucco, di Verona Piazza Pulita -, Polo mette a nudo le bugie e gli errori del sindaco e dimostra che, se gestito bene, l’ente può produrre utili». Ultima curiosità sulla «seggiola vuota» da primo cittadino che rischia di esserci il 23 giugno, se vi vota l’11 e si va al ballottaggio: «Ci sarò io, comunque, come uscente conferma Tosi - oppure come sindaco nel terzo mandato». Silvia Maria Dubois

«La nostra idea è giuridicamente sostenibile» domenica 5 marzo 2017 Verona C’è una dichiarazione del sovrintendente Giuliano Polo che ha fatto sobbalzare sulla sedia gli avvocati Lamberto Lambertini e Giovanni Maccagnani, professionisti che assieme all’imprenditore Giuseppe Manni sono i proponenti del progetto «Arena Lirica Spa». La dichiarazione in oggetto è la seguente: «I privati? Si tratta di un’ipotesi non realizzabile, secondo me. La proposta è incompatibile con il quadro legislativo di riferimento. I luoghi in cui operano le fondazioni liriche sono un patrimonio pubblico... La Fondazione può essere risanata con le leggi esistenti e chi vuole aiutarla economicamente, imprenditori compresi, può farlo dentro tali leggi». Immediata la replica, in punta di diritto, dell’avvocato Lambertini. «I critici che non conoscono l’architettura complessiva dell’idea - dice - sostengono che Arena Lirica Spa non sarebbe giuridicamente sostenibile per vari motivi. Ohibò! Se così fosse i due avvocati

intervenuti nella progettazione si sarebbero dimenticati della legislazione sulle Fondazioni e sulla destinazione di un bene pubblico qual è l’Arena. A noi sembra di no, per questi banali principi. La Fondazione Arena, quando i soci avessero scelto il progetto Arena Lirica Spa, ben potrebbe, con l’assenso del ministero, rispettando l’attuale normativa, concedere in uso temporaneo il marchio e un ramo d’azienda a fronte di una equa remunerazione. D’altra parte ciò è già avvenuto con Arena Extra. E le critiche su questa operazione non hanno mai riguardato l’aspetto giuridico». C’è poi il capitolo relativo all’Arena. E anche qui Lambertini è categorico: «Per quanto riguarda l’uso dell’Anfiteatro - spiega - dovrà decidere il Comune, proprietario del monumento. E la natura giuridica dell’utilizzatore non costituisce problema, se è vero, come è vero che viene oggi usato per festeggiamenti privati di aziende. Dunque, nessun ostacolo a una gestione della lirica in Arena da parte di un soggetto diverso dalla Fondazione. Ovviamente con l’assenso del ministero e del Comune».

L’INTERVENTO

Fondazione e debito sostenibile nel lungo periodo? Ecco perché i conti non tornano. Nabucco, il grave ritardo di Giorgio Benati

Nel leggere le dichiarazioni del sovrintendente della Fondazione Arena di Verona, Giuliano Polo (che come abbiamo più volte scritto è a nostro giudizio sub commissario), sono trasecolato e mi sono detto: forse siamo stati degli ingrati, vuoi vedere che ora dobbiamo scusarci con il predecessore Girondini? Il professor Polo, infatti, ci dice che nel merito della situazione della Fondazione Arena «il nostro debito sul lungo periodo è assolutamente sostenibile» e, dato che il precedente Consiglio di Indirizzo (composto da noti e competenti professionisti) aveva evidenziato gravi criticità, ora Polo ci dice invece che i 28 milioni di debito sono «solo» la causa di «una contrazione dei ricavi dalla biglietteria e, soprattutto, l’effetto di una contrazione dei fondi pubblici». Domanda ai sindacati: ma voi avete occupato e dormito per mesi negli uffici di via Roma solo per questo? La situazione è ben più articolata, altrimenti non si capirebbe perché si è pervenuti al licenziamento del corpo di ballo, alla chiusura forzata dell’attività per due mesi, alle ingiunzioni dell’ufficiale giudiziario, alle molte cause pendenti, al lungo elenco di creditori e non si capirebbe perché la biglietteria areniana è in caduta libera. Forse, sarà il caso che qualcuno consigli gli attuali vertici della Fondazione in merito alla gestione amministrativa e sulla lettura dei bilanci, per non doverci aggrappare al gesto di accendere un cero all’altare della Madonna a San Nicolò (chiesa vicina all’Arena). Altra news: il Nabucco inaugurale. Work in progress verrebbe da dire, dato che due tasselli sembrano assegnati (regia e direttore) ma nessuna notizia riguardo il cast. Certamente il sipario si aprirà con un Nabucco il 23 giugno ma ormai si è perduta un’altra grande occasione dato

il grave ritardo dell’assegnazione della produzione: l’occasione per rilanciare l’immagine dell’Arena nel mondo e aiutare il marketing nel promuoverne il godimento alla biglietteria. Troppo vicino è infatti il 23 giugno, ogni spazio commerciale ci è precluso dato che il mercato si è già posizionato. Certo, rimane il last minute… confidiamo almeno su quello. Una nuova produzione manca dall’Arena da moltissimi anni, che peccato buttar via opportunità e denari in questo modo. Nel merito poi di Arena Lirica Spa, contrariamente a quanto affermato, dal punto di vista normativo il progetto è fattibilissimo. Uno solo è il vincolo normativo e riferito all’Art. 23 della legge n. 800 del 1967: «I Comuni, nei quali ha sede l’ente lirico o l’istituzione concertistica, sono tenuti a mettere a disposizione dell’ente o istituzione medesimi, i teatri ed i locali occorrenti per lo svolgimento dell’attività». Nulla più. Infatti, tra la Fondazione Arena e il Comune (che è proprietario dell’Arena) si procede con un’intesa di utilizzo con scadenza. Nulla toglie, per esempio, che il Comune comunichi alla Fondazione Arena che metterà a disposizione della medesima lo Stadio o il Teatro Romano o altra struttura di proprietà comunale ma non l’Arena. È nelle sue prerogative. Pertanto, il Comune può programmare in Arena un proprio festival lirico. Orbene, ciò che è avvenuto a Palazzo Canossa è un fatto importante per la città che va compreso e valorizzato, non liquidato con un sorrisetto. Attorno a quel tavolo erano sedute importanti istituzioni cittadine, tutte lodevolmente motivate al salvataggio della lirica a Verona e ad esperirne positive soluzioni.

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