Arena spa, piace l’apertura ai privati Ma la politica s’interroga sui lavoratori La Lega: «I fondi pubblici servono». Il Pd: «Idea da valutare». Bertacco: «Agisca il Comune»
sabato 11 febbraio 2017 VERONA «Si può parlarne, ma occorre approfondirne alcuni aspetti». «Macché, è una follia: fallirebbe in 4 o 5 anni e si perderebbero centinaia di posti di lavoro». Grande attenzione e reazioni variegate dal mondo politico alla proposta di trasformare la Fondazione lirica Arena di Verona in una Spa, proposta definita nei dettagli dagli avvocati Lamberto Lambertini e Giovanni Maccagnani, assieme all’imprenditore Giuseppe Manni. Tra le novità, quella di includere tra i protagonisti di questa «rivoluzione» anche VeronaFiere. E nei partiti, appunto, c’è chi dice no, chi chiede di discuterne e chi dice che a realizzare il progetto (o parte di esso) dovrebbe essere direttamente l’amministrazione pubblica. I più drastici sono i big del Movimento 5 Stelle, che con il consigliere comunale Riccardo Saurini si dicono «assolutamente contrari perché – spiegano – la Fondazione deve rimanere totalmente in mano pubblica. Una Spa del genere non avrebbe alcuna possibilità di sopravvivere per più di 4 o 5 anni: senza fondi pubblici, magari farebbe un paio di stagioni di bassa qualità, come una sorta di…Gardaland, dopo di che cadrebbe, facendo perdere il posto di lavoro ad almeno 300 persone e facendo crollare anche l’indotto economico». Per la Lega Nord, il senatore Paolo Tosato spiega invece che «il coinvolgimento di soggetti privati e di altri enti nel rilancio di Fondazione è una strada utile e necessaria». Ciò premesso, Tosato conferma però «le forti perplessità della Lega rispetto al percorso di privatizzazione. Innanzitutto – spiega - si perderebbero i fondi pubblici garantiti dal Fus, e non ci convince – aggiunge Tosato - la dichiarazione secondo cui ci sarebbe modo di conservarle almeno in parte. Noi – conclude l’esponente leghista - crediamo in un rilancio della Fondazione, ma non nella sua liquidazione come proposto dall’Amministrazione uscente». Dal Partito Democratico arrivano un apprezzamento e una richiesta di spiegazioni. «Apprezziamo ogni qualificato intervento che metta al centro il futuro di Fondazione Arena e la valorizzi – dicono Luigi Ugoli e Orietta Salemi - e riteniamo pertanto utile conoscere la fattibilità di un nuovo soggetto giuridico specie in una fase in cui il percorso avviato dalla Bray non si è ancora concluso. L’apporto di capitale privato – aggiungono - è in linea con lo spirito di revisione e rilancio del settore avviato dal Ministero» ma «è necessario visionare il progetto
e valutarne le opportunità, e tra gli aspetti da approfondire ci sono quelli della forza lavoro occupata dalla Fondazione e del rapporto con le altre istituzioni culturali cittadine». Michele Bertucco (Piazza Pulita) punta il dito sul problema dei dipendenti: «Perché – chiede polemicamente - i problemi di gestione e di strategia dovrebbero essere affrontati con la precarizzazione del lavoro? Questo infatti, - aggiunge - è il punto qualificante della proposta, che parla di cooperative per i lavoratori dei laboratori e di contratti pluriennali per gli artisti. In una parola: lo smantellamento del teatro stabile. Noi – conclude Bertucco - non siamo contro l’intervento dei privati ma l’impressione è che questa proposta sia un modo alternativo per portare a termine il lavoro che il sindaco non è riuscito a finire quando il ministero gli ha respinto la richiesta di liquidare la Fondazione». Dal senatore Stefano Bertacco (Forza Italia, leader del Movimento Battiti) un invito all’amministrazione pubblica a realizzare direttamente, senza aspettare interventi esterni, quanto viene indicato. Bertacco sottolinea infatti che la proposta Manni-Lambertini-Maccagnani si basa sull’attivazione di «esperti manager, sul coinvolgimento dei giovani, sul marketing internazionale, sulla qualità dell’offerta operistica» e dice invece«stop alle solite opere e a cast non all’altezza». Primo commento del senatore: «Tutto qui?». Poi la riflessione: «Queste poche indicazioni – dice Bertacco - sono la prova provata dell’incapacità di chi fino a poco tempo fa ha amministrato la Fondazione Arena». Secondo il senatore, peraltro, «la Fiera da poco trasformata in Spa è adesso sul mercato e quindi teoricamente esposta al cambio degli assetti societari, ragion per cui non può essere garante del territorio». A parte questo, «la proposta è tanto di buon senso da farla apparire quasi scontata - afferma Bertacco - tanto scontata che dovrebbe essere attuata direttamente (e senza aspettare interventi altrui) da un’amministrazione pubblica che voglia proteggere e promuovere il proprio patrimonio culturale». Lillo Aldegheri
