Arena, i sindacati al sovrintendente «La malagestione è facile da trovare» Le sigle replicano all’intervista di Polo: ma se tutto è a posto perché c’è il commissario? Giovedì 15 dicembre 2016 VERONA Non è passata inosservata la prima uscita pubblica del sovrintendente di Fondazione Arena, Giuliano Polo. Ieri, nella sua intervista al Corriere di Verona , ha chiarito il perimetro del suo mandato, ma anche la sua visione sul futuro e sul passato della Fondazione lirico sinfonica scaligera. Per riassumere il suo approccio: sì al taglio del corpo di ballo, più di qualche dubbio sulla privatizzazione del teatro, no a episodi manifesti di malagestione per quanto riguarda il passato. Senza dimenticare che la liquidità continua ad essere un problema per il teatro. Opinioni che hanno scaldato gli animi delle organizzazioni sindacali, impegnata ormai da mesi, in trattative per salvare il corpo di ballo e per ridiscutere l’integrativo di cui, in attesa di giungere un accordo, sarà concessa comunque una proroga. «Al di là delle parole – analizza Nicola Burato, segretario provinciale Fistel Cisl – vorremmo che si passasse ai fatti. Se mancano risorse ci si attivi per trovarle, mentre mi sembra, invece, che questa spinta propulsiva manchi. E poi da una parte si riconoscono gli sforzi fatti dai lavoratori e dall’altra si vuole legare il loro contratto integrativo al pareggio di bilancio. Cioè, alle capacità del prossimo sindaco o alle disponibilità economiche dei soci». Ma il nodo della trattativa non è l’unico punto che ha sollevato la discussione. Le dichiarazione sulla malagestione («Non ho trovato episodi di malagestione, né li ho cercati», ha detto Polo), hanno prodotto più di qualche ironico commento. «La malagestione – ha attaccato Paolo Seghi, segretario Slc Cgil – non era così difficile da trovare, si faceva anche poca fatica a cercarla. Per questo, abbiamo sempre detto che c’era bisogno di discontinuità». Mentre Ivano Zampolli, segretario provinciale Uil Comunicazione, chiede: «Ma se tutto è a posto, come si spiega la presenza di un commissario, poi confermato, o gli accertamenti della Guardia di Finanza? Quindi, se Fondazione si trova in una condizione così difficile, o è colpa dei lavoratori o di un destino cinico e baro. Altri responsabili sembrano non esserci».
Tuttavia, Matteo Bragantini, parlamentare del movimento Fare, condivide l’analisi del sovrintendente. «Il fatto che 9 fondazioni liriche su 14 abbiano chiesto di aderire alla legge Bray indica che il problema è strutturale e riguarda tutti i teatri italiani. E dice anche che la gestione del sovrintendente Francesco Girondini è stata buona. I fattori che hanno portato a questa situazione sono molti: non vanno dimenticati i benefit riconosciuti ai dipendenti che, con il mondo che è cambiato, appaiono come fuori dal tempo». Rispetto al tema privatizzazione, invece, Bragantini non chiude completamente la porta: «È vero che si rinuncerebbe a finanziamenti pubblici, ma ci sarebbero quelli privati che adesso non ci sono. Ora è un’incognita, ma andrebbe fatto sul tema un ragionamento pragmatico e non ideologico, con riflessioni che entrano nel merito della questione sia per quanto riguarda l’indotto che l’Arena produce, sia per quanto riguarda i dipendenti». Di parere opposto Stefano Bertacco, senatore di Forza Italia. «Se, come sostiene il sovrintendente, non c’è stata malagestione, allora l’unica decisione da prendere è chiudere l’Arena. Cioè se tutto è stato fatto bene e se i risultati dicono che non è possibile gestire il teatro all’aperto più famoso al mondo in attivo, o almeno in pareggio, allora non vedo altra soluzione. Si chiuda l’Arena. Poi la si potrebbe coprire in modo da farne un bel centro commerciale e, con via Mazzini, che è già stata coperta, tutto il centro di Verona sarebbe dedicato allo shopping». Samuele Nottegar