Fondazioni liriche fra tagli, esuberi e riforma «Per ricostruire un futuro copiamo i tedeschi» Delegazioni dei teatri italiani a convegno. «In Germania investono sugli artisti»
martedì 20 dicembre 2016 VERONA Le delegazioni dai teatri la Fenice, del Regio di Torino, di Bologna e anche di Cagliari, oltre ovviamente ai lavoratori di Fondazione Arena. Il tutto per provare a tracciare un percorso «nuovo» per le fondazioni liriche italiane e per proporre un futuro diverso ai nostri teatri. Era questa l’idea del convegno, organizzato ieri al teatro Stimate dal Comitato nazionale Fondazioni lirico sinfoniche, e aperto sia agli addetti ai lavori che alla città. A dire la verità, quest’ultima ha risposto con entusiasmo contenuto all’invito (non moltissimi i presenti) ma l’idea di confrontarsi sul futuro delle fondazioni liriche italiane, comunque, ha portato alcune proposte, partendo dal concetto che la cultura, come bene comune, è messa in pericolo dal taglio dei fondi pubblici e dall’attuale gestione delle fondazioni. Sullo sfondo, ma nemmeno tanto, la situazione della Fondazione Arena, in gravi difficoltà economiche e con un corpo di ballo che rischia seriamente il licenziamento, vista la procedura di mobilità, già avviata. «Uno dei temi che risultano più incomprensibili – analizza il coreografo e regista Luciano Cannito – perché privarsi di un corpo di ballo significa rinunciare a uno dei reparti più dinamici di un teatro, un settore in grado di sviluppare una grande volano nel territorio e, soprattutto, ad attrarre giovani che più amano e richiedono gli spettacoli di danza». Il tema del controllo dei costi, secondo Cannito, spiega solo parzialmente questa volontà di dismissione dei ballerini. «Si guardi al modello tedesco – suggerisce – che è assolutamente attento alla redditività. Ebbene, in Germania, possono contare su 80 teatri con una propria orchestra, un coro, un corpo di ballo e propri attori stabili. Hanno capito che c’è un grande ritorno economico e che il sistema produce ricchezza. Dall’altra parte ci siamo noi, che li vogliamo chiudere: ma, a conti fatti, se in Italia ci fossero dieci corpi di ballo stabili, il costo complessivo sarebbe al massimo di 20 milioni di euro l’anno». La legge di riforma del settore, tuttavia, non sembra destinare grandi fondi al settore. Anche per questo, Michela Montevecchi, senatrice del Movimento 5 Stelle e membro della commissione Cultura, spera nel dibattito parlamentare per emendare il nuovo Codice dello Spettacolo in arrivo, in primavera. «Non ci convince la poca selezione per i ruoli apicali – analizza – e il mancato controllo
dei possibili conflitti di interesse. Poi, basta giri di valzer per chi ha gestito male: non potrà essere chiamato a guidare un’altra fondazione». Con il già sovrintendente Francesco Ernani che precisa: «Il futuro delle fondazioni liriche passa dalla capacità di valorizzare gli aspetti creativi mantenendo i costi sotto controllo». Samuele Nottegar