I sindacati bocciano la proposta «È un’iniziativa pericolosa, l’unica strada è quella dell’adesione alla Bray» sabato 11 febbraio 2017 VERONA «Pericolosa» è l’aggettivo più frequente perché, con o senza garante pubblico, rappresentato da Veronafiere, Arena Lirica spa sembra proprio non piacere alle organizzazioni sindacali. Il progetto elaborato dagli avvocati Lambertini e Maccagnani e dall’imprenditore Manni, non solo non convince i sindacati, ma li preoccupa molto dal punto di vista occupazionale. Anche, ma non solo, per concentrare l’attività di Fondazione Arena esclusivamente durante il festival estivo (per un periodo di 3/5 anni) senza contemplare l’utilizzo e il
calendario del Teatro Filarmonico.E così Antonio Belviso, di Fistel Cisl Verona, esplicita le preoccupazione proprie e dei dipendenti della Fondazione, dicendo: «L’iniziativa è pericolosa: mette a repentaglio i posti di lavoro. Noi siamo nettamente contrari perché non vediamo che rilancio ci possa essere senza certezze occupazionali, senza prospettive concrete, senza che sia garantita un’attività del teatro durante tutto l’anno, quindi, anche nella stagione invernale. Sembra un business fatto per qualcuno, ma non per il bene della lirica».Ivano Zampolli, segretario Uil Comunicazione Verona, invece, concentra le critiche partendo dalle tempistiche: «In parlamento si sta discutendo la nuova legge per il settore dello spettacolo che introdurrà nuove prescrizioni a livello nazionale. Ecco, in assenza di una normativa questa iniziativa mi sembra velleitaria e pericolosa. Lascia davvero perplessi perché la mission delle Fondazioni è quella di fare cultura musicale in Italia e, in un momento in cui manca un quadro normativo preciso, si attribuiscono ruoli ai privati, o alla fiera che è ente di diritto privato, senza sapere se li potranno assumere». Molto duro anche Paolo Seghi, segretario di Slc Comunicazione: «I lavoratori sono esterrefatti dalla proposta. Credo che l’unico progetto possibile lo stia realizzando il ministero della Cultura attraverso la legge Bray. Con questa iniziativa siamo al provincialismo più spinto e credo che sia il punto più basso toccato dalla politica che mischia il bene comune della cultura con i privati. Abbiamo apprezzato che a quel tavolo non si sia seduto il sovrintendente Giuliano Polo». Samuele Nottegar
Anfiteatro coperto: mostra e referendum sui lavori
La mozione del consigliere Fantoni: «Gli 84 progetti in Gran Guardia. In un mese faremo 100 mila ingressi» sabato 11 febbraio 2017 VERONA «Organizzare quanto prima gli spazi in Gran Guardia e dare la parola ai cittadini». Sul progetto di copertura dell’Arena c’è chi preferisce togliersi dalla polemica e allargare il dibattito alla città. È il caso del consigliere Gianluca Fantoni del gruppo «Meglio Verona» che, a tal proposito, ha presentato una mozione già protocollata in Comune e che ora ha tutta l’intenzione di far praticare. «Diciamo che con la presentazione degli 84 progetti ammessi al concorso di idee e la proclamazione dei vincitori, abbiamo appena concluso la prima fase di questo percorso - spiega Fantoni -. Una fase che serviva a mettere in moto il percorso verso la copertura dell’anfiteatro a cui, però, ora bisogna dare seguito». E qui si passerebbe alla fase due: «Non dimentichiamoci che l’Arena è dei veronesi - prosegue il consigliere comunale - per questo va organizzata una grande mostra,
gratuita, in Gran Guardia, che duri almeno un mese». Non è una semplice esposizione, però, quella che ha in mente Fantoni: «No, è un’occasione che deve davvero servire a tutti per conoscere i progetti in concorso - prosegue - dunque con un’articolata organizzazione degli spazi e uno spazio a rotazione perché gli stessi ideatori possano, per qualche ora, spiegarli al pubblico. Ai visitatori, infatti, serve un calendario con cui capire dove e quando sentire gli ideatori del progetto che si vuole conoscere e approfondire. Io stimo che, in un mese, una mostra del genere, possa registrare anche 100 mila ingressi». Ma non solo: «All’entrata si dovrà prevedere una scheda dove chi entra potrà esprimere il suo parere in merito ai progetti presentati - conclude Fantoni -. In forma anonima, ognuno potrà stilare un proprio ordine di gradimento in merito alle opere. Auspichiamo che si apprezzi il progetto arrivato primo, che è di una bellezza e ha una serie di caratteristiche vincenti, ma se così non fosse si dovrà affrontare una valutazione insieme al ministero e alla Soprintendenza. L’importante è non negare la possibilità alla città di esprimersi ». - S.M.D